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Concetti Chiave

  • Il Parlamento respinse l'autonomia regionale per mantenere un governo centrale forte, rappresentato localmente dai prefetti.
  • Il sistema metrico decimale e la Lira furono adottati a livello nazionale, unificando le diverse legislazioni e monete.
  • La "piemontesizzazione" dell'Italia causò scontento, con tariffe doganali abolite e malcontento economico, soprattutto nel Sud.
  • Proteste iniziarono in Sicilia, estendendosi nel Sud, alimentate da tasse elevate e leva obbligatoria prolungata.
  • Un movimento di brigantaggio si sviluppò, sostenuto dalla popolazione locale, richiedendo un intervento militare massiccio per essere soppresso.

Indice

  1. Il rifiuto dell'autonomia regionale
  2. L'unificazione economica e le sue conseguenze
  3. Proteste e malcontento nel Sud

Il rifiuto dell'autonomia regionale

Il Parlamento scartò la proposta di dare autonomia alle regioni, ritenendo che il decentramento avrebbe indebolito il nuovo Stato. Si preferì consolidare il nuovo regno mantenendone la struttura basata su un governo centrale, rappresentato, nelle singole province da funzionari dello Stato chiamati “prefetti” .

L'unificazione economica e le sue conseguenze

Per tutta l’Italia venne adottato il sistema metrico decimale; la Lira si sostituì alle decine di monete diverse in uso nei vari stati; fu estesa a tutto il regno la legislazione in vigore in Piemonte. Le tariffe doganali esistenti tra le varie regioni vennero dapprima ridotte, e poi abolite completamente. Nel meridione dove la produzione locale era stata sempre difesa da pedaggi elevati , nessuno era pronto ad affrontare a concorrenza dei prodotti che affluivano dalle altre zone della penisola. Il tracollo economico fu immediato. L’Italia come si disse allora, fu “Piemontesizzata” con grave scontento di molte regioni, che si sentirono quasi colonizzate, ancora una volta, da uno stato straniero.

Proteste e malcontento nel Sud

Le prime manifestazioni di protesta si ebbero in Sicilia che, impegnarono per più di una settimana l’esercito. Nel resto dell’Italia meridionale, intanto, montava il malcontento nei confronti del nuovo stato. L’aumento delle tasse e l’introduzione della leva obbligatoria che durava fino a sette anni (a partire dai 18) non fecero che accrescere il malessere sociale e dare impulso al brigantaggio. Contadini in rivolta, soldati borbonici sbandati, renitenti alla leva, ingrossarono le bande dei briganti, dando vita per alcuni anni a un movimento di rivolta appoggiato dalla popolazione, che temeva il bandito ma, talvolta, vedeva in lui un vendicatore delle ingiustizie sociali. Il governo inviò nel Sud più di centomila soldati, che tra il 1861 e il 1865 ripresero faticosamente il controllo della situazione. Tra i soldati le perdite furono pesantissime e parecchi migliaia di briganti morirono negli scontri o vennero fucilati dopo la cattura.

Domande da interrogazione

  1. Quali furono i primi provvedimenti adottati dal Regno d'Italia dopo l'unità?
  2. Il Parlamento decise di mantenere una struttura centralizzata, adottando il sistema metrico decimale, la Lira come moneta unica e la legislazione piemontese in tutto il regno. Le tariffe doganali furono ridotte e poi abolite.

  3. Quali furono le conseguenze economiche e sociali nel Sud Italia dopo l'unità?
  4. L'abolizione delle tariffe doganali causò un tracollo economico nel Sud, non pronto a competere con i prodotti del Nord. L'aumento delle tasse e la leva obbligatoria aumentarono il malcontento, alimentando il brigantaggio.

  5. Come reagì il governo italiano alle rivolte nel Sud?
  6. Il governo inviò oltre centomila soldati per riprendere il controllo tra il 1861 e il 1865. Le perdite furono pesanti per i soldati e molti briganti furono uccisi o fucilati dopo la cattura.

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