Concetti Chiave
- La Prima Guerra Mondiale fu innescata da rivalità territoriali e politiche tra le principali potenze europee, culminando con l'assassinio dell'arciduca Francesco Ferdinando.
- L'Italia inizialmente dichiarò la neutralità, ma successivamente entrò in guerra al fianco della Triplice Intesa grazie al Patto di Londra, spinta da motivi territoriali e politici.
- La guerra vide l'uso innovativo di tecnologie come le armi chimiche e lo sviluppo di radiofonia e industria automobilistica, pur con un utilizzo limitato di carri armati e aviazione.
- Il genocidio degli Armeni fu un tragico evento durante la guerra, con il governo turco che perseguitò e deportò la popolazione armena, causando oltre un milione di morti.
- Il genocidio fu negato dal governo turco post-bellico, con gli Armeni costretti a emigrare in massa in vari paesi per sfuggire alle persecuzioni.
Indice
Le origini della guerra
All’origine della guerra vi furono le rivalità tra gli Stati europei per il predominio su territori contesi e alcune questioni non risolte al loro interno.
Cause politiche ed economiche
La prima guerra mondiale (1914 -1918) ha avuto diverse cause.
Cause politiche:
-Desiderio di revanche dei Francesi sconfitti nella guerra franco-prussiana dai Tedeschi;
-Rivalità fra Austria e Russia per il controllo dei Balcani che permettevano di controllare lo sbocco nel Mediterraneo;
-Crisi dell’Impero ottomano che ha spinto la Turchia a stringere legami con l’Austria;
-La presenza della Triplice Alleanza (Germania, Austria, Italia) e della Triplice Intesa (Gran Bretagna, Francia, Russia).
Tra le potenze industriali erano presenti forti rivalità economiche, che si estendevano anche alle colonie.
-Necessità di espansione di tutte le potenze industriali per rifornirsi di materiali;
-La rivalità economica, riguardante anche le colonie, fra la Gran Bretagna e la Germania, provocata soprattutto dalla rapida crescita industriale di quest’ultima.
Fra il 1887 e il 1912 il volume del commercio tedesco era raddoppiato.
I fabbricanti di armi e l’industria pesante favorivano la politica militarista.
Le cause militari sono da ricercarsi nella politica militarista delle grandi potenze e nella “corsa agli armamenti” dei Paesi europei più industrializzati.
L'interventismo e la guerra
Il nazionalismo e il razzismo dilaganti favorivano tra la popolazione un atteggiamento favorevole alla guerra.
La diffusione dell’interventismo fu facilitata da:
• dilagare nazionalismo;
• dalle tesi razziste;
• dall’applicazione del darwinismo alle relazioni internazionali;
• dal fatto che molti giovani vedessero la guerra come unica possibilità di cambiamento della situazione sociale e politica.
La causa occasionale che fece scoppiare la guerra fu l’uccisione dell’erede al trono d’Austria da parte di un nazionalista serbo.
Il 28 giugno 1914 Gavrilo Princip, un nazionalista serbo, uccise a Sarajevo l’erede al trono d’Austria, l’arciduca Francesco Ferdinando, e sua moglie, che erano in visita nella città.
Gli Austriaci accusarono il governo serbo di non essere intervenuto per impedire ciò, allora il 23 luglio inviò alla Serbia un ultimatum che richiedeva entro 48 ore:
• soppressione delle organizzazioni irredentistiche slave;
• divieto di ogni forma di propaganda antiauastriaca;
• apertura di un’inchiesta sull’attentato.
Il governo serbo respinse le richieste umilianti e di conseguenza il 28 luglio l’Austria dichiarò guerra alla Serbia.
In seguito alle alleanze tra gli Stati la guerra diventò europea: solo l’Italia si dichiarò neutrale.
All’ordine di mobilitazione dell’esercito russo dallo zar il 29 luglio, rispose la Germania che dichiarò guerra alla Russia e alla Francia.
I tedeschi attaccarono la Francia, a cui si affiancò anche la Gran Bretagna, aggirandone le difese militari mediante l’attraversamento di Belgio e Lussemburgo.
I francesi però riuscirono a bloccare i tedeschi sul fiume Marna, in cui si scontrarono circa 2 milioni di uomini, in cui nessuno dei due contendenti riuscì ad avere la meglio.
A causa dell’uso delle mitragliatrici, si preferì una guerra difensiva con lo scavo di trincee: dalla guerra di movimento si passò a quella di posizione.
Francesi e tedeschi furono costretti a fronteggiare su una linea lunga circa 800 chilometri, dal Mare del Nord alla Svizzera.
L’uso dell’artiglieria e delle mitragliatrici richiedeva l’uso di trincee, quindi portando ad una guerra di posizione.
Sul fronte orientale i tedeschi sconfissero i russi nelle battaglie di Tannenerg e dei Laghi Masuri.
Il 31 ottobre entrava in guerra anche la Turchia.
il governo Salandra dichiarò la neutralità dell’Italia, mentre l’opinione pubblica si divise tra neutralisti e interventisti.
Nell’agosto 1914, il governo presieduto da Antonio Salandra proclamò la neutralità del nostro Paese appellandosi alle clausole della Triplice Alleanza, che prevedevano solo guerre difensive, in quanto gli aggressori erano l’Austria e la Germania. La possibilità di riunire Trento e Triste all’Italia aveva formato due schieramenti: neutralisti e gli interventisti.
I liberali di Giolitti e i socialisti erano contro la guerra, così come la maggioranza dei cattolici e lo stesso papa Benedetto XV.
Giolitti ipotizzava di ricevere Trento e Trieste offrendo la neutralità. Venne appoggiato dai liberali, mentre i socialisti ritenevano la guerra uno scontro fra opposti interessi capitalistici, dal quale i proletari avrebbero avuto solo danni.
Anche i cattolici, tra cui papa benedetto XV, rifiutavano ogni tipo di conflitto e invitavano ad avere accordi per mantenere la pace
Vi erano interventisti di destra, come lo scrittore D’Annunzio, e interventisti di sinistra, tra i quali Benito Mussolini.
L’intervento in guerra era sostenuto dai nazionalisti e dagli irredentisti, cioè gli interventisti di destra, tra cui Gabriele D’Annunzio. Avevano come obiettivo la liberazione delle terre irredenti, come Trento e Trieste, che erano rimaste sotto la sovranità austriaca dopo la terza guerra d’indipendenza del 1866.
A loro si affiancarono anche la piccola borghesia e grandi industriali, che vedevano la guerra come modo per elevare i profitti.
Per gli i interventisti di sinistra l’Italia doveva schierarsi a fianco della Triplice Intesa contro Austria e Germania. Il principale esponente dell’interventismo di sinistra divenne Benito Mussolini, nato a Predappio il 29 luglio 1883, era un importante dirigente del Partito socialista. Divenne nel 1912 direttore dell’> conducendo una compagna neutralista. Ma dopo essersi schierato a favore dell’interventismo venne espulso dal partito, fu allora nel 1914 che fondò “Il Popolo d’Italia”.
Il ministro Sonnino sottoscrisse il Patto di Londra che impegnava l’Italia a entrare in guerra in cambio di compensi territoriali.
Il governo italiano tentava per vie diplomatiche di ottenere le terre irredenti, ma l’Austria non scendeva a patti fino alla fine della guerra.
Allora il 26 aprile 1915, il ministro degli Esteri Sonnino sottoscrisse il Patto di Londra che imponeva l’Italia ad entrare in guerra e in caso di vittoria dell’Intesa avrebbe acquisito molte terre, oltre a quelle irredenti, tra cui:
• Trento, Trieste,
• Sud Tirolo;
• Istria;
• Dalmazia;
• base di Volona in Albania;
• sovranità nelle isole del Dodecaneso;
• il bacino carbonifero di Adalia (Turchia);
• inoltre fu concesso all’Italia la possibilità di partecipare alla spartizione delle colonie tedesche.
Il 24 maggio 1915, in un clima di grande tensione, venne dichiarata la guerra all’Austria-Ungheria.
Il 3 maggio l’Italia uscì dalla Triplice Alleanza. Lo Stato era animato da diverse manifestazioni con l’intento di portare l’opinione pubblica su posizioni interventiste, in cui si distinsero Mussolini e D’Annunzio (“radiose giornate”).
Salandra ottenne dal re pieni poteri approvati il 20 maggio dal Parlamento. Il 24 maggio 1915 l’Italia dichiarò guerra all’Austria-Ungheria.
Tecnologie e armi nella guerra
Vennero usate per la prima volta armi chimiche, ma si svilupparono anche l’industria automobilistica e la radiofonia.
Durante la prima guerra mondiale, oltre alle armi tradizionali come artiglieria pesante e fucili automatici, gli eserciti sfruttarono nuove tecnologie grazie ai progressi scientifici. Le armi chimiche, in particolare il gas mostarda o iprite, furono tra le più devastanti, causando soffocamento, avvelenamento, piaghe e ustioni. Inizialmente utilizzate dai Tedeschi nel 1915, furono successivamente adottate anche dagli altri eserciti. Tuttavia, le contromisure come le maschere antigas limitarono progressivamente il loro impatto. La guerra stimolò lo sviluppo di settori industriali e scientifici, come l'industria automobilistica per il trasporto veloce, come per autoambulanze, e la radiofonia per le telecomunicazioni, essenziali per coordinare le azioni e accelerare la catena di comando e la trasmissione di informazioni.
I velivoli e i carri armati furono poco utilizzati, mentre fece la sua comparsa il sottomarino.
Durante la Prima Guerra Mondiale, l'aviazione ebbe un impatto limitato con circa 20.000 velivoli costruiti, principalmente impiegati per ricognizioni e bombardamenti circoscritti, senza un utilizzo continuativo nelle battaglie. I duelli aerei furono mitizzati nonostante la scarsa utilizzazione. I carri armati, considerati fondamentali nella Seconda Guerra Mondiale, furono poco impiegati a causa di sottovalutazioni sulle loro potenzialità. Inizialmente, furono utilizzate autoblindo, autocarri con piastre d'acciaio e mitragliatrici, ma la loro utilità era limitata. Successivamente, con l'uso dei cingoli, i carri armati divennero efficaci nel muoversi su qualsiasi terreno. I sottomarini tedeschi ebbero un impatto significativo nella guerra navale, attaccando navi nemiche e mercantili, causando proteste degli Stati Uniti. L'affondamento del transatlantico Lusitania nel maggio 1915 con passeggeri americani provocò forti proteste, costringendo i Tedeschi a sospendere temporaneamente la guerra sottomarina illimitata.
Il genocidio degli Armeni
Il popolo armeno, di religione cristiana, abitava un territorio diviso tra l’Impero russo e quello ottomano, ma veniva perseguitato dai Turchi.
Il coinvolgimento delle popolazioni civili durante la prima guerra mondiale raggiunse un tragico culmine con il genocidio degli Armeni, un evento legato al nazionalismo e all'intolleranza religiosa. La radice remota di questo avvenimento risiede nella crisi dell'Impero ottomano, che, essendo prevalentemente abitato da musulmani, si trovò costretto a concedere l'indipendenza alle minoranze cristiane come Greci, Rumeni, Bulgari e Serbi. Gli Armeni, presenti in territori divisi tra l'Impero russo e ottomano, erano cristiani e reclamavano autonomia, ma il governo turco rifiutò cambiamenti che avrebbero comportato perdite territoriali. Il sultano turco sfruttò le tensioni esistenti tra gli Armeni e altri gruppi musulmani, come i Curdi, alimentando sommosse popolari nel 1894-95, causando oltre 100,000 morti. Con l'ascesa dei "Giovani Turchi" nel 1914, nazionalisti ferventi, la situazione peggiorò ulteriormente, poiché gli Armeni, non essendo turchi, furono perseguitati. Quando scoppiò la prima guerra mondiale, gli Armeni dell'Impero ottomano si trovarono a combattere contro i loro fratelli russi. Alcuni disertarono, alimentando dubbi sulla lealtà degli altri da parte del governo turco.
Conseguenze del genocidio armeno
Il governo turco decise l’eliminazione degli Armeni che vennero deportati e stipati in campi di concentramento.
Nel febbraio 1915, il governo turco decise di eliminare sistematicamente la popolazione armena, dando inizio a un genocidio. Le vittime furono inizialmente concentrate alla frontiera nord, per poi coinvolgere le città di Zeitoun, Van e Istanbul. Da maggio, fu ordinata la deportazione dei superstiti verso zone periferiche dell'impero, lontano da sguardi indiscreti. Gli Armeni furono smistati ad Aleppo, subendo brutalità da parte della polizia, saccheggi e violenze. Molti persero la vita nel deserto per fame, tifo, colera e attacchi violenti. Coloro che raggiungevano i campi di concentramento subivano condizioni estreme. I diplomatici tedeschi testimoniarono le atrocità, con stime di vittime armene variabili, ma che non scendevano sotto il milione di morti, circa la metà della popolazione armena presente nell'Impero ottomano nel 1914.
Il governo turco ridimensionò questa tragedia e gli Armeni continuarono a essere perseguitati.
Il genocidio degli Armeni fu giudicato da un tribunale militare, in cui l'accusa sostenne che le violenze erano il risultato di un preciso piano orchestrato da una forza centrale organizzata. Nel processo, furono emesse quattro condanne a morte in contumacia e altre due a pene detentive. Tuttavia, il primo governo turco del dopoguerra contestò le accuse, riducendo la stima della popolazione armena del 1914 e minimizzando il numero di morti a non più di 300.000, attribuendo le cause a fattori comuni di guerra. Gli Armeni, perseguitati nella loro terra, emigrarono in tutto il mondo, con la maggioranza accolta dalla Francia e altri che fuggirono negli Stati Uniti, Canada, America meridionale e Australia.
Domande da interrogazione
- Quali furono le cause principali della Prima Guerra Mondiale?
- Come si posizionò l'Italia all'inizio della guerra?
- Quali innovazioni tecnologiche furono utilizzate durante la Prima Guerra Mondiale?
- Cosa accadde durante il genocidio degli Armeni?
- Quali furono le conseguenze del genocidio degli Armeni?
Le cause principali furono politiche, economiche e militari, tra cui rivalità territoriali, desiderio di revanche, espansione economica e corsa agli armamenti.
L'Italia inizialmente dichiarò la neutralità, ma successivamente entrò in guerra a fianco della Triplice Intesa dopo il Patto di Londra.
Furono utilizzate armi chimiche, si svilupparono l'industria automobilistica e la radiofonia, e furono impiegati sottomarini, mentre l'uso di velivoli e carri armati fu limitato.
Gli Armeni furono perseguitati e deportati dal governo turco, subendo un genocidio che causò la morte di circa un milione di persone.
Il genocidio fu minimizzato dal governo turco, e molti Armeni emigrarono in tutto il mondo, trovando rifugio in paesi come la Francia, gli Stati Uniti e il Canada.