Concetti Chiave
- Giolitti dominò la politica italiana dal 1903 al 1914 con un focus sull'inclusione del movimento operaio e le riforme economiche, mantenendo una politica di neutralità nei conflitti sindacali.
- Il Partito Socialista Italiano, pur marxista, adottò una linea riformista sotto Turati, cercando convergenze parlamentari per promuovere riforme sociali e culturali.
- Giolitti affrontò crisi politiche e sociali con una gestione pragmatica, come nel caso degli scioperi del 1904 e il rafforzamento della maggioranza liberale attraverso il dialogo con il PSI.
- Durante il suo mandato, si assistette a un importante sviluppo industriale e finanziario, con riforme sociali e un forte intervento statale in vari settori, ma con un approccio controverso verso il Sud Italia.
- La politica estera di Giolitti fu prudente, con accordi sia con la Triplice Alleanza che con altre potenze, mentre la guerra di Libia e il suffragio universale maschile segnarono gli ultimi anni del suo governo.
Indice
- Governi e partiti politici
- Politica di riforme del PSI
- Obiettivi di Giolitti
- Neutralità e riforme sociali
- Scioperi e tensioni sociali
- Riforme e sviluppo economico
- Interventi statali e Sud Italia
- Politica estera e Triplice Alleanza
- Crisi e difficoltà politiche
- Quarto ministero e guerra di Libia
- Suffragio universale e INA
- Patto Gentiloni e dimissioni
- Settimana rossa e crisi finale
Governi e partiti politici
■ Ministeri 1903/1905, 1906/1909, 1911/1914.
■ Dal 1901 al 1903 governa Zanardelli, con Giolitti Ministro degli Interni
■ dal 1903 governa Giolitti quasi ininterrottamente sino al 1914, quando gli succede
Salandra.
Politica di riforme del PSI
Soggetto politico importante nell’età giolittiana è il Partito Socialista italiano (PSI).
Nasce tra il 1892 e il 1895. la sua impostazione politica è di tipo marxista (Congresso di Genova del 1892), ma sin dal 1894 prevale la linea di Filippo Turati:
politica di riforme ( alcuni esempi: sul piano politico il suffragio universale maschile e femminile e il sistema elettorale proporzionale; sul piano culturale l’istruzione gratuita, laica e obbligatoria sino alla quinta elementare; sul piano sociale la tutela del lavoro delle donne e dei minori, la riduzione dell’orario lavorativo, l’istituzione di un ministero del lavoro; sul piano fiscale l’adozione di un’imposta unica e progressiva sui redditi e le successioni; in politica estera la fine del colonialismo.
accettazione del confronto democratico con le altre forze politiche
difesa delle istituzioni democratiche contro l’autoritarismo di Crispi e dei governi di fine secolo.
Per le riforme il PSI sa di dover cercare convergenze con altre forze politiche in Parlamento.
Obiettivi di Giolitti
Obiettivi centrali della politica di Giolitti:
⁃ integrare il movimento operaio nello stato liberale al fine di tutelare gli interessi della borghesia industriale;
⁃ assecondare la crescita economica.
Come realizza questi obiettivi?
Neutralità e riforme sociali
● Sceglie la neutralità dell’esecutivo nei confronti del capitale e del lavoro quando si verificano conflitti sindacali; ritiene infatti che l sia un errore turbare il mercato, che salari maggiori portino la crescita economica, che forze organizzate siano meno temibili di quelle spontanee e che si possa trattare con esse.
● Usa i prefetti e le forze dell’ordine contro gli scioperi generali con finalità politiche, ma non contro gli scioperi economici per l'innalzamento dei salari...
● elabora un programma di riforme, ma ha bisogno di pace sociale per realizzarlo e quindi sin dal 1903 cerca l’appoggio del PSI di Turati. Turati rappresenta il socialismo riformista e gli interessi degli operai che per istruzione e reddito hanno il diritto di voto ( il PSI non rappresenta i lavoratori meno qualificati, le donne, il Sud). Giolitti vara riforme sociali in loro favore in cambio di meno scioperi. Tra Giolitti e Turati c’è convergenza d’interessi. Gilitti chiede a Turati di entrare nel governo; Turati rifiuta, darà solo il suo appoggio a singoli provvedimenti perché teme i socialisti massimalisti, guidati da Labriola e ferri, che rappresentano l’ala più radicale del partito, vogliono la rivoluzione socialista e non vogliono alcuna collaborazione con il governo liberale.
Scioperi e tensioni sociali
●Nel 1904 ci sono forti tensioni in Puglia, Sardegna, Sicilia: manifestazioni, scontri e repressione con alcuni morti e feriti. la componente massimaMista del PSI organizza uno sciopero politico contro Giolitti a Milano che si estende anche ad altre città per quattro giorni: Giolitti, consapevole che è scarsamente organizzato, non interviene con le forze dell’ordine e lo sciopero termina senza alcun risultato.
● Giolitti vuole rafforzare la sua maggioranza e, sempre nel 1904, chiede lo scioglimento della Camera eletta nel 1900. Papa Pio X attenua il “non expedit” sostenendo che quando in un collegio c’è il rischio che venga eletto un deputato socialista allora bisogna votare per un liberale moderato. Giolitti trionfa alle lezioni con 374 deputati su 508. L’anno successivo si dimette perché non riesce a far approvare la legge sulla nazionalizzazione delle ferrovie, necessaria per ammodernare e costruire nuove linee, favorendo l’industria meccanica, e per introdurre tariffe per il trasporto più basse per favorire la commercializzazione dei prodotti. La legge sarà comunque approvata, con delle modifiche, nel 1905 da ministero Fortis.
Riforme e sviluppo economico
● Dal 1906 al 1909 Giolitti vara le riforme più significative. E’ anche l’età del decollo industriale italiano, di una lira solida e agganciata all’oro, della crescita economica e di un maggior gettito nelle casse dello stato, importante per avere avanzi nel bilancio ed investire in commesse industriali.
Alcune tra le riforme dell’età giolittiana:
in campo sociale regolamenta il lavoro delle donne e dei bambini, vara leggi sugli infortuni, l’invalidità e la vecchiaia, introduce obbligo del riposo settimanale, per le donne diritto al congedo per gravidanza, concede commesse alle cooperative cattoliche e socialiste, istituisce comitati consultivi a livello ministeriale per l’emigrazione e il lavoro aperti ai sindacati e al PSI.
L’azione statale:
Interventi statali e Sud Italia
Forte intervento dello stato con investimenti in crescita nel settore dell’istruzione, dei lavori pubblici, delle poste e dei telegrafi. Crescono i dipendenti pubblici e le loro retribuzioni. Viene valorizzata la formazione professionale con nuove scuole professionali per l’agricoltura, l'industria e l’artigianato. Nasce il Consiglio superiore delle belle Arti e si tutela il patrimonio artistico italiano.
Giolitti non riesce a varare la riforma tributaria, nella quale vuole introdurre il principio della progressività delle aliquote.
Giolitti vara un’importante operazione finanziaria: la conversione della rendita dal 5% al 3.5%, abbassa cioè di un punto e mezzo gli interessi pagati sui titoli di stato. i possessori di titoli non li ritirano e danno fiducia a Giolitti che con i risparmi paga gli indennizzi ai proprietari delle ferrovie che investono in altri settori e così si rafforza lo sviluppo.
● Punto debole della politica giolittiana è il Sud.
Nel sud ci sono in questi anni molte catastrofi naturali: nel 1905 terremoto in Calabria, nel 1906 eruzione del Vesuvio, nel 1908 terremoto disastroso a Messina. Lo stato interviene per fronteggiare questi problemi.
Il Sud è anche danneggiato dal protezionismo doganale che ostacola le esportazioni di vino ed olio.
Giolitti approva alcune leggi speciali a favore del Sud (Basilicata, Calabria) con le quali finanzia opere di sistemazione idrogeologica, fa costruire strade e ferrovie; vengono stanziati fondi per l’acquedotto pugliese e per Napoli.
Tutti questi interventi però non sono adeguati per sviluppare un sistema industriale e per ammodernare il settore agricolo, dominato dal latifondo. Lo storico meridionalista Salvemini definisce Giolitti “ministro della malavita” perché a Nord, dove esiste un ceto operaio del quale vuole l’appoggio, Giolitti allarga gli spazi di democrazia, invece al Sud per ottenere il consenso degli agrari reprime le proteste contadine usando i prefetti e la criminalità mafiosa e camorrista. Si parla di Giolitti con il “doppio volto” che agisce in modo spregiudicato e opportunista.
● L’età giolittiana è anche un periodo di forte emigrazione dal Veneto e dal Sud.
Politica estera e Triplice Alleanza
● La politica estera di Giolitti sino al terzo ministero: cauta e realistica.
Giolitti riconferma l’adesione alla Triplice Alleanza.
Giolitti però stipula accordi anche con altri paesi.
Nel 1902 si accorda con la Francia: via libera italiana ai francesi per l’occupazione del Marocco e via libera francese per l’espansione dell’Italia in Libia.
Sempre nel 1902 nota diplomatica tra Italia e Gran Bretagna: l’Italia rassicura gli inglesi che la Triplice non è in funzione antinglese e gli inglesi rassicurano gli italiani che cambiamenti sul Mediterraneo vedranno soddisfatti anche gli interessi italiani.
Nel 1909 accordo di Racconigi con la Russia di Nicola II a seguito della crisi bosniaca apertasi tra Italia e Austria. L’Austria si è annessa nel 1908 la Bosnia-Erzegovina, ma non ha concesso alcun territorio agli italiani nell’area del Trentino e della Venezia-Giulia. Cresce l’irredentismo e si propaga tra conservatori e militari, riarmo e riapertura del deficit dello stato. L’accordo con la Russia prevede il riconoscimento russo degli interessi italiani in Libia e quello italiano dei russi sugli Stretti del Bosforo e dei Dardanelli. Contati diplomatici in caso di modifiche territoriali sui Balcani.
Crisi e difficoltà politiche
● Durante il terzo ministero Giolitti, nel 1907 c’è una crisi della Borsa italiana e una crisi finanziaria in Europa e tra il 1908 e il 1909 una nuova breve crisi di sovrapproduzione industriale. Alle elezioni del 1909 Giolitti perde una parte dei deputati (da 372 a 328 deputati). Da qui iniziano le difficoltà della sua azione politica. Si dimette e ci sono due brevi governi Sonnino e Luzzati.
Quarto ministero e guerra di Libia
● Il quarto ministero Giolitti è caratterizzato da:
- guerra di Libia ((1911/1912)
- introduzione del suffragio universale maschile (1912)
- istituzione dell’INA, cioè del monopolio statale nelle assicurazioni sulla vita(1912)
-il patto Gentiloni (1913).
Ci sono molte pressioni su Giolitti perché intraprenda l’impresa libica.
1. gruppi economici e finanziari italiani, tra i quali il Banco di Roma, hanno interessi in Libia
2. La Francia ha occupato il Marocco e quindi si apre sul piano diplomatico la possibilità per l’Italia di un’espansione sul Mediterraneo
3. i nazionalisti italiani, organizzati dal 1910 nell’Associazione nazionalistica italiana. Questo movimento era nato per volontà di un intellettuali come Corradini e vi avevano aderito D’Annunzio e i futuristi di Marinetti. Dopo l’annessione della Bosnia all’Austria il nazionalismo si lega all’irredentismo. Il suo orientamento politico è antisocialista. nella rivista “Il Regno” scrivono contro il parlamentarismo e la democrazia e a favore della guerra e dell’espansione coloniale italiana; parlano dell’Italia come della “grande proletaria” contro le “nazioni plutocratiche”;sono finanziati dalla borghesia industriale.
4. Esponenti della Santa Sede e le frange più moderate del PSI ( Bissolati ed Ivanoe Bonomi).
Sono contrari alla guerra Turati e i massimalisti del PSI.
Giolitti decide la guerra senza consultare il Parlamento (luglio del 1912); nel settembre invia un ultimatum alla Turchia chiedendo di acconsentire all’occupazione italiana visti gli ostacoli opposti dal governo turco agli interessi italiani in Libia: Il rifiuto dell’ultimatum porta alla guerra. Con 35.000 uomini vengono occupate le aree costiere e Tripoli, ma resistenza all’interno delle tribù berbere. Necessità di 100.000 soldati e problemi per le casse dello stato. Di fronte all’opposizione ottomana all’occupazione delle Libia Giolitti attacca i turchi sul Mediterraneo ed occupa Rodi e le isole del Dodecanneso sull’Egeo. L’impero turco ha problemi sui Balcani con la Lega balcanica (seconda guerra balcanica) e quindi deve accettare il trattato di Losanna : la Libia diventa colonia italiana; le isole del Dodecanneso avrebbero dovuto essere restituite ai turchi; non avvenne, anzi nel 1920 furono annesse all’Italia.
Suffragio universale e INA
Mentre è in atto la guerra di Libia Giolitti presenta alcune leggi che vanno incontro alle richieste dei socialisti moderati che lo hanno appoggiato:
viene introdotto il suffragio elettorale maschile: votano tutti i maschi che hanno compiuto i trent’anni, senza limitazioni e i maschi maggiori di 21 anni che sanno leggere e scrivere o hanno effettuato il servizio militare. (da 3 a 8 milioni il corpo elettorale). Non è modificata la legge elettorale(sempre maggioritario uninominale con 508 collegi).
viene statalizzata la scuola elementare, cioè lo stato si assume l’onere delle spese per la scuola elementare, togliendole ai Comuni.
Viene proposta una legge per nazionalizzare le assicurazioni sulla vita; forte opposizione dei gruppi assicurativi privati e la legge viene emendata: nasce l’Istituto nazionale assicurazioni (INA) , ma nell’immediato ha solo il 40% dei premi assicurativi, lasciati per il rimanente ai privati per 10 anni.
Patto Gentiloni e dimissioni
Dopo la guerra di Libia la realtà politica italiana è più complessa: sono cresciuti i nazionalisti e il Psi è in difficoltà. L’ala massimalista ( tra loro anche Mussolini) prende la direzione del partito e i moderati di Bissolati vengono espulsi. Fondano il socialista riformista italiano.
L’economia rallenta, i ceti popolari si avvicinano ai sindacalisti rivoluzionari e le organizzazioni padronali, appena sorte, la Confederazione italiana dell’industria e la Confederazione italiana dell’Agricoltura, si irrigidiscono.
Ci sono le prime elezioni politiche a suffragio universale maschile:
Giolitti teme che il suffragio porti voti al PSI e quindi cerca l’appoggio dei cattolici conservatori, riuniti nell’Unione elettorale cattolica, guidata da Ottorino Gentiloni.
Il patto Gentiloni prevede che i cattolici alle elezioni votino per i candidati giolittiani in cambio di una politica filocattolica dell’esecutivo il qual deve impegnarsi a non votare provvedimenti anticlericali. I punti qualificanti del programma cattolico:
tutela delle scuole private cattoliche, difesa dell’istruzione religiosa nelle scuole pubbliche, difesa dell’unità della famiglia (opposizione al divorzio), riconoscimento e salvaguardia delle associazioni cattoliche.
Alle elezioni i liberali raggiungono il 51% dei voti, ma le divisioni interne ai liberali e i condizionamenti cattolici possibili sui deputati liberali ( il vaticano parla di228 deputati eletti tra i giolittiani con i voti dei cattolici, anche se 150 smentirono) spingono Giolitti a ritenere che non sia possibile formare un governo stabile. rassegna le dimissioni nel marzo del 1914 sperando di tornare presto al governo, come accaduto altre volte.
Viene nominato Salandra, su indicazione dello stesso Giolitti, un liberale conservatore non sgradito ai cattolici e ai nazionalisti.
Settimana rossa e crisi finale
Nel giugno deve subito affrontare “la settimana rossa”: le proteste di piazza originano dall’uccisione di tre operai ad Ancona in occasione di una manifestazione antimilitarista; i sindacati indicono uno sciopero nazionale e moti di tipo insurrezionale nelle Marche e in Romagna. Mobilitazione dell’esercito e repressione.
In questo contesto il 28 giugno attentato di Sarajevo all’arciduca Francesco Ferdinando, erede al trono austriaco.
Giolitti non è in grado di riprendere il suo disegno politico.
Domande da interrogazione
- Quali furono i principali obiettivi della politica di Giolitti durante l'età giolittiana?
- Come Giolitti gestì i conflitti sindacali durante il suo governo?
- Quali furono le principali riforme sociali introdotte da Giolitti?
- Quali furono le critiche mosse a Giolitti riguardo alla sua politica nel Sud Italia?
- Quali furono le conseguenze della guerra di Libia sulla politica interna italiana?
Gli obiettivi centrali della politica di Giolitti erano integrare il movimento operaio nello stato liberale per tutelare gli interessi della borghesia industriale e assecondare la crescita economica.
Giolitti scelse la neutralità dell'esecutivo nei confronti del capitale e del lavoro durante i conflitti sindacali, utilizzando i prefetti e le forze dell'ordine solo contro gli scioperi generali con finalità politiche, ma non contro quelli economici per l'innalzamento dei salari.
Tra le riforme sociali dell'età giolittiana vi furono la regolamentazione del lavoro delle donne e dei bambini, leggi sugli infortuni, l'invalidità e la vecchiaia, l'obbligo del riposo settimanale, il diritto al congedo per gravidanza per le donne, e l'istituzione di comitati consultivi per l'emigrazione e il lavoro.
Giolitti fu criticato per non riuscire a sviluppare un sistema industriale e ammodernare il settore agricolo nel Sud, e per il suo uso spregiudicato del potere, reprimendo le proteste contadine e collaborando con la criminalità per ottenere il consenso degli agrari.
La guerra di Libia portò a un rafforzamento dei nazionalisti, mentre il PSI si trovò in difficoltà con l'ala massimalista che prese la direzione del partito. Inoltre, l'economia rallentò e ci furono tensioni tra i ceti popolari e le organizzazioni padronali.