Concetti Chiave
- L'industrializzazione post-bellica in Italia ha accentuato il divario economico tra il nord industriale e il sud sottosviluppato.
- Durante il "Biennio rosso" (1919-1920), agitazioni sociali e scioperi hanno spinto per terra, pane e lavoro, con un forte coinvolgimento dei contadini e operai.
- Le elezioni del 1919 hanno visto il successo del Partito socialista e del Partito popolare, riflettendo il cambiamento politico e sociale in corso.
- Nel settembre 1920, l'occupazione delle fabbriche da parte di oltre un milione e mezzo di lavoratori ha segnato il culmine della mobilitazione proletaria.
- Il gruppo politico "Ordine nuovo", che includeva Gramsci, ha svolto un ruolo chiave, portando alla creazione del Partito comunista italiano nel 1921.
Indice
Industrializzazione e divario economico
La guerra aveva accelerato l’industrializzazione italiana, con lo sviluppo di nuove imprese. C’era però sempre più divario tra il triangolo industriale e il Mezzogiorno, che rimase sottosviluppato.
Si passò da un capitalismo liberale a uno monopolistico, dopo lo stato era organizzatore dell’offerta e regolatore della domanda.
Mutamenti economici e sociali post-bellici
Al termine della guerra l’Italia era profondamente mutata economicamente e socialmente.
C’era un diffuso malessere economico, ma anche una domanda di integrazione sociale.
Agitazioni sociali e politiche del 1919-1920
Terra, pane e lavoro furono le principali parole d’ordine durante le agitazioni e gli scioperi che sconvolsero l’Italia tra il 1919 e il 1920.
I contadini del Sud occuparono le terre dei latifondisti, i braccianti del Nord sottrassero agli agrari il controllo del mercato del lavoro, gli operai riuscirono a estendere i loro diritti e a difendere il potere d’acquisto dei loro salari.
Alle elezioni del novembre 1919, ottennero un grande successo il Partito socialista e il Partito popolare.
Occupazione delle fabbriche e nascita del PCI
La mobilitazione del proletariato culminò con l’occupazione delle fabbriche settentrionali nel settembre 1920, quando più di un milione e mezzo di lavoratori occuparono vari stabilimenti per rispondere alla serrata (sospensione delle attività).
Qui operava il gruppo politico “Ordine nuovo”, guidato da Gramsci, Togliatti, Terracini, Tasca che nel 1921 daranno vita, con Bordiga, al Partito comunista italiano, che si rifà all’esperienza sovietica e vede nei lavoratori uno strumento di conquista del potere.
L’occupazione si concluse con un compromesso che prevedeva aumenti salariali.
Fu favorito da Giolitti, che era tornato al governo tra il 1920 e il 1921.