L’Europa nella prima metà del Seicento
In Francia Enrico IV aveva dato avvio ad alcuni cambiamenti: aveva rafforzatola Corona contro i privilegi dell’aristocrazia feudale (nobiltà di spada) vendendo cariche pubbliche al ricco ceto borghese (nobiltà di toga) e aveva rilanciato l’economia del regno con una politica mercantilistica. Alla sua morte gli succedette il re Luigi XIII che era troppo giovane per governare e quindi il governo fu in realtà retto dal cardinale Richelieu: egli proseguì il rafforzamento economico promuovendo anche l’espansione coloniale e favorì l’accentramento del potere attraverso gli intendenti = rappresentanti diretti del re nelle province. Richelieu tolse agli ugonotti i privilegi militari e politici ma garantì loro libertà di culto.
Tra il 1618 e 1648 l’Europa fu teatro della Guerra dei Trent’anni: essa ebbe inizio con la defenestrazione di Praga (1617) : la Boemia era nata dopo la riforma ed era un regno fortemente protestante. Quando le disposizione del re Ferdinando di Stiria (anche erede al trono imperiale) erano diventate intolleranti verso i protestanti, i segretari locali protestarono buttando dalla finestra i reggenti cattolici imposti dal re, un oltraggioso atto di sfida.
La decisiva vittoria francese segnò la sconfitta degli Asburgo. Le lunghissime trattative si conclusero con la pace di Westfalia (1648) che inaugurò il principio dell’equilibrio tra le potenze sul continente e mise fine alle guerre di religione avviando la laicizzazione della politica.
La Francia vincitrice del conflitto gettò le basi per la sua egemonia continentale; le Province Unite (Repubblica delle Sette Province Unite) e la Svizzera ottennero la completa indipendenza mentre l’Europa ne uscì devastata ed impoverita.