Concetti Chiave
- Nel 1861, l'Italia era un paese economicamente sottosviluppato e caratterizzato da una grande disparità amministrativa, giuridica e culturale.
- La Destra storica, composta da aristocratici e borghesi liberali, guidò il paese con una visione elitaria e autoritaria della politica.
- L'Italia, non completamente unificata, lottava per il riconoscimento internazionale, ostacolata soprattutto dalla Francia e dall'Austria.
- Il Parlamento italiano dichiarò Roma capitale, ma la Chiesa e la Francia opposero resistenza, complicando il processo di unificazione.
- Le tensioni tra Stato e Chiesa portarono all'approvazione di leggi come il matrimonio civile e la soppressione di alcune comunità religiose.
Indice
L'Italia post-unificazione
Nel 1861 l’Italia era sottosviluppata economicamente e statalmente. A causa di un sistema economico preindustriale e la flotta mercantile per lo più a vela e le basi fragili del nuovo stato.
Era giunto all’unificazione politica in tempi brevissimi legittimata dal popolo.
Vi era inoltre presente una sostanziale disparità amministrativa, giuridica, culturale e linguistica. Era diffusissimo analfabetismo e in pochi sapevano parlare l’italiano.
La Destra storica e il suffragio
Si occupò di guidare il paese la Destra storica. Gruppo di formato da aristocratici e borghesi liberali, centro-settentrionali. Accomunati dalla fiducia nel libero mercato e nella vigile amministrazione della cosa pubblica.
I loro limite era che rappresentavano una parte della società esigua. A causa del suffragio in vigore in Italia, suffragio censitario sardo, la stragrande maggioranza del ceto medio e le classi più povere non possedevano un seggio. Questo faceva si che gli uomini della Destra avessero una visione molto elitaria della politica. Gli uomini della Destra pensavano che la legittimità ai governanti nascesse dalla condizione sociale e dalla cultura, non dal voto degli elettori. Essi inoltre trattavano le masse popolari con autoritarismo e paternalismo.
Debolezza internazionale dell'Italia
All’interno del contesto internazionale l’Italia presentava ancora una posizione debole. Godeva della simpatia di Gran Bretagna, Stati Uniti e Svizzera ma gli altri stati, soprattutto la Francia, non la riconoscevano come uno stato perché creata violando il principio di legittimità.
L’unità non era ancora completa poiché il Veneto, il Trentino e Trieste erano ancora in mano all’Austria, e Roma e il Lazio erano territori del Papa.
Conquista del Veneto e del Friuli
l’Italia ottenne il Veneto e il Friuli alleandosi con la Prussia e intraprendendo una guerra contro l’Austria (chiamata terza guerra d’indipendenza). Riconobbe inoltre una grande adesione nell’opinione pubblica. L’Italia fu sconfitta a Custoza e Lissa (1866). L’unico successo fu ottenuto a Bezzecca, che gli permise di aprirsi la strada verso il Trentino ma furono fermato da un armistizio tra Vienna e Berlino che impediva all’Italia di transitare nel Trentino. Gli austriaci cedettero il Veneto e il Friuli ai prussiani, che lo passarono a Napoleone III perché li consegnasse all’Italia.
Roma capitale e la questione religiosa
Il parlamento dichiarò Roma capitale, su iniziativa di Cavour. Cavour professava la laicità dello stato e la separazione fra stato e chiesa (che poteva professare in massima libertà le sue funzioni religiose) ma in altri settori si professava invece un aperto laicismo.
Erano presenti inoltre diverse modalità per rendere Roma capitale. I democratici, Mazzini e Garibaldi, volevano conquistare Roma con un’azione militare e popolare. Mentre i liberali temevano che la Chiesa avrebbe reagito schierandosi con la Francia che avrebbe messo in crisi il paese e la recente unità.
Il Papa rinunciò la proposta di Cavour di rinunciare al suo potere temporale in cambio della garanzia di piena indipendenza della Chiesa.
Garibaldi e la convenzione di settembre
Garibaldi, con l’appoggio del governo, decise di avviare un’impresa con obbiettivo Roma ma difronte alla durissima reazione di Napoleone III il governo si vide costretto a bloccare l’avanzata di Garibaldi attaccando i garibaldini e ferendo Garibaldi stesso.
Napoleone III e l’Italia firmarono la convenzione di settembre (1864) che prevedeva il ritiro dei francesi da Roma in cambio della garanzia che l’Italia avrebbe protetto lo Stato Pontificio da ogni attacco e lo spostamento della capitale da Torino (troppo vicino alla Francia) a Firenze. L’opinione pubblica insorse vedendolo come una rinuncia a Roma. Garibaldi ritentò l’impresa ma fu sconfitto.
Orientamenti cattolici e decisioni del Parlamento
Nel mondo cattolico si distinguevano due principali orientamenti in merito a questo argomento:
- Posizione transigente: favorevole a una conciliazione con lo stato, secondo “I cattolici con il papa, i liberali con lo statuto”
- Posizione intransigente: ostile ad ogni compromesso e decisa a difendere il potere temporale del Papa
Il Parlamento d’altro canto approvò:
- Il matrimonio civile
- La soppressione di comunità religiose che non fossero scuole o associazioni
- L’acquisizione da parte dello stato delle proprietà ecclesiastiche.
Domande da interrogazione
- Qual era la situazione economica e sociale dell'Italia nel 1861?
- Chi guidava l'Italia dopo l'unificazione e quali erano le loro caratteristiche?
- Quali erano le sfide internazionali che l'Italia affrontava dopo l'unificazione?
- Come si è evoluta la questione della capitale d'Italia e quali furono le reazioni?
- Quali erano le posizioni del mondo cattolico riguardo al potere temporale del Papa?
Nel 1861, l'Italia era sottosviluppata economicamente e statalmente, con un sistema economico preindustriale e una flotta mercantile per lo più a vela. Vi era una sostanziale disparità amministrativa, giuridica, culturale e linguistica, con un alto tasso di analfabetismo.
Dopo l'unificazione, l'Italia era guidata dalla Destra storica, un gruppo di aristocratici e borghesi liberali del centro-nord, che credevano nel libero mercato e nella vigilanza dell'amministrazione pubblica. Tuttavia, rappresentavano solo una piccola parte della società e avevano una visione elitaria della politica.
Internazionalmente, l'Italia aveva una posizione debole, con simpatia da parte di Gran Bretagna, Stati Uniti e Svizzera, ma non era riconosciuta da altri stati, soprattutto dalla Francia, perché creata violando il principio di legittimità.
Il Parlamento dichiarò Roma capitale su iniziativa di Cavour, ma vi erano diverse opinioni su come raggiungere questo obiettivo. I democratici volevano un'azione militare, mentre i liberali temevano una reazione della Chiesa e della Francia. La convenzione di settembre con Napoleone III portò al ritiro dei francesi da Roma, ma l'opinione pubblica insorse vedendolo come una rinuncia a Roma.
Nel mondo cattolico vi erano due principali orientamenti: una posizione transigente favorevole alla conciliazione con lo stato e una posizione intransigente ostile a ogni compromesso, decisa a difendere il potere temporale del Papa.