Concetti Chiave
- A Bologna, gli addetti a mestieri non organizzati in corporazioni, come i trasportatori e barbieri, furono esclusi politicamente nel XIII secolo.
- A Perugia, nel 1255, furono istituiti provvedimenti contro i magnati per promuovere la pace cittadina, limitando il potere delle famiglie nobiliari.
- Le lotte tra fazioni, come quella tra guelfi e ghibellini, portarono all'esilio dei perdenti senza motivazioni ideologiche specifiche, come avvenne a Bologna nel 1274.
- A Bologna nel 1282, gli ordinamenti antimagnatizi cercarono di stabilire un equilibrio sociale, privando i magnati dei loro privilegi.
- Esclusioni politiche dei marginali e delle donne sono menzionate come scontate senza ulteriori approfondimenti da parte dell'autore.
Indice
Esclusione dei mestieri a Bologna
Nel corso della storia dei comuni, si susseguirono queste differenti forme di esclusione, come nel caso:
1. degli addetti a determinati mestieri. A Bologna, a causa della natura stessa delle loro attività professionali, “tutti gli addetti ai trasporti e al vettovagliamento, tutti gli addetti alle attività legate allo Studio e alla produzione libraria, la maggior parte dei lavoranti del settore laniero, tutti i barbieri, tutti gli speziali” (Pini), cioè tutti quei mestieri che nel 1228 non erano ancora riusciti a formare una corporazione (e per questo motivo non parteciparono al movimento insurrezionale del 1224), subirono discriminazioni politiche che pesavano su di loro ancora nella seconda metà del Duecento.
2.
Provvedimenti anti-magnatizi a Perugia
dei magnati. Nel 1255 a Perugia viene istituita la carica di capitano del Popolo, una carica presente anche in molti altri comuni, che si avviano verso l’esperienza popolare; contestualmente, iniziano ad essere presi quei provvedimenti che Maire Vigueur definisce “anti-tumulto”, ma che a veder bene sono provvedimenti anti-magnatizi, anche se nei testi non figurano come tali. Infatti, il divieto di portare le armi riguarda in primo luogo il ceto dei milites, la ridefinizione dei criteri di appartenenza alle societates populi vuole evitare che entrino membri delle famiglie nobiliari e, infine, il divieto di prestare giuramento vassallatico-beneficiario è sempre rivolto alle famiglie dei milites. La motivazione ideale di queste norme è quella di pacificazione: il popolo è al potere e vuol portare la pace nelle città, istituendo la figura del capitano del Popolo (che si occupa delle questioni di difesa e militari) e emanando norme anti-tumulto, che a ben vedere sono mirate contro i membri del ceto dei milites. Nel 1260 nasce a Perugia, in stretta relazione agli ordinamenta populi, il movimento dei Flagellanti (o Disciplinati): tale movimento penitenziale nasce in questo contesto e sempre nell’ottica della pacificazione cittadina, perché i disciplinati fanno espiazione. Gli ordinamenti antimagnatizi bolognesi del 1282 esordiscono ricorrendo simbolicamente all’immagine biblica dei lupi rapaces e degli agni mansueti per designare i magnati e i popolani: i redattori dell’esordio, tra i quali il notaio Rolandino Passaggeri, intendono giustificare la necessità, per mantenere la pace sociale e politica, di ristabilire un giusto equilibrio tra magnati e popolani, privando i primi di tutti gli strumenti della loro rapacità e potenza.
3.
Lotte tra fazioni e conseguenze
degli sconfitti nelle lotte tra fazioni. Secondo Maire Vigueur, la lotta tra fazioni caratterizzò inizialmente i milites e non il Popolo; tuttavia, almeno nella contrapposizione tra guelfi e ghibellini, il Popolo partecipò chiaramente a questa lotta tra fazioni. In questa forma di esclusione non c’è impronta ideologica: queste contrapposizioni portano molto spesso all’esilio dell’intera fazione avversaria (come nel caso di Bologna, dove dopo la vittoria guelfa nel 1274 sulla parte ghibellina, vengono esiliate più di 4.000 persone), ma senza motivazioni ideologiche; chi vince non si ritiene migliore di chi ha perso e chi perde deve andarsene non per motivi di ordine ideologico, ma perché potrebbe creare scompiglio all’interno della città (motivazioni di ordine politico).
4.
Esclusione di marginali e donne
Ma ci sono anche forme di esclusione dalla vita politica su cui l’autore non sofferma la sua riflessione perché vengono date per scontate, come quelle dei marginali e delle donne.
Bibliografia:
Progetti di trasformazione della società nei regimi di Popolo, Jean-Claude Marie Vigueur
Domande da interrogazione
- Quali mestieri erano esclusi dalla vita politica comunale a Bologna nel Duecento?
- Quali provvedimenti furono presi contro i magnati a Perugia nel 1255?
- Come venivano trattati gli sconfitti nelle lotte tra fazioni?
- Qual era l'obiettivo del movimento dei Flagellanti a Perugia nel 1260?
- Quali altre forme di esclusione dalla vita politica sono menzionate ma non approfondite dall'autore?
A Bologna, nel Duecento, erano esclusi dalla vita politica comunale tutti gli addetti ai trasporti, al vettovagliamento, alle attività legate allo Studio e alla produzione libraria, la maggior parte dei lavoranti del settore laniero, tutti i barbieri e gli speziali, poiché non avevano formato una corporazione.
A Perugia nel 1255 furono presi provvedimenti anti-magnatizi, come il divieto di portare armi e di prestare giuramento vassallatico-beneficiario, per evitare l'ingresso dei nobili nelle societates populi e mantenere la pace cittadina.
Gli sconfitti nelle lotte tra fazioni, come nel caso della vittoria guelfa a Bologna nel 1274, venivano spesso esiliati senza motivazioni ideologiche, ma per evitare scompiglio politico all'interno della città.
Il movimento dei Flagellanti a Perugia nel 1260 aveva l'obiettivo di contribuire alla pacificazione cittadina attraverso pratiche penitenziali, in stretta relazione con gli ordinamenta populi.
L'autore menziona, ma non approfondisce, le forme di esclusione dalla vita politica dei marginali e delle donne, considerate scontate.