Concetti Chiave
- L'Italia entrò in guerra nel 1940 senza preparazione militare adeguata, sperando in un conflitto breve e vittorioso.
- Nel 1943, la situazione militare sfavorevole e la scarsità di risorse causarono un diffuso malcontento tra gli italiani.
- I bombardamenti alleati devastarono le città italiane, aumentando le difficoltà per la popolazione civile.
- Il 25 luglio 1943, il Gran Consiglio del Fascismo destituì Mussolini, segnando la caduta del regime fascista.
- Il re Vittorio Emanuele III cercò di salvare la monarchia separando le responsabilità regali da quelle fasciste, nominando Pietro Badoglio come nuovo capo del governo.
L'entrata in guerra dell'Italia
L’Italia era entrata in guerra nel 1940 senza un’adeguata preparazione militare. Mussolini sapeva bene che le risorse del paese non erano in grado di sostenere un conflitto lungo e costoso. La speranza di una guerra breve e vittoriosa l’aveva indotto a intervenire, ma le sue previsioni si rivelarono clamorosamente errate.
Il malcontento e la crisi
Verso il 1943, quando le sorti della guerra iniziarono a volgere al peggio per i paesi dell’Asse, il malcontento dilagò in tutta la penisola. I viveri iniziarono a scarseggiare e il razionamento non consentiva quasi a nessuno si sfamarsi. i bombardamenti alleati avevano devastato le città e le vie di comunicazione; tra la popolazione civile i morti erano moltissimi, come sempre accade in una “guerra totale”. Il consenso, intorno a Mussolini, iniziò a sfaldarsi e la sua posizione politica divenne incerta. Fino a pochi anni prima una situazione del genere sarebbe sembrata almeno improbabile, se non impossibile. Ora invece gli italiani mostravano apertamente la loro insofferenza nei confronti di un regime che stava collassando.
La destituzione di Mussolini
Il 10 luglio 1943 gli italiani appresero che gli Alleati erano sbarcati in Sicilia e avrebbero risalito la penisola per respingere i tedeschi e liberare l’Italia dal nazifascismo. A quel punto, tutti capirono che la guerra era perduta. Il Gran Consiglio del Fascismo, nella riunione del 25 luglio, mise in minoranza Mussolini, che fu destituito e arrestato per ordine del re. Vittorio Emanuele III nel 1922 aveva chiamato Mussolini al governo, nel 1924 non aveva reagito in nessun modo all’uccisione di Matteotti, negli anni successivi aveva accettato che il fascismo annullasse le istituzioni parlamentari, nel 1938 aveva controfirmato i provvedimenti contro gli ebrei, nel 1940 aveva accettato di entrare in guerra a fianco di Hitler. Ora, però, voleva a tutti i costi salvare la corona e separare le responsabilità della monarchia da quelle del regime fascista. Il sovrano incaricò il generale, Pietro Badoglio, di formare un nuovo governo, il quale si affrettò a comunicare «la guerra continua». Il re voleva assicurare ai tedeschi che nulla sarebbe cambiato.
Domande da interrogazione
- Quali furono le cause principali della perdita di consenso verso il regime fascista in Italia?
- Cosa accadde il 25 luglio 1943 durante la riunione del Gran Consiglio del Fascismo?
- Qual era l'obiettivo del re Vittorio Emanuele III dopo la destituzione di Mussolini?
La mancanza di preparazione militare, le difficoltà economiche, i bombardamenti alleati e le perdite civili portarono al malcontento e alla perdita di consenso verso Mussolini e il regime fascista.
Il Gran Consiglio del Fascismo mise in minoranza Mussolini, che fu destituito e arrestato per ordine del re Vittorio Emanuele III.
Il re voleva salvare la corona e separare le responsabilità della monarchia da quelle del regime fascista, incaricando Pietro Badoglio di formare un nuovo governo.