Concetti Chiave
- Nel 1943, nell'Italia centro-settentrionale, si organizzò un movimento di resistenza contro l'occupazione tedesca e il regime fascista.
- Il Comitato di liberazione nazionale (CLN) fu fondato a Roma il 9 settembre 1943, unendo tutte le forze antifasciste.
- Brigate partigiane, collegate a diversi partiti antifascisti, si formarono principalmente in montagna, mentre i GAP operavano nelle città.
- Oltre alla resistenza armata, vi fu una resistenza non violenta che utilizzava manifestazioni e scioperi per ostacolare il regime.
- Le bande partigiane furono sostenute dalla popolazione, ma le requisizioni alimentari e la paura di rappresaglie causarono tensioni.
Indice
Organizzazione della resistenza
Tra il settembre e l'ottobre 1943, nell’Italia centro-settentrionale si andò organizzandosi un movimento di resistenza contro l’occupazione tedesca e il governo fascista. Il 9 settembre 1943 venne fondato a Roma il Comitato di liberazione nazionale (CLN), che riuniva sotto di sè tutte le forze anti-fasciste.
Brigate partigiane e GAP
Gruppi di oppositori al regime e di soldati sbandati si rifugiarono sulle montagne, dove era più facile sfuggire ai tedeschi e ai fascisti. Molte di queste brigate partigiane erano legate ai partiti antifascisti: le brigate Garibaldi, che erano le formazioni più numerose, erano collegate al partito Comunista, le brigate Giustizia e Libertà al partito d’Azione, altre formazioni minori alla Democrazia Cristiana (un partito di ispirazione cattolica) o al partito socialista. Vi erano poi alcune bande che non avevano un orientamento politico preciso (bande autonome).
Accanto alle brigate partigiane, che agivano soprattutto in campagna ed in montagna, si formarono gruppi di azioni che colpivano nelle città: i GAP (Gruppi di azione patriottica) erano formati da pochi individui che vivevano in clandestinità ed agivano da soli. Essi si dedicavano alla guerriglia urbana, colpendo tedeschi e fascisti.
Resistenza non violenta
La Resistenza non fu solo opera di bande e gruppi urbani armati. Anche in Italia ci fu, come in tutta Europa, una resistenza non violenta, che si esprimeva attraverso manifestazioni ed utilizzava scioperi per bloccare la produzione. Per combattere questa forma di protesta, il regime fascista introdusse nel giugno 1944 la pena di morte per gli organizzatori di scioperi.
Sostegno e contrasti con la popolazione
Le bande partigiane furono spesso sostenute dalla popolazione, soprattutto in alcune regioni, ma questo non si verificò sempre. Vi furono talvolta contrasti, soprattutto per il problema dei rifornimenti alimentari. Le bande di partigiani avevano bisogno di cibo e dovevano spesso requisirlo (prenderlo di autorità pubblica) per procurarselo, ma queste requisizioni suscitavano l’ostilità dei contadini. Inoltre la popolazione temeva che nel caso avesse prestato aiuto ai partigiani sarebbe stata colpita dalle rappresaglie tedesche e fasciste.
Domande da interrogazione
- Qual è stato il ruolo del Comitato di liberazione nazionale (CLN) nella resistenza italiana?
- Quali erano le principali formazioni partigiane e a quali partiti erano collegate?
- Come ha reagito il regime fascista alla resistenza non violenta?
Il CLN, fondato il 9 settembre 1943 a Roma, ha riunito tutte le forze antifasciste, coordinando il movimento di resistenza contro l'occupazione tedesca e il governo fascista.
Le brigate Garibaldi erano collegate al partito Comunista, le brigate Giustizia e Libertà al partito d’Azione, mentre altre formazioni minori erano legate alla Democrazia Cristiana o al partito socialista.
Per combattere la resistenza non violenta, il regime fascista ha introdotto nel giugno 1944 la pena di morte per gli organizzatori di scioperi, cercando di reprimere le manifestazioni e bloccare la produzione.