Concetti Chiave
- Il Patto di Londra fu firmato il 26 aprile 1925 tra l'Italia e le potenze dell'Intesa per garantire l'intervento italiano in guerra entro 30 giorni.
- In cambio dell'intervento, l'Italia avrebbe ottenuto territori come il Trentino-Alto Adige, Trieste, Gorizia, l'Istria (esclusa Fiume), la Dalmazia e il Dodecaneso.
- Il patto prevedeva anche compensi coloniali in caso di spartizione delle colonie tedesche in Africa tra Francia e Inghilterra.
- Il Patto di Londra rimase segreto fino al 1917, sconosciuto sia alle forze politiche che all'opinione pubblica italiana.
- La mobilitazione interventista fu sostenuta dalle autorità per influenzare l'opinione pubblica e spingere il Parlamento a votare a favore della guerra.
Consultazioni tra interventisti e neutralisti
Durante i 10 mesi di consultazione tra interventisti e neutralisti, anche le diplomazie dell'intesa si muovevano per attirare l'Italia dalla loro parte.
Il patto di Londra
Alla fine il governo, per mezzo del ministro degli esteri Sidney Sonnino (1846-1922), si decise a firmare nel 26 aprile del 1925 con le potenze dell'intesa il "Patto di Londra", in base al quale l'Italia garantiva il proprio intervento entro 30 giorni; in cambio, gli alleati riconoscevano il diritto di estendere il proprio territorio al Trentino-Alto Adige, a Trieste, a Gorizia, all'Istria( eccetto fiume), alla Dalmazia, e al Dodecaneso: 12 isole dell'egeo, la cui occupazione da parte dell'Italia era stata riconosciuta dalla pace di Losanna come garanzia dell'abbandono turco della Libia. L'occupazione che doveva essere temporanea, si era prolungata fino al 1915; nonché un equo compenso coloniale nel caso in cui si fosse arrivati ad una spartizione tra la Francia e l'Inghilterra dei possedimenti tedeschi in Africa.
Segretezza e mobilitazione
Il patto era segreto e tale rimase fino al 1917, sia per le forze politiche sia per l'opinione pubblica. L'impegno preso dal governo doveva ora tramutarsi in fatti concreti, ma per questo era necessaria l'approvazione del Parlamento. In quelle settimane la mobilitazione degli interventisti fu favorita dalle autorità, con lo scopo non solo di trascinare l'opinione pubblica, ma anche di spingere i deputati a votare per la guerra.