Concetti Chiave
- Nel 554, Giustiniano forza Vigilio, vescovo di Roma, a richiedere la "Prammatica Sanzione" per estendere la nuova legislazione alle terre riconquistate dell'Impero.
- La riorganizzazione amministrativa dell'Italia non considerava l'insediamento dei nuovi popoli, riproponendo un modello del tardo Impero.
- La prefettura del pretorio italica venne ridotta e suddivisa in diocesi e province, con funzioni prevalentemente fiscali e giudiziarie.
- Le condizioni per l'attuazione della riforma erano mutate, con resistenze locali e un potere ecclesiastico superiore a quello bizantino.
- L'insegnamento pubblico era stato soppiantato dalle scuole ecclesiastiche e l'arbitrato, spesso presieduto da un vescovo, prevaleva sulla giustizia formale.
Indice
La prammatica sanzione di Giustiniano
Terminata la guerra contro i Goti, nel 554 Giustiniano costringe Vigilio (vescovo di Roma), già imprigionato a Costantinopoli perché ratificasse l’editto dei Tre Capitoli, a richiedere la «Prammatica Sanzione», cioè il decreto che estendeva la nuova legislazione alle terre riconquistate dell’antica parte occidentale dell’impero, sfruttando così l’autorevolezza della sede episcopale romana.
Riorganizzazione politica e amministrativa
La riorganizzazione politica e amministrativa della penisola italiana espressa nel documento non tenne conto dell’insediamento dei nuovi popoli e ripropose il modello amministrativo proprio del tardo impero. La prefettura del pretorio italica fu ridotta al territorio peninsulare, suddivisa in diocesi (aventi funzioni prevalentemente fiscali) e queste in provinciae (unità minime dell’amministrazione fiscale e giudiziaria).
Sfide e cambiamenti post-guerra
Ma i presupposti che la riforma prevedeva per essere attuata ed entrare in vigore erano cambiati nei venti anni di guerra: l’amministrazione militare si scontrava con diffuse sacche di resistenza alla nuova dominazione, la classe senatoria a cui si intendeva restituire il patrimonio fondiario sottratto da Totila era perlopiù scomparsa, i vertici delle gerarchie ecclesiastiche detenevano un potere effettivo assai maggiore rispetto ai funzionari bizantini, l’insegnamento pubblico, che si voleva restaurare, era ormai totalmente soppiantato dalle scuole episcopali e dai monasteri e, infine, l’applicazione della giustizia risultava troppo costosa e complessa nella forma processuale e si preferiva il sistema dell’arbitrato, per cui a una figura scelta da entrambe le parti (spesso un vescovo) veniva conferito il potere decisivo.