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Concetti Chiave

  • Quando gli Stati Uniti conquistarono l'indipendenza nel 1783, la questione della convivenza tra coloni e tribù indiane divenne centrale.
  • Il presidente George Washington e il ministro Henry Knox proposero trattati e integrazione per garantire diritti agli indiani, evitando conflitti.
  • Nonostante i progressi iniziali nell'assimilazione, le tensioni tra bianchi e indiani aumentarono, portando a conflitti e resistenze.
  • La guerra del 1812 e la necessità di terre per il cotone intensificarono le pressioni sui territori indiani, complicando l'integrazione.
  • Le tribù come i Cherokee cercarono di affermare la loro sovranità, ma furono ostacolate da leggi e decisioni statali e federali.

Indice

  1. L'indipendenza degli Stati Uniti e la questione indiana
  2. La politica di Washington e Knox verso gli indiani
  3. L'espansione dei coloni e le tensioni con gli indiani
  4. L'assimilazione forzata e le sue conseguenze
  5. La resistenza indiana e il conflitto con gli Stati Uniti
  6. La sovranità cherokee e il conflitto legale

L'indipendenza degli Stati Uniti e la questione indiana

Quando nel 1783 gli Stati uniti conquistarono l’indipendenza, i loro tre milioni e mezzo di cittadini erano concentrati sulla costa atlantica.

I duecentomila indiani, invece, divisi in ottanta tribù – ognuna con la propria lingua – occupavano l’area situata tra i monti Appalachi e il Mississippi.

Tra il 1789 e il 1830 i coloni bianchi fondarono nove Stati proprio in questa regione, inglobando i territori degli Indiani.

Si presentò allora il grande problema della convivenza delle nazioni indiane con quella americana.

Gli indiani erano proprietari delle terre su cui vivevano? Erano sovrani in quei territori? E questa sovranità non era in contrasto con quella degli Stati Uniti?

La politica di Washington e Knox verso gli indiani

Per l’illuminato presidente George Washington ciascuna tribù doveva essere considerata una nazione.

E con ciascuna tribù era necessario stipulare trattati che garantissero l’autogoverno e proteggessero i confini dalle intrusioni dei bianchi.

In cambio, gli indiani avrebbero dovuto rimanere fedeli agli Stati Uniti: si voleva evitare che Francia e Spagna trovassero in loro comodi alleati per ricacciare gli Americani verso est.

Il pensiero di Washington era ispirato dal ministro della Guerra, Henry Knox, fautore di una politica illuminata e umana, che partiva dal presupposto che gli indiani, fisicamente e mentalmente pari agli Europei, fossero i legittimi proprietari delle terre su cui vivevano.

L'espansione dei coloni e le tensioni con gli indiani

I coloni bianchi, però, si stavano spostando in modo inarrestabile verso ovest, e avrebbero volentieri sterminato i nativi americani pur di guadagnare territori.

Come risolvere la situazione? Non certo come le guerre: sarebbero state troppo costose (specie se avessero coinvolto Francesi o Inglesi): meglio, allora, instaurare buoni rapporti con le tribù.

I progetti di Knox, però, non contemplavano la sopravvivenza delle nazioni indiane, né erano così disinteressati.

L'assimilazione forzata e le sue conseguenze

Prevedevano che gli indigeni si convertissero all’ agricoltura, perché la selvaggina sarebbe stata sempre più scarsa.

L’uomo bianco avrebbe insegnato loro la tecnica agricola, e avrebbe fornito gli attrezzi necessari, gratuitamente.

Gli indiani, in questo modo, si sarebbero convinti a vendere le terre in eccedenza: per l’agricoltura occorrevano terreni meno estesi di quelli che servivano per la caccia.

Infine, gli indiani si sarebbero convertiti al cristianesimo: in questo modo, nel giro di cinquant’anni sarebbero stati totalmente assimilati. ricerca di storia sugli Indiani d'AmericaSarebbero divenuti cittadini americani e i loro diritti di proprietà sulle terre si sarebbero estinti: ogni famiglia indiana avrebbe conservato solo una piccola fattoria a titolo di proprietà privata.

In effetti, cinque delle maggiori tribù fecero progressi molto rapidi sulla via dell’ assimilazione: arrivarono, nel 1830, a possedere quasi tremila schiavi africani per la coltivazione dei campi.

Molte terre vennero cedute, come previsto, al governo federale: quest’ultimo vendeva gli appezzamenti ai coloni, e con il ricavato finanziava lo sviluppo economico delle tribù.

La resistenza indiana e il conflitto con gli Stati Uniti

A un certo punto, però, qualcosa non andò per il verso giusto. Da una parte, i bianchi furono sempre più allettati dai territori degli indiani.

Dall’ altra, gli Indiani iniziarono a rifiutare di essere fagocitati dal mondo dei bianchi.

Nel 1812 all’ Ovest scoppiò la guerra. Gli Shawnee si erano alleati agli Inglesi e avevano formato, insieme ad altre tribù, una confederazione che si oppose a ogni ulteriore avanzata dei bianchi a ovest degli Appalachi. Gli Stati Uniti ebbero la meglio, e l’ostilità nei confronti degli Indiani >, ovviamente, crebbe. In più, con la guerra, l’industria tessile aveva conosciuto un rapido incremento: occorrevano campi di cotone, e le tribù indiane occupavano i territori più adatti a tale coltura.

Gli Indiani a poco a poco si erano resi conto che non solo l’integrazione avrebbe cancellato la loro cultura, ma anche che ben pochi Americani li avrebbero accettati come concittadini dotati degli stessi diritti. La seconda vittori sugli Inglesi, nel frattempo, aveva alimentato, tra i bianchi, la convinzione generale che gli Stati Uniti fossero stati scelti da Dio come guida del mondo intero. Erano quindi destinati a espandersi fino alle coste del Pacifico. Gli indiani, però, si rifiutarono di cedere le ultime terre.

Col crescere del fervore nazionalistico americano, crebbe anche quello degli Indiani.

La sovranità cherokee e il conflitto legale

I Cherokee nel 1827 affermarono la propria sovranità adottando una Costituzione, un sistema giudiziario, e un Parlamento elettivo. Una clausola della Costituzione statunitense, però, affermava l’impossibilità di creare nuovi Stati entro la giurisdizione di uno Stato. La Georgia se ne avvalse per considerare inesistente le nazioni cherokee e creek, e per invalidare i trattati che queste tribù avevano stipulato con il governo federale.

Ne nacque un conflitto tra la sovranità federale e quella statale.

La Corte Suprema degli Stati Uniti cercò di porre ordine nella controversia, affermando che la Georgia, come singolo Stato, non aveva il potere di denunciare i trattati.

Domande da interrogazione

  1. Qual era la visione di George Washington riguardo alle tribù indiane?
  2. George Washington considerava ciascuna tribù indiana come una nazione e riteneva necessario stipulare trattati per garantire l'autogoverno e proteggere i confini dalle intrusioni dei bianchi.

  3. Qual era il piano di integrazione proposto da Henry Knox?
  4. Henry Knox proponeva che gli indiani si convertissero all'agricoltura e al cristianesimo, con l'obiettivo di assimilarli completamente entro cinquant'anni, trasformandoli in cittadini americani e riducendo i loro diritti di proprietà.

  5. Cosa accadde quando le tribù iniziarono a integrarsi?
  6. Cinque delle maggiori tribù fecero rapidi progressi nell'assimilazione, possedendo schiavi africani e cedendo terre al governo federale, ma alla fine rifiutarono di essere completamente assorbite dal mondo dei bianchi.

  7. Quali furono le conseguenze della guerra del 1812 per le tribù indiane?
  8. La guerra del 1812 portò a un aumento dell'ostilità verso gli indiani, poiché gli Shawnee e altre tribù si allearono con gli Inglesi contro l'espansione dei bianchi, ma furono sconfitti dagli Stati Uniti.

  9. Come reagirono i Cherokee alla crescente pressione per cedere le loro terre?
  10. I Cherokee affermarono la loro sovranità adottando una Costituzione, un sistema giudiziario e un Parlamento elettivo, ma furono contrastati dalla Georgia, che invalidò i trattati con il governo federale, portando a un conflitto di sovranità.

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