Concetti Chiave
- L'impero romano nei primi due secoli d.C. raggiunge il suo apice grazie a stabilità politica, efficaci comunicazioni e unità territoriale.
- Dal III al V secolo, l'impero affronta una crisi economica dovuta a instabilità politica, aumento delle tasse e guerre, causando insicurezza e crollo dei commerci.
- Tra il VI e il X secolo, l'Europa subisce una regressione economica con spopolamento, abbandono delle città, e ritorno a un'economia naturale e rurale.
- L'economia curtense emerge dalla frammentazione politica del feudalesimo, con la Curtis come centro produttivo autosufficiente e poco differenziato.
- Nella Curtis, i servi della gleba lavorano la terra e sono legati a essa, mentre la signoria locale esercita poteri pubblici, riscuotendo tasse e gestendo il territorio.
In Europa, dall'anno 1000, Dopo secoli di crisi, si presentano le condizioni necessarie a un rilancio economico.
Indice
Apice dell'impero romano
Nel primo e secondo secolo l'impero romano raggiunge il suo Apice e si era sviluppata un'economia monetaria è stabile ed al centro nelle città. Il benessere era dato da tre fattori principali:
- la pace e la stabilità politica che consentono di utilizzare le risorse economiche per le costruzioni.
- un'efficace rete di comunicazioni che favorisce gli scambi tra l'Italia e le province.
- l'unità del territorio Imperiale che garantiscono una varietà di prodotti e scambi commerciali interni.
Declino dell'impero romano
Verso la fine del terzo secolo l'impero manifestò le prime difficoltà a controllare il suo vasto territorio, che portò a un'instabilità politica e poi alla rovina dell'economia romana. La necessità della Difesa militare si impose su tutti:
- l'aumento delle tasse per le spese militari causa un impoverimento dei contadini
- le devastazioni riducono i prodotti agricoli che aumentano di prezzo e generano l'inflazione
- le guerre determinano una condizione di generale in sicurezza
- la rete stradale danneggiata causa il crollo dei commerci
Rottura dell'unità mediterranea
Dal VI all'VIII secolo, le difficoltà dell'impero portano alla rottura dell'antica unita mediterranea. L'occidente diventa un'area debole e sottosviluppata e subisce una profonda regressione demografica ed economica, caratterizzata da:
- spopolamento: conseguenza di stragi, carestie, epidemie e una crisi economica
- l'abbandono delle città: fenomeno accentuato dalle Invasioni Barbariche
- la regressione da un'economia monetaria a un'economia naturale: lo spopolamento e le crisi economica e delle attività urbane limitano l'artigianato a pochi beni di lusso. Quello del sale fu l'unico rimasto in un commercio di massa, per il resto lo sostituirono Baratto e autoconsumo.
- La crisi dell'Agricoltura: si ritorna a una ruralizzazione dell'economia, dove la campagna attraversa una profonda crisi: si riducono i campi coltivati e tornano a svilupparsi le foreste, gli avanzati metodi creati dai Romani vengono abbandonati e gli attrezzi sono inappropriati.
Economia curtense e feudalesimo
Dalla prosperità dell'Impero Romano, si passa a un'economia curtense, chi si adattava alla frammentazione politica generata dal Feudalesimo, in cui la Curtis diventa centro produttivo.
È un sistema economico Agrario (terra unica fonte di ricchezza), poco differenziato (Ogni comunità ricerca l'autosufficienza e intraprende le stesse attività) e con scambi e ristretti (arresto dei traffici e reti di comunicazione).
La terra Viene divisa in possedimenti detti curtis o villae, appartenenti a un dominus, ovvero re o Nobili signori feudali ed ecclesiastici.
Struttura della curtis
Ogni Curtis era divisa in due parti:
- La pars dominica, da dominus, era riservata e gestita dal padrone attraverso i suoi servi. Comprendeva la residenza del Signore, gli alloggi dei Servi, Il Mulino, il forno.
- La pars massaricia, da massarius (contadino), era la parte In concessione a Servi o contadini liberi. Era suddivisa in Mansi, piccoli appezzamenti di terreno con al centro La Casa dei contadini. Potevano essere affidati a contadini o ai Servi.
Obblighi dei contadini
Essi avevano degli obblighi: dovevano pagare il Signore un canone (prodotti della natura o denaro) e dovevano lavorare i terreni della pars dominica. I contadini dovevano pagare anche le bannalità, ossia dei tributi per usare alcune risorse e servizi pubblici.
I lavoratori della Terra nella Curtis erano i servi della gleba, schiavi-contadini a chi era vietato di abbandonare la terra che lavoravano ed erano legati a essa. Coloro che venivano comprati e venduti venivano chiamati schiavi.
La signoria locale era il territorio sul quale il Signore, approfittando della debolezza delle autorità statale, esercitava dei poteri pubblici: riscuotere le tasse, quello militare e giudiziario.
Era un centro economico autosufficiente ma una società economicamente bloccata, poiché il prodotto in eccesso rispetto al necessario era minimo. I pochi beni materiali prodotti venivano destinati al Signore, senza investire nulla per il miglioramento della Curtis.
Il centro della Signoria locale era costituito dal castello, nella pars dominica, attorno al quale si organizzava il distretto territoriale e dove ci si rifugiava in caso di attacco. Da esso il Signore esercitava il proprio potere.
Domande da interrogazione
- Quali erano i tre fattori principali che garantivano il benessere dell'Impero Romano nei primi due secoli d.C.?
- Quali furono le principali cause della crisi economica dell'Impero Romano tra il III e il V secolo?
- Come si trasformò l'economia europea tra il VI e il X secolo?
- Cosa caratterizzava l'economia curtense e come era organizzata una Curtis?
- Quali erano le funzioni e la struttura della signoria locale nel sistema feudale?
Il benessere dell'Impero Romano era garantito dalla pace e dalla stabilità politica, da un'efficace rete di comunicazioni che favoriva gli scambi, e dall'unità del territorio imperiale che permetteva una varietà di prodotti e scambi commerciali interni.
Le principali cause della crisi economica furono l'aumento delle tasse per le spese militari, le devastazioni che riducevano i prodotti agricoli, le guerre che generavano insicurezza, e il danneggiamento della rete stradale che causava il crollo dei commerci.
Tra il VI e il X secolo, l'economia europea subì una profonda regressione caratterizzata dallo spopolamento, dall'abbandono delle città, dalla regressione da un'economia monetaria a un'economia naturale, e da una crisi dell'agricoltura con la ruralizzazione dell'economia.
L'economia curtense era un sistema economico agrario poco differenziato, con scambi limitati. Una Curtis era divisa in pars dominica, gestita dal padrone, e pars massaricia, concessa a servi o contadini liberi, con obblighi di pagamento e lavoro sui terreni del signore.
La signoria locale, centro economico autosufficiente, esercitava poteri pubblici come la riscossione delle tasse e il potere militare e giudiziario. Era organizzata attorno al castello, nella pars dominica, e rappresentava una società economicamente bloccata, con pochi beni materiali prodotti destinati al signore.