Concetti Chiave
- L'Impero bizantino attraversò periodi di gloria e decadenza, iniziando con Giustiniano e proseguendo con dinastie come gli Isaurici e i Macedoni.
- Giustiniano cercò di ricostituire l'Impero romano e consolidare la fede cristiana, ma alla sua morte l'Impero affrontò gravi minacce esterne e interne.
- Le riforme amministrative e sociali, come le circoscrizioni militari, furono essenziali per la sopravvivenza dell'Impero durante le invasioni arabe e la transizione verso un carattere più ellenico.
- La dinastia macedone, con imperatori come Basilio II, portò l'Impero a una notevole espansione territoriale e influenza, ma la successiva debolezza politica portò a un declino.
- Il crollo definitivo dell'Impero avvenne con la conquista ottomana di Costantinopoli nel 1453, segnando simbolicamente la fine del Medioevo e l'inizio dell'età moderna.
Indice
L'ascesa e la caduta di Bisanzio
Nel corso dei secoli, l’impero bizantino ha alternato periodi di gloria a periodi di decadenza. A Giustiniano succede la dinastia degli Isaurici.
Nel X secolo, abbiamo la dinastia macedone che fa di Bisanzio la grande potenza d’Oriente. Nel XII secolo, con i Comneni l’Impero greco occupa ancora un posto di primo piano nel quadro delle potenze europee.La nascita dell'impero bizantino
Costantino, trasportando a Costantinopoli la capitale della Monarchia, preparò la nascita dell’Impero Bizantino. Le invasioni barbariche furono meno disastrose rispetto a quanto successe in Occidente, anche se le conseguenze furono importanti. Infatti, la caduta dell’Impero romano d’Occidente e lo stabilirsi sulle sue rovine dei regni germanici ebbe per effetto di rigettare sempre più verso Oriente quanto rimaneva dell’antico Impero Romano. A questo va aggiunto il fatto la crisi religiosa nata dall’eresia monofisita, soprattutto dopo il Concilio di Calcedonia, rese ancora più difficili i rapporti fra Impero e Papato. Col passare del tempo, la monarchia bizantina acquisiva sempre più un carattere orientale in cui l’amministrazione era fortemente centralizzata, in cui la Chiesa adoperava la lingua greca e che dipendeva dallo Stato che governava. Ben presto, sembrò che l’evoluzione che trascinava Bisanzio verso l’Oriente fosse prossima a realizzarsi.
Il regno di Giustiniano
Tuttavia, durante il regno di Giustiniano (527 - 565) questa evoluzione si interruppe. La sua politica fu ispirata da due idee fondamentali: l’idea imperiale e l’idea cristiana. Giustiniano ebbe l’ambizione di ricostituire l’Impero romano nella sua integrità e, effettivamente, riuscì in gran parte in questo intento. Si affrettò anche a ristabilire l’intesa con il Papato e, considerandosi il rappresentante di Dio sulla terra, egli si attribuì la missione di difendere e di proteggere la fede cristiana. Pertanto, perseguitò duramente gli ereti ed intervenne in tutti gli affari della Chiesa. Il simbolo della sua potenza e della sua gloria è Santa Sofia che fece costruire e decorare in modo sontuoso. Preoccupandosi poco dei pericoli che minacciavano le frontiere, fece più male che bene all’Impero. Alla sua morte la situazione, la situazione era deplorevole; infatti, in Asia la minaccia dei Persiani diventava di giorno in giorno più temibile, in Europa gli Avari costituivano un pericolo reale, le finanze erano esauste e l’esercito ridotto quasi a nulla. Pertanto, il VII secolo può essere definito come uno dei periodi più oscuri della storia di Bisanzio.
Le sfide di Eraclio
Con l’imperatore Eraclio, che regnò dal 610 al 641, l’Impero riacquistò una parvenza di gloria, grazie alle vittorie sui Persiani; tuttavia, nel 634, l’invasione araba si abbatté sulla monarchia bizantina e la Siria, la Mesopotamia, l’Egitto e l’Armenia furono persi e anche l’Asia Minore fu invasa dagli Arabi. Contemporaneamente il controllo dei mari sfuggiva a Bisanzio mentre in Occidente la Spagna e le coste dell’Africa venivano strappate dagli Arabi. La penisola italiana era più della metà in mano ai Longobardi e i difficili rapporti con il Papato facevano pensare una perdita prossima anche di tale territorio. Nel frattempo, nell’impero bizantino, diminuito dal punto di vista territoriale, si operava una profonda trasformazione amministrativa e sociale. Per necessità legate alla difesa le istituzioni romane sono sostituite dalle circoscrizioni (o temi), governati da capi militari che dureranno fino alla caduta dell’impero. Nella società, l’elemento ellenico sostituì sempre di più l’elemento romano , soprattutto nella lingua, nel pensiero, nei costumi; anche l’elemento cristiano diventò predominante a causa del posto preminente occupato dalla Chiesa e dello sviluppo del monachesimo.
La dinastia isaurica e le riforme
Il pericolo della scomparsa dell’impero, a seguito di un periodo di anarchia (685-717), venne scongiurato da Leone III che, nel 717, pose sul trono la dinastia isaurica. Gli imperatori isaurici si dedicarono alla riorganizzazione dell’Impero, anche se spesso furono accusati soltanto per la loro politica iconoclastica. Leone III e Costantino V furono due sovrani duri che perseguitarono senza sosta i loro avversari; infatti, è merito loro se gli arabi non sconfinarono in Europa. Portarono a termine una grande opera legislativa, amministrativa e sociale, ma loro politica non fu del tutto felice: in Occidente fu ricostituito il Sacro Romano Impero con Carlo Magno e la perdita dell’Italia completò l’orientamento di Bisanzio verso Oriente.
L'influenza culturale di Bisanzio
Con l’imperatore Teofilo (829-841), la corte di Bisanzio rivaleggiava con quella di Bagdad e la letteratura e l’arte bizantina sembrò aver ritrovato un nuovo vigore. L’influenza di Bisanzio crebbe notevolmente tra gli Slavi, in Moravia e tra i Bulgari, fra i quali missionari bizantini diffusero la fede cristiana. Malgrado la perdita di Creta, avvenuta nell’826, ricominciò in Asia Minore l’offensiva contro i Musulmani, preannunciando così un successivo periodo di prosperità, di grandezza e di gloria.
L'espansione sotto i Macedoni
Successivamente, l’impero bizantino ebbe la fortuna di essere governato per centocinquanta anni da due grandi sovrani Basilio I, fondatore della dinastia dei Macedoni e Basilio II. Creta, la Siria settentrionale furono riconquistata e la frontiera dell’impero fu portata sulle rive dell’Eufrate e del Tigri. Basilio II, con una guerra durata trenta anni, distrusse il regno dei Bulgari che fino ad allora avevano sempre disputato a Bisanzio l’egemonia nei Balcani. Mai, dai tempi di Giustiniano l’Impero d’Oriente aveva conosciuto una simile espansione: esso andava dal Danubio ad Antiochia e alla Siria del Nord, dall’Armenia all’Italia meridionale che era stata anch’essa riconquistata. Intorno l’impero aveva tutta una serie di Stati vassalli italiani, slavi, caucasici e armeni. La stessa Russia, che si era convertita al Cristianesimo, rientrava nella sfera d’influenza bizantina.
La decadenza e lo scisma
Alla morte di Basilio II, il trono passò in mano a donne e a sovrani incapaci che favorirono la decadenza dell’impero. Il potere fu affidato ad una burocrazia civile che governò mediocremente. Il patriarca, approfittando della debolezza dell’autorità imperiale, ruppe con il Papato (1054), provocando così lo scisma e staccando la Chiesa ortodossa da quella di Roma. Nell’XI secolo, la situazione era sull’orlo del baratro; l’Italia meridionale passava nelle mai dei Normanni, l’Asia Minore fu invasa dai Turchi Selgiucidi e a Costantinopoli si succedevano intrighi di palazzo, rivolte e tentativi di usurpazione.
La rinascita sotto i Comneni
Tutti richiedevano un salvatore; questo fu Alessio Comneno che assunse il potere imperiale nel 1081 e fondo una nuova dinastia. Ancora una volta, per un secolo, Bisanzio fu governata da alcuni sovrani di grande valore. Essi furono Alessio, Giovanni, Manuele e Andronico. Per merito di essi l’Impero bizantino conobbe un’ultima e brillante rinascita. Durante il XII secolo, Costantinopoli fu il centro della politica europea e all’interno il potere imperiale era più efficiente che mai. Tuttavia, l’imperatore Manuele con collezionò solo successi. In Italia, egli non riuscì a vincere i Normanni, né a ricostituire l’’unità della Chiesa. In Occidente, egli fu visto con sospetto per il suo imperialismo che lo portò a mettersi in urto contro l’imperatore Barbarossa. Purtroppo, la fine del suo regno fu contraddistinta da una serie di sconfitte
La caduta di Bisanzio
In seguito alla rivoluzione che rovesciò Andronico, il trono passò alla dinastia degli Angeli che non fecero altro che aggravare la situazione. Nel 1204, durante la IV Crociata, i crociati, sostenuti da Venezia, presero Bisanzio. Un principe latino fu posto sul trono e ad Atene e nel Peloponneso furono creati dei principati latini. La parte rimanente dell’Impero fu divisa in tre stati. Questi avvenimenti del 1204 costituirono un forte colpo da cui l’impero d’Oriente non si riebbe più.
All’indomani di questo disastro, il sentimento nazionale, fino ad allora scomparso si risvegliò e i sovrani che seguirono, riuscirono a costituire in Asia Minore uno Stato assai importante. Nel 1261, Michele Paleologo, con l’appoggio dei Genovesi, gelosi della potenza veneziana, riuscì a rientrare a Costantinopoli, dando vita così alla dinastia dei Paleologi. Michele VIII Paleologo, che regnò dal 1261 al 1282, può essere considerato l’ultimo grande imperatore di Bisanzio. Riconquistò il Peloponneso, impedì a Carlo d’Angiò di conquistare la riva orientale dell’Adriatico, rimise in ordine le finanze, l’esercito e la marina. Dopo di lui la decadenza non subì arresti, anche se ci furono due imperatori di valore, Giovanni Cantacuceno e Manuele II Paleologo. Comunque, l’impero bizantino era ormai condannato a morte. Infatti, il grande impero serbo contendeva a Bisanzio il possesso della penisola balcanica e a Costantinopoli, ormai Venezia e Genova spadroneggiavano. Inoltre, i Turchi ottomani occupavano tutta l’Asia Minore e avevano stabilito la loro capitale nei pressi di Costantinopoli, che nel 1365 fu trasferita ad Adrianopoli. Col tempo, i Turchi oltremodo vittoriosi, imposero ai deboli sovrani di Bisanzio una sorta di vassallaggio. Per ottenere l’appoggio dell’Occidente, gli imperatori tentarono di ristabilire l’unione fra le due Chiese, ma il tentativo fu vano. Dopo vari tentativi di assedio, nel 1453, gli Ottomani occuparono Costantinopoli e lo stesso imperatore bizantino, Costantino Dragases, perse eroicamente la vita lottando contro il nemico. Il giorno successivo, il sultano, vittorioso, entrava in Santa Sofia. Secondo alcuni storici, in alternativa alla data della scoperta dell’America (1492), il 1453, viene considerato come inizio dell’età moderna.
Domande da interrogazione
- Quali furono i periodi di maggiore espansione e gloria dell'Impero Bizantino?
- Quali furono le principali minacce esterne affrontate dall'Impero Bizantino?
- Come influì la politica religiosa sull'Impero Bizantino?
- Quali furono le conseguenze della Quarta Crociata per l'Impero Bizantino?
- Quali furono i tentativi di salvare l'Impero Bizantino prima della sua caduta definitiva?
L'Impero Bizantino conobbe periodi di grande espansione e gloria sotto il regno di Giustiniano, che riuscì a ricostituire gran parte dell'Impero Romano, e durante la dinastia macedone con Basilio II, che portò l'impero a un'estensione mai vista dai tempi di Giustiniano.
L'Impero Bizantino affrontò diverse minacce esterne, tra cui le invasioni persiane, arabe e turche. Gli Arabi invasero la Siria, la Mesopotamia, l'Egitto e l'Armenia, mentre i Turchi Selgiucidi invasero l'Asia Minore.
La politica religiosa ebbe un impatto significativo sull'Impero Bizantino, con l'eresia monofisita che complicò i rapporti con il Papato e la politica iconoclastica degli imperatori isaurici che portò a tensioni interne. Lo scisma del 1054 separò definitivamente la Chiesa ortodossa da quella di Roma.
La Quarta Crociata del 1204 portò alla presa di Costantinopoli da parte dei crociati, sostenuti da Venezia, e alla creazione di principati latini. L'Impero fu diviso in tre stati, segnando un colpo dal quale non si riprese mai completamente.
Prima della caduta definitiva, ci furono tentativi di salvare l'Impero Bizantino, come la riconquista di Costantinopoli da parte di Michele VIII Paleologo nel 1261 e i tentativi di ristabilire l'unione tra le Chiese per ottenere l'appoggio dell'Occidente. Tuttavia, questi sforzi furono vani e l'impero cadde nel 1453 con la conquista ottomana.