Concetti Chiave
- La vita in trincea durante la Prima Guerra Mondiale era estremamente monotona e massacrante, con scontri giornalieri che portavano a numerose perdite umane.
- Le pessime condizioni igieniche, il clima e i bombardamenti contribuivano a distruggere il fisico e la morale dei soldati, aggravate dall'uso dei gas chimici.
- Il ruolo delle crocerossine fu cruciale nel fornire supporto medico e psicologico ai soldati, spesso vittime di gravi disturbi mentali e fisici.
- La disciplina severa e le punizioni draconiane, come la decimazione, furono introdotte per prevenire diserzioni e ammutinamenti tra le truppe.
- Nonostante le difficoltà, alcuni soldati come i piloti e i carristi trovavano un senso di gloria e appartenenza nelle loro missioni, lontano dalle trincee.
In questo appunto si descrive la vita in trincea nel corso della Prima Guerra Mondiale, si descrivono anche le conseguenze sullo status psicologico dei soldati che vivevano in trincea e anche il ruolo cruciale delle crocerossine nel corso del conflitto. Vengono riportate delle citazioni letterarie sulla vita in trincea.
Indice
La guerra di massa
La prima guerra mondiale fu una “guerra di massa” che mobilitò molti uomini, circa settanta milioni di uomini, derivanti da 19 paesi.
La maggior parte della guerra fu combattuta in trincea, un fossato scavato nel terreno per mettere al riparo i soldati dai nemici. All’inizio erano considerate come dei ripari provvisori, ma ben presto divennero veri e propri quartieri permanenti, come delle piccole stanze; erano protette da filo spinato e collegate tra loro tramite camminamenti.
Vita in trincea
In trincea si viveva una vita molto monotona quanto massacrante: gli scontri iniziavano di primo mattino quando, preceduti dal tiro di artiglieria, la fanteria doveva salire allo scoperto e entrare nei fossati nemici, sotto i colpi delle mitragliatrici. Così facendo, giorno dopo giorno, in pochi anni morirono milioni di soldati.
per ulteriori approfondimenti sulla vita in trincea vedi anche qua
Condizioni disumane e gas letali
La trincea massacrava il fisico e la morale degli uomini. I soldati vivevano nei fossati in cui le condizioni di igiene erano pessime. In più le persone erano esposte al caldo, al freddo, al sole, alla pioggia e ai bombardamenti. Poi c’erano gli ufficiali superiori che trattavano le truppe con arroganza e non concedevano la licenza a chi ne aveva il diritto.
Il dramma aumentò ulteriormente quando i Tedeschi iniziarono ad usare i gas. C’erano quelli come il cloro che accecavano, altri invece, come l’yprìte (così chiamata perché fece strage a Ypres, in Belgio) che è gravemente urticante, ossia che brucia e distrugge la pelle.
Secondo gli ufficiali, il soldato perfetto era colui che doveva andare all’attacco in posizione eretta e a testa alta. Su ciò, il generale Cadorna scrisse un apposito libretto che che le truppe dovevano imparare a memoria.
Cadorna sosteneva che bisognava cucinarsi il cibo da sé; l’unico che previde cucine da campo su dei carretti fu il kaiser Guglielmo II.
Malattie e ferite in guerra
Rimanere feriti non era bello, ma negli ultimi anni di guerra era quello che si sperava per potersi allontanare dalle trincee. Spesso chi veniva ferito moriva dissanguato perché gli infermieri avevano paura di attraversare la terra di nessuno, per questo molte persone che si potevano salvare morirono. Gli ospedali erano indietro nelle retrovie, solo dopo si pensò di installare dei piccoli ospedali da campo più vicini alle prime linee. Addirittura i tedeschi avevano anche dei macchinari per fare delle radiografie. Le malattie più frequenti erano:
- Il tetano, il terrore dei chirurghi, che dopo aver operato i soldati, le vittime morivano così per essere stati nel fango;
- Lo stato di shock, una malattia psichica caratterizzata da disorientamento e a volte paralisi causata dal panico e dall’orrore per quello che si aveva visto.
- Il tifo, una malattia intestinale causata dai pidocchi che spesso portava alla morte.
Crocerossine e shock dei soldati
In questo periodo emersero le crocerossine, delle donne simili a infermiere che aiutavano i soldati a curarsi.
Spesso i soldati, dopo anni di guerra, venivano colpiti dallo stato di shock. I soldati, pur sapendo le gravi pene, reagivano con indifferenza agli ordini e quando veniva ridato l’attacco reagivano con indifferenza. Altri invece tentavano la diserzione, ma non per tornare a casa, ma per arrendersi al nemico. Un altro fenomeno fu l’automutilazione, sperando di essere mandati a casa, ma spesso venivano scoperti e fucilati. Questo disagio, sfociò in molti casi dell’ammutinamento; a causa di ciò morirono circa 40.000 soldati.
Diserzione e decimazione
Cadorna per prevenire questi comportamenti, ricorse alla decimazione, cioè la fucilazione di un uomo ogni dieci, scelti a caso. Inoltre fece aprire tanti processi contro soldati accusati di disfattismo (sconfitta, disfatta) perché protestavano per il cibo e altre cose.
Eroi e combattenti d'élite
Però vi fu anche chi credeva che uccidere e rischiare di essere uccisi era una bella cosa. Tra essi vi erano:
- i piloti dell’aviazione, provenienti da famiglie aristocratiche;
- i mitraglieri e i carristi, che non alloggiavano nelle trincee e stavano seduti;
- i combattenti dei reparti d’assalto, che dovevano distrarre i nemici; essi erano spesso di classe media e noi in Italia li chiamiamo Arditi.
Ecco alcune poesie, testimonianze e citazioni letterarie sulla vita in trincea:
"Provai tanto dolore leggendo la vostra cara lettera sentendo che voi pensate troppo a me era ben meglio che non vi motivassi niente perché certo voi vivete molto nel dolore. Ma vi prego non rattristarvi che io sto proprio meglio e mangio anche volentieri e faccio tutti i miei mestieri da sola non sono proprio come l'anno scorso forse sarà che avendo il dolore della vostra assenza non ascolto il male come l'anno scorso perché è un gran dolore anche il pensare a voi." - Lettera della moglie al soldato Giuseppe Silvestrelli -
"Un’intera nottata
buttato vicino
a un compagno
massacrato
con la sua bocca
digrignata
volta al plenilunio
con la congestione
delle sue mani
penetrata
nel mio silenzio
ho scritto
lettere piene d’amore
Non sono mai stato
tanto
attaccato alla vita" - Veglia, Giuseppe Ungaretti -
"Di che reggimento siete
fratelli?
Parola tremante
nella notte
Foglia appena nata
Nell’aria spasimante
involontaria rivolta
dell’uomo presente alla sua
fragilità
Fratelli" - Fratelli, Giuseppe Ungaretti -
"Assisto la notte violentata
L’aria è crivellata
come una trina
dalle schioppettate
degli uomini
ritratti
nelle trincee
come le lumache nel loro guscio
Mi pare
che un affannato
nugolo di scalpellini
batta il lastricato
di pietra di lava
delle mie strade
ed io l’ascolti
non vedendo
in dormiveglia" - In dormiveglia, Giuseppe Ungaretti -
Domande da interrogazione
- Qual era la vita quotidiana dei soldati in trincea durante la Prima Guerra Mondiale?
- Quali erano le conseguenze psicologiche e fisiche della vita in trincea per i soldati?
- Qual era il ruolo delle crocerossine durante il conflitto?
- Come reagivano i soldati alle condizioni di guerra e quali erano le conseguenze della diserzione?
- Quali sono alcune delle testimonianze letterarie sulla vita in trincea?
La vita in trincea era monotona e massacrante, con scontri che iniziavano di primo mattino e condizioni igieniche pessime. I soldati erano esposti agli elementi naturali e ai bombardamenti, vivendo in fossati protetti da filo spinato.
La vita in trincea danneggiava fisicamente e moralmente i soldati, esponendoli a malattie come il tetano e il tifo, e a stati di shock psichico causati dal panico e dall'orrore.
Le crocerossine, simili a infermiere, aiutavano i soldati a curarsi e a gestire lo stato di shock, fornendo supporto medico e psicologico essenziale durante la guerra.
I soldati reagivano con indifferenza o tentavano la diserzione, spesso per arrendersi al nemico. La diserzione poteva portare alla fucilazione, e il generale Cadorna ricorse alla decimazione per prevenire tali comportamenti.
Le poesie di Giuseppe Ungaretti, come "Veglia" e "Fratelli", offrono testimonianze emotive e profonde sulla vita in trincea, esprimendo il dolore e l'attaccamento alla vita dei soldati.