Concetti Chiave
- Il governo italiano, guidato da Salandra, inizialmente opta per la neutralità nella guerra nonostante la Triplice Alleanza, a causa del suo carattere difensivo.
- L'Italia teme che l'esercito non sia pronto per un nuovo conflitto, avendo da poco concluso la guerra italo-turca del 1911-1912.
- La conformazione geografica dell'Italia e la potenza della marina britannica sono fattori decisivi per la scelta della neutralità, per timore di attacchi marittimi.
- L'opinione pubblica italiana si divide tra neutralisti e interventisti, con figure influenti come Giolitti a favore della neutralità e altri, come Salandra, che successivamente sostengono l'intervento.
- Gli interventisti, divisi in democratici, rivoluzionari e nazionalisti, vedono la guerra come un'opportunità per riscattare le terre irredente e promuovere una rivoluzione nazionale.
Indice
Il contesto della neutralità italiana
Il percorso che porta l'Italia dalla neutralità all'intervento merita qualche più approfondita considerazione. Allo scoppio della guerra, nonostante la Triplice alleanza sia ancora in vigore, il governo italiano presieduto da Salandra opta per la neutralità. La ragione ufficiale è che la triplice ha un carattere difensivo e non offensivo. Di conseguenza poiché è l'Austria Ungheria ad aver fatto la prima mossa attaccando la Serbia, il governo italiano, che non è stato preventivamente informato dall'austro ungarico in merito all'ultimatum alla Serbia, non si sente obbligato a intervenire al fianco di quelli che in effetti sarebbero i suoi alleati.
Motivazioni della neutralità
I motivi sostanziali comunque sono altri, in primo luogo c'è il fatto che il governo non è sicuro di poter ottenere le cosiddette "terre irredente" (cioè Trento e Trieste) dall'Austria Ungheria come compenso per l'ingresso in guerra. In secondo luogo il governo ritiene anche che l'esercito non sia pronto, essendo appena uscito da una guerra ( quella contro l'impero domanda del 1911-1912) che ne ha messo a dura prova uomini e materiali. In terzo luogo ci si preoccupa delle conseguenze militari di un ingresso in guerra a fianco degli Imperi centrali: la particolare conformazione geografica dell'Italia, con una lunghissima linea costiera la esporrebbe immediatamente agli attacchi della marina britannica, all'epoca la più potente al mondo e si valuta che le difese marittime e costiere siano del tutto insufficienti a fronteggiare una simile eventualità. Per questi motivi il governo Salandra decide per la neutralità nonostante le reazioni furibonde degli alleati tedeschi e austro ungarici che si sentono traditi da questa decisione.
Dibattito pubblico sulla guerra
Nei mesi successivi dell'agosto del 1914 l'alternativa tra neutralità intervento è largamente e duramente dibattuta dall'opinione pubblica italiana. Ma mano che passano i mesi si definiscono due schieramenti, uno a favore della neutralità e l'altro a favore dell'intervento.
Schieramenti politici e sociali
Tra i neutralisti vi sono molti liberali, fra cui personaggi di assoluta autorevolezza come Giolitti che pur essendo stato da pochi mesi sostituito alla guida del governo da Salandra (nel marzo 1914), raccoglie ancora intorno alla sua posizione la maggioranza dei deputati in parlamento. Vi sono anche i socialisti che assumono una posizione di neutralità assoluta; fra i neutralisti vi è poi una parte significativa del mondo cattolico incline a seguire l'orientamento espresso da Papa Benedetto XV. Invece sono a favore dell'ingresso in guerra gli interventisti democratici, per i quali l'Italia non può sottrarsi all'impegno bellico, però non a fianco degli alleati della Triplice alleanza ma al fianco di Francia e Inghilterra in difesa della democrazia e contro l'autoritarismo degli imperi centrali.
Interventismo e nazionalismo
Vi sono poi anche gli interventisti rivoluzionari, ex sindacalisti socialisti anarchici; vi è un interventismo liberale rappresentato in particolare da Luigi Albertini e dal giornale che dirige il Corriere della Sera è più tardi dallo stesso presidente del consiglio Salandra, e dal suo ministro degli esteri Sonnino: nelle posizioni di questi ambienti interventisti si mescolano calcoli di politica interna con considerazioni nazional-patriottiche (ovvero il riscatto delle terre irredente, Trento e l'Alto Adige, Trieste e la Dalmazia). Vi è anche l'interventismo nazionalista che fonde l'idea della guerra come momento cruciale di una possibile rivoluzione - una rivoluzione nazionale.
Domande da interrogazione
- Quali furono le ragioni ufficiali per cui l'Italia inizialmente optò per la neutralità allo scoppio della guerra?
- Quali erano i motivi sostanziali che portarono l'Italia a scegliere la neutralità?
- Chi erano i principali sostenitori della neutralità in Italia?
- Quali gruppi erano a favore dell'intervento in guerra e quali erano le loro motivazioni?
- Come si sviluppò il dibattito tra neutralità e intervento nell'opinione pubblica italiana?
Il governo italiano, guidato da Salandra, dichiarò che la Triplice Alleanza aveva un carattere difensivo e non offensivo, e poiché l'Austria-Ungheria aveva attaccato per prima, l'Italia non si sentiva obbligata a intervenire.
Il governo italiano non era sicuro di ottenere le "terre irredente" dall'Austria-Ungheria, riteneva l'esercito non pronto dopo la guerra del 1911-1912, e temeva attacchi dalla marina britannica a causa della vulnerabilità costiera.
Tra i neutralisti vi erano molti liberali, come Giolitti, la maggioranza dei deputati in parlamento, i socialisti e una parte significativa del mondo cattolico, seguendo l'orientamento di Papa Benedetto XV.
Gli interventisti democratici, rivoluzionari, liberali e nazionalisti erano a favore dell'intervento, motivati dalla difesa della democrazia, calcoli di politica interna, considerazioni nazional-patriottiche e l'idea di una rivoluzione nazionale.
Nei mesi successivi all'agosto 1914, il dibattito tra neutralità e intervento fu ampiamente discusso, con due schieramenti distinti che si formarono, uno a favore della neutralità e l'altro dell'intervento, riflettendo divisioni politiche e sociali.