Concetti Chiave
- I repubblicani negli anni '20 adottarono una politica economica liberista, riducendo le imposte dirette e la spesa pubblica, favorendo la crescita dei monopoli.
- Il boom della borsa tra il 1927 e il 1929 fu alimentato da un miraggio di guadagni facili, con investimenti di massa da parte dei piccoli risparmiatori.
- Nonostante l'accesso dei consumatori a beni di lusso, vasti strati della popolazione vivevano in povertà, con un calo del potere d'acquisto e una saturazione del mercato.
- La crisi economica del 1929 portò a un drastico crollo del valore delle azioni, causando panico tra i risparmiatori e una serie di fallimenti bancari.
- Le scelte economiche degli USA, come il mantenimento del Gold Standard e provvedimenti protezionisti, influenzarono negativamente l'economia internazionale.
Indice
Il Big Crash: Politica dei repubblicani
I repubblicani mantennero la presidenza americana per tutti gli anni ’20. Avevano un programma economico liberista:
riducono al minimo le imposte dirette (che colpiscono i redditi) e aumentano quelle indirette (che gravavano sui consumi e toccavano tutti gli acquirenti allo stesso modo).
diminuiscono la spesa pubblica senza attivare programmi di assistenza per le classi più povere.
mantengono basso il tasso di interesse rendendo cosi più agevole l’accesso al credito per le aziende e aumenta la circolazione monetaria ma alimenta la speranza di una crescita economica infinita.
rinunciano a qualsiasi forma di regolazione dell’economia. Vi fu una crescita della concorrenza. Per reagire al calo dei profitti le imprese accelerarono il processo di concentrazione in cartelli produttivi. Erano monopoli che consentivano alle grandi aziende di spartirsi le quote del mercato, fissare i prezzi e le quote di produzione, e in generale di aggirare i rischi della libera concorrenza.
Boom della borsa
Il prezzo delle azioni della società cresce e ci sono ottimistiche previsioni dei profitti e più basso è il tasso di interesse. Negli Stati Uniti, tra il 1927 e il 1929 il valore delle azioni raddoppiò. Il miraggio di guadagni facili e veloci fece diventare l’investimento in borsa un fenomeno di massa. I piccoli risparmiatori agivano in base a principi speculativi: acquistavano le azionim(quote di uguale valore che costituiscono il capitale di una società) per rivenderle poco dopo. Acquistare le azioni: il compratore paga solo una parte dei titoli e prende il resto in prestito dando in garanzia le azioni stesse. Con il guadagno avuto in breve tempo contava di rendere il denaro riuscendo comunque a racimolare un discreto profitto.
Crescita e disuguaglianze sociali
Vi era un numero sempre più consistente di consumatori che aveva accesso ai beni fino a poco tempo fa considerati di lusso, ma vi erano ancora ampie fasce sociali in condizioni di povertà e sofferenza>milioni di agricoltori dell’est si dovevano confrontare con un calo inarrestabile dei prezzi e i salari degli operai crescevano a un ritmo più blando rispetto ai profitti e alla produzione. Si indebolisce l’american federation of labour (AFL) di conseguenza gli operai non avevano la possibilità di essere tutelati nelle rivendicazioni salariali. Molti consumatori americani videro quindi calare il loro potere d’acquisto e i beni di consumi durevoli non avevano più bisogno di essere cambiati spesso quindi l’aumento della produttività portò a una saturazione del mercato.
Crollo della borsa e conseguenze
La produzione industriale fu rallentata nel 1929 ma i titoli continuarono a salire. Il valore non rispecchiava più lo stato economico delle aziende ma era solo il frutto di un grande movimento speculativo. In seguito al calo della produzione sempre nel ‘29 l’euforia speculativa della borsa di New York si incrinò, e per paura delle perdite vendettero le loro azioni, liquidando i propri titoli. Il giovedi nero fù il 24 ottobre quando furono ceduti 13 milioni di azioni e il 29 oltre 16 milioni. Il valore delle azioni crollò quindi in breve tempo e molte fortune vennero polverizzate in pochi giorni con conseguenze catastrofiche sul piano individuale.
La crisi borsistica produce una serie di effetti a catena, i risparmiatori che avevano acquistato a credito i pacchetti azionari non poterono più far fronte agli impegni e gli agenti di borsa si erano indebitati con le banche e denunciarono la propria insolvibilità. Gli effetti del crollo di wall street si trasmisero al sistema creditizio. Molte banche chiusero e nacque il panico tra i risparmiatori. I correntisti, temendo l’azzeramento dei propri depositi li ritirarono riducendo ancora di più la liquidità a disposizione degli istituti di credito. Questa diminuzione della liquidita portò a conseguenze: le aziende, non potendo più accedere al credito per gli investimenti, riducevano la produzione, tagliavano i salari e licenziavano. Nel 1932 la produzione scese e i disoccupati giunsero quasi a 14milioni. La disponibilità finanziaria delle famiglie suoi una caduta e il crollo della domanda complessiva che ne conseguì determinò ulteriormente la contrazione della produzione industriale.
Reazioni internazionali alla crisi
Le incertezze della politica finanziaria americana erano tra le cause del prolungarsi della crisi. La Federal Reserve Bank avrebbe dovuto abbassare il tasso di interesse oppure le autorità monetarie avrebbero potuto suggerire di abbandonare la parità con l’oro, lasciando svalutare il dollaro: diminuendo il valore del denaro si sarebbe favorito l’aumento della circolazione monetaria quindi il rilancio dei crediti, degli investimenti e dell’economia in generale+inoltre avrebbe portato all’aumento del potere d’acquisto delle valute estere e avrebbe avvantaggiato le esportazioni americane. Herbert Hoover, presidente repubblicano, rifiuta di sganciare il dollaro dalla parità con l’oro ma contemporaneamente il governo approvò un provvedimento protezionista. Smoot-hawley tariff Aat ovvero rinunciare cosi a qualsiasi ruolo di regolazione del sistema economico internazionale preoccupandosi di difendere unicamente la loro economia.
Risposte nazionali alla crisi
Inghilterra decide di abbandonare il Gold Standard cioè il rapporto di convertibilità diretta fra sterlina e oro e inoltre creò un sistema di ‘preferenze imperiali’ che favoriva i prodotti inglesi. La Francia difese la convertibilità e adotta una linea deflazionistica che penalizzerà le esportazioni e tarderà la ripresa economica. L’Italia accennò al protezionismo e accelerò il passaggio alla politica autarchica.
Germania e la crisi economica
La Germania non può reagire alla crisi con una svalutazione della moneta. Burning era un cancelliere e fa una politica deflazionistica,contenendo la spesa pubblica e comprimendo i salari.inoltre gli USA avevano sospeso i crediti internazionali facendo cosi fallire alcune banche tedesche e la Germania non poteva fare concorrenza straniera. Conferenza di Losanna del 1932 ratifica l'impossibilità tedesca di far fronte alle riparazioni di guerra. America perde i crediti che vantava nei confronti della Germania a causa della politica estera di Hoover.
Domande da interrogazione
- Qual era la politica economica dei repubblicani negli anni '20?
- Cosa ha causato il boom della borsa negli Stati Uniti tra il 1927 e il 1929?
- Quali segnali di crisi erano presenti prima del crollo del 1929?
- Come si è diffuso il panico durante il crollo della borsa del 1929?
- Quali furono le conseguenze del crollo economico negli Stati Uniti?
I repubblicani adottarono un programma economico liberista, riducendo le imposte dirette, aumentando quelle indirette, diminuendo la spesa pubblica e mantenendo bassi i tassi di interesse, senza regolamentare l'economia.
Il boom fu causato dall'ottimismo sui profitti, bassi tassi di interesse e il miraggio di guadagni facili, che portarono molti piccoli risparmiatori a investire in borsa in modo speculativo.
Vi erano ampie fasce sociali in povertà, un calo dei prezzi agricoli, salari operai che crescevano lentamente e una saturazione del mercato dei beni di consumo durevoli.
Il panico si diffuse quando il valore delle azioni crollò rapidamente, portando molti a vendere i propri titoli per paura di perdite, culminando nel "giovedì nero" e nel crollo del mercato.
Il crollo portò a una crisi creditizia, chiusura di banche, riduzione della produzione, tagli salariali, licenziamenti e un aumento della disoccupazione fino a quasi 14 milioni di persone nel 1932.