Concetti Chiave
- La rivoluzione industriale, iniziata in Inghilterra, portò a un cambiamento tecnologico, sociale, geografico e culturale senza precedenti.
- Le precondizioni includevano un'economia capitalista e liberista e una società dominata dalla borghesia, che rendevano l'Inghilterra un potente stato commerciale e militare.
- Il passaggio dai campi alle città portò alla nascita del concetto di operaio e datore di lavoro, con i contadini che diventavano manodopera urbana.
- L'introduzione delle fabbriche e dei macchinari, sostenuta dal governo, fu fondamentale per l'industrializzazione e la produzione di massa.
- Le città si trasformarono con la creazione di ghetti sovraffollati per gli operai, che vivevano in condizioni difficili e con salari bassi, senza possibilità di miglioramento sociale.
Indice
L'inizio della rivoluzione industriale
La rivoluzione industriale fu un processo irreversibile che vide protagonista l’Inghilterra in uno sviluppo tecnologico, sociale, geografico e culturale mai visto prima.
Il ruolo della borghesia e delle fabbriche
Le precondizioni necessarie che fecero da culla alla rivoluzione si possono riscontrare sia in una forma economica collegata al capitalismo e al liberismo, sia a una forma sociale legata alla borghesia. Entrambe producevano uno Stato potente sia dal punto di vista commerciale che militare, tanto che nel 1700 si poteva dire che l’Inghilterra fosse il Paese trainante dell’Europa. Le fabbriche introdussero il concetto di operaio e di datore di lavoro, il primo rappresentato da tutti quei contadini che si muovevano dai campi alle città, il secondo da quella borghesia inglese sempre più capitalista. Affiancata alla nascita delle fabbriche fu quella dei macchinari, nuovi congegni interamente ideati e prodotti in Inghilterra, dove il governo ne sosteneva la ricerca e la sperimentazione.
Conseguenze sociali e urbane
La nuova sistemazione urbana imponeva una gerarchizzazione delle condizioni di vita, nella quale gli operai si trovavano al gradino più basso: i nuovi ghetti sovraffollati, luridi e disorganizzati erano la casa di quella popolazione che non poteva neanche pensare di migliorare il suo status sociale, poiché era salariata troppo poco per pensare ad altro che non fosse la sola sopravvivenza. È nel Settecento che nasce quello che noi chiamiamo settore secondario, con le industrie relegate sempre più ad una produzione di massa che ideavano lavoratori non qualificati di gran lunga discostanti dalla figura precedenti dell’artigiano.