Concetti Chiave
- Nel 1915, l'Italia entrò in guerra con due fronti principali: il Trentino e il Carso.
- Sul Carso si svolsero 12 battaglie dell'Isonzo, portando all'avanzamento limitato del fronte italiano e alla conquista di Gorizia.
- Le condizioni climatiche estreme sul fronte del Trentino causarono numerose vittime tra i soldati italiani.
- Il generale Cadorna, usando strategie anacronistiche, contribuì alla stasi del fronte italiano.
- Nel 1916, la Strafexpedition austriaca sfondò il fronte italiano, ma l'Italia riuscì a riprendere le sue posizioni.
Indice
L'ingresso dell'Italia in guerra
Il 1915 fu anche l’anno dell’ingresso in guerra dell’Italia. Per quanto riguarda il fronte italiano, esso era collocato sulle Alpi, le zone di guerra erano due: il Trentino e il Carso.
Le battaglie dell'Isonzo
Sul Carso ci furono 12 battaglie, chiamate battaglie dell’Isonzo proprio perché avvennero in prossimità del fiume Isonzo. Queste battaglie fecero avanzare di poco il fronte italiano, e quindi l’Italia riuscì a conquistare con questa battaglia Gorizia.
Le difficoltà del fronte trentino
E poi c’era il fronte sul Trentino che era un fronte abbastanza problematico perché sulle Alpi le condizioni climatiche meteorologiche erano terribili, quindi non c’era soltanto l’incapacità strategica di tutti gli eserciti perché non riuscivano a comprendere di dover cambiare strategia militare, ma a ciò si aggiungevano anche le condizioni meteorologiche che causarono la morte dei soldati (infatti si conta che circa 40.000 soldati morirono a causa del freddo, delle avverse condizioni climatiche e delle valanghe).
La strategia del generale Cadorna
A capo dell’esercito italiano fu posto il generale Cadorna che come molti altri generali sui vari fronti, utilizzava ancora tecniche strategiche anacronistiche, la cosiddetta spallata o l’assalto frontale, che consisteva nel mandare i soldati allo sbaraglio senza considerare la presenza di nuove armi che impedivano completamente lo sfondamento del fronte nemico, quindi anche sul fronte italiano ci fu una situazione di stasi.
La Strafexpedition e il tradimento
Questa situazione di stasi venne rotta nel 1916 dalla “Strafexpedition”, cioè spedizione punitiva che l’esercito austriaco organizzò nei confronti dell’ex alleato, cioè dell’esercito italiano, perché ricordiamo che comunque gli italiani erano in precedenza gli alleati degli austriaci, quindi il fatto che l’Italia si alleò con la Triplice Intesa fu considerato un tradimento.
Il fronte fu sfondato e gli austriaci penetrarono per diversi chilometri il territorio italiano fino a che l’esercito italiano non riuscì con molta fatica a bloccare l’avanzata austriaca e a riprendere le proprie posizioni.
La paradossale realtà del fronte
La situazione che si creava sul fronte era una situazione paradossale perché i soldati erano lanciati gli uni contro gli altri, ma in realtà questi non provavano nessun odio fra di loro
(italiani e austriaci, francesi e tedeschi). Talvolta, erano persone che avevano anche vissuto in quelle zone di confine. La situazione era dunque paradossale, tanto che quando venivano dichiarate delle tregue, c’erano dei momenti di convivialitá, perché i soldati dei vari fronti si incontravano e socializzavano tra di loro
(l’evento più noto è un Natale sul fronte occidentale in cui i soldati tedeschi e quelli francesi organizzarono una partita di calcio durante una tregua, subito dopo però, finita la tregua, riprendevano ad ammazzarsi).
Cose di questo tipo avvenivano anche sul fronte italiano, tra l’Italia e l’Austria.
Ciò dimostra proprio l’assurdità della guerra, cioè la contrapposizione, questo invito di ammazzarsi a vicenda è assolutamente insensato.
Domande da interrogazione
- Quali furono le principali zone di guerra per l'Italia nel 1915?
- Quali furono le difficoltà affrontate dall'esercito italiano sul fronte del Trentino?
- Chi era a capo dell'esercito italiano e quali strategie utilizzava?
- Cosa dimostra l'assurdità della guerra secondo il testo?
Le principali zone di guerra per l'Italia nel 1915 furono il Trentino e il Carso, con il fronte collocato sulle Alpi.
Sul fronte del Trentino, l'esercito italiano affrontò condizioni climatiche terribili, che causarono la morte di circa 40.000 soldati a causa del freddo, delle avverse condizioni climatiche e delle valanghe.
A capo dell'esercito italiano c'era il generale Cadorna, che utilizzava tecniche strategiche anacronistiche come la spallata o l'assalto frontale, non tenendo conto delle nuove armi che impedivano lo sfondamento del fronte nemico.
L'assurdità della guerra è dimostrata dal fatto che i soldati, pur essendo lanciati gli uni contro gli altri, non provavano odio reciproco e durante le tregue socializzavano tra di loro, evidenziando l'insensatezza della contrapposizione e del conflitto.