Concetti Chiave
- Il disastro del Vajont è avvenuto il 9 ottobre 1963, quando una frana dal monte Toc ha causato un'ondata mortale, provocando quasi duemila morti.
- La diga del Vajont, progettata per produrre energia elettrica, fu costruita nonostante l'instabilità geologica nota del monte Toc.
- L'incidente è stato causato da errori umani, come l'aumento del livello del lago oltre i limiti di sicurezza e la mancata evacuazione tempestiva.
- L'ondata generata dalla frana ha superato la diga, colpendo i paesi di Casso, Erto e Longarone, causando la devastazione totale della valle.
- Nel 2008, l'ONU ha classificato la tragedia del Vajont come un esempio di disastro evitabile causato dall'uomo, sottolineando la negligenza nella gestione del rischio.
Indice
Il disastro del Vajont
Vajont è il nome di un torrente che, a cavallo tra Friuli Venezia-Giulia e Veneto, scorre nella valle di Erto e Casso per confluire poi nel Piave in provincia di Belluno. Purtroppo, questo nome è tristemente associato al disastro ambientale avvenuto la sera del 9 ottobre 1963: quella notte, alle 22.40 circa, 260 milioni di metri cubi di roccia si staccarono dal versante settentrionale del monte Toc e precipitarono nel lago artificiale formato dalla diga del Vajont, provocando una enorme e mortale ondata che ha investito i paesi circostanti e sottostanti, provocando quasi duemila morti.
Progettazione e costruzione della diga
La diga del Vajont fu progettata nel 1929 con l’idea di creare un bacino d’acqua artificiale per compensare la portata irregolare del fiume Piave ai fini della produzione di energia elettrica.
Il progetto però fu interrotto a causa dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale e fu iniziato solo nel 1957: la diga venne ufficialmente inaugurata nel 1960, nonostante l’opposizione di una parte della popolazione che era anche stata espropriata dei propri terreni. La diga era alta 262 metri, larga 190, spessa 22 metri alla base e 3,40 metri alla sommità: tuttavia, non furono prese le dovute precauzioni relativamente all’instabilità del monte Toc. Infatti, il disastro viene considerato in parte ambientale e in parte umano, dal momento che l’instabilità di quel versante del monte era nota già da tempo e la tragedia si sarebbe potuta evitare. Fu aperta un'inchiesta giudiziaria e fu celebrato un processo in tre fasi dal 25 novembre 1968 al 25 marzo 1971. I progettisti e dirigenti della SADE, ente gestore dell'opera fino alla nazionalizzazione, furono, alla fine del processo, ritenuti responsabili del disastro, in quanto sapevano che i versanti del monte Toc avevano caratteristiche morfologiche di incoerenza e fragilità tali da non renderli adatti a ospitare un serbatoio idroelettrico, e pur tuttavia avevano nascosto e celato queste caratteristiche.
Conseguenze e responsabilità umane
Oltre alla negligenza dell’aver costruito una diga in un bacino geologicamente non adatto, si contano altri due gravi errori umani: l'aver contribuito ad aumentare la quota del lago artificiale ben al di sopra dei margini di sicurezza, e il non avere dato subito l'allarme nel corso della sera del 9 ottobre per garantire l’evacuazione delle persone residenti nelle aree che sono a rischio di inondazione. A causa di queste gravissime mancanze, nel momento in cui la frana colpì il lago artificiale, l’acqua si sollevò in un’ondata che non ruppe i margini della diga, ma li superò, in una specie di tsunami alto 250 metri che si suddivise in tre onde. La prima onda colpì il paese di Casso, sulla riva del lago artificiale, sfondando i tetti delle case. La seconda onda si diresse verso il paese di Erto, anch’esso sulla riva del lago, che però fu protetto da uno sperone di roccia: l’acqua, ciononostante, distrusse alcune frazioni, con circa 350 morti. La terza onda volò oltre la diga a 80 km all’ora, raggiungendo un’altezza di 70 metri allo sbocco della valle del Vajont.
L'onda distruttiva
Alle 22.43, quattro minuti dopo la frana, la terza onda piombò sul paese di Longarone, trasformando la valle in una spianata di fango. In totale morirono 1.917 persone, di cui 487 bambini e ragazzi; 451 vittime non sono mai state ritrovate.
Ricostruzione e memoria
Ora Longarone e i paesi colpiti sono stati ricostruiti, ma il disastro rimane una cicatrice indelebile, soprattutto alla luce del fatto che poteva essere evitato. Il giorno 8 ottobre 1963 gli strumenti di rilevazione avevano mostrato che il versante del Monte Toc si era mosso in poche ore di più di mezzo metro: si era dunque deciso di svuotare il lago, e ciò, paradossalmente, fu uno dei fattori scatenanti della frana.
Nel 2008 l’Onu ha classificato la tragedia del Vajont come il peggior esempio tra i disastri evitabili provocati dall'uomo.
A cura di Suzy90.
Domande da interrogazione
- Qual è stato il principale fattore scatenante del disastro del Vajont?
- Quali errori umani hanno contribuito al disastro del Vajont?
- Quali furono le conseguenze immediate dell'ondata causata dalla frana?
- Come è stata classificata la tragedia del Vajont dall'ONU?
- Quali misure furono prese prima del disastro per prevenire la frana?
Il principale fattore scatenante del disastro del Vajont è stato il distacco di 260 milioni di metri cubi di roccia dal monte Toc, che ha provocato un'enorme ondata nel lago artificiale della diga del Vajont.
Gli errori umani che hanno contribuito al disastro includono la costruzione della diga in un bacino geologicamente instabile, l'aumento del livello del lago oltre i margini di sicurezza e la mancata evacuazione tempestiva delle aree a rischio.
L'ondata causata dalla frana ha colpito i paesi di Casso ed Erto, distruggendo case e causando circa 350 morti, e ha travolto Longarone, trasformando la valle in una spianata di fango e causando un totale di 1.917 morti.
Nel 2008, l'ONU ha classificato la tragedia del Vajont come il peggior esempio tra i disastri evitabili provocati dall'uomo.
Prima del disastro, si era deciso di svuotare il lago dopo che gli strumenti di rilevazione avevano mostrato un movimento significativo del versante del Monte Toc, ma paradossalmente, questo fu uno dei fattori scatenanti della frana.