Concetti Chiave
- Tra il 1845 e il 1847, una crisi agricola in Europa portò a disoccupazione e disordini sociali, contribuendo ai moti del '48 in Francia.
- In Francia, l'insurrezione del febbraio 1848 portò alla caduta di Luigi Filippo e all'istituzione di un governo provvisorio con riforme significative.
- Le riforme del governo provvisorio francese, inclusa la libertà di stampa e il suffragio universale maschile, aumentarono il debito pubblico, causando tensioni sociali.
- In Italia, i moti del '48 furono influenzati da figure come Mazzini e Gioberti, con idee radicali e federalistiche rispettivamente.
- Le rivolte italiane del 1848 sfidarono la dominazione austriaca, ma la prima guerra d'indipendenza italiana finì con un fallimento.
Indice
Crisi economica e disordini sociali
L’economia europea tra il 1845 e il 1847 subì una grave crisi nato dal settore agricolo a causa di pessimi raccolti soprattutto di patate e cereali. Questo comportò l’aumento dei pressi e, in mancanze di risparmi, diminuirono i consumi e di conseguenza la domanda di prodotti industriali. Crebbe la disoccupazione, i disagi e i disordini sociali.
Riforme e rivoluzioni in Francia
In Francia cominciò a diffondersi l’ideologia socialista e il governo di Luigi Filippo di’Orleans cominciò a perdere sempre più consensi (perché appoggiava solo gli interessi dell’alta borghesia). Nel febbraio del ’48 scoppiò una insurrezione di repubblicani liberali e repubblicani democratici e socialisti che costrinse Luigi Filippo a fuggire favorendo l’istituzione di un governo provvisorio nel quale vennero attuate delle importanti riforme: venne concessa la libertà di stampa, il suffragio universale maschile, misure fiscali contro i ricchi, l’imposta progressiva sul reddito, la riduzione della giornata lavorativa a 10 ore e l’istituzione degli ateliers nationaux. Questi provocarono un grande aumento del debito pubblico e il proletariato venne visto come la causa del peggioramento della situazione.
Cominciò a diffondersi la paura del “pericolo rosso” (comunismo). Una nuova Assemblea abolì gli ateliers nationaux e la giornata lavorativa a 10 ore. Scoppiò un’altra rivoluzione delle forze democratiche che vennero represse.
Le varie correnti politiche si accordarono nell’appoggiare il partito bonapartista, che elesse come presidente Carlo Luigi Napoleone Bonaparte, visto dai nostalgici come garanzia del ristabilimento dell’ordine (segno che il mito di Napoleone era ancora vivo).
Espansione dei moti rivoluzionari
Dalla Francia i moti rivoluzionari si espansero in tutta Europa e in Italia, dove il fallimento della Carboneria e delle altre società segrete favorirono la nascita di due movimenti: uno radicale (Mazzini), l’altro moderato basato sulle teorie federalistiche (Gioberti).
Mazzini e la Giovine Italia
Giuseppe Mazzini riteneva che solo uno stato repubblicano raggiungibile solo attraverso l’insurrezione che avrebbe potuto permettere il raggiungimento degli ideali di libertà, fraternità ed uguaglianza propri della Rivoluzione francese. Sospettato dalla polizia sabauda per la sua attività nella Carboneria, in mancanza di prove fu esiliato. A Marsiglia nel 1831 fondò l’associazione politica della “Giovine Italia” (giovine perché Mazzini faceva affidamento sull’entusiasmo rivoluzionario dei giovani, Italia, perché espressione di un movimento unitario e nazionale) e, dopo delle insurrezioni fallite, creò la società della “giovine Europa”, destinata ad essere un tentativo di organizzazione democratica a livello internazionale. Tutti i tentativi di rivolta mazziniana, però, fallirono.
Gioberti e il neoguelfismo
Vincenzo Gioberti fu fautore delle teorie federalistiche con le quali sosteneva la formazione diplomatica di una confederazione di tre stati ( regno sabaudo, Stato pontificio e regno dei Borboni) sotto la guida del papa. Tale programma politico fu chiamato neoguelfismo.
Rivolte e guerra d'indipendenza in Italia
Nel 1848 in Italia, svariate rivolte costrinsero i vari sovrani a concedere le Costituzioni facendo sì che tutta la penisola ottenne un regime costituzionale. Non mancarono anche rivolte contro gli Austriaci, che furono costretti a lasciare Venezia e Milano.
Carlo Alberto di Savoia approfittò della situazione difficile per l’Austria dichiarandole guerra dando inizio alla prima guerra d’indipendenza alla quale parteciparono anche il regno delle Due Sicilie, la Toscana e lo Stato pontificio. Dopo primi successi nella prima parte della guerra e dopo la nomina di Carlo Alberto come “re d’Italia”, la situazione cominciò a precipitare finché la guerra non si concluse con il fallimento.
Domande da interrogazione
- Quali furono le cause principali dei moti del 1848 in Francia?
- Quali riforme furono attuate dal governo provvisorio in Francia nel 1848?
- Come reagì l'Italia ai moti del 1848?
- Chi erano i principali leader dei movimenti rivoluzionari in Italia nel 1848?
- Quali furono le conseguenze della prima guerra d'indipendenza italiana?
La crisi economica tra il 1845 e il 1847, dovuta a pessimi raccolti agricoli, portò a disoccupazione e disordini sociali, favorendo la diffusione dell'ideologia socialista e l'insurrezione contro il governo di Luigi Filippo di'Orleans.
Furono concesse la libertà di stampa, il suffragio universale maschile, misure fiscali contro i ricchi, l'imposta progressiva sul reddito, la riduzione della giornata lavorativa a 10 ore e l'istituzione degli ateliers nationaux.
In Italia, i moti rivoluzionari portarono alla nascita di movimenti radicali e moderati, costringendo i sovrani a concedere Costituzioni e provocando rivolte contro gli Austriaci, culminando nella prima guerra d'indipendenza.
Giuseppe Mazzini, promotore di uno stato repubblicano, e Vincenzo Gioberti, sostenitore delle teorie federalistiche e del neoguelfismo, furono i principali leader.
Nonostante i primi successi e la nomina di Carlo Alberto come "re d'Italia", la guerra si concluse con un fallimento, senza ottenere l'indipendenza desiderata.