Concetti Chiave
- L'intervento ONU "Restore Hope" in Somalia, guidato dagli Stati Uniti, è stato un fallimento, incapace di stabilire ordine e sicurezza nel paese.
- Le ONG italiane come Caritas, Cefa, Cics e Coopi hanno fornito aiuti significativi in Somalia, soprattutto dopo il ritiro dei "caschi blu".
- Il generale Aidid, noto come "signore della guerra", ha perso il controllo delle sue forze, aggravando la situazione umanitaria in Somalia.
- La guerra civile in Liberia ha mietuto oltre 150 mila vittime e causato milioni di profughi, con conflitti alimentati da interessi economici su risorse naturali.
- Nel 1996, attacchi nei campi profughi in Ruanda hanno portato a un milione di vittime e milioni di sfollati, evidenziando la devastazione del conflitto.
Indice
Intervento fallimentare dell'ONU
L’intervento dell’ONU, con la missione Restore Hope (“ripristinare la speranza”), a maggioranza statunitense, alla quale parteciparono contingenti militari italiani, si è rivelato fallimentare e i “caschi blu” non sono riusciti a porre un minimo di ordine. Vittima di un agguato anche una brava e coraggiosa giornalista italiana, Ilaria Alpi (20 marzo 1997).
Aiuti delle ONG in Somalia
Gli aiuti più consistenti sono stati portati, in Somalia, da organizzazioni non governative di volontariato internazionale, tra le quali si è distinta per efficienza la Caritas italiana , insieme con altre organizzazioni italiane, che operano in aree diverse della Somalia (il Cefa di Bologna, il Cics di Roma, il Coopi di Milano nel Nord-Ovest). E nel 1994 con il ritiro dei caschi blu, la situazione è precipitata e perciò il Paese è ora malamente diviso in 15 fazioni, più una repubblica autoproclamata nel nord, il Somaliland.
Il generale Aidid, il “signore della guerra” che ha fatto fallire la missione ONU, e che qualcuno sostiene sia stato ucciso, non è stato più in grado di controllare le sue forze e nel frattempo in Somalia la popolazione continua a morire di fame.
Conflitti in Eritrea e Etiopia
Dal 1961, in cui ci furono dei primi tentativi di insurrezione armata, fino al 1991, quando le truppe del Fronte popolare di liberazione dell’Eritrea entrano ad Asmara cacciando per sempre gli Etiopi, l’Eritrea ha vissuto la più lunga lotta di liberazione della storia del XX secolo. Una lotta durissima contro Menghistu, dittatore in Etiopia, costretto infine alla fuga, che salito al potere nel 1974, aveva trasformato Etiopia ed Eritrea, allora forzatamente unite, in una repubblica popolare, con una politica rigidamente filosovietica. I morti sono stati oltre 100 mila, migliaia i mutilati e gli orfani. L’economia è in rovina, a causa anche della politica di spoliazione prima, e di terra bruciata poi, fatta dalle truppe etiopiche di occupazione.
Guerra civile in Liberia
La guerra civile in Liberia è costata dal 1989 oltre 150 mila morti e un milione e mezzo di profughi su tre milioni di abitanti (nei paesi adiacenti, cioè nel Ghana, in Sierra Leone, in Costa d’Avorio). Sullo sfondo, grandi interessi economici: dalle pietre preziose alla flotta mercantile fino al caucciù (si trova in Liberia la più grande piantagione del mondo), su cui hanno mire i paesi vicini che finanziano la piccola guerra: Burkina Faso e Costa d’Avorio.
Conflitti in Sudan e Ruanda
Il Sudan, il più grande paese dell’Africa, sente ancora le conseguenze di una “guerra di religione” che ha fatto un milione di morti. I guerriglieri “cristiano-animisti” del Sud, appoggiati da Uganda, Egitto, Israele, hanno lottato per togliere il potere al governo musulmano di Khartoum, la capitale, strumentalizzato dalle frange estremiste degli integralisti islamici; e non rinunciano alla lotta le milizie chiamate Forza di difesa popolare contro le popolazioni del Sud. In Ruanda le milizie del Fronte patriottico ruandese (tutsi) sconfiggono l’esercito regolare hutu. Le milizie hutu massacrano 500 mila Tutsi, nel 1994.
Guerriglieri tutsi, nel 1996, attaccano i campi profughi dei ruandesi hutu nel Congo alla ricerca degli hutu armati. Nel complesso, un milione di vittime, in prevalenza Tutsi, e due milioni i rifugiati nei paesi vicini; un milione e mezzo gli sfollati all’interno del Paese, costretti a vegetare in campi profughi. Ecco cosa è rimasto del piccolo ma popoloso “Paese dalle mille colline”: un fertile territorio grande quanto la Lombardia, che alla vigilia del conflitto contava 7 milioni di abitanti.
Domande da interrogazione
- Qual è stato l'esito della missione ONU "Restore Hope" in Somalia?
- Quali organizzazioni hanno fornito aiuti significativi in Somalia?
- Qual è stata la situazione del generale Aidid in Somalia?
- Quali sono state le conseguenze della guerra civile in Liberia?
- Cosa è successo nei campi profughi in Ruanda nel 1996?
La missione ONU "Restore Hope" in Somalia, a maggioranza statunitense, si è rivelata fallimentare, e i "caschi blu" non sono riusciti a stabilire ordine nel paese.
Gli aiuti più consistenti in Somalia sono stati forniti da organizzazioni non governative di volontariato internazionale, tra cui la Caritas italiana e altre organizzazioni italiane come il Cefa di Bologna, il Cics di Roma e il Coopi di Milano.
Il generale Aidid, noto come "signore della guerra", non è stato in grado di controllare le sue forze, contribuendo al fallimento della missione ONU e alla continua sofferenza della popolazione somala.
La guerra civile in Liberia ha causato oltre 150 mila morti e un milione e mezzo di profughi, con interessi economici legati a risorse come pietre preziose e caucciù.
Nel 1996, i guerriglieri tutsi hanno attaccato i campi profughi dei ruandesi hutu nel Congo, cercando gli hutu armati, portando a un milione di vittime e milioni di rifugiati e sfollati.