Concetti Chiave
- Lo sbarco in Sicilia, chiamato operazione Husky, fu la prima grande operazione anfibia degli Alleati sul suolo italiano durante la Seconda Guerra Mondiale.
- La pianificazione dell'attacco fu decisa alla Conferenza di Casablanca nel 1943, con il generale Eisenhower incaricato della sua organizzazione.
- Max Corvo, italo-americano di origine siciliana, guidò un piano segreto con il supporto di agenti dell'OSS e la collaborazione di esponenti mafiosi locali.
- I primi segnali dell'invasione furono la presa di Pantelleria e Lampedusa nel giugno 1943, con lo sbarco principale avvenuto tra il 9 e il 10 luglio in diversi punti della costa siciliana.
- Lo sbarco in Sicilia contribuì alla caduta del regime fascista e all'armistizio dell'8 settembre, mentre l'amministrazione dell'isola rimase sotto il controllo alleato fino al 1944.
Indice
- L'operazione Husky e la campagna d'Italia
- Pianificazione e spionaggio dell'operazione
- Il ruolo di Max Corvo e l'OSS
- Invasione e resistenza in Sicilia
- Conseguenze politiche e amministrative
L'operazione Husky e la campagna d'Italia
In questo appunto di storia per le scuole medie viene descritto lo sbarco in Sicilia nel corso della Seconda Guerra Mondiale, (denominato in codice operazione Husky), fu un'operazione militare avvenuta durante la Seconda Guerra Mondiale, messa in atto dagli Alleati.
Lo sbarco in Sicilia fu la prima operazione delle truppe alleate sul suolo italiano durante il conflitto e permise di attaccare la potenza più debole dell'Asse e dare così inizio alla campagna d'Italia.
L'operazione Husky fu una delle più grandi operazioni anfibie della Seconda Guerra mondiale.
Le grandi unità impegnate appartenevano alla 7ª Armata statunitense sotto il comando del generale Patton e dell'8ª Armata britannica che fu sotto il comando del generale Montgomery riunite nel 15º Gruppo di Armate, sotto la responsabilità del generale britannico Alexander.
Pianificazione e spionaggio dell'operazione
L'attacco all'Italia fu deciso dagli americani e dagli inglesi durante la Conferenza di Casablanca del 14 gennaio 1943 (a tal proposito, celebre rimase la definizione dell'Italia data da Winston Churchill: «L'Italia è il ventre molle dell'Asse») e la sua pianificazione ed organizzazione vennero affidate al generale Eisenhower. Alcuni documenti resi pubblici nel 2004 rivelano che esisteva un "piano Sicilia", (Italy (Sicily) Project), presentato al generale Donovan, capo dell'Office of Strategic Services(OSS) fin dal 1942. Il documento riguardava il reclutamento e l'impiego di sei agenti segreti di origine siciliana, il cui compito era lo spionaggio tramite due radio ricetrasmittenti a onde corte.

Il ruolo di Max Corvo e l'OSS
Il diretto dipendente dell’OSS era l'italo-americano Max Corvo, di origini siciliane. Max Corvo aveva presentato un proprio piano strategico per l'invasione della Sicilia e fu incaricato di organizzare i propri uomini formando un'unità militare chiamata "Gruppo Earl", ma nota fra le Forze Armate Americane come "The mafia circle". (il circolo della mafia)
La trattativa fra Servizi Segreti dello Stato americano e criminali mafiosi passò attraverso l'OSS. Max Corvo e la sua squadra sbarcarono in Nord Africa nel mese di maggio del 1943 e tre giorni dopo attaccarono; l'unità prese terra a Falconara, vicino a Gela, e si stabilì nel castello della cittadina. Intanto gli agenti dell'OSS, al comando di Max Corvo e di Vincent Scamporino, occuparono le isole più piccole intorno alla Sicilia, fra cui Favignana, e liberarono dalla prigione numerosi boss della mafia, che furono arruolati nel Servizio Informazioni Militare: circa 850 "uomini d'onore" furono raccomandati dai capi mafiosi siciliani, che dopo l'occupazione assunsero cariche pubbliche nell'amministrazione; in provincia di Palermo ci furono 62 sindaci mafiosi.
Invasione e resistenza in Sicilia
I primi segnali dell'invasione si ebbero l’11 giugno 1943, con la presa dell'isola di Pantelleria[23], primo lembo di terra italiana a cadere in mano alleata, seguita dalla caduta dell'isola di Lampedusa il 13 giugno.
A Pantelleria, dopo un violentissimo bombardamento aereo, il comandante italiano chiese e ottenne da Mussolini il permesso di arrendersi, facendo credere di non avere scorte idriche. In realtà le capaci caverne dell'isola, che già ospitavano degli hangar per l'aviazione, erano in grado di offrire un riparo sicuro a tutta la popolazione civile e militare dell'isola e le scorte idriche e alimentari erano tutt'altro che esaurite. Gli alleati fecero circa 11.000 prigionieri tra le Forze italiane.
Tra il 9 e il 10 luglio 1943 le Forze alleate sbarcarono a Licata, tra Gela e Scoglitti e tra Pachino e Siracusa, dopo una breve resistenza, gran parte delle unità militari italiane si disgregarono. Tra il 2 e il 5 agosto la battaglia di Centuripe, definita la Cassino di Sicilia, portò gli Alleati all'accesso alla valle del Simeto e quella della "piana di Catania" per l'ultima difesa da parte della quindicesima divisione Panzer Grenadier tedesca e della divisione italiana Aosta che per ben 24 volte contrattaccarono. L'ingresso a Catania avvenne il 5 agosto, mentre il 17 agosto le Truppe Alleate entrarono a Messina.
Il 17 agosto, in ben 39 giorni, l'isola venne interamente occupata (gli stessi giorni che servirono ai tedeschi per occupare l'intera Francia nel 1940). Occupata la Sicilia, le formazioni tedesche al comando del generale Hube, riuscirono ad effettuare una ritirata strategica sul continente.
Conseguenze politiche e amministrative
Lo sbarco in Sicilia ebbe una decisiva influenza in Italia perché favorì la destituzione di Benito Mussolini, la caduta del fascismo e il successivo armistizio dell'8 settembre che ebbe luogo a Cassibile, in provincia di Siracusa, quello stesso giorno. Ebbe inizio lo sbarco a Reggio Calabria e quindi l'invasione alleata nella penisola italiana con l'Operazione Baytown.
L’amministrazione della Sicilia rimase in mano agli alleati fino al 1944 ed il problema che si poneva, dopo averne tolto il governo ai fascisti, era quello di non lasciarlo in mano ai comunisti, per cui i poteri tradizionali restavano in mano alla Chiesa, alla mafia e all'ristocrazia. L'AMGOT diede incarichi di ogni tipo e cariche istituzionali ai piccoli e ai grandi mafiosi. Don Calogero Vizzini fu sindaco di Villalba, Salvatore Malta di Vallelunga, Genco Russo divenne sovraintendente agli affari civili di Mussomeli, Damiano Lumia interprete di fiducia presso il Civil Affairs Office di Palermo, Max Mugnani, uno dei più attivi trafficanti di droga, divenne depositario dei prodotti farmaceutici americani a Cerda e al boss mafioso Vincenzo De Carlo venne affidato il controllo degli ammassi di grano.
Domande da interrogazione
- Qual è stata l'importanza dello sbarco in Sicilia durante la Seconda Guerra Mondiale?
- Chi erano i principali comandanti delle forze alleate durante l'operazione Husky?
- Quali furono le conseguenze politiche dello sbarco in Sicilia?
- Quali furono le tattiche utilizzate dagli Alleati per facilitare l'invasione della Sicilia?
- Come fu amministrata la Sicilia dopo l'occupazione alleata?
Lo sbarco in Sicilia, noto come operazione Husky, è stato fondamentale perché ha segnato l'inizio della campagna d'Italia, permettendo agli Alleati di attaccare l'Asse e contribuendo alla caduta del fascismo in Italia.
Le forze alleate erano guidate dal generale Patton per la 7ª Armata statunitense e dal generale Montgomery per l'8ª Armata britannica, sotto la supervisione del generale britannico Alexander.
Lo sbarco in Sicilia portò alla destituzione di Benito Mussolini, alla caduta del fascismo e all'armistizio dell'8 settembre, aprendo la strada all'invasione alleata della penisola italiana.
Gli Alleati utilizzarono agenti segreti di origine siciliana per spionaggio e collaborarono con la mafia locale per ottenere informazioni e supporto logistico, come evidenziato dal "piano Sicilia".
Dopo l'occupazione, l'amministrazione della Sicilia fu gestita dagli Alleati fino al 1944, con poteri tradizionali affidati alla Chiesa, alla mafia e all'aristocrazia, e incarichi istituzionali assegnati a figure mafiose locali.