Concetti Chiave
- Nel 1861, con la proclamazione del Regno d'Italia, la penisola fu unificata politicamente e culturalmente per la prima volta dopo l'Impero Romano.
- Il compito di unificare gli italiani su interessi comuni e sviluppo socio-economico si rivelò arduo, come evidenziato dalla frase di Massimo D'Azeglio.
- La "rivoluzione mancata" rappresenta l'incapacità di creare un'unità sociale che includesse tutte le classi sociali, risultando in una "rivoluzione passiva".
- Esisteva un forte divario economico e sociale tra il Nord industrializzato e il Sud agricolo, che portò a tensioni e percezioni di sfruttamento.
- La cultura e la letteratura del secondo Ottocento riflettono le tensioni tra spinte democratiche e resistenze al cambiamento sociale.
Indice
La proclamazione del regno d'Italia
Nel 1861 fu proclamato il regno d'Italia, che non comprendeva inizialmente solo Venezia e Roma. La riunificazione della penisola in un solo Stato significava che per la prima volta dopo la caduta dell'Impero Romano, le tante popolazioni erano finalmente unite in una compagine politica, amministrativa, economica e culturale.
Le sfide dell'unità italiana
Questa situazione del tutto nuova poneva il Paese di fronte a compiti enormi, che Massimo D'Azeglio sintetizza in una famosa frase: "l'Italia è fatta, ora bisogna fare gli italiani".
Ciò significava che bisognava amalgamare il popolo italiano attorno a un'unità di interessi, di lingua e di sviluppo socio-economico.Le difficoltà post-unitarie
Il compito si rivelò subito estremamente difficile, infatti alla base di tanti aspetti della vita italiana tra il 1860 e il 1890 pesarono molto i modi con i quali l'unità era stata raggiunta. Più tardi si parlò di "rivoluzione mancata", ossia la mancata soluzione di quel problema noto come unità verticale italiana, ovvero di un'unità sociale che intorno allo Stato potesse raccogliere non solo i ceti egemoni di tutta la penisola, ma tutte le classi delle città e delle campagne, da nord a sud. Questo periodo fu quindi denominato "rivoluzione passiva", poichè le masse subirono gli eventi che portarono al processo unitario italiano.
Le tensioni socio-economiche
L'istituzione dell'obbligo militare (che allora durava anni) che ebbe gravi effetti economici, l'imposizione di nuove tasse, il divario di strutture sociali ed economiche tra il Nord più sviluppato e legato al decollo industriale e il sud, legato ancora ad un'economia di tipo feudale; questo divario non fu colmato, ma fu rimarcato, dando quasi l'impressione che una parte dell'Italia fosse sfruttata dall'altra. Questi fatti e questi dati vanno tenuti presenti quando si parla di cultura e letteratura nel secondo ottocento, una cultura che nasceva dalla tensione tra questa situazione e lo sforzo teso a modificarla. Infatti da un lato agivano le spinte democratiche volte all'ampliamento della base sociale, dall'altro agivano gli interessi di classe e le paure nell'accettare una modificazione profonda del tessuto sociale.
Domande da interrogazione
- Quali furono le sfide principali che l'Italia dovette affrontare dopo l'Unità?
- Cosa si intende per "rivoluzione passiva" nel contesto dell'Unità d'Italia?
- Quali furono le conseguenze economiche e sociali dell'obbligo militare e delle nuove tasse dopo l'Unità d'Italia?
Dopo l'Unità, l'Italia dovette affrontare la sfida di amalgamare il popolo italiano attorno a un'unità di interessi, lingua e sviluppo socio-economico, un compito reso difficile dai modi con cui l'unità era stata raggiunta e dalle differenze tra Nord e Sud.
La "rivoluzione passiva" si riferisce al fatto che le masse subirono gli eventi del processo unitario senza partecipare attivamente, e l'unità sociale non riuscì a coinvolgere tutte le classi sociali, ma solo i ceti egemoni.
L'obbligo militare e le nuove tasse ebbero gravi effetti economici, accentuando il divario tra il Nord industrializzato e il Sud ancora legato a un'economia feudale, creando tensioni e la percezione di sfruttamento di una parte del paese sull'altra.