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Concetti Chiave

  • La rivoluzione d'ottobre del 1917 in Russia ha portato a un cambiamento radicale, con Lenin e i bolscevichi che hanno preso il potere, instaurando un regime comunista e fondando l'Unione Sovietica nel 1922.
  • Il programma di Lenin includeva la pace separata con la Germania, la nazionalizzazione delle fabbriche, la lotta all'analfabetismo, la parità di genere e l'abolizione della proprietà privata, promuovendo un sistema economico socialista.
  • Stalin, succedendo a Lenin, ha instaurato un regime totalitario caratterizzato dall'industrializzazione forzata, dalla collettivizzazione delle terre e dalla repressione politica, con le purghe staliniane e i gulag.
  • In Italia, il fascismo di Mussolini è emerso nel contesto post-bellico, approfittando della crisi socio-economica e politica, consolidando il potere attraverso la violenza squadrista e la marcia su Roma nel 1922.
  • Hitler, partendo da umili origini austriache, ha sfruttato la crisi economica tedesca per guadagnare potere politico, diventando cancelliere nel 1933 e instaurando un regime nazista, caratterizzato dall'antisemitismo e dalla creazione dei campi di concentramento.

Indice

  1. La Russia prerivoluzionaria
  2. La rivoluzione di febbraio
  3. L'ascesa dei bolscevichi
  4. Il regime di Lenin
  5. La guerra civile e l'URSS
  6. La reazione europea
  7. La nuova politica economica
  8. La successione di Stalin
  9. Il regime di Stalin
  10. La carestia e le purghe
  11. Il culto di Stalin
  12. L'Italia post-bellica
  13. Il mito della vittoria mutilata
  14. L'ascesa di Mussolini
  15. Il biennio rosso
  16. La marcia su Roma
  17. Il delitto Matteotti
  18. Il regime fascista
  19. Le leggi fascistissime
  20. L'espansione coloniale
  21. L'alleanza con la Germania
  22. L'ascesa di Hitler
  23. La crisi economica tedesca
  24. La crescita del nazismo
  25. L'ascesa al potere di Hitler
  26. Gli alleati di Hitler

La Russia prerivoluzionaria

La situazione della Russia prima della rivoluzione d’ottobre.

Prima della rivoluzione d'ottobre del 1917, la Russia presenta una situazione socio politica e socio economica a dir poco critica:

La Russia inizio novecento è governata dallo zar Nicola II, che esercita il potere in maniera autoritaria senza tener conto dei bisogni del popolo e dei consigli dei ministri che vengono considerati dei semplici funzionari.

Dal punto di vista sociale la Russia prerivoluzionaria a una struttura ancora se mi feudale, l'aristocrazia latifondista e il clero ortodosso sono potenti e ricchi.

A questa arretratezza sociale si va a sommare un ritardo economico altrettanto grave: nonostante sia un paese ricchissimo di materie prime la Russia è un paese scarsamente industrializzato e registra un notevole ritardo rispetto al resto dell’Europa.

In Russia oltre a mancare una classe operaia di una certa consistenza, non vi è traccia di una classe borghese nel senso moderno del termine, dinamica e imprenditoriale;

A tutto ciò va aggiunto un tasso di analfabetismo altissimo che riguarda il 75% della popolazione.

La rivoluzione di febbraio

Nel febbraio del 1917 scoppia a San Pietroburgo una rivolta popolare appoggiata dalle stesse truppe inviate a reprimerla che costringerà lo zar Nicola II della dinastia dei Romanov ad abdicare.

In seguito all'abdicazione dello zar si formò un governo provvisorio di coalizione tra i partiti borghesi. Altri partiti erano:

Il partito dei cadetti (democratico liberali) che aveva l'appoggio della borghesia.

Il partito socialista rivoluzionario, intento a sostenere le rivendicazioni dei contadini.

Il partito socialdemocratico diviso in menscevichi e bolscevichi.

Menscevichi: pensavano che fosse prematuro l'obiettivo di costruire una società socialista in Russia a causa della sua arretratezza economica. Perciò si battevano per una rivoluzione sociale in grado di debellare il feudalesimo e l'assolutismo del regime zarista e di creare istituzioni capaci di avviare lo sviluppo economico del paese.

Bolscevichi: avevano un'organizzazione solida fatta di rivoluzionari di professione che erano più radicali. Ritenevano necessario che si formasse un'alleanza di classe tra operai e contadini che avrebbe potuto scatenare un processo rivoluzionario in grado di instaurare una dittatura del proletariato.

L'ascesa dei bolscevichi

Successivamente a Pietrogrado gli operai soldati i protagonisti dell'insurrezione diedero vita ad un soviet, ovvero un organismo di autogoverno che controllava posta, telegrafi e ferrovie indispensabili per comunicare con il resto del paese. I soviet esigevano la pace e la riforma agraria. Il 25 ottobre i bolscevichi, guidati da Lenin, assaltano il palazzo d'inverno a San Pietroburgo, sede del governo, costringendo alla fuga il vecchio capo del governo e sostituendo il governo provvisorio.

Era iniziata la rivoluzione d’ottobre. I bolscevichi, pur essendo una minoranza, con un vero e proprio colpo di Stato ebbero la meglio sia sui menscevichi che sui socialisti rivoluzionari.


Per prima cosa Lenin concentrerà il potere nelle mani dei soviet (consigli di soldati, operai e contadini), che riconoscono in lui il loro capo indiscusso e, con l’aiuto del fidato Trotzky, darà vita a un governo comunista.

Il regime di Lenin

Una volta al potere Lenin, secondo quanto affermato nelle famose Tesi di aprile (p. 185) porrà le basi per instaurare la dittatura del proletariato con l’ambizioso obiettivo di creare un uomo nuovo, l’uomo sovietico e di fare della Russia il paradiso dei lavoratori.
Nel 1918 Lenin fonderà la Ceka, la polizia politica, la messa al bando degli altri partiti, istituirà i campi di lavoro dove deportare i dissidenti e la pena di morte, ormai si era entrati a tutti gli effetti in un regime comunista dittatoriale.

Nell’opera di diffusione delle idee leniniste svolgerà un ruolo di importantissimo il quotidiano politico la Pravda (la verità), fondato dallo stesso Lenin, che verrà diretto nei primi anni da un giovane rivoluzionario georgiano di nome Stalin (acciaio), che segnerà in modo tragico la storia russa per quasi trent’anni.

Ritiro della Russia dalla guerra senza annessioni né riparazioni con la pace separata di Brest – Litovsk (3 marzo 1918) 


Fine del latifondo 


Nazionalizzazione delle fabbriche e delle banche. 


Diritto all’istruzione, alla sanità pubblica, al lavoro.

Lotta all’analfabetismo.

Uguaglianza tra i sessi, fu introdotto il matrimonio civile, legalizzato il divorzio e l’aborto 


Fu intrapresa un’opera di scristianizzazione del paese, vennero confiscati i beni delle chiesa ortodossa compromessa con il regime zarista.

Abolizione della proprietà privata. 


Instaurazione di un sistema economico di tipo socialista, fondato sulla collettivizzazione dei beni e non sull’iniziativa privata e sulle leggi del libero mercato quale quello capitalista.


La guerra civile e l'URSS

Dal 1918 al 1920 si assisterà a una durissima guerra civile tra l’Armata Rossa di Trotzkiy e i russi bianchi rimasti fedeli allo zar. Durante la guerra civile si ricorrerà in economia al cosiddetto comunismo di guerra (tutte le attività economiche saranno soggette al controllo dello Stato, si procederà alle requisizioni forzate di grano nelle campagne, divieto di sciopero, ferrea disciplina in ambito lavorativo).

La guerra civile sarà vinta dall’armata rossa e nel 1922 verrà proclamata l’U.R.S.S. (Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche), governata dal partito unico, il PCUS (partito comunista dell’Unione Sovietica).

Lenin aveva ormai dato vita a una vera e propria dittatura.

La reazione europea

N.B. Di fronte alla rivoluzione russa l’Europa reagirà stendendo intorno alla Russia un “cordone sanitario”, con il fine di isolare il governo comunista, dal momento che un eventuale “contagio” della rivoluzione bolscevica al resto d’Europa veniva considerato un pericolo mortale per il capitalismo borghese.

Inoltre, a guerra appena finita, le varie potenze vincitrici, compresi gli U.S.A., non esitarono a inviare corpi di spedizione in aiuto dei “russi bianchi”, che combattevano contro il governo sovietico.


La nuova politica economica

Nuova politica economica

Conclusa la guerra civile il governo adottò una nuova politica economica:

le requisizioni forzate furono sostituite da una tassa in natura e i contadini venne nuovamente concessa la libertà di vendere i prodotti restanti.

Vennero fatti una serie di riforme nei settori dell'istruzione, dell'assistenza sociale e della sanità.

Introdusse cambiamenti in campo industriale: ai privati si permise di gestire piccole imprese e le imposte furono diminuite.

La successione di Stalin

Nel 1922 fu eletto segretario generale del partito comunista Stalin che subentra a Lenin, dopo essere stato colpito da una grave malattia.

Nel 1924 Lenin muore, gli succede alla guida del governo e del P.C.U.S. (Partito Comunista dell’Unione Sovietica) Stalin.
Stalin, nonostante Lenin ne avesse intuito il carattere violento e autoritario e avesse messo al corrente di ciò i suoi più intimi collaboratori, ebbe la meglio sul più famoso e meno estremista Trotzkiy.

Stalin e Trotzkiy, i due grandi rivali alla successione a Lenin, erano i portatori di due visioni tra loro opposte circa il futuro della rivoluzione d’ottobre:

Stalin: realizzazione del socialismo in un solo paese, l’U.R.S.S.

Trotzky: secondo Trotsky la rivoluzione per sopravvivere dovrà essere esportata negli altri paesi europei altrimenti l’URSS correrà il rischio di rimanere isolato e di essere destinato alla sconfitta.

Il regime di Stalin

Una volta al potere Stalin diede vita a un regime di tipo totalitario, che durerà fino alla sua morte avvenuta nel 1953.
Con Stalin ha inizio la cosiddetta industrializzazione forzata dell’U.R.S.S. attraverso l’economia pianificata dei piani quinquennali, i quali se permetteranno un balzo in avanti all’economia del paese è altrettanto vero che avranno un costo umano altissimo, specialmente per la classe operaia che vedrà abolito il diritto di sciopero e dovrà adattarsi a ritmi di lavoro durissimi in nome della gloria del socialismo (lo stachanovismo); sempre Stalin proseguirà alla collettivizzazione delle terre con lo sterminio di cinque – sei milioni di kulaki (piccoli proprietari terrieri a cui Lenin aveva concesso di mantenere il possesso di piccole proprietà in deroga all’abolizione della proprietà privata) e la realizzazione dei kolkhoz (aziende agricole collettive), o dei sovkhoz (piccole aziende agricole statali).

La carestia e le purghe


La collettivizzazione forzata delle terre produsse una carestia artificiale che causò circa 5 milioni di morti, in Ucraina viene ricordata con il termine Holodomor, il genocidio per fame.

Dal punto di vista politico Stalin eliminò i suoi avversari politici con le cosiddette purghe, parola che in russo significa letteralmente tormenta di neve, a seguito delle quali spariranno migliaia di membri del partito comunista imputati di tramare contro l’U.R.S.S. sulla base di semplici sospetti, famosa la purga del 1937.

Il culto di Stalin

Stalin darà vita al cosiddetto culto della personalità (una vera e propria venerazione del Capo considerato un essere infallibile, cui si deve obbedienza assoluta).

A tutto ciò, va aggiunta la creazione da parte di Stalin di una fitta rete di campi di lavoro forzato in Siberia e nelle altre regioni più inospitali del Paese, i cosiddetti gulag, dove verranno rinchiusi milioni di oppositori al regime, che forniranno un immenso serbatoio di manodopera schiava per la realizzazione dei piani quinquennali. Nei gulag moriranno per fame, stenti e fucilazioni milioni di cittadini sovietici.

Nonostante ciò, a causa delle pochissime informazioni che si avevano in Europa e nel mondo su che cosa fosse veramente lo stalinismo, per molti anni si guarderà all’U.R.S.S. come al paradiso dei lavoratori e Stalin verrà visto come l’artefice di una società giusta e armoniosa quale si credeva fosse quella sovietica.
Il mito di Stalin, che morirà nel 1953, sopravviverà fino al 1956, anno del XX congresso del P.C.U.S. durante il quale verranno denunciati i crimini di Stalin e si avvierà la destalinizzazione.

L'Italia post-bellica

L’Italia dal primo dopoguerra all’avvento del fascismo.

Situazione dell’Italia dopo la I guerra mondiale.

Nonostante l’Italia appartenga al gruppo delle nazioni che sono uscite vincitrici dalla Grande guerra, si trova all’indomani della fine del conflitto ad affrontare un periodo di profonda crisi socio – economica e socio – politica.

Crisi socio – economica: finita la guerra si assiste al crollo delle commesse (ordinativi) industriali legate alle forniture militari richieste dallo stato alle industrie per sostenere lo sforzo bellico con la conseguenza di un alto numero di licenziamenti nel settore industriale, che determineranno un grave crisi occupazionale.

Crisi socio – politica:
A) I reduci che tornano dal fronte, soprattutto ufficiali e sottoufficiali appartenenti alla piccola e media borghesia, si ritrovano spesso disoccupati e hanno grosse difficoltà, dopo tanto tempo. passato al fronte, a riadattarsi alla vita civile.
Inoltre, ritengono che i loro sacrifici non siano stati ricompensati come avrebbero voluto. Si ha quindi una classe media profondamente insoddisfatta e frustrata nelle sue aspirazioni.

B) Anche i contadini e gli operai si sentono traditi perché il governo non ha mantenuto le promesse fatte dopo Caporetto: divisione delle terre e azionariato popolare nelle fabbriche.

N.B. Si assiste pertanto a un malcontento diffuso che abbraccia, seppure per motivi diversi, tutto le classi sociali.

Il mito della vittoria mutilata

A tutto ciò si aggiunga il fatto che alla conferenza di pace di Versailles i delegati italiani abbandonano il tavolo delle trattative perché viene negata loro la città di Fiume (quest’ultima tra l’altro non rientrava tra i territori promessi all’Italia nel patto segreto di Londra). A seguito di ciò nascerà il mito della vittoria mutilata , espressione quest’ultima coniata da D’Annunzio.

I principali partiti politici nell’Italia del I dopoguerra, oltre a quello liberale, sono: il Partito Socialista Italiano (PSI) diviso al suo interno tra i riformisti di Turati e i massimalisti di Serrati, nonostante il buon esito delle elezioni del 1919 (i socialisti ottengono il 32,3% dei voti e 156 seggi in parlamento) non riescono ad essere incisivi; il Partito popolare Italiano (PPI) fondato da Don Sturzo (ottiene il 20,5% e 100 seggi in Parlamento) d’ispirazione cattolica contende ai socialisti il consenso delle classi più umili.

L'ascesa di Mussolini

Sul palcoscenico di una situazione a dir poco così confusa e delicata si affaccerà la figura di Benito Mussolini.

Nel 1919 Mussolini fonderà a Milano i Fasci di combattimento, un movimento politico fortemente nazionalista, autoritario, antisocialista, antidemocratico, antiparlamentare, militarista.

Nei Fasci di combattimento confluiranno soprattutto ex combattenti, in particolare gli Arditi e individui appartenenti alla piccola e media borghesia, che vedono in Mussolini colui che è in grado di dar voce alle loro frustrazioni.

N.B. Il pensiero fascista è di per sé trasversale, non si rivolge a una classe sociale specifica bensì, cerca di ottenere consenso e seguito presso tutti gli strati sociali della popolazione.

Il biennio rosso

Tra il 1919 e il 1920 abbiamo il cosiddetto biennio rosso, ovvero due anni di disordini sociali dovuti alla grave crisi economica che aveva travolto le classi popolari. Questi disordini culmineranno con le occupazioni delle fabbriche al nord e delle terre al sud e nella pianura padana.

Ciò avvenne perché si pensava in questo modo i rimediare alle promesse non mantenute dal governo dopo Caporetto nei confronti delle classi sociali più svantaggiate.

Per far fronte a queste forti tensioni sociali gli industriali e gli agrari (possidenti agricoli) si affideranno a Mussolini, il quale fonderà le cosiddette squadre d’azione,o squadracce, le quali con la connivenza (complicità) del governo e delle forze dell’ordine daranno vita a tutta una serie di violenze e intimidazioni contro sindacalisti, sedi dei giornali, esponenti del mondo del lavoro, semplici lavoratori.
Spesso saranno anche protagonisti di scontri di piazza durante scioperi e manifestazioni sindacali.

N.B. In questo periodo il governo e il padronato pensano di potersi servire di Mussolini e del suo movimento come uno strumento per ristabilire l’ordine nel paese, da lì a poco si accorgeranno che la situazione si evolverà in un modo molto diverso da come avevano immaginato.

Mussolini non solo trarrà vantaggio dalla grave crisi presente nel paese, ma anche da tutte una serie di eventi che inevitabilmente concorreranno a spianargli la strada verso il potere.
Infatti, nel 1921 si registrerà all’interno del partito socialista la scissione (divisione) di Livorno da cui nascerà il partito comunista fondato da Bordiga e da Gramsci. Invece di rafforzare le forze popolari presenti nel paese e contrarie al fascismo, questo fatto indebolirà le forze di sinistra che si troveranno divise al loro interno.

La marcia su Roma

Giunti a questo punto, Mussolini comprende che è venuto il momento di agire e, il 28 ottobre del 1922, organizza la marcia su Roma.
Il re Vittorio Emanuele III, invece di dare ordine all’esercito di respingere le poche migliaia di fascisti che si appressavano a entrare nella capitale, dà a Mussolini l’incarico di formare il governo.

Mussolini quindi va al potere con un atto di forza e con la complicità del re. Nel 1922 inizia il periodo del ventennio fascista, anche se fino al 3 gennaio 1925 Mussolini manterrà in vita una parvenza di democrazia prima di instaurare una vera e propria dittatura.

Il delitto Matteotti

Dalla marcia su Roma al Regime.

Il delitto Matteotti.

Una volta al potere Mussolini, nonostante non faccia mistero del suo fastidio nei confronti delle regole democratiche e del parlamento, mantiene in vita una parvenza di democrazia parlamentare presiedendo un governo di coalizione, formato da forze politiche non esclusivamente fasciste (liberali, popolari, monarchici).
Nel 1924, in un clima di forte tensione, fatto di violenze e intimidazioni nei confronti delle forze politiche avverse al fascismo, si tengono le elezioni per il rinnovo del Parlamento.

Grazie ai brogli (irregolarità) elettorali e alle violenze squadriste dentro e fuori i seggi, il Partito nazionale fascista ottiene la maggioranza relativa, grazie alla legge Acerbo, deputato fascista, che assegnava un premio di maggioranza, ovvero i 2/3 dei seggi a chi avesse ottenuto il 25% dei voti.

Tra i tanti deputati che sono al corrente di quanto accaduto durante e dopo la campagna elettorale, l’unico ad avere il coraggio di rendere noto quanto avvenuto è Matteotti, deputato socialista, il quale denuncerà in un famoso discorso alla camera dei deputati le violenze squadriste e i brogli elettorali compiuti dai fascisti durante le elezioni.

Da lì a qualche giorno, Matteotti, su ordine di Mussolini, verrà rapito da alcuni squadristi e il suo corpo senza vita verrà ritrovato nelle campagne vicino Roma.
A seguito del delitto Matteotti, si avrà la famosa secessione dell’Aventino.

La secessione dell’Aventino.
Con secessione dell’Aventino s’intende l’iniziativa che il deputato socialista Giovanni Amendola proporrà ai rappresentanti di tutti i partiti, tranne di quello fascista, di abbandonare il Parlamento, in segno di protesta per il delitto Matteotti.


Tale iniziativa di per sé molto netta e decisa contro Mussolini, che tiene sempre più una maniera di agire per modi e forme più propri a quella di un gangester che non a quella di un uomo politico, verrà detta l’Aventino perché ricordava un episodio della storia romana durante il quale, nel V secolo a.C. , i tribuni della plebe si ritirano appunto sul colle dell’Aventino e si rifiutarono di discenderne fino a quando non avessero ottenuto dal senato quanto da loro richiesto. Purtroppo questa forma di protesta non sortirà (otterrà) alcuno dei frutti sperati, poiché il re, Vittorio Emanuele III, invece di revocare l’incarico di governo a Mussolini , come avevano sperato gli aventiniani e come sarebbe stato logico aspettarsi in qualsiasi democrazia parlamentare che volesse ancora definirsi tale, non fece nulla di ciò.

Il regime fascista

Mussolini, quindi, non solo rimarrà al proprio posto, ma il 3 gennaio 1925 si assumerà di fronte al Parlamento la responsabilità morale, politica e storica del delitto Matteotti e inaugurerà così il Regime.
Per prima cosa Mussolini scioglierà il Parlamento, dando vita così a una diarchia (doppio potere), duce e re, durante il Regime infatti verrà tollerata la presenza della monarchia quale altra fonte di potere e si dividerà con essa il potere stesso.
Nel 1926 verranno promulgate le cosiddette leggi fascistissime, una serie di provvedimenti contro la libertà) che faranno precipitare l’Italia nella dittatura.

Le leggi fascistissime

Le leggi fascistissime si possono così brevemente riassumere:

A)  soppressione della libertà di stampa, di associazione, di sciopero 


B)  scioglimento di tutti i partiti tranne quello fascista 


C)  scioglimento dei sindacati 


D)  instaurazione della polizia politica OVRA (opera vigilanza repressione antifascismo) 


E)  instaurazione del Tribunale speciale per la difesa dello Stato che poteva condannare gli oppositori al carcere, al confine di polizia o addirittura alla morte. 


Il totalitarismo fascista - L’organizzazione del consenso.

Il Fascismo come gli altri due totalitarismi classici, Nazismo e Stalinismo, non si limita a reprimere gli oppositori, a rendere docili i cittadini ai voleri del capo, vuole il controllo totale della persona, vuole la sua anima.
I regimi totalitari pretendono il consenso, la partecipazione spontanea, l’adesione della massa al regime.

N.B. Il consenso nelle società democratiche è frutto di un reale confronto, dibattito tra opinioni, posizioni tra loro diverse, nei paesi totalitari il consenso è imposto dall’alto, gli individui non hanno la possibilità di confrontare quanto viene detto loro dal regime con chi la pensa in maniera diversa da esso.

Per conseguire tutto ciò il fascismo darà vita a una vera e propria irreggimentazione della società.

1. Per prima cosa Mussolini porrà sotto il controllo del partito l’istruzione, a cominciare dalla scuola materna per finire all’università.
 La scuola infatti è il luogo dove si forma la personalità del singolo individuo, controllare la scuola significa inculcare nelle future generazioni il principio di obbedienza e di fedeltà al regime.

2. Nell’organizzare il consenso Mussolini ebbe l’intuizione di ricorrere ai moderni mass – media del tempo come la radio, il cinematografo, gli slogan, i manifesti.

3. Inoltre verrà istituito il sabato fascista e le adunate di piazza dove il Duce si rivolgerà alla folla per ottenerne la sua approvazione.

Oltre a ciò, Mussolini, per diffondere le linee guida della dottrina fascista, farà un uso massiccio degli slogan, frasi ad effetto facili da memorizzare e da ripetere durante la adunate di piazza o le cerimonie del regime.


4. In ultimo, il Fascismo, come tutti i totalitarismi, si approprierà del tempo libero del singolo individuo, con l’istituzione delle varie associazioni dopolavoristiche fasciste, l’organizzazione delle colonie montane o marine per i bambini e gli adolescenti, la fondazione di associazioni sportive e l’inquadramento per fasce d’età di giovani e ragazze all’interno di apposite organizzazioni paramilitari (ad esempio l’Opera Nazionale Balilla, i Figli della lupa, le Giovani italiane, ecc.), le quali avevano il compito di iniziare la gioventù dell’epoca alla vita militare.

I totalitarismi trasformano il cittadino in suddito, privandolo di qualsivoglia forma di libertà di agire e, elemento questo ancor più inquietante, di pensare.

L'espansione coloniale

Nell'aprile del 1935 Mussolini ottenne il via libera dalla Francia per l'aggressione all'Etiopia che aveva individuato come obiettivo del suo disegno di espansione coloniale. La sua voglia di costruire un impero attraverso le conquiste coloniali nasceva da un groviglio di motivazioni:

rafforzare il prestigio militare dell'Italia fascista

Conquistare un territorio alla ricerca di materie prime di sbocchi per prodotti italiani

Avviare importanti flussi migratori verso nuove colonie di popolamento

Il pretesto della guerra fu un incidente tra militari italiani ed etiopi verificatosi al confine tra Somalia ed Etiopia nel 1934; nel 1935 si scatenò l'attacco sulla frontiera tra Eritrea ed Etiopia. Dall'obiettivo di una semplice vittoria militare nasce una conquista integrale dell’Etiopia. Oltre all'uso dell'aviazione si è fatto ricorso a terribili gas velenosi. Il 9 maggio Mussolini si presentò come fondatore dell'impero d'Etiopia, che fu unita alla Somalia e all'Eritrea fino a formare l'Africa orientale italiana dove Vittorio Emanuele III assunse il titolo di imperatore.

L'alleanza con la Germania

In occasione della guerra dei Etiopia la situazione tra Germania e Italia cambiò: la Germania non condanno l'iniziativa italiana di aver bloccato qualsiasi iniziativa tedesca al confine italo austriaco, ma rafforzò i rapporti economici con l’Italia. Questo appoggio fuori cambiato dall'opposizione italiana misure punitive contro la Germania che nel 1936 si introdusse nella Renaria. Nello stesso anno nacque l'alleanza che impegnava le due potenze a collaborar e nella lotta contro il bolscevismo e a intervenire a sostegno dei militari spagnoli.

L'ascesa di Hitler

Hitler è nato in una famiglia povera austriaca e suo padre era un doganiere. A 16 anni e voleva diventare un artista, era nullatenente l'unico lavoro che faceva era l’imbianchino. Il suo essere antisemita deriva dal fatto che si vedeva come il superuomo di D'Annunzio e la costrizione di vivere con i senzatetto a sviluppato l'odio verso gli ebrei, che erano i più ricchi dell’Occidente.

A 25 anni si arruola nell'esercito tedesco e combatte tutta la prima guerra mondiale sul campo. Viene addirittura encomiato due volte.

Dopo la guerra torna a monaco e gli viene affidato il lavoro di spia; un giorno fu incaricato di spiare il partito dei lavoratori tedeschi e quando attaccò uno dei rappresentanti venne arruolato nello stesso partito per fare propaganda (vieni arruolato perché era bravo a veicolare l'odio e convincere così la gente). Nel 1921 supera il presidente forma il partito nazionalsocialista dei lavoratori tedeschi.

La crisi economica tedesca

In Germania la situazione era diventata particolarmente drammatica, infatti nel 1923, una grave crisi aveva portato al crollo del marco e a una spirale antinflazionistica straordinaria. Grazie al piano economico statunitense, che aveva stabilito la dilazione del pagamento delle pesantissime riparazioni di guerra, la Germania aveva così vissuto dal 1924 al 1929, un periodo di relativa stabilizzazione politica e di ripresa economica. Tutto questo fu distrutto dalla grave crisi economica del 1929; infatti la crisi era partita dagli Stati Uniti ma la Germania era crollata perché è strettamente legata ai prestiti Statunitensi.

La crescita del nazismo

La crisi del 29 provocò la caduta del governo fino ad allora sostenuto dai socialdemocratici. Si formò un nuovo governo che aveva l'obiettivo di difendere il valore del marco e la stabilità del bilancio, senza espandere la spesa pubblica per sostenere i disoccupati in costante crescita. Alle elezioni politiche del 1930 il secondo partito più votato divenne quello di Hitler, sostenuto dai lavoratori e dagli agricoltori colpiti gravemente nei loro redditi e disponibili ad appoggiare le forze politiche della destra nazionalista.

La crisi era talmente grave che la Germania fu accusata di insolvibilità e per questo la questione dei debiti di guerra e delle ripartizioni fu cancellata.

L'ascesa al potere di Hitler

La crescita elettorale nazista fu ancora più evidente durante le elezioni presidenziali del 1932 quando Hitler e Hindenburg si sfidarono. Hitler perse mentre l'avversario ottenne la vittoria e la rielezione soltanto grazie al voto dei socialdemocratici. Dato che il partito nazista acquisiva sempre più voti, il presidente del nuovo governo propose a Hitler la carica di vice cancelliere. In questo modo contavano di mantenere i nazisti in una posizione secondaria conservando la guida del paese nelle mani delle forze conservatrici tradizionali. Hitler rifiutò consapevoli di poter rivendicare interamente per sé il governo, e successivamente nel 1933 Hitler fu nominato cancelliere. Nello stesso anno furono istituiti i primi campi di concentramento.

Gli alleati di Hitler

Ernest Rohm: Primo alleato di Hitler e primo ad essere ucciso, è stato il capo delle SA (Guardia privata dei nazisti o camice brune).

Hermann Goring: alleato che presenta Hitler all'alta società.

Joseph Goebbels: organizzatori degli eventi politici di Hitler che poi diventerà il ministro della propaganda, più antisemita di Hitler.

Himmler: responsabile della morte di 6 milioni di persone, a capo delle s.s., l'architetto del nazismo.

Domande da interrogazione

  1. Qual era la situazione socio-politica ed economica della Russia prima della rivoluzione d'ottobre del 1917?
  2. Prima della rivoluzione d'ottobre, la Russia era governata dallo zar Nicola II in modo autoritario, con una struttura sociale semi-feudale e un'economia arretrata. Mancava una classe operaia e borghese significativa, e il tasso di analfabetismo era altissimo, riguardando il 75% della popolazione.

  3. Quali erano i punti fondamentali del programma di Lenin dopo la rivoluzione d'ottobre?
  4. Il programma di Lenin includeva il ritiro della Russia dalla guerra, la fine del latifondo, la nazionalizzazione delle fabbriche e delle banche, il diritto all'istruzione e alla sanità pubblica, la lotta all'analfabetismo, l'uguaglianza tra i sessi, e l'abolizione della proprietà privata.

  5. Come si sviluppò il regime di Stalin dopo la morte di Lenin?
  6. Dopo la morte di Lenin, Stalin instaurò un regime totalitario caratterizzato dall'industrializzazione forzata, la collettivizzazione delle terre, le purghe politiche, e la creazione di campi di lavoro forzato (gulag). Stalin promosse il culto della personalità e mantenne il potere fino alla sua morte nel 1953.

  7. Quali furono le cause e le conseguenze dell'avvento del fascismo al potere in Italia?
  8. L'avvento del fascismo fu favorito dalla crisi socio-economica e politica post-bellica, il malcontento diffuso tra le classi sociali, e la marcia su Roma organizzata da Mussolini. Il re Vittorio Emanuele III diede a Mussolini l'incarico di formare il governo, portando all'instaurazione di una dittatura fascista.

  9. Come si sviluppò il nazismo in Germania e come Hitler salì al potere?
  10. Il nazismo si sviluppò in un contesto di crisi economica e instabilità politica. Hitler, inizialmente membro del partito dei lavoratori tedeschi, divenne leader del partito nazionalsocialista. Dopo la crisi del 1929, il partito nazista guadagnò consenso, e nel 1933 Hitler fu nominato cancelliere, istituendo i primi campi di concentramento.

Domande e risposte

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