Concetti Chiave
- Nel marzo 1919, Benito Mussolini fondò i Fasci di combattimento a Milano, attratti principalmente dalla media e piccola borghesia.
- I Fasci di combattimento erano visti come un movimento nazionalista che prometteva ordine e patriottismo, attirando le classi medie.
- Il movimento esprimeva contrapposizione allo stato liberale, esaltando la violenza e criticando il pacifismo.
- Il mito della "vittoria mutilata" si diffuse, alimentando il risentimento contro uno stato visto come incapace di difendere la patria.
- La questione di Fiume, occupata da Gabriele D’Annunzio, fu risolta nel 1920 con il Trattato di Rapallo che stabilì Fiume come "città libera".
Indice
Fondazione dei Fasci di combattimento
Nel marzo 1919 Benito Mussolini fondò a Milano i Fasci di combattimento. Erano un movimento politico che raccoglieva simpatie e adesioni soprattutto tra i membri della media e della piccola borghesia, i quali guardavano con apprensione al clima creatosi in Italia nell’immediato dopoguerra.
Essi, infatti, non possedevano le ricchezze dei grandi imprenditori e dei latifondisti, e perciò temevano che l’inflazione e la disoccupazione potessero mettere in pericolo la loro modesta agiatezza. Inoltre, chi per anni aveva esercitato funzioni di comando all’interno dell’esercito, trovava difficoltà a reinserirsi in un mondo nel quale non godeva più di nessuna autorità e del prestigio derivante dai gradi militari. Molti nutrivano rancore nei confronti degli uomini politici, incapaci, secondo loro, di tutelare le conquiste pagate con il sangue dei combattenti. I Fasci si presentavano come un movimento di ispirazione nazionalista, portatore di quei valori di ordine e patriottismo cari alle classi medie, sulle quali riuscirono immediatamente a far presa. I Fasci nella loro forma esprimevano una contrapposizione allo stato liberale, esaltando la violenza e l’atto individuale; inoltre manifestavano un aperto dissenso contro ogni forma di pacifismo.Risentimento e mito della vittoria
Si iniziò così a sfruttare il risentimento italiano e si diffuse il mito della vittoria mutilata e di uno stato incapace di difendere la patria. Gabriele D’annunzio, intanto, occupava Fiume e illegalmente formò un esercito di volontari gli “arditi”. In tal senso dilagava uno spontaneismo che misconosceva lo stato.
Questione di Fiume e Trattato di Rapallo
La questione di Fiume si risolse solo nel 1920 quando Giolitti con il Trattato di Rapallo, decise di riportare la questione nei termini della legalità internazionale, affrontando direttamente il problema con la Jugoslavia. Con il Trattato si stabiliva che Fiume, d’intesa fra Italia e Jugoslavia, avrebbe avuto lo stato di “città libera”.
Domande da interrogazione
- Quali furono le motivazioni principali dietro la fondazione dei Fasci di combattimento?
- Come si manifestò il risentimento italiano dopo la Prima Guerra Mondiale?
- Come fu risolta la questione di Fiume?
I Fasci di combattimento furono fondati da Benito Mussolini nel 1919 per rispondere alle preoccupazioni della media e piccola borghesia italiana, che temeva l'inflazione e la disoccupazione post-bellica. Il movimento si presentava come nazionalista, opponendosi allo stato liberale e al pacifismo, e cercava di attrarre coloro che si sentivano traditi dai politici incapaci di proteggere le conquiste dei combattenti.
Il risentimento italiano si manifestò attraverso il mito della "vittoria mutilata" e la percezione di uno stato incapace di difendere la patria. Questo sentimento fu sfruttato da figure come Gabriele D'Annunzio, che occupò Fiume con un esercito di volontari, sfidando l'autorità statale e promuovendo uno spontaneismo che ignorava le leggi.
La questione di Fiume fu risolta nel 1920 con il Trattato di Rapallo, grazie al quale Giolitti affrontò il problema con la Jugoslavia. Il trattato stabilì che Fiume sarebbe diventata una "città libera", in accordo tra Italia e Jugoslavia, riportando la questione nei termini della legalità internazionale.