Concetti Chiave
- Cola di Rienzo, nato a Roma nel XIV secolo, era figlio di un oste e di una lavandaia, e divenne un noto politico e riformatore.
- Appassionato di antichità, sognava di restaurare l'antica Repubblica romana e di porre fine alle lotte interne tra le famiglie nobili.
- Nel 1347, Cola di Rienzo si proclamò "tribuno del popolo", cercando di stabilire un governo democratico e riducendo le tasse per i ceti popolari.
- La sua ambizione di estendere la giurisdizione romana a livello mondiale portò all'opposizione di vari Stati italiani e al rifiuto del Papa.
- Dopo un periodo di esilio, fu inviato a Roma come Senatore, ma la sua incapacità di governare con moderazione portò alla sua morte nel 1354.
Indice
L'ascesa di Cola di Rienzo
Cola di Rienzo (abbreviazione di Nicola) è stata una singolare figura di popolano, diventato un politico e riformatore nella Roma della prima metà del XIV secolo. Figlio di un oste di Trastevere di una lavandaia, ebbe la possibilità di studiare e di diventare notaio.
Il sogno di restaurare Roma
Fin dall’inizio, era appassionato dello studio dell’antichità; gli piaceva osservare i monumenti ormai in rovina dell’antica Roma e la lettura dei classici suscitarono in lui l’entusiasmo per l’antica civiltà e il desiderio di rinnovarla, sognando soprattutto il ritorno al periodo della Repubblica.
Le insurrezioni e il governo romano
In quel tempo, Roma era in preda alle interne fra le famiglie più in vista come gli Orsini, i Colonna, i Caetani, i Savelli e i Vitelleschi. I soprusi erano talmente tanti che si ebbero due insurrezioni popolari nel 1337 e nel 1343. Il papa era prigioniero ad Avignone e lo Stato Pontificio si stava disgregando in tante signorie locali.
Il tribuno del popolo
A seguito della sommossa del 1343, furono incaricati del governo di Roma 13 ”buoni uomini”, capi delle 13 regioni, i quali si dichiararono rettori della città, in nome de papa Clemente VII. Cola di Rienzo, fu inviato ad Avignone per giustificare tale decisione di fronte al papa. Il papa, dopo aver manifestato perplessità sui possibili sviluppi della sommossa romana, decise di affidare il governo di Roma a due senatori, nominando Cola di Rienzo “notaio della Camera Urbana”. Nel suo nuovo incarico, egli cominciò a propagandare le sue idee e far conoscere il suo sogno di restaurare l’antica sovranità del popolo romano ai tempi della repubblica. In pratica, il governo era passato in mano a Stefano Colonna e nel 1347, Cola di Rienzo ne approfittò per abbattere i nobili, incitando il popolo alla rivoluzione. Assunse, allora, il titolo di “tribuno del popolo”, ottenendo la signoria della città unitamente al vicario pontificio. Quest’ultimo si recò ad Avignone per chiedere l’approvazione del pontefice, il quale dette il parere favorevole.
Il governo democratico e la caduta
Il governo di Cola di Rienzo ebbe un aspetto molto democratico: egli diminuì le tasse dei ceti popolari e amministrò la giustizia tenendo presente che tutti, nobili compresi, erano uguali di fronte alla legge. Parecchi principi o personalità mostrarono simpatia per lui e fra questi anche Francesco Petrarca.
L'esilio e il ritorno a Roma
Nel 1348, in occasione della festa delle Pentecoste, Cola di Rienzo invitò i signori e i Comuni ad inviare a Roma i loro rappresentanti per eleggere un italiano alla carica di imperatore.
Ma nel suo sogno, egli si spinse troppo oltre quando dichiarò pubblicamente che a Roma sarebbe spettata la giurisdizione su tutto il mondo, come un tempo. A seguito di tale dichiarazione, il Papa lo sconfessò ed alcuni Stati italiani si opposero al suo progetto, primo fra tutti Firenze. Fu così che la sua posizione cominciò ad indebolirsi; a fargli perdere il consenso popolare fu anche il lusso con cui amava circondarsi. I nobili romani ne approfittarono per far insorgere il popolo contro di lui. Fu obbligato fuggire dalla città anche perché colpito dalla scomunica papale. Pere alcuni anni, egli visse esule in Europa, finche non fu fatto prigioniero e condotto ad Avignone. Qui fu condannato alla pena di morte, ma alla morte del papa Clemente VI fu liberato, grazie all’intercessione di Francesco Petrarca. Il papa successivo, Innocenzo VI, pensando di servirsene per restaurare il dominio pontificio, lo inviò a Roma col titolo di Senatore. Il popolo lo accolse con entusiasmo perché la città era di nuovo piombata nell’anarchia più totale. Tuttavia, invece di governare con moderazione, si dimostrò velleitario e fornì l’occasione ai nobili per riprendere il potere, i quali, infatti, incitarono il popolo alla riscossa. Nel 1354, Cola di Rienzo fu ucciso in un tumulto popolare al Campidoglio, mentre cercava di fuggire travestito.
Domande da interrogazione
- Chi era Cola di Rienzo e quale ruolo ha avuto nella storia di Roma?
- Quali furono le cause delle insurrezioni popolari a Roma nel XIV secolo?
- Come reagì il papa alle azioni di Cola di Rienzo?
- Quali furono le conseguenze delle ambizioni di Cola di Rienzo?
- Quale fu il ruolo di Francesco Petrarca nella vita di Cola di Rienzo?
Cola di Rienzo era un popolano diventato politico e riformatore nella Roma del XIV secolo, noto per il suo tentativo di restaurare l'antica sovranità del popolo romano e per il suo governo democratico come tribuno del popolo.
Le insurrezioni popolari furono causate dai soprusi delle famiglie nobiliari e dalla disgregazione dello Stato Pontificio, con il papa prigioniero ad Avignone.
Il papa inizialmente approvò il governo di Cola di Rienzo, ma successivamente lo sconfessò quando Cola dichiarò che Roma avrebbe dovuto avere giurisdizione su tutto il mondo.
Le ambizioni di Cola di Rienzo portarono alla sua scomunica, perdita di consenso popolare, esilio, e infine alla sua morte durante un tumulto popolare.
Francesco Petrarca mostrò simpatia per Cola di Rienzo e intercedette per la sua liberazione dopo la morte del papa Clemente VI.