Concetti Chiave
- Cartagine, fondata nell'814 a.C. da mercanti di Tiro, divenne rapidamente un centro commerciale di rilievo nel Mediterraneo.
- La flotta cartaginese, composta da oltre 200 quinquiremi, era una delle più potenti dell'epoca.
- La prima guerra punica iniziò nel 270 a.C. a causa delle tensioni in Sicilia e vide Roma e Cartagine contendersi il controllo dell'isola.
- Innovazioni militari romane, come i "corvi", furono decisive nella vittoria navale di Milazzo nel 260 a.C.
- La guerra si concluse nel 241 a.C. con la vittoria romana alle isole Egadi e un trattato che impose dure condizioni a Cartagine.
Indice
Fondazione e sviluppo di Cartagine
Cartagine in lingua fenicia significa «città nuova» e fu fondata nell’814 in Africa da alcuni mercanti di Tiro.
Sì sviluppò rapidamente, grazie ai traffici. I Cartaginesi vendevano schiavi africani, zanne di elefante, porpora, oro, piume di struzzo, comperavano argento, piombo, ceramiche, trafficavano in smalto, vetro, tappeti. Fondarono colonie in tutto il Mediterraneo (Spagna, Sardegna, Corsica, Sicilia).
La flotta cartaginese era numerosa e potente: il suo nerbo era costituito da oltre 200 quinquiremi.
La prima guerra punica
La prima guerra punica scoppiò nel 270 a.C. In Sicilia il tiranno greco di Siracusa aveva assoldato dei mercenari, i Mamertini (= uomini di Marte) i quali, non soddisfatti del trattamento ricevuto, si ribellarono. Parte dei Mamertini chiese in proprio favore l’intervento dei Cartaginesi, parte quello dei Romani, ritenendo che ambedue le grandi potenze ambissero a conquistare Siracusa.
A Roma il partito democratico sviluppò una forte propaganda per l'intervento e i comizi approvarono la decisione di mandare truppe in Sicilia. Il console Appio Claudio fu spedito a Messina con un esercito: i Romani usarono navi fornite dalle città alleate. Successivamente un nuovo esercito romano di 40.000 uomini sbarcò nell’isola e prese a conquistare regioni e città, finché non pose l’assedio ad Agrigento, che era uno dei campi trincerati dei Cartaginesi.
Innovazioni navali romane
I Cartaginesi inviarono allora in Sicilia la loro potentissima flotta, mentre a Roma si lavorava alacremente a costruire nuove navi, alle quali venne apportata un’innovazione: vi si applicarono i corvi, dei ponti mobili che permettevano di agganciare la nave nemica e di mandare all’arrembaggio la fanteria.
La flotta romana da guerra, nuova di zecca, si scontrò con quella cartaginese nelle acque di Milazzo (260 a.C.). Era comandata dal primo console-ammiraglio della storia romana, Caio Duilio. L’uso dei «corvi» fece volgere le sorti della battaglia in favore dei Romani: i Cartaginesi persero 50 navi ed a Roma, in onore del vincitore Duilio, venne elevata nel Foro la «Colonna rostrata», cioè una colonna adorna dei rostri (gli speroni che le navi antiche recavano per affondare le imbarcazioni avversarie) tolti alle navi nemiche.
Vittorie romane e sconfitta cartaginese
Dopo la vittoria di Milazzo i Romani conquistarono anche Agrigento e restrinsero i Cartaginesi in Sicilia alle sole basi di Trapani e Lilibeo; contemporaneamente truppe romane sbarcavano in Sardegna e in Corsica.
Una seconda vittoria navale romana, presso il capo Ecnòmo in Sicilia, sembrò mettere fine alla guerra. I Romani, sullo slancio dell'entusiasmo, pensarono addirittura di sbarcare in Africa, per distruggere Cartagine, ed un esercito venne appunto spedito sulle coste africane, sotto il comando del console Atilio Regolo.
I Cartaginesi, che si affidavano al famoso mercenario greco Santippo, raccolsero tutte le proprie forze e, manovrando soprattutto con la cavalleria, inflissero ai Romani una tremenda sconfitta: solo 2000 Romani si salvarono dalla strage e lo stesso console fu preso prigioniero.
I Cartaginesi ripresero così l’iniziativa e spedirono in Sicilia uno dei loro migliori generali, Amilcare detto Barca (= fulmine), il quale cominciò a dare filo da torcere ai Romani stanziati nell’isola. Contemporaneamente la flotta punica riusciva a distruggere quasi completamente quella romana.
Conclusione della guerra
Roma reagì fieramente a questo capovolgimento della situazione: il senato impose alle famiglie più ricche un prestito forzoso (cioè obbligatorio) di danaro e col ricavato fece costruire, a tempo di primato, una nuova flotta di 200 quinquiremi, con la quale il console Gaio Lutazio Catulo (241 a.C.), batteva la fotta cartaginese presso le isole Egadi.
Questa battaglia chiuse la prima guerra punica: il trattato di pace impose ai Cartaginesi la consegna della Sicilia e delle isole vicine, l’obbligo di non fare guerra senza il permesso di Roma, un tributo di 3200 talenti d’oro da pagarsi in 10 anni.
Domande da interrogazione
- Qual è stata la causa principale dello scoppio della prima guerra punica?
- Quale innovazione navale adottarono i Romani per contrastare la flotta cartaginese?
- Come reagirono i Romani alla sconfitta subita in Africa?
- Quali furono le conseguenze del trattato di pace per Cartagine?
- Chi fu il generale cartaginese che riuscì a dare filo da torcere ai Romani in Sicilia?
La prima guerra punica scoppiò nel 270 a.C. a causa della ribellione dei Mamertini in Sicilia, che chiesero aiuto sia ai Cartaginesi che ai Romani, poiché entrambe le potenze ambivano a conquistare Siracusa.
I Romani adottarono i "corvi", ponti mobili che permettevano di agganciare le navi nemiche e facilitare l'arrembaggio della fanteria, contribuendo alla vittoria nella battaglia di Milazzo.
Dopo la sconfitta in Africa, i Romani reagirono imponendo un prestito forzoso alle famiglie più ricche per costruire una nuova flotta, che portò alla vittoria presso le isole Egadi e alla conclusione della guerra.
Il trattato di pace impose a Cartagine la consegna della Sicilia e delle isole vicine, il divieto di fare guerra senza il permesso di Roma e il pagamento di un tributo di 3200 talenti d'oro in 10 anni.
Il generale cartaginese Amilcare, detto Barca, riuscì a dare filo da torcere ai Romani in Sicilia, mentre la flotta punica distruggeva quasi completamente quella romana.