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Concetti Chiave

  • Diocleziano riorganizzò l'esercito romano per evitare ribellioni, riducendo le dimensioni delle legioni e dividendo le truppe in limitanei e comitatus.
  • Introduzione della tetrarchia, un sistema di governo collegiale con quattro tetrarchi per migliorare la gestione e la successione al trono.
  • Riforma fiscale di Diocleziano che stabilì tasse regolari e trasformò le professioni in ereditarie per garantire entrate stabili.
  • Nonostante la riforma fiscale, l'inflazione aumentò, portando all'emanazione fallimentare dell'editto sui prezzi nel 301.
  • Diocleziano avviò persecuzioni anticristiane con editti che vietavano i riti cristiani, distruggevano le chiese e perseguitavano i cristiani.

Indice

  1. Stabilità politica e riforme di Diocleziano
  2. Riorganizzazione dell'esercito e finanze
  3. Tetrarchia e divisione dell'impero
  4. Riforma fiscale e conseguenze economiche
  5. Persecuzioni anticristiane

Stabilità politica e riforme di Diocleziano

Il IV secolo si apre con una grande stabilità politica. Infatti, nel 284 il potere era passato nelle mani di Diocleziano, che era riuscito a ripristinare l’ordine nell’impero e a difendere efficacemente i confini. Egli fu inoltre l’autore di alcune riforme che rinnovarono completamente lo Stato romano: aveva compreso che non era realistico tentare di restaurare lo Stato senza creare prima le condizioni per liberare l’imperatore dall’influenza degli eserciti. Quello di Diocleziano fu un tentativo di rafforzare il potere imperiale facendo evolvere verso forme di monarchia assoluta: l’imperatore cessava di essere il primo magistrato dello Stato per diventare il signore dell’impero, che promulgava legge ed editti senza doverne rendere conto. Ma, per esercitare realmente il potere, egli doveva disporre di un esercito forte e di uno stuolo di funzionari fidati che sorvegliassero ogni aspetto dell’amministrazione e che dipendessero direttamente da lui.

Riorganizzazione dell'esercito e finanze

Per evitare le ribellioni militari Diocleziano riordinò l’esercito. Il numero dei soldati assegnati a ogni Legione fu diminuito affinché nessun comandante disponesse di grandi masse di soldati per tentare colpi di Stato, in cambio, venne aumentato il numero delle legioni. L’esercito fu diviso in due parti: le truppe di frontiera, i limitanei, risiedevano subito oltre il limes e dovevano pattugliare i confini, mentre le truppe da combattimento, i comitatus, erano stanziate nelle retrovie, sotto il diretto comando dell’imperatore pronte ad accorrere dove fosse necessario. Questo sistema restituì efficienza all’esercito, ma comportò un gravame enorme per le finanze dello Stato: si trattava di reclutare, nutrire, addestrare e mantenere un esercito di circa 600.000 uomini.

Tetrarchia e divisione dell'impero

Tutto il territorio dell’impero venne ripartito in 12 diocesi, che raggruppavano più province. Le varie diocesi furono a loro volta raggruppate in quattro regioni più ampie, delle prefetture ciascuna governata da un personaggio di dignità imperiale: Diocleziano infatti spartì il potere con altri tre dignitari Imperiali. Il governo divenne così collegiale e fu chiamato tetrarchia, cioè governo di 4. Diocleziano assunse il titolo di Augusto e scelse come collega Massimiano. I due Augusti nominarono a loro volta due Cesari, Galerio (scelto da Diocleziano) e Costanzo Cloro (scelto da Massimiano). Ognuno dei quattro tetrarchi regnava

quindi su una prefettura, anche se di fatto l’autorità suprema apparteneva a Diocleziano. Questo sistema fu progettato anche per regolare la successione al trono: alla morte o in caso di abdicazione di un Augusto, il rispettivo Cesare sarebbe diventato Augusto e avrebbe provveduto a nominare un altro Cesare come proprio successore. Le quattro capitali furono a Treviri, a Milano, a Sirmio e a Nicomedia, dove risiedeva Diocleziano stesso. In tal modo Roma, pur restando la capitale morale dell' impero, perse ogni reale importanza politica.

Riforma fiscale e conseguenze economiche

La riforma fondamentale di Diocleziano fu quella fiscale. Lo Stato Romano non aveva avuto un bilancio regolare fino a quel momento: l’importo delle tasse e dei tributi variava di anno in anno, poteva dunque accadere che alcuni imperatori, con amministrazione oculata, accumulassero riserve importanti di denaro. In caso di emergenza, l'unico modo di fare fronte alle spese era quello di confiscare il patrimonio dei più ricchi, di imporre tributi straordinari, oppure di pagare di tasca propria. Diocleziano invece volle contare su proventi fissi che consentissero di programmare le spese; perciò fu calcolata per ogni provincia la quantità di terra coltivabile: a ogni estensione di terra doveva corrispondere un cittadino da tassare. Lo stesso accadeva per le città: gli abitanti liberi delle città erano responsabili collettivamente del pagamento delle imposte calcolate dai funzionari imperiali. Fu vietato sia ai coloni sia ai curiali di cambiare residenza per garantire che le entrate restassero stabili nel tempo, si fece in modo che alla morte di un contribuente ne subentrasse un altro con identici doveri fiscali. La conseguenza fu che le professioni divennero ereditarie.

Un simile stato di cose non poteva che deprimere ulteriormente l’economia. L’inflazione continuò a crescere, al punto che nel 301 Diocleziano emanò l’editto sui prezzi con cui imponeva un calmiere su circa 1000 prodotti. Il risultato fu che le merci con il prezzo imposto scomparvero dal mercato, poiché nessuno aveva interesse a venderle, e che si alimenta un mercato di contrabbando. Per questa ragione il provvedimento venne presto abolito.

Persecuzioni anticristiane

La politica di Diocleziano mirava a controllare ogni aspetto della vita politica, economica, sociale e religiosa. Il cristianesimo, ormai ampiamente diffuso, rappresentava una minaccia: Diocleziano avviò quindi una nuova campagna di persecuzioni anticristiane. Gli editti furono emanati negli anni 303 e 304 e imponevano la distruzione delle chiese, la proibizione della celebrazione dei riti, la reclusione del clero e l’esclusione dei cristiani dalle cariche pubbliche. I libri sacri del cristianesimo vennero bruciati. A questi provvedimenti seguì un’ondata di arresti e di condanne a morte.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono le principali riforme attuate da Diocleziano per rafforzare l'Impero Romano?
  2. Diocleziano attuò riforme militari, amministrative e fiscali. Riorganizzò l'esercito per evitare ribellioni, suddivise l'impero in diocesi e prefetture, e introdusse un sistema fiscale più stabile.

  3. Come funzionava il sistema della tetrarchia introdotto da Diocleziano?
  4. La tetrarchia era un governo collegiale composto da quattro tetrarchi: due Augusti e due Cesari. Ogni tetrarca governava una prefettura, ma l'autorità suprema era di Diocleziano.

  5. Quali furono le conseguenze economiche delle riforme fiscali di Diocleziano?
  6. Le riforme fiscali portarono a una stabilizzazione delle entrate, ma anche a un'economia depressa e inflazione crescente, culminando nell'editto sui prezzi del 301, che fallì.

  7. In che modo Diocleziano affrontò la diffusione del cristianesimo?
  8. Diocleziano avviò persecuzioni anticristiane, emanando editti che distruggevano chiese, proibivano riti, e perseguitavano il clero e i fedeli.

  9. Qual era l'obiettivo principale delle riforme di Diocleziano?
  10. L'obiettivo principale era rafforzare il potere imperiale e stabilizzare l'impero, controllando ogni aspetto della vita politica, economica, sociale e religiosa.

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