Concetti Chiave
- Il regime fascista si consolidò attraverso la soppressione delle libertà, l'eliminazione dell'opposizione politica e il controllo di stampa e organizzazioni religiose.
- Mussolini accentrò il potere assumendo il controllo di numerosi ministeri e nominando direttamente i funzionari locali, eliminando l'elezione democratica.
- La politica economica fascista, nota come Quota 90, mirava a rivalutare la Lira e promuovere il nazionalismo, ma causò tensioni sociali e problemi economici.
- Quota 90 provocò una crisi economica che colpì tutti i settori, aumentando la disoccupazione e peggiorando le condizioni salariali, nonostante l'appoggio di alcuni ceti sociali.
- Tale politica limitò l'accesso al lavoro per stranieri e immigrati, ridusse la produttività e ostacolò la crescita economica, senza risolvere i problemi strutturali dell'economia italiana.

Indice
Regime fascista: i principali cambiamenti
Una volta resosi conto del grande appoggio ottenuto, Mussolini decise di passare al contrattacco e formare quello che verrà chiamato regime fascista. Egli si reca in Parlamento e pronuncia così quello che è conosciuto come “Discorso del 3 Gennaio 1925”, in cui si prende la responsabilità degli ultimi fatti accaduti (Delitto Matteotti) dando inizio alla dittatura. Col periodo fascista cominciarono i cambiamenti:
- ogni forma di libertà viene negata, dall'attività politica alla libertà di stampa (i quotidiani sono costretti a chiudere o a fascistizzarsi, le attività delle organizzazioni religiose vengono monitorate e controllate da vicino ed è soppressa ogni forma di opposizione o dissenso);
- l'opposizione politica viene cancellata e molti anti-fascisti vengono uccisi o esiliati;
- Confindustria si impegnò, con il patto Vidoni, a riconoscere la rappresentanza dei lavoratori ai soli sindacati fascisti (si proibì lo sciopero e solo i sindacati fascisti potevano stipulare contratti collettivi, cioè associarsi);
- il Duce, Mussolini, acquisì su di sé gran parte dei poteri divenendo titolare di numerosi ministeri come quello della Guerra, Interni ed Esteri;
- la compagine statale viene modificata: i sindaci e i presidenti di provincia vengono sostituiti dai podestà e dai presidi nominati direttamente dal governo, e non più su elezione;
- tutti i partiti politici al di fuori di quello fascista vennero considerati illegali e fu creato anche il Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato allo scopo di giudicare e punire ogni attività lesiva allo Stato;
- vennero fondate alcune associazioni come l'Opera Nazionale Balilla (inquadrava i giovani dai 12 ai 18 anni), il CONI (compito di controllare tutte le attività sportive), i Fasci Giovanili e i Gruppi Universitari Fascisti (GUF).
Economia fascista: il problema dell’inflazione
Nel 1926 si presentò il problema della svalutazione della Lira e quindi dell'inflazione. Ciò, capì Mussolini, poteva compromettere il sostegno al regime da parte dei ceti medi, pertanto decise di attuare una manovra, chiamata Quota 90, che portasse alla rivalutazione della Lira, avvalendosi dell'aiuto del nuovo Ministro delle Finanze. Per fare ciò Mussolini decise di percorrere la strada del protezionismo stimolando così la crescita delle grandi industrie a scapito della piccola e media impresa. Oltre che una manovra economica essa fu anche una mossa che il duce utilizzò per far capire al mondo la propria forza. Quota 90 fissava una quota del 90% per l'occupazione dei lavoratori italiani in alcuni settori, in particolare nel settore pubblico. L'obiettivo della politica era ridurre la disoccupazione e aumentare il numero di lavoratori italiani nella forza lavoro, limitando anche il numero di immigrati e stranieri che lavorano in Italia. Questa politica faceva parte della più ampia agenda fascista di promozione del nazionalismo italiano, ed è stata applicata attraverso una serie di leggi, decreti e regolamenti. Essa è stata implementata anche in altri settori come l'industria e l'agricoltura. Tuttavia, è stata criticata per la mancanza di flessibilità e per le conseguenze negative che ha avuto sull'economia.
Per ulteriori approfondimenti sull'economia fascista vedi anche qua
Quota 90: le conseguenze negative sull’economia italiana
Quota 90 produsse una gravissima crisi congiunturale dell'economia italiana che andò a colpire tutti i settori economici. Ne seguì un'impennata della disoccupazione ed una continua erosione dei salari. Ripresero così le lotte operaie a causa del peggioramento delle condizioni di vita delle masse operaie tuttavia il regime preferì tutelare le grandi industrie. Nonostante i nuovi conflitti il regime ne uscì rafforzato in quanto l'operazione portò nuovi ceti favorevoli come i piccoli risparmiatori (che vedevano più sicuri i propri risparmi) e la piccola borghesia. Inoltre un appoggio importante e indistruttibile era quello della Chiesa. Quota 90 limitava la disponibilità di lavoratori qualificati, causando una carenza in alcuni settori, e questo ha portato a una diminuzione della produttività e all'aumento dei costi per le aziende. Inoltre, ha anche reso difficile per le imprese espandersi o competere con società straniere, il che ha ostacolato la crescita economica dell'Italia. Ha creato un senso di risentimento tra gli immigrati e gli stranieri che sono stati costretti a lasciare il lavoro e ha anche causato tensioni sociali tra diversi gruppi di lavoratori. Quota 90 non ha affrontato i problemi strutturali di fondo dell'economia italiana, come la bassa produttività e la mancanza di investimenti in settori chiave, che erano le principali cause dell'elevata disoccupazione. Si trattava invece di una soluzione superficiale che mirava a risolvere il problema della disoccupazione escludendo alcuni gruppi di lavoratori dal mercato del lavoro.
Domande da interrogazione
- Quali furono i principali cambiamenti introdotti dal regime fascista nei primi anni?
- Qual era l'obiettivo della politica di Quota 90?
- Quali furono le conseguenze economiche della politica di Quota 90?
- Come reagì il regime fascista alle tensioni sociali causate da Quota 90?
- Quali furono le critiche principali rivolte a Quota 90?
Il regime fascista, guidato da Mussolini, negò ogni forma di libertà, soppresse l'opposizione politica, e centralizzò il potere, con il Duce che assunse il controllo di numerosi ministeri. Furono creati organi come il Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato e associazioni giovanili per promuovere l'ideologia fascista.
L'obiettivo di Quota 90 era ridurre la disoccupazione e aumentare il numero di lavoratori italiani nella forza lavoro, limitando l'occupazione di immigrati e stranieri, come parte della promozione del nazionalismo italiano.
Quota 90 causò una crisi economica, con un aumento della disoccupazione e una diminuzione dei salari. Limitò la disponibilità di lavoratori qualificati, ridusse la produttività e aumentò i costi per le aziende, ostacolando la crescita economica.
Nonostante le tensioni sociali e le lotte operaie, il regime fascista si rafforzò, ottenendo il supporto di piccoli risparmiatori e della piccola borghesia, mentre continuava a tutelare le grandi industrie.
Quota 90 fu criticata per la sua mancanza di flessibilità e per non affrontare i problemi strutturali dell'economia italiana, come la bassa produttività e la mancanza di investimenti, risultando in una soluzione superficiale alla disoccupazione.