Concetti Chiave
- Il biennio rosso-nero in Italia fu caratterizzato da tensioni politiche tra movimenti di estrema sinistra e destra, con figure come Gabriele D’Annunzio in primo piano.
- La delusione italiana post Prima Guerra Mondiale riguardo ai risultati della Conferenza di Parigi portò a proteste e sentimenti di "vittoria mutilata".
- Gabriele D’Annunzio occupò Fiume, utilizzando strategie propagandistiche che influenzarono il futuro regime fascista, come parate militari e discorsi dal balcone.
- I contadini e operai italiani, delusi dalle promesse non mantenute, iniziarono movimenti di protesta e occupazioni di terre e fabbriche per rivendicare migliori condizioni.
- Il movimento operaio, guidato da figure come Antonio Gramsci, cercò l'autogestione delle fabbriche e promosse l'occupazione industriale nel triangolo Milano-Torino-Genova.
Indice
L'influenza di Mussolini su Hitler
Hitler fece il Putsch di Monaco poiché era particolarmente affascinato dalla figura di Mussolini che nel 1922 aveva realizzato la marcia su Roma.
La crisi post-bellica in Italia
Anche in Italia, in effetti, c’era stato un momento di crisi.
Si ebbe infatti un biennio, che in Italia in realtà non era stato solo rosso, ma anche nero (biennio rosso-nero), nel senso che accanto ai movimenti di estrema sinistra, c’erano anche dei movimenti di estrema destra, inizialmente guidati soprattutto da Gabriele D’Annunzio.
Prima della prima guerra mondiale, egli operava con il maggio radioso per spingere il governo italiano a entrare nel primo conflitto mondiale.
Anche dopo la prima guerra mondiale cominciò a fomentare la popolazione avanzando l’idea di una vittoria “mutilata”, incompleta: l’Italia, infatti, pur avendo vinto la guerra, non poteva raccoglierne i frutti. Ciò che le spettava di diritto non le veniva concesso (lo sforzo bellico era stato molto alto, i morti erano stati tantissimi e invece ciò che l’italia aveva ottenuto era stato decisamente scarso rispetto alle aspettative).
Le aspettative italiane alla conferenza di Parigi
Come andarono le vicende alla conferenza di Parigi per quanto riguarda l’Italia?
L’Italia era scesa in guerra con il patto di Londra che prevedeva in caso di vittoria dell’Intesa, l’annessione di Trento, Trieste e della Dalmazia da parte dell’Italia.
Tuttavia, quando fu firmato il patto di Londra non si immaginava minimamente che ci sarebbe stato il crollo dell’impero austro ungarico, non si immaginava l’intervento di Wilson e non si immaginava neanche il principio di nazionalità, ma si immaginava semplicemente che l'Austria Ungheria sarebbe stata arretrata sui propri confini e avrebbe ceduto di conseguenza alcune parti al territorio italiano, tra cui anche la Dalmazia.
L’impero austro ungarico infatti scomparve completamente, Wilson espose il principio di nazionalità, per cui ogni regione europea doveva avere un governo adeguato alla maggioranza etnica del luogo. Se Trento e Trieste erano a maggioranza italiana, la Dalmazia invece non lo era, in quanto era a maggioranza slava, motivo per cui non fu ceduta all’Italia. (l’annessione della Dalmazia all’Italia avrebbe dunque violato il principio di nazionalità imposto con i Quattordici punti di Wilson).
Inoltre, la delegazione italiana era capeggiata e rappresentata da Vittorio Emanuele Orlando. Quest’ultimo non solo richiese la Dalmazia in base al patto di Londra ma richiese anche la città di Fiume, che non era in realtà menzionata nel patto di Londra ma aveva una buona fetta della popolazione di origine italiana. Ci furono dunque una serie di manifestazioni nella città di Fiume da parte della popolazione italiana che chiedeva l’annessione all’Italia.
Dunque la posizione della delegazione italiana era piuttosto ambigua: da una parte chiedeva la Dalmazia in nome del patto di Londra, dall’altra parte chiedeva Fiume in nome del principio di nazionalità.
Naturalmente l’Italia non ottenne né la Dalmazia né la città di Fiume perché prevalse la posizione di Wilson, per cui la Dalmazia venne annessa nel periodo successivo alla Jugoslavia (stato che univa gli Slavi del sud nei Balcani) e Fiume fu nell’immediato occupata da Gabriele D’Annunzio.
La reazione di Vittorio Emanuele Orlando fu inappropriata perché decise di abbandonare la Conferenza in segno di protesta. Proprio a causa di questa decisione presa da Vittorio Emanuele Orlando, le sorti dell’Italia furono stabilite dagli altri governi rimasti nella Conferenza, per cui il governo italiano non ebbe alcun vantaggio in quanto non partecipò alla spartizione di tutti quei territori che erano stati tolti alla Germania, ossia i territori coloniali e dell’impero ottomano che furono spartiti tra l’Inghilterra e la Francia.
La delusione italiana e la reazione di D'Annunzio
Profondamente deluso dall’accaduto, D’Annunzio iniziò allora una campagna difensiva, che accusava dunque gli alleati di aver consegnato all’Italia una vittoria mutilata (l’Italia aveva infatti dato molto in termini di morti e in termini di sangue, e anche in termini economici e non aveva ricevuto quasi nulla). A quel punto l’estrema destra, e in particolare D’Annunzio, decise di avviare una propaganda contro il governo italiano.
D’Annunzio si mise dunque alla testa di un gruppo di ex arditi (che indossavano una camicia nera) e andarono a occupare la città di Fiume mettendo in gravissima difficoltà il governo italiano, questo perché a quel punto si trattava di un problema internazionale, per cui la situazione divenne tesa.
In questa occupazione, D’Annunzio cominciò a utilizzare una serie di strumenti propagandistici che saranno poi adottati dal regime fascista, ad esempio promosse le parate militari nella città, oppure i discorsi dal balcone, che ricordano i discorsi che Mussolini stesso faceva dal balcone di piazza Venezia. Quindi tutta la ritualità che il fascismo adotterà è praticamente un’invenzione di D’Annunzio che per primo la sperimentò durante l’occupazione di Fiume.
, ovviamente non dal partito socialista che è sempre stato moderato (soprattutto quando prevaleva Filippo Turati e la sua ala moderata).
Le tensioni sociali in Italia
Tra i contadini, iniziarono dunque una serie di movimenti di protesta, questo perché al momento della disfatta di Caporetto, per convincere i soldati italiani (che erano contadini) a continuare a combattere, era stata promessa la riforma agraria, cioè la divisione delle terre, perché era ancora molto diffuso in italia il latifondismo. Tuttavia ciò non accadde, quindi i contadini, a un certo punto, dato che il governo italiano non dava loro quello che era stato promesso, iniziarono ad occupare le terre sia nella pianura padana che in Puglia. I disordini che percorrevano l’Italia in quel periodo non provenivano però solo da destra, ma anche da sinistra. Dall’altra parte nacque anche la protesta all’interno del movimento operaio, perché le condizioni di lavoro degli operai erano molto dure e i salari erano bassissimi. A un certo punto si passò anche all’occupazione delle fabbriche, soprattutto nel triangolo Milano-Torino-Genova che era l’unica zona industrializzata italiana.
A un certo punto, gli operai per dimostrare di poter proseguire anche da soli la propria azione iniziarono a produrre all’interno delle fabbriche occupate, per esempio i portuali di Genova e i ferrovieri trasportavano le materie prime alle industrie, quindi ci fu una sorta di autogestione di tutto il triangolo industriale.
Si formarono così le guardie rosse, e emersero anche alcuni leader dell’ala rivoluzionaria del partito socialista tra i quali ricordiamo Antonio Gramsci che fondò il giornale “Ordine Nuovo” e sostenne il movimento delle guardie rosse che andavano a occupare le fabbriche.
Domande da interrogazione
- Quali furono le cause del biennio rosso-nero in Italia?
- Qual era la posizione dell'Italia alla conferenza di Parigi?
- Come reagì Gabriele D'Annunzio alla situazione post-conferenza di Parigi?
- Quali furono le reazioni dei contadini e degli operai durante il biennio rosso-nero?
- Chi emerse come leader tra i movimenti di sinistra durante questo periodo?
Il biennio rosso-nero in Italia fu caratterizzato da movimenti di estrema sinistra e destra, influenzati dalla delusione post-bellica e dalla percezione di una "vittoria mutilata" dopo la Prima Guerra Mondiale.
L'Italia, rappresentata da Vittorio Emanuele Orlando, richiese la Dalmazia e Fiume, ma non ottenne né l'una né l'altra a causa del principio di nazionalità sostenuto da Wilson.
D'Annunzio avviò una campagna contro il governo italiano, occupando Fiume con ex arditi e utilizzando strumenti propagandistici che influenzarono il regime fascista.
I contadini occuparono le terre a causa della mancata riforma agraria, mentre gli operai occuparono le fabbriche, specialmente nel triangolo industriale Milano-Torino-Genova, creando una sorta di autogestione.
Antonio Gramsci emerse come leader dell'ala rivoluzionaria del partito socialista, fondando il giornale "Ordine Nuovo" e sostenendo il movimento delle guardie rosse.