Concetti Chiave
- L'Italia fascista, sotto Mussolini, apre nuovi fronti di guerra all'inizio degli anni Quaranta, indipendentemente dalla Germania nazista.
- Il piano italiano era di condurre una "guerra parallela", non subordinata agli obiettivi di Hitler, ma i risultati iniziali furono deludenti.
- L'esercito italiano, comandato dal maresciallo Rodolfo Graziani, inizialmente penetra in Egitto dalla Libia, ma subisce una controffensiva britannica nel dicembre 1940.
- Mussolini, costretto a chiedere aiuto, riceve rinforzi dall'Afrikakorps tedesco sotto il comando del generale Erwin Rommel nel febbraio 1941.
- Nonostante i rinforzi, l'esercito italiano perde la guerra in Africa Orientale, permettendo al sovrano etiope Hailè Selassiè di rientrare ad Addis Abeba nell'aprile 1941.
Indice
L'inizio della guerra parallela
Nei primi anni Quaranta con un'iniziativa autonoma non troppo gradita alla Germania nazista, l'Italia fascista ha aperto nuovi fronti. Una volta entrata in guerra, Mussolini vuole assicurarsi prima possibile la sua fetta di nuovi diritti dolori. Esercito italiano e per ammissione degli stessi dirigenti fascisti largamente impreparato. Ma si conta comunque di riuscire a sfruttare la situazione che si era creata in Europa per iniziativa tedesca andando ad affrontare avversari che si giudicano alla portata delle armi italiane. La strategia è quella di svolgere una guerra propria, una guerra parallela e nonna subalterna agli obiettivi di Hitler e del regime nazista. I risultati però non sono molto brillanti: infatti nell'agosto del 1940 l'esercito italiano attacca dall'Etiopia la Somalia britannica e dalla Libia attacca l'Egitto, anch'esso risulta controllata dai britannici.
La controffensiva britannica
Comandati dal maresciallo Rodolfo Graziani (1882 -1955) inizialmente gli italiani riescono a penetrare a fondo in Egitto.
Ma nel dicembre del 1940 comincia la controffensiva britannica, che fa arretrare di molti chilometri l'esercito italiano, costretto ad abbandonare anche la Cirenaica (cioè la Libia orientale). A quel punto la prima guerra "parallela" diventa "subalterna", poiché Mussolini è costretto a chiedere aiuto ai tedeschi, che nel mese nel febbraio del 1941 inviano in Libia l'Afrikakorps, un corpo di spedizione molto ben attrezzato e dotato di mezzi corazzati dal comando del generale Erwin Rommel (1891-1944).
L'intervento tedesco e la sconfitta italiana
Le forze italo-tedesche possono così riprendere l'attacco e respingere di nuovo le truppe britanniche oltre i confini egiziani e intanto però l'esercito italiano sta perdendo la guerra contro i britannici in Africa Orientale infatti già il 6 aprile del 1941 nella capitale dell'Etiopia, Addis Abeba, può rientrare trionfalmente il sovrano etiope, Hailè Selassiè.
Domande da interrogazione
- Qual era l'obiettivo dell'Italia fascista all'inizio della guerra parallela?
- Come si è evoluta la situazione militare italiana in Egitto durante la controffensiva britannica?
- Qual è stato l'esito dell'intervento tedesco in Africa?
L'Italia fascista, sotto Mussolini, voleva assicurarsi una parte dei nuovi territori e condurre una guerra parallela, non subordinata agli obiettivi nazisti, sfruttando la situazione creata in Europa dall'iniziativa tedesca.
Inizialmente, le forze italiane riuscirono a penetrare in Egitto, ma la controffensiva britannica del dicembre 1940 le costrinse a ritirarsi, perdendo anche la Cirenaica, e rendendo necessaria la richiesta di aiuto ai tedeschi.
L'intervento tedesco con l'Afrikakorps permise alle forze italo-tedesche di riprendere l'attacco e respingere le truppe britanniche oltre i confini egiziani, ma l'esercito italiano continuava a perdere contro i britannici in Africa Orientale, culminando con il ritorno del sovrano etiope Hailè Selassiè ad Addis Abeba il 6 aprile 1941.