Concetti Chiave
- La Destra si concentrò sul pareggio del bilancio, aumentando le imposte e riducendo le spese, ma senza migliorare le condizioni di vita nelle campagne.
- Le risorse fiscali furono investite in opere pubbliche cruciali per lo sviluppo industriale, sostenute da capitali esteri.
- La Terza Guerra d'Indipendenza vide l'Italia stringere un'alleanza con la Prussia, ma concludere con un armistizio non favorevole con l'Austria.
- L'annessione di Roma avvenne dopo il ritiro delle truppe francesi, con le truppe italiane che entrarono in città il 20 settembre 1870.
- La Legge sulle Guarentigie del 1871 regolò i rapporti tra Stato e Chiesa, riconoscendo l'extraterritorialità dei possessi pontifici.
Indice
Politiche economiche della Destra
Dopo l’unificazione, la direzione del governo fu assunta dalla Destra, che si impegnò a pareggiare il bilancio statale, riducendo le spese e aumentando le imposte (tassa sul macinato, 1868); si interessò inoltre allo sviluppo dell’agricoltura aumentando la produzione locale e diminuendo le importazioni, ma non riuscì a migliorare le condizioni di vita nelle campagne.
Inoltre la Destra non seppe neppure impedire la stagnazione del settore industriale, anche se la situazione migliorò verso gli anni 70.
I governi della Destra inoltre utilizzarono le risorse ottenute dalla riscossione delle imposte nella creazione di tutta una serie di opere pubbliche, senza le quali non si sarebbe mai potuta far sviluppare un’industria moderna. Questo enorme sforzo fu comunque agevolato dall’afflusso in Italia di capitali esteri.
Iniziative di Ricasoli e Rattazzi
I vari ministri di Destra e di Sinistra che si avvicendarono al governo italiano dovettero affrontare il problema di completare l’unità del Paese.
Ricasoli, divenuto capo del governo nel Giugno 1861, si fece promotore di due importanti iniziative:
- l’attuazione di un rigoroso accentramento statale (estendendo la legge piemontese a tutto il territorio italiano);
- la lotta al brigantaggio, divenuta ben presto una vera e propria guerra.
Il 3 Marzo tuttavia Ricasoli fu costretto alle dimissioni per l’opposizione di vari deputati sia di Destra che di Sinistra.
Seguì il governo Rattazzi, che alimentò il Partito d’Azione di Garibaldi a compiere una spedizione contro Roma. Rattazzi, su pressione francese, mandò le truppe regie a bloccare l’avanzata garibadina ad Aspromonte (29 Agosto 1862). Questo episodio determinò un forte senso di sfiducia nel governo che nel dicembre del 1862 dovette dimettersi.
Governi Minghetti e La Marmora
Seguì il governo Minghetti, che assunse un atteggiamento più moderato e che stipulò un trattato (15 Settembre 1864) con Napoleone III , il quale accettava di ritirare le truppe da Roma entro due anni in cambio della difesa dei confini pontifici da parte dello Stato Italiano. A garanzia di ciò venne sottoscritta una clausola che fissava il trasferimento della capitale da Torino.
In seguito a tali avvenimenti, ovvero allo scoppio di una serie di tumulti a Torino, il re invitò Minghetti a dimettersi.
Seguì il governo La Marmora, il quale nel Maggio 1865 attuò il trasferimento della capitale da Torino a Firenze. A sua volta Napoleone III iniziò il ritiro delle sue truppe da Roma.
Guerra d'Indipendenza e trattati
L’Italia firmò poi con Bismarck un trattato italo-prussiano (8 Aprile 1866) per attaccare l’Austria su due fronti. Ebbe così inizio la III Guerra d’Indipendenza. La sconfitta delle truppe italiane, ad eccezione dell’esercito garibaldino, fece si che Bismarck firmasse il 26 Luglio un armistizio con l’Austria senza neppur informare il governo italiano. L’Italia sottoscrisse poi la tregua di Cormons (Agosto 1866) e ordinò il ritiro delle truppe. L’Italia firmò dunque il 3 Ottobre 1866 la pace di Vienna, con cui riceveva il Veneto tramite Napoleone III, con una manovra diplomatica che era giustificata dall’infelice esito delle operazioni militari.
La conclusione umiliante della guerra, rafforzò la Sinistra, che rimproverava al governo la disorganizzazione dell’esercito regio.
Nell’Aprile 1867 il re affidò di nuovo la presidenza a Rattazzi. L’arruolamento volontario di Garibaldi per passare i confini pontifici fu ignorato dal governo, che, in seguito, su pressione di Napoleone III fu costretto a far arrestare Garibaldi. Tutto ciò non frena l’avanzata garibaldina, il comandante infatti sfuggito al blocco navale era rientrato in Toscana e aveva ripreso l’avanzata in territorio pontificio. Ciò porto alle dimissioni di Rattazzi.
Seguì il governo Menabrea, che avrebbe gestito il potere alle strette dipendenze del re fino al 1869. Garibaldi intanto aveva sconfitto le truppe papaline a Monterotondo (25 ottobre 1867), aprendo così la via verso Roma. Napoleone III nel frattempo aveva inviato a Civitavecchia le truppe francesi che sconfissero quelle garibaldine a Mentana (3 Novembre 1867).
A seguito della sconfitta, venne introdotta una nuova tassa sul macinato che provocò tumulti e agitazioni di piazza. A quel punto anche Menabrea dovette dimettersi.
Seguì il governo Lanza, affiancato da Sella come ministro delle Finanze, che si prefisse il compito di risanare il disavanzo pubblico e portare in pareggio il bilancio.
Questione romana e governo Lanza
La questione romana si riaprì nel 1870, quando il conflitto franco-prussiano e il conseguente ritiro delle truppe francesi da Roma permisero all’Italia di invadere lo Stato Pontificio. Lanza ordinò al generale Cadorna di entrare nel territorio pontificio. Così il 20 Settembre 1870 le truppe italiane entrarono attraverso la breccia di Porta Pia. Pochi giorni dopo, il 2 Ottobre, un plebiscito decideva l’annessione al regno d’Italia.
Legge sulle Guarentigie e Non expedit
I rapporti tra Stato e Chiesa vennero regolati dalla Legge sulle Guarentigie (maggio 1871), in base alla quale veniva riconosciuta l’extraterritorialità dei possessi pontifici e i diritti sovrani. Alla Chiesa era inoltre concessa piena libertà di azione, di propaganda su tutto il territorio nazionale e le veniva assegnato un appannaggio annuo per il mantenimento della corte papale.
Tuttavia il pontefice Pio IX rifiutò tutte le condizioni che gli venivano offerte e tre anni dopo nel 1874 con il Non expedit vietò ai Cattolici di prendere parte alle elezioni del 1874.
Completata l’unificazione italiana, il ministero Minghetti (1873-1876) proseguì il riordino delle finanze pubbliche riuscendo a riportare il bilancio quasi al pareggio. Tuttavia il crescente malcontento determinò le dimissioni di Minghetti e la caduta della Destra.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali politiche economiche adottate dalla Destra dopo l'unificazione italiana?
- Quali furono le conseguenze della Terza Guerra d'Indipendenza per l'Italia?
- Come si concluse l'annessione di Roma al Regno d'Italia?
- Quali furono le reazioni della Chiesa alla Legge sulle Guarentigie?
- Quali furono le cause della caduta della Destra nel 1876?
La Destra si concentrò sul pareggio del bilancio statale, riducendo le spese e aumentando le imposte, come la tassa sul macinato del 1868. Investì anche nello sviluppo dell'agricoltura e nelle opere pubbliche per favorire l'industria.
La Terza Guerra d'Indipendenza portò alla sconfitta delle truppe italiane, eccetto l'esercito garibaldino, e culminò con la firma della pace di Vienna, che permise all'Italia di ottenere il Veneto tramite Napoleone III.
L'annessione di Roma avvenne il 20 settembre 1870, quando le truppe italiane entrarono attraverso la breccia di Porta Pia, seguita da un plebiscito che sancì l'annessione al Regno d'Italia.
La Chiesa, guidata da Pio IX, rifiutò le condizioni offerte dalla Legge sulle Guarentigie e nel 1874 emise il Non expedit, vietando ai cattolici di partecipare alle elezioni.
La caduta della Destra fu causata dal crescente malcontento popolare e dalle difficoltà economiche, nonostante i tentativi di risanare il bilancio pubblico da parte del ministero Minghetti.