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Concetti Chiave

  • Nel Rinascimento emerse la figura dell'intellettuale cortigiano, laico e legato alla corte di un signore anziché alla Chiesa.
  • Nonostante la presenza del cortigiano, la carriera ecclesiastica rimase ambita per i benefici offerti fino al Concilio di Trento.
  • Il mecenatismo rinascimentale consentiva agli intellettuali di mantenersi grazie al supporto di signori come Federico da Montefeltro.
  • Il cortigiano viveva in un ambiente raffinato e stimolante, ma era subordinato alla volontà del signore e non partecipava attivamente alla politica.
  • L'intellettuale del Cinquecento, pur trovando nuove opportunità a corte, non godeva di piena autonomia, essendo al servizio di un potente.

Indice

  1. La figura del cortigiano
  2. Il ruolo del chierico
  3. Mecenatismo e corti rinascimentali
  4. Limitazioni del cortigiano

La figura del cortigiano

Nel Rinascimento si diffuse una nuova figura di intellettuale, il cortigiano: un intellettuale laico, legato alla corte di un signore e non più alla Chiesa, come nel Medioevo.

Il ruolo del chierico

Occorre precisare comunque che l'intellettuale legato alla Chiesa, il chierico, non scomparve. Infatti per lo scrittore o il filosofo era impossibile mantenersi soltanto con la propria attività, perciò la carriera ecclesiastica era molto ambita, anche perché fino al Concilio di Trento (1545-63) offrì benefici piuttosto consistenti senza implicare praticamente alcun obbligo.

Mecenatismo e corti rinascimentali

Nell'epoca del Rinascimento, però, si aprì per gli intellettuali una nuova possibilità, quella di essere accolti a corte da un mecenate, cioè un signore che si circondava di scrittori e artisti che davano lustro allo Stato. Il signore garantiva il mantenimento agli intellettuali in cambio dei loro servigi. Federico da Montefeltro, duca di Urbino, rappresenta l'esempio del mecenate rinascimentale: non solo politico illuminato e geniale stratega, ma anche intellettuale e amante dell'arte.

Limitazioni del cortigiano

Naturalmente, poiché negli Stati del Cinquecento il potere era fortemente accentrato, il cortigiano non aveva la possibilità di partecipare attivamente alla vita politica. La corte era indubbiamente un ambiente stimolante e raffinato, frequentato da letterati, filosofi e artisti, ma imponeva la subordinazione alla volontà del signore. L'intellettuale cinquecentesco, dunque, non poteva dirsi pienamente autonomo in quanto era al servizio di un potente.

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