paoletz00
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Concetti Chiave

  • I disordini nel Mezzogiorno italiano furono in parte reazioni spontanee alla tassa sul macinato, ma anche legati a vecchi governi deposti.
  • L'estensione delle leggi del Regno di Sardegna al Sud fu percepita come un'invasione, anziché un processo di unificazione nazionale.
  • Le leggi di libero scambio danneggiarono gli artigiani del Sud, mentre la coscrizione obbligatoria portò molti giovani alla ribellione armata.
  • Il fenomeno del brigantaggio fu in realtà una guerra civile, sostenuta anche dal governo borbonico in esilio.
  • Lo Stato italiano impiegò 120,000 soldati per combattere il brigantaggio, evidenziando l'ampiezza del conflitto.

Indice

  1. Origine dei disordini
  2. Leggi piemontesi e conseguenze
  3. Rivolta armata e brigantaggio

Origine dei disordini

I disordini contro la tassa sul macinato, nella maggior parte dei casi, ebbero origine spontanea e furono semplici esplosioni della collera popolare, invece il legame della protesta sociale con i vecchi governi deposti o con altri avversari del nuovo Regno è evidente nel Meridione, dove la lotta armata contro lo Stato durò per circa 10 anni.

Leggi piemontesi e conseguenze

Furono vari i motivi che fecero sviluppare questi moti di protesta:

• la Destra estese, senza modificazioni, al resto del Paese la legislazione vigente nel Regno di Sardegna. Furono infatti inviati al Sud moltissimi funzionari del Nord, con il risultato che le popolazioni meridionali non ebbero l'impressione che si fosse verificato un processo di unificazione nazionale, ma piuttosto si sentirono vittime di un'invasione straniera;

Rivolta armata e brigantaggio

• tra le leggi piemontesi esportate al Sud, vi erano anche quelle del libero scambio e sulla coscrizione obbligatoria. L'adozione del liberismo economico permise l'ingresso nel Paese dei manufatti britannici a basso costo. Nel Sud ciò provocò la rovina di moltissimi artigiani. Quanto alla costrizione è stato stimato che in Sicilia siano stati 25000 i giovani che si diedero alla macchia per evitare il servizio militare obbligatorio. Nacque così una vera e propria rivolta armata, che le autorità cercarono di squalificare facendo uso del termine brigantaggio. In altri termini, si cercò di presentare come un fenomeno di criminalità comune, quella che fu una vera e propria guerra civile con importanti risvolti di tipo politico e sociale. Infatti, molte bande di briganti erano appoggiate dal governo Bornonico in esilio a Roma. Lo Stato per fronteggiare questo fenomeno fu costretto a impiegare 120000 soldati.

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