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Sintesi

L’Italia dopo il 1945: il problema istituzionale e la Repubblica



Finita la guerra, oltre alla ricostruzione materiale del paese, l’Italia doveva adottare un nuovo sistema istituzionale.
Escludendo una dittatura o una monarchia liberale, l’unica soluzione possibile era uno stato democratico che si ispirasse alle democrazie delle potenze occidentali. Nella costruzione di un nuovo stato istituzionale ebbero un ruolo fondamentale 3 partiti di massa che governarono insieme per due anni, dal 1945 al 1947:
• Democrazia cristiana (DC)
• Partito comunista (PCI)
• Partito socialista (PSI)
La Democrazia cristiana, erede del Partito popolare di Don Luigi Sturzo. era guidata da Alcide De Gasperi. Di orientamento cattolico, si ispirava alla dottrina sociale della Chiesa, rifiutava la lotta di classe che sostituiva, però, con la solidarietà e comunque con un forte impegno nei confronti dei ceti sociali più disagiati. All’interno, si aveva anche una corrente di cattolici moderati e conservatori che negli anni ‘30 avevano in qualche modo mostrato interesse per il regime fascista. Col tempo la Democrazia cristiana troverà consenso anche nella borghesia industriale e finanziaria. Comunque, nonostante questi orientamenti il comune denominatore della DC era dato dall’ispirazione cristiana, elemento di forza molto importante fino al 1993.
La sinistra comprendeva il Partito socialista, guidato da Pietro Nenni e il Partito comunista, guidato da Palmiro Togliatti. Il Partito comunista, pur non mettendo in discussione gli stretti legami con l’URSS aveva acquisito un aspetto nuovo con l’obiettivo di operare insieme a tutte le altre forze per costruire in Italia un regime democratico.
Altri partiti (non di massa) erano il
• Partito d’azione (PA)
• Partito liberale italiano (PLI)
Il Partito d’Azione aveva partecipato alla Resistenza (formazione partigiana “Giustizia e Liberta”): si trasformerà in PRI (= Partito repubblicano Italiano) ed alcuni componenti si orientarono verso la sinistra. Il personaggio di maggior spicco era Ferruccio Parri.
Il PLI (= Partito Liberale Italiano) che aveva l’adesione del filosofo Benedetto Croce e dell’economista Luigi Einaudi, costituiva la continuità con l’Italia pre-fascista e trovava consensi soprattutto fra i dirigenti d’azienda.
I primi governi del dopo-guerra sono:
• governo Parri (Partito d’azione). Parri rappresentava un punto di equilibrio fra destra e sinistra, ma fu ostacolato dalle forze conservatrici e dopo 6 mesi dovette dimettersi
• governo De Gasperi (Democrazia cristiana). Questo governo comprendeva deputati appartenenti a partiti antifascisti, compreso i comunisti. Togliatti fu nominato ministro della Giustizia e affrontò il problema dell’epurazione dei funzionari che si erano compromessi col fascismo concedendo un’ampia amnistia con lo scopo di arrivare ad una riconciliazione nazionale. Nonostante questo, si ebbero delle violenze e delle vendette, soprattutto in Emilia.

La Repubblica


Il 2 giugno 1946 si tiene un referendum istituzionale: il 54% degli Italiani sceglie la repubblica. Contemporaneamente, si svolgono anche le elezioni per eleggere i deputati dell’Assemblea Costituente: per la prima volta le elezioni avvengono a suffragio universale senza alcuna limitazione e anche le donne partecipano al voto. La Democrazia Cristiana si confermò come il partito con più consensi e fu formato allora il 2° governo De Gasperi (alleanza democristiani, socialisti e comunisti)
Ben presto, la coalizione governativa democristiani, socialisti e comunisti comincia a sgretolarsi. Il disaccordo riguarda la ricostruzione economica che opponeva una posizione liberista (= lasciare campo libero all’iniziativa privata) ad una posizione incentrata su una ricostruzione in cui lo Stato dà una funzione di indirizzo (= posizione condivisa dalla sinistra). A questo va aggiunta la pressione della Chiesa, contraria ad una collaborazione della Democrazia cristiana con partiti di sinistra atei.
Dopo un viaggio di De Gasperi negli USA, in cui lo statista è riconosciuto come il leader anticomunista e filoccidentale in Italia ed ottiene un prestito di 100 milioni di dollari, l’ Assemblea Costituente vota la fiducia al 4° governo De Gasperi. In esso, secondo quando richiesto dalla Chiesa e dagli USA, sono esclusi i partiti di sinistra, eccetto il Partito socialista dei lavoratori italiani appena formato (successivamente chiamato Partito social democratico italiano = PSDI), guidato da Giuseppe Saragat. Esso rifiutava l’orientamento filosovietico.

Il 4° governo de Gasperi ha due problemi da risolvere: 1) politica economica 2) ordine pubblico
La gestione della politica economica viene affidata a Luigi Einaudi che applica una politica deflazionistica (cioè aumento della pressione fiscale e stretta creditizia che ha come conseguenza un calo degli investimenti e dei consumi) che fa diminuire l’inflazione e stabilizza il valore della lira, anche se la disoccupazione aumenta. Comunque l’Italia evita la recessione grazie al piano Marshall e alle risorse concesse dall’USA.
Il problema dell’ordine pubblico viene affidato a Mario Scelba che espelle dalla polizia coloro che, a suo tempo, avevano fatto parte delle formazioni partigiane.
Negli stessi anni si continua a lavorare per la redazione di una Costituzione repubblicana. Nonostante alcuni contrasti, alla fine prevale la convinzione che la Costituzione deve nascere dalla collaborazione di tutti, senza tener conte delle ideologie politiche. Questi sono i tre grandi orientamenti all’interno della Costituente:
1) Orientamento liberal-democratico
2) Orientamento cattolico
3) Orientamento socialista e comunista

Le elezioni del 1948


Alle elezioni del 1948 la Democrazia cristiana risulta vincente con il 48% dei consensi. Il suo programma
a) garantiva l’ordine, la libertà e il cattolicesimo
b) costituiva un baluardo contro l’Unione sovietica
c) costituiva una garanzia a favore della proprietà privata contro il collettivismo comunista
La Democrazia cristiana trova appoggio negli Stati Uniti, nella Chiesa, nell’ Azione Cattolica, in un grande schieramento di forze sociali (piccoli proprietari terrieri + tutti coloro che trovandosi in una situazione di disagio teme di perdere gli aiuti americani).
Invece, tutti i partiti di sinistra si erano riuniti in un unico partito: il Fronte democratico popolar e che aveva il programma seguente:
a) nazionalizzazione
b) programmazione economica
c) riforma agraria
d) opposizione all’alleanza dell’ Italia con le potenze occidentali
tutti elementi che facevano pensare allo spauracchio del totalitarismo di Stalin e delle collettivizzazioni forzate.
E’ per questo motivo che la Democrazia vinse le elezioni.
Nei 5 anni che seguono, il governo è in mano a De Gasperi. Innanzitutto, nel 1949, egli aderisce alla NATO, una decisione fortemente contrastata dalla sinistra. Anche se la Democrazia Cristiana in parlamento ha la maggioranza assoluta, De Gasperi preferisce stringere un’alleanza con i partiti di centro (PSDI, PRI, PLI); viene così coniato il termine “centrismo”; anche all’interno della DC, De Gasperi riesce ad operare una sorta di mediazione fra corrente moderata e corrente democratica al cui interno era presente il cattolicesimo sociale.
In campo sociale, il governo De Gasperi
• approva il “piano casa” che permette di sviluppare notevolmente l’edilizia popolare
• fonda la Cassa per il Mezzogiorno con cui viene istituito un fondo per finanziare gi investimenti nel sud dell’Italia
• vara la riforma agraria con la quale si creano delle piccole proprietà contadine che però non sono di dimensioni tale da poter sviluppare un’ azienda agricola moderna.
La riforma agraria reca un grave colpo al latifondismo dell’Italia meridionale per cui gli esponenti del latifondismo preferiscono abbandonare la DC ed orientarsi verso l’estrema destra. A questo, si deve aggiungere lo scontento popolare causato dalla disoccupazione e dalle difficoltà economiche che soprattutto al Nord aumentava il consenso alla sinistra.
Questi due elementi fanno diminuire il consenso al governo centrista di De Gasperi.
Ecco che cosa propone De Gasperi per mantenere la maggioranza, nonostante le perdite.
Nel 1953 ci sarebbero state le nuove elezioni per cui De Gasperi pensa di modificare la legge elettorale che, nonostante il voto contrario dell’ opposizione, viene votata: la coalizione di partiti che supera il 50% dei voti avrà il 65% dei seggi (premio di maggioranza) Le opposizioni chiamarono questa modifica legge-truffa.
Alle elezioni, la coalizione centrista di De Gasperi manca di poco la soglia del 50% e quindi non ottiene il premio di maggioranza; all’interno dell’opposizione il PCI ottiene quasi il 23% e diventa così il partito più forte dell’opposizione.
In questo modo ha termine, la carriera politica di De Gasperi e d’ora in poi bisognerà che l’Italia ricerchi nuovi equilibri politici.
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