Concetti Chiave
- Dal 1991, la guerra è diventata uno spettacolo mediatico, con eventi bellici trasmessi in diretta televisiva, come dimostrato dalla copertura della CNN durante la guerra in Iraq.
- La terminologia dei conflitti è cambiata, con espressioni come "operazione di polizia internazionale" e "guerra umanitaria" che sostituiscono il termine "guerra" per giustificare le azioni militari delle potenze mondiali.
- I giornalisti, durante la guerra in Iraq del 2003, furono integrati nell'esercito statunitense, con contratti che limitavano la libertà di ripresa e divulgazione delle immagini e delle notizie.
- La tecnologia multimediale e i mass media hanno abituato il pubblico a una copertura in tempo reale dei conflitti, influenzando la percezione della guerra come un evento spettacolare.
- Nonostante la presenza di immagini violente e cruente, la guerra è spesso trasmessa senza censura, alimentando la nostra assuefazione alla spettacolarizzazione dei conflitti.
Indice
La guerra come spettacolo
Per l’opinione pubblica occidentale, a partire dagli ultimi anni del secolo scorso i bollettini di guerra sono tornati a essere all’ordine del giorno, ma con delle caratteristiche del tutto diverse rispetto a quelle a cui eravamo abituati. Soprattutto dal 1991 in poi, si è diffusa la sensazione di poter assistere a un evento bellico in diretta televisiva. La guerra in Iraq dello stesso anno fu oggetto di telecronaca per gli inviati della CNN statunitense che non risparmiarono immagini del cielo di Bagdad solcato dalle scie luminose di missili e di proiettili. Questo fatto costituisce una dimostrazione della tendenza a trasformare le guerre contemporanee in uno spettacolo. La metafora dello spettacolo ci può aiutare molto bene a capire il meccanismo dell’informazione in tempo di guerra, dove esistono scene da mostrare o addirittura da enfatizzare e retro scene da nascondere agli spettatori. Bisogna, però, anche tener presente che la vicinanza temporale degli eventi, la loro complessità e i contrasti ideologi e politici ancora in atto, possono rendere piuttosto complessa ogni analisi del fenomeno.
Terminologia della guerra moderna
Tuttavia, si può segnalare la terminologia che viene adoperata stessa per indicare “la guerra” quando gli attori sono le principale potenze mondiali. Infatti, nel caso della guerra in Iraq del 1991 e del 2003, della guerra in Kosovo del 1999, del conflitto in Afganistan nel 29001 non si è parlato di semplice conflitto bellico, ma di operazione di polizia internazionale, di missione umanitaria, di guerra umanitaria, di operazione antiterrorismo o di guerra preventiva. Addirittura non si parla più di bombardamento, ma di operazioni chirurgica e le bombe diventano intelligenti; infine la distruzione di interi quartieri e le vittime, vengono definite effetti collaterali.
Giornalisti e censura militare
Nella guerra in Iraq del 2003, i giornalisti sono stati addirittura incorporati nell’esercito statunitense per seguire in tempo reale le operazioni di guerra. Si è arrivati perfino a stipulare un contratto con il dipartimento della Difesa statunitense in base al quali veniva stabilito il divieto di riprendere o fotografare soldati morti o di mandare in onda rivisti il cui contenuto non era stato concordato. Non era ammessa la divulgazione di notizie relative ai risultati delle varie operazioni militari e il contratto avrebbe potuto essere rescisso unilateralmente, in qualsiasi momento, a discrezione del Governo. In questo senso sono molto significativa le immagini che rappresentano alcuni giornalisti nella redazione di Gerusalemme della CNN che lavorano indossando mascherine antigas mentre era in corso un attacco missilistico dell’Iraq contro Israele durante la prima guerra del Golfo.
L'abitudine ai mass media
Ormai siamo talmente abituati ai mass media, al mezzo televisivo, alla tecnologia multimediale che restiamo delusi di fronte ad un servizio su di un conflitto che non presenti immagini in diretta, che non ci trasmetta azioni significative con la presenza del giornalista al fronte. A causa dei moderni mezzi di comunicazione, la guerra è diventata uno spettacolo come un altro, legato all’informazione trasmessa in tempo reale, senza alcuna forma di censura anche se si tratta di immagini violente e cruente.
Domande da interrogazione
- Qual è stata l'evoluzione della comunicazione di guerra dal XX al XXI secolo?
- Come viene descritta la guerra nei media moderni?
- Qual è il ruolo dei giornalisti durante i conflitti moderni?
- Qual è l'impatto dei mass media sulla percezione della guerra?
A partire dagli anni '90, la guerra è diventata uno spettacolo mediatico, con eventi bellici trasmessi in diretta televisiva, come dimostrato dalla guerra in Iraq del 1991.
La terminologia usata nei media moderni tende a edulcorare la realtà, parlando di "operazioni chirurgiche" e "bombe intelligenti", mentre le vittime civili sono definite "effetti collaterali".
I giornalisti sono spesso incorporati negli eserciti, come avvenuto nella guerra in Iraq del 2003, con restrizioni su cosa possono riprendere e trasmettere, sotto contratto con il dipartimento della Difesa.
I mass media hanno trasformato la guerra in uno spettacolo, abituando il pubblico a immagini in diretta e azioni significative, rendendo la guerra un evento mediatico come un altro.