Concetti Chiave
- La morte di Ipparco causò disordini interni ad Atene e un pericolo esterno rappresentato da Sparta.
- Sparta ricattò Atene, offrendo di consegnare Ippia solo se Atene aderiva alla Lega del Peloponneso.
- Clistene, un democratico, ampliò le leggi di Solone, includendo i "teti" nella vita pubblica con compensi statali.
- Opposizione a Clistene venne da nobili e democratici ricchi, timorosi di perdere vantaggi economici.
- La richiesta di intervento spartano da parte di Isagora fu neutralizzata dall'insurrezione popolare ateniese.
La fine della tirannide
Con la fine della tirannide di Pisistrato, con la sua morte, i due figli del «tiranno», Ippia ed Ipparco, pretesero di esercitare il potere per diritto ereditario. Si trattava di due mediocri, avvezzi a vivere tra l'adulazione e il fasto: persino i democratici furono contrari ad essi e due giovani, Armodio e Aristogìtone, uccisero Ipparco. Ai due «tirannicidi» (uccisori del tiranno) vennero elevate statue, in quanto essi apparvero come difensori della libertà.
La minaccia spartana
La morte di Ipparco provocò una situazione gravissima per Atene: all’interno della «polis» si ebbero gravi disordini, all’esterno si profilò un pericolo grave. Ippia, infatti, vista la mala parata, si era rifugiata a Sparta (la grande «polis» del Peloponneso in piena espansione), alla quale non dispiaceva trovare un pretesto qualsiasi per aggredire Atene. Sparta comunicò che era pronta a consegnare Ippia agli Ateniesi, purché Atene aderisse alla Lega del Peloponneso. In caso contrario avrebbe aiutato Ippia a tornare nella sua città. Fu giocoforza per Atene obbedire ai ricatto di Sparta, poiché la «polis» attica, dilaniata dalle lotte interne, non aveva certo la forza di opporsi alla potente rivale.
Le riforme di Clistene
Intanto Clistene, un democratico, riuscì a prendere il potere e ripropose le leggi di Solone, ampliandole in senso veramente democratico: si pensò, infatti, di dare anche ai «teti» la partecipazione alla vita pubblica, a spese dello Stato, che li avrebbe indennizzati con un compenso delle giornate di lavoro perdute per l'attività politica.
Si opposero a Clistene, oltre ai nobili, anche i democratici più ricchi (armatori, industriali, commercianti), per il timore che i «teti», una volta entrati nella vita pubblica, proponessero leggi a proprio favore, danneggiando così gli interessi di padroni e datori di lavoro.
La resistenza ateniese
L’arconte Isagora, nobile, chiese allora l’intervento di Sparta contro i programmi rivoluzionari di Clistene e Sparta (il cui sistema politico si basava sulla rigida divisione delle classi e sull’oppressione aristocratica) intervenne. Si verificò tuttavia un fatto imprevisto: il fortissimo esercito spartano venne affrontato per le vie di Atene dal popolo minuto insorto, che lo costrinse a ritirarsi.
Domande da interrogazione
- Quali furono le conseguenze della morte di Ipparco per Atene?
- Come reagì Clistene alla situazione politica di Atene?
- Quale fu la reazione di Sparta ai programmi di Clistene?
La morte di Ipparco causò gravi disordini interni ad Atene e un pericolo esterno, poiché Ippia si rifugiò a Sparta, che minacciò di aiutare Ippia a tornare se Atene non aderiva alla Lega del Peloponneso.
Clistene, un democratico, prese il potere e ampliò le leggi di Solone in senso democratico, proponendo la partecipazione dei «teti» alla vita pubblica con un compenso per le giornate di lavoro perse.
Sparta, su richiesta dell'arconte Isagora, intervenne contro i programmi di Clistene, ma il suo esercito fu costretto a ritirarsi a causa della resistenza del popolo ateniese.