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Concetti Chiave

  • La riforma della Chiesa nell'XI secolo mirava a contrastare simonia, concubinato e cattiva gestione ecclesiastica, con il monastero di Cluny come centro propulsore.
  • Enrico III intervenne per migliorare la guida della Chiesa, promuovendo l'autonomia ecclesiastica e limitando l'interferenza laica nelle nomine delle cariche.
  • Nel 1059, un concilio decretò che la selezione del papa dovesse essere eseguita dai vescovi cardinali, escludendo imperatori e aristocrazie romane dal processo.
  • La "lotta per le investiture" tra Gregorio VII e l'impero riguardava il controllo sulle nomine ecclesiastiche, culminando nel concordato di Worms.
  • Il concordato di Worms del 1122 stabilì una separazione tra investiture religiose e politiche, mantenendo in teoria l'influenza imperiale nella selezione dei candidati.

Indice

  1. La riforma della chiesa
  2. Il ruolo di Enrico III
  3. Concilio e lotta per le investiture

La riforma della chiesa

Come reazione alla crisi della chiesa, nell'XI secolo c'è una “riforma” della chiesa con la quale i religiosi iniziano a predicare contro la simonia, il concubinato, la cattiva gestione delle diocesi e dei monasteri. Tra i primi centri propulsori della riforma vi fu il monastero benedettino di Cluny che sottolineò l'importanza della preghiera rispetto al momento del lavoro.

Il ruolo di Enrico III

Enrico III scese poi in Italia per affrontare i problemi della chiesa: egli desiderava sinceramente che la chiesa fosse guidata da persone degne. Successivamente Enrico III e gli stessi papi da lui favoriti cominciarono anche a rendersi conto che per risolvere questa crisi della chiesa bisognava renderla il più autonoma possibile, così si decise che i laici non dovessero intervenire nell'assegnazione delle cariche ecclesiastiche.

Concilio e lotta per le investiture

Nel 1059 un concilio stabiliva che la prima scelta del candidato doveva essere compiuta dai vescovi cardinali. Ciò escludeva completamente dalla scelta del papa sia l'imperatore che le famiglie aristocratiche romane. Con Gregorio VII la riforma ecclesiastica si trasformò così nel terreno di un violento scontro tra impero e Chiesa romana: “lotta per le investiture”. Questa si concluse con il concordato di Worms che stabiliva che l'investitura dei vescovi e degli abati avrebbe avuto due momenti distinti: quello religioso e quello politico. Così la chiesa otteneva un successo formale perché il potere politico non poteva interferire nell'investitura e l'impero si vedeva garantita la possibilità di continuare a influenzare la scelta dei candidati. Questo era solo in teoria perché in pratica il papa eleggeva i vescovi italiani e l'imperatore quelli tedeschi.

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