Concetti Chiave
- Giolitti mostrava una doppia faccia nei confronti del movimento operaio, sostenendo a volte apertamente gli operai e altre volte mantenendo un'ambiguità nei suoi discorsi.
- Nel suo discorso, Giolitti accentuava la necessità di uno stato neutrale, criticando l'intervento statale che aveva aumentato l'odio degli operai verso il governo.
- Giolitti si interrogava sui motivi dello stato nel mantenere bassi i salari, sostenendo che salari più alti avrebbero potuto incrementare i consumi e la produzione industriale.
- Il movimento nazionalista dell'età giolittiana era eterogeneo, composto da letterati e artisti che esaltavano la grandezza italiana e aspiravano a riportare l'Italia all'antico splendore.
- I nazionalisti erano favorevoli all'imperialismo e colonialismo come mezzo per affermare la potenza italiana in Europa, distinguendosi dai futuri regimi totalitari.
La doppia faccia di Giolitti
Per quel che riguarda i rapporti tra gli operai e Giolitti, dobbiamo anche qui sottolineare la doppia faccia che egli utilizzò nei confronti del movimento operai, bene esemplificata da due discorsi che egli tenne in anni e luoghi completamente diversi: il primo fu un discorso che Giolitti pronunciò in un collegio elettorale ad un anno circa di distanza dall’episodio del generale Beccaris a Milano, in cui sono evidenti dei passaggi in cui appoggia palesemente gli operai, mentre il secondo si colloca nell’ambito della votazione che portò alla caduta del governo Saracco in cui è maggiormente visibile l’ambiguità tipica della figura di Giolitti.
Egli, infatti, dapprima afferma che lo stato deve rimanere neutro, e quindi non deve patteggiare né per gli operai né per i capitalisti, condannando anche gli interventi precedenti dello stato, che avevano fatto sì che l’odio verso lo stato da parte degli operai crescesse esponenzialmente. Inoltre egli si chiede quale sia la motivazione che spinge lo stato a voler tenere i salari bassi in quanto, se da una parte ciò è giustificato dal punto di vista dei capitalisti, dall’altra lo stato gioverebbe di salari più alti per gli operai perché ciò significherebbe un aumento dei consumi e della produzione industriale, come accade anche in altre nazioni. Da questo discorso però si può certamente comprendere come il fine di Giolitti non fosse ben definito: infatti rimane sempre il dubbio che egli volesse governare bene per essere rivotato oppure che gli facesse delle azioni a favore del movimento operaio solo per poter governare: di conseguenza non si può ben stabilire se voleva il bene dello stato oppure pensasse prima a sé stesso e poi agli altri.Nuove forze politiche nell'età giolittiana
Oltre al movimento socialista, frammezzato in tante correnti, vi erano però anche altre forze politiche che si affacciavano per la prima volta nel mondo politico durante l’età giolittiana: tra di esse bisogna ricordare i nazionalisti, che avevano dato vita a un movimento eterogeneo, che comprendeva letterati, artisti e uomini di cultura, che esaltavano la grandezza italiana ed il fatto che l’Italia dovesse riprendere l’antico splendore. Tra di essi bisogna ricordare, non solo il più importante esponente politico di questo movimento, Corradini, direttore del giornale “ Il Regno “ ma anche i futuristi, che furono sempre a favore della guerra, come anche affermarono all’interno del loro manifesto, in quanto avevano una concezione positiva del movimento, della forza e della violenza, ed insistevano, insieme a tutti gli altri esponenti del movimento per una presa di posizione netta nelle vicende mondiali. I nazionalisti però erano interessati soprattutto al fatto che l’Italia dovesse primeggiare in ambito europeo e all’epoca un modo per mettersi in luce e far capire la propria potenza anche alle altre nazioni erano di sicuro l’imperialismo ed il colonialismo. Già in altre nazioni europee erano sorti diversi movimenti nazionalisti ma è necessario affermare che i movimenti nazionalisti che sorsero nei primi anni del novecento furono completamente diversi rispetto ad esempio ai regimi totalitari come fascismo e nazismo, che comunque esaltavano il ruolo della nazione ma su scala notevolmente più ampia.
Domande da interrogazione
- Qual era l'approccio di Giolitti nei confronti degli operai?
- Come si posizionava Giolitti riguardo al ruolo dello stato nei conflitti tra operai e capitalisti?
- Qual era la visione di Giolitti sui salari degli operai?
- Chi erano i nazionalisti durante l'età giolittiana e quali erano le loro idee principali?
- In che modo i nazionalisti differivano dai regimi totalitari come il fascismo e il nazismo?
Giolitti mostrava una doppia faccia nei confronti del movimento operaio, alternando discorsi di supporto agli operai a posizioni ambigue, come evidenziato nei suoi discorsi in contesti diversi.
Giolitti sosteneva che lo stato dovesse rimanere neutrale, criticando gli interventi precedenti che avevano aumentato l'odio degli operai verso lo stato.
Giolitti si interrogava sul motivo per cui lo stato volesse mantenere bassi i salari, sostenendo che salari più alti avrebbero potuto aumentare i consumi e la produzione industriale.
I nazionalisti erano un movimento eterogeneo che esaltava la grandezza italiana e sosteneva l'imperialismo e il colonialismo come mezzi per affermare la potenza dell'Italia in Europa.
I movimenti nazionalisti dei primi anni del novecento erano diversi dai regimi totalitari, poiché esaltavano il ruolo della nazione ma su una scala meno ampia rispetto al fascismo e al nazismo.