Concetti Chiave
- Nel 1922, Mussolini affronta la necessità di consolidare il potere fascista a causa della crescente insoddisfazione pubblica e del declino della violenza giustificabile.
- La sinistra italiana si indebolisce con le scissioni del PSI, creando nuove opportunità politiche per il fascismo di Mussolini.
- Mussolini pianifica la Marcia su Roma per costringere il governo di Facta a dimettersi e ottenere il controllo politico.
- La mancata proclamazione dello stato d'assedio da parte del re Vittorio Emanuele III permette ai fascisti di entrare a Roma senza resistenza.
- Il colpo di Stato fascista avviene il 27-28 ottobre 1922, sfruttando l'inerzia del governo e del re per prendere il potere.
Indice
Il dilemma del fascismo nel 1922
Nel corso del 1922 a Mussolini e agli altri dirigenti del fascismo si pone un problema decisivo; infatti la situazione di illegalità e di tensione conflittuale, alimentata dalle incessanti aggressioni delle squadre fasciste non può durare ancora a lungo, alla fine del 1921 e nel corso del 1922 anche settori dell'opinione pubblica favorevoli al fascismo cominciano a palesare qualche perplessità nei confronti di un partito che fa della violenza privata uno strumento sistematico di azione politica. D'altro canto questo tipo di intervento non sembra neanche più giustificato dalla situazione complessiva. Gli scioperi sono diminuiti fin quasi a cessare.
Scissioni e debolezze della sinistra
Per di più nel corso di questo periodo il Psi ha continuato a subire scissioni che ne hanno di molto indebolito la forza, la prima scissione è quella del 1921 che ha dato vita al Pcd'l, la seconda è quella dei primi di ottobre del 1922 che vede i socialisti riformisti guidati da Turati e da Giacomo Matteotti (1885-1924), uscire dal Psi per fondere il nuovo Partito socialista unitaria (Psu). Questa seconda scissione indebolisce molto la sinistra e apre nuovi scenari. Nel Psi restano i massimalisti che comunque in tutto il periodo precedente hanno mostrato una singolare dissociazione politica: secondo una retorica verbale rivoluzionaria non sono mai stati in grado di far seguire atti politici coerenti e adesso che si trovano stretti tra un socialismo riformista e una sinistra comunista stentano ancora di più a trovare una loro chiara linea politica. Anche il Psu d'altro canto, che ha. Un orientamento molto moderato e rispettoso del gioco parlamentare, potrebbe essere incluso in nuove formule di alleanze politiche che potrebbe allargare la maggioranza parlamentare che appoggia i governi liberali. In altre parole parole una minaccia di una rivoluzione bolscevica sta perdendo consistenza mente si stanno ponendo le premesse per un possibile ritorno a una normalità che potrebbe stabilizzare il sistema politico italiano. Per i fascisti non c'è molto tempo da perdere se vogliono mantenersi al centro della vita politica.
La marcia su Roma
È così che il capo del Pnf, Mussolini, insieme con altri dirigenti più importanti del fascismo, decide che è arrivato il momento di realizzare una marcia su Roma: l'idea è di far convergere le squadre d'azione a Roma facendole muovere da varie parti d'Italia, dopo aver occupato uffici postali, telegrafi e prefetture in alcune importanti città in modo da obbligare alle dimissioni il governo in carica guidati da Facta e costringere il re a dare a Mussolini l'incarico di formare un nuovo governo. Si tratta di un vero e proprio progetto di colpo di Stato che viene messo in atto il 27-28 ottobre 1922.
Il ruolo del re Vittorio Emanuele III
Sarebbe stato facile bloccare le camice nere fasciste che si stanno dirigendo a Roma infatti basterebbe che il re, Vittorio Emanuele III proclamasse lo stato d'assedio perché l'esercito venisse mobilitato contro i rivoltosi. Ma il re decide di non firmare il decreto che proclama lo stato d'assedio che pure il presidente del Consiglio Facta gli ha presentato. Forse decisione del re è motivata dal desiderio di evitare un nuovo spargimento di sangue. Comunque sta di fatto che i fascisti possono entrare indisturbati a Roma.
Domande da interrogazione
- Qual era il problema principale che Mussolini e i dirigenti fascisti dovevano affrontare nel 1922?
- Quali eventi hanno indebolito la sinistra italiana nel 1922?
- Qual era l'obiettivo della marcia su Roma pianificata da Mussolini?
- Perché il re Vittorio Emanuele III non proclamò lo stato d'assedio?
- Quali erano le condizioni politiche che rendevano possibile un ritorno alla normalità in Italia nel 1922?
Mussolini e i dirigenti fascisti dovevano affrontare il problema della crescente perplessità dell'opinione pubblica nei confronti della violenza sistematica usata dal partito, che non era più giustificata dalla situazione politica.
La sinistra italiana è stata indebolita da due scissioni nel Psi: la nascita del Pcd'l nel 1921 e la formazione del Partito socialista unitaria (Psu) nel 1922, guidato da Turati e Matteotti.
L'obiettivo della marcia su Roma era di far convergere le squadre fasciste nella capitale per costringere il governo Facta alle dimissioni e ottenere dal re l'incarico di formare un nuovo governo.
Il re Vittorio Emanuele III non proclamò lo stato d'assedio, forse per evitare un nuovo spargimento di sangue, permettendo così ai fascisti di entrare indisturbati a Roma.
La diminuzione degli scioperi e l'indebolimento della minaccia di una rivoluzione bolscevica creavano le premesse per un possibile ritorno alla normalità e stabilizzazione del sistema politico italiano.