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Dalla società di massa allo scontro tra Stalin e Trockij
La società di massa:
Definizione: società caratterizzata dalla diffusione di massa dei prodotti di consumo -> disponibili per un numero limitato. si verifica il fenomeno del “pieno”. La massa è dunque un insieme omogeneo in cui i singoli individui scompaiono rispetto al gruppo. Nell’economia della società dii massa il settore terziario assume un ruolo sempre più importante e i lavoratori di questo settore vanno a formare il ceto medio, ovvero la piccola borghesia. In Italia l’introduzione al suffragio universale avviene nel 1912, si andò a formare quindi il partito politico di massa e di conseguenza le organizzazioni sindacali, lo sciopero era lo strumento utilizzato per dare più forza alle rivendicazioni operaie: riduzione orari di lavoro e aumento di salario.
Il dibattito politico sociale:
Vi erano diversi partiti:
Conservatori: non volevano scioperi, e no alla scolarizzazione perché comprometteva i privilegi delle classi sociali più abbienti.
Liberali: esaltavano il valore della libertà economica individuale e favorivano le leggi della libera concorrenza.
Socialisti: guidati da Karl Marx, il quale sosteneva che i padroni sfruttassero le masse impadronendosi dei frutti del loro lavoro.
Chiesa: non volevano ne’ il socialismo ne’ il libero mercato, ma proponevano una collaborazione pacifica.
Il primo partito socialista si formò in Germania -> partito socialdemocratico tedesco, nel 1875 e fu un modello per l’efficienza organizzativa sotto BABEL, principio fondante di Karl Marx.
In Francia si formò nel 1882 grazie a JAURES.
In Italia nel 1895 -> partito socialista italiano grazie a TURATI.
In Gran Bretagna nel 1906 -> partito laburista.
Venne a capo di tutto ciò la Seconda Internazionale socialista nel 1889:
1. limitazione della giornata lavorativa di 8 ore
2. giornata mondiale della lotta il 1° Maggio
A dominare la seconda internazionale fu proprio il Marxismo:
Revisionista o socialdemocratica: Bernstein, rifiuta gran parte delle tesi di Marx infatti secondo lui il proletariato migliorava lentamente le sue condizioni di vita, il capitalismo si modificava e anzi che crollare superava e sue crisi e gli Stati borghesi si evolvano in senso democratico.
Ortodossa o rivoluzionaria: Kautsky, voleva una società senza classi sociali, facendo ciò attraverso una rivoluzione violenta, per lui infatti i partiti socialisti dovevano preparare il proletariato alla rivoluzione.
Nazionalismo e militarismo:
Ci furono diversi tipi di nazionalismo:
francese: sostenne la politica di potenza della Francia esaltando la volontà di rivincita nei confronti della Germania.
italiano: rivendicò le terre ancora irredente come il Trentino, e un ruolo internazionale di prestigio.
tedesco: ebbe come programma il pangermanesimo ovvero il dominio della lingua tedesca > accusò gli ebrei di essere nemici interni.
panslavista: sostenne in Russia la politica di espansione dello zar per unificare tutti i paesi slavi dell’Europa, anche qua ci fu un massacro di ebrei chiamato pogrom.
Per quanto riguarda il militarismo, si impose nel 1870 in Europa il servizio militare obbligatorio per tutti i maschi validi, ciò risaliva alla leva di massa della fase giacobina della Rivoluzione francese. Si instaurò il suffragio universale.
Alla creazione degli eserciti contribuirono due fattori importanti:
un grande esercito era uno strumento di deterrenza anche in tempo di pace.
la tecnologia metteva a disposizione un grande numero di armamenti, mozioni ed equipaggiamenti. Si costruirono ferrovie che facilitavano spostamento dei soldati.
impedivano i comizi degli oppositori di governo, per mezzo delle forze
dell’ordine che arrestavano i sindacalisti, ricorrendo alle minacce e ai
brogli per fare eleggere parlamentari a lui fedeli.
Per tutto questo Giolitti fu aspramente criticato dall’opposizione.
La conquista della Libia
Giolitti ritenne opportuno riprendere la politica coloniale per tre motivi:
• voleva dimostrare di poter ai nazionalisti di poter aumentare il
prestigio internazionale dell’Italia,
• voleva assecondare i maggiori gruppi industriali e finanziari che
avevano interessi economici in Libia,
• voleva accontentare l’opinione pubblica che riteneva necessario
conquistare nuove terre per dar lavoro ai braccianti del Sud e a tutti
gli emigranti.
Rispetto ai governi precedenti Giolitti cambiò obiettivo, non più l’Etiopia,
ma la Libia, situata di fronte alle coste della Sicilia. Inoltre l’Italia aveva
ottenuto dalla Francia il diritto di conquistare la Libia, poiché aveva
accettato che la Francia conquistasse Tunisia e Marocco.
Nel 1911 l’Italia dichiaro guerra alla Turchia per conquistare la Libia, la
resistenza libica era impenetrabile, il governo italiano continuava a
mandare uomini, ma inutilmente, alla fine gli italiani decisero di
attaccare direttamente la Turchia, che dunque accettò di firmare il
Trattato di Losanna con il quale cedeva il dominio sulla Libia all’Italia.
Presto gli italiani si accorsero che i soldi e le vite spese per ottenere la
Libia non sarebbero stati ripagati, infatti la Libia non era fertile e non
aveva grandi ricchezze minerali ( dei giacimenti di petrolio non se ne
sapeva nulla).
Il suffragio universale maschile
La principale riforma democratica dell’età giolittiana fu l’approvazione
nel maggio 1912 di una uova legge elettorale, che introduceva il
suffragio universale maschile, cioè la concessione del voto a tutti i
cittadini maschi che avessero compiuto trent’anni. Potevano votare già a
ventuno anni quelli che avevano adempiuto al servizio militare o che
sapevano leggere e scrivere. Giolitti voleva allargare l’elettorato per
ottenere più voti dai socialisti e dai cattolici.
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Giolitti e i cattolici
I cattolici sono sempre più attivi nella vita della società attraverso
l’Opera dei Congressi, che si occupava di assistenza caritativa e di
animazione culturale, erano sorti i sindacati cattolici, le cosiddette
cooperative bianche, ma soprattutto venne fondata l’Azione Cattolica,
che inquadrava i cittadini cattolici sotto la guida di papi e vescovi.
Nel 1913 Giolitti stipulò con l’Unione elettorale cattolica il patto
Gentiloni, con il quale i cattolici s’impegnavano a votare quei candidati
liberali che avrebbero protetto la Chiesa, furono voti fondamentali per
ottenere la maggioranza alle elezioni successive.
1914: finisce l’età giolittiana
La guerra in Libia aveva indebolito il governo Giolitti. Molti lo criticavano
e l’economia era di nuovo in crisi. In questo conteso Giolitti diede le
dimissioni, pensava probabilmente che sarebbe stato richiamato al
governo come era successo in passato.
Al re indicò come suo successore Antonio Salandra, un conservatore
che represse duramente scioperi e disordini restituendo al paese
un’atmosfera di forte tensione. Finisce l’età giolittiana.
LA PRIMA GUERRA MONDIALE:
1914-1918
Ebbe varie cause -> cause remote tra coi politiche, economiche, militari
e socioculturali.
- cause politiche: desiderio dei rivincita dei francesi contro i tedeschi e
rivendicazione della Alsazia e della Lorena, rivalità tra Austria e
Russia, crisi dell’impero ottomano, triplice alleanza ( Germania,
Austria e Italia ), triplice intesa ( Gran Bretagna, Francia e Russia ).
- cause economiche: rivalità economica tra GB e Germania per la
rapida crescita industriale di quest’ultima, la necessità di tutte le
potenze di espandere il proprio mercato e garantirsi il rifornimento di
materie prime.
- cause culturali: dilagante nazionalismo che esaltò la potenza militare
e la necessità di affermare la propria superiorità sulle nazioni, tesi
razziste per salvaguardare l'identità nazionale dalle contaminazioni.
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L'applicazione del darwinismo ovvero che la guerra tra gli Stati fosse
l'equivalente della lotta per la sopravvivenza, molti giovani vedevano
nella guerra l'unica possibilità di cambiamento e l'occasione che
avrebbe consentito loro di realizzarsi, l'esaltazione del futurismo.
La causa però, che fece esplodere il conflitto, fu il 28 giugno 1914
l'attentato a Sarajevo quando nazionalista serbo uccise l’arciduca
Francesco Ferdinando, erede al trono d’Austria, e sua moglie.
Austria approfitto del grave fatto per motivare un'aggressione militare
della Serbia. Il 23 luglio inviò alla Serbia un ultimatum:
- soppressione delle organizzazioni slave.
- divieto di ogni forma di propaganda antiaustriaca.
- l'apertura di un'inchiesta sull'attentato condotta dalla commissione
mista sia serba che austriaca.
29 luglio: Russia dichiara guerra alla Germania.
• 4 agosto: la Gran Bretagna interviene nel conflitto.
• fronte occidentale: in francia le vicende belliche non si svolgevano coe
• era previsto, francesi bloccano i tedeschi sul fiume Marna.
autunno 1914: I due eserciti furono costretti a fronteggiarsi su una
• linea molto lunga a questo proposito si decise di costruire delle trincee
che erano fossati scavati nel terreno dotati di ripari e di reticolati di filo
spinato, si era passati da una guerra di movimento a una guerra di
posizione.
fronte orientale: i tedeschi sconfiggono i russi.
• 31 ottobre: entra in guerra la Turchia.
•
Nell'agosto del 1914, Salandra proclamò la neutralità del nostro paese,
appellandosi alla triplice alleanza dal momento che prevedeva solo
quelle difensive ma in questo caso la Germania era un aggressore.
Si aprì un dibattito Sulla possibilità di intervento contro l'Austria, si
formarono due schieramenti i neutralisti e gli interventisti.
NEUTRALISTI: liberali, socialisti e la chiesa. spiccava tra i pareri
neutralisti quello di Giovanni Giolitti, per i socialisti era uno scontro fra
opposti desideri capitalistici, per la chiesa invece Benedetto XV aveva
condannato ogni tipo di conflitto.
INTERVENTISTI: nazionalisti, irredentisti e gli interventisti di dx e
sx. Tra gli intellettuali di spicco troviamo Gabriele d’Annunzio e Papini,
l’obiettivo principale di questi era la liberazione delle terre irredente.
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L’organo principale degli interventisti era “il popolo d’Italia” guidato da
Benito Mussolini.
26 aprile 1915: Sonnino sottoscrisse il patto di Londra, l’Italia doveva
entrare in guerra nel giro di un mese, e in caso di vittoria dell’intesa, le
garantiva Trento e Trieste, il Sud Tirolo e l’Istria.
3 maggio 1915: l’Italia uscì dalla triplice alleanza.
24 maggio 1915: l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria.
Quando l'Italia entra in guerra, non era ancora pronta sostenere un
conflitto impegnativo. Infatti furono evidenti inefficienza organizzativa, le
carenze nell'armamento, la scarsa preparazione tecnica e l'imperizia di
molti ufficiali. Comandante dell'esercito fu nominato il generale Luigi
Cadorna che si distinse subito per la durissima disciplina imposte
soldati, Egli decise di portare un attacco frontale contro gli austriaci
lungo l'Isonzo E sul Carso. Nel giugno 1916 gli austriaci scatenarono la
spedizione punitiva contro l'ex alleato ritenuto colpevole di tradimento va
bene presso l'offensiva si arresta perché l'esercito austriaco dovette
affrontare l'attacco dei russi sull'altro fronte.
Anche la popolazione stessa fu coinvolta, sopratutto anche per quello
che riguardava la libertà personale, infatti fu razionato il cibo, aumento
dei carichi di lavoro, soprattutto nelle industrie meccaniche e militari, per
la produzione di armi belliche -> tutto ciò formò il fronte interno.
Il fronte esterno invece era formato dai soldati.
Sin dal febbraio 1917 la Germania intensificò la guerra sotto marina, e
così facendo spinse gli U.S.A ad entrare neo conflitto il 6 aprile 1917.
Nel marzo 1917 il regime zarista fu rovesciato e sostituito da una
repubblica, e il nuovo governo decise di uscire da conflitto infatti il 3
marzo 1918 fu firmato tra Russia e Germania l’accordo di Brest-Litovsk.
Il 24 Ottobre 1917, gli austriaci entrarono a Caporetto e la ritirata delle
truppe italiane divenne una vera e propria disfatta e l’esercito nemico
penetrò in Italia —> fu formato un nuovo governo presieduto da Vittorio
Emanuele Orlando, il generale divenne Armando Diaz, il quale decise di
costruire una nuova linea difensiva sul Piave, dove il 12 novembre fu
bloccata l’offensiva austriaca. La disfatta di Caporetto fu dettata anche
dai soldati che erano stanchi, logorati dall’interminabile guerra di trincea
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e dalla morte sempre incombente, il rifiuto della guerra era sempre più
comune infatti molto soldati disertavano, fuggivano o si suicidavano.
29 ottobre 1918: gli italiani sconfiggono gli austriaci nella battaglia di
Vittorio Veneto e furono costretti alla ritirata.
TRATTATIVE DI PACE:
A Parigi, il 18 gennaio 1919, in una conferenza per la pace, i delegati
degli stati vinti furono convocati per la firma finale. Il presidente
americano Wilson aveva presentato i “quattordici punti” che
riassumevano i progetti statunitensi per le future relazioni internazionali,
egli richiamava al rispetto dell’autodeterminazione delle nazioni,
ovvero quei princìpi democratici in nome dei quali l’intesa si era
impegnata nella guerra:
- Francia: voleva indebolire la Germania, per essere più potente.
- Gran Bretagna: voleva evitare la rovina della Germania perché
temeva la super potenza della Francia.
- Italia: pretendeva gli ingrandimenti territoriali promessi da Francia e
Gran Bretagna.
Nel corso delle trattative erano prevalse due linee strategiche politiche:
Clemenceau -> intendeva piegare la Germania, per consentire alla
1. Francia di sostituirla come grande potenza europea.
Wilson -> proponeva un modello democratico di convivenza pacifica
2. fondata sull’equilibrio delle nazioni e sul rispetto dei popoli.
I veri vincitori del conflitto mondiale furono gli Stati Uniti che divennero la
prima potenza politica ed economica del mondo.
L’IMPERO RUSSO NEL XIX SECOLO.
Per tutto l’Ottocento la Russia fu uno Stato profondamente arretrato dal
punto di vista economico e politico.
Gli zar (imperatori) esercitavano un potere assoluto senza il controllo di
nessun parlamento. L’elite della società era composta dall’aristocrazia,
dagli ufficiali dell’esercito, dai vertici della Chiesa ortodossa e dalla
burocrazia imperiale che costituivano il 5% della popolazione.
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La Russia, come gli imperi austo-ungarico e turco, era uno Stato
multinazionale: in esso convivevano decine di popoli con lingue e
tradizioni diverse. I russi non erano più del 45% della popolazione.
Le campagne, nelle quali viveva la stragrande maggioranza della
popolazione, erano profondamente arretrate. I contadini erano ancora
sottoposti alla servitù della gleba e disponevano a malapena del
necessario per vivere. Questa situazione sfociò in innumerevoli rivolte
(350 tra il 1840 e il 1855) sempre represse nel sangue.
Nel 1855 salì al trono lo zar Alessandro II che tentò una cauta politica di
riforme. Il provvedimento più importante fu, nel 1861, l’abolizione della
servitù della gleba. In realtà, per il modo in cui venne formulata, la
riforma non migliorò le condizioni di vita della massa dei contadini (i
quali per poter continuare a lavorare la terra su cui erano stati servi
dovevano versare un riscatto al padrone - pochissimi erano in grado di
farlo) e contribuì invece ad aggravare il malcontento.
Dal punto di vista industriale l’arretratezza della Russia era ancora più
evidente: il Paese esportava materie prime e cereali importando
macchinari e prodotti industriali.
Solo a partire dal 1870 si può dire che iniziò il processo di
industrializzazione russo, appoggiato da capitali stranieri e da
finanziamenti statali.
L’intellighenzia (classe intellettuale) russa di quest’epoca era divisa
sostanzialmente in due orientamenti: