Concetti Chiave
- La salma del Milite Ignoto arrivò a Roma da Aquileia il 4 novembre 1921, rappresentando simbolicamente tutti i soldati caduti durante la prima guerra mondiale e trovò il suo posto nel monumento di Piazza Venezia, noto come l'Altare della Patria.
- Nel periodo post-bellico, l'Italia visse trasformazioni sociali significative, con le donne che entrarono nel mondo del lavoro e la riduzione dell'analfabetismo, mentre una lingua italiana comune cominciò a emergere dalle trincee.
- La classe media italiana, in crisi dopo la guerra e frustrata dal trattato di Versailles, si trovò schiacciata tra proletariato e capitalismo, mentre i socialisti italiani si divisero internamente, indebolendo il movimento operaio.
- Il fascismo, guidato da Mussolini, emerse come forza politica decisiva, approfittando della paura del comunismo e delle tensioni sociali per consolidare il potere, culminando nella marcia su Roma e nella nomina di Mussolini a presidente del consiglio nel 1922.
- Mussolini instaurò uno stato autoritario attraverso le leggi fascistissime, centralizzando il potere e sopprimendo l'opposizione, mentre il regime ottenne il consenso del Vaticano con i Patti Lateranensi e intraprese una politica espansionistica culminata con la conquista dell'Etiopia nel 1936.
Indice
- Il Milite Ignoto
- Un’epoca di profonde trasformazioni sociali
- Proletari e capitalisti sono i due nemici della classe media
- I partiti di massa vincono le elezioni: esplode il Biennio Rosso
- Le sinistre sono indebolite dalle divisioni interne
- Il partito socialista si scinde dal partito comunista
- Le destre individuano due obiettivi: il primo lo persegue D’Annunzio occupando Fiume
- Il secondo lo realizza Mussolini fondando i Fasci di Combattimento
- Una spedizione punitiva segna la nascita del fascismo
- L'illegalità diventa l’emblema della legge e dell’ordine
- La marcia su Roma induce il re a nominare Mussolini presidente del consiglio
- Lo Stato parlamentare viene trasformato in Stato Autoritario
- L’assassinio di Matteotti
- L’Italia prima di indigna, poi si adegua; la posizione del duce si rafforza
- Il duce vara le leggi fascistissime e fonda il regime
- Un’ondata di repressioni colpisce gli antifascisti
- Con i Patti Lateranensi finisce l'ostilità della chiesa verso lo Stato
- La costruzione del consenso
- Successi e insuccessi della politica economica di Mussolini
- La politica agricola si fonda su una vasta campagna demografica
- La conquista dell’Etiopia: nasce l’impero
Il Milite Ignoto
Il 4 novembre 1921, 3 anni dopo la fine della prima guerra mondiale, le forze italiane fecero ritorno a Roma da Aquileia con la salma del Milite Ignoto, il corpo di un ragazzo soldato qualsiasi che potesse rappresentare la caduta di tutti i soldati.Una volta arrivato a Roma, il corpo venne depositato in quello che era il monumento dedicato al re Vittorio Emanuele II in Piazza Venezia, diventando da quel momento in poi “l’Altare della Patria"
Un’epoca di profonde trasformazioni sociali
Tra il 1917 e il 1924 la Russia era sotto il controllo di Vladimir Lenin, che portò l’armata rossa alla vittoria durante la rivoluzione. Lenin venne susseguito alla sua morte da Joseph Stalin. Ciò che avvenne in Russia lasciò ripercussioni anche in Europa, in Italia erano già presenti delle rivoluzioni del costume e delle coscienze.
Durante tutta la guerra, le donne si trovarono costrette ad abbandonare le loro case per andare a lavorare nelle fabbriche e nei campi per sostituire gli uomini. Donne che prima non avevano nemmeno il permesso di andare a fare la spesa, si trovarono riunite per 4 anni, ed iniziarono a parlare tra di loro.
Inoltre in quegli anni ci fu una notevole riduzione dell’analfabetismo, arrivando solo al 27% nel 1921, perché sia i soldati in trincea, sia i loro parenti a casa, avevano bisogno di comunicare tramite le lettere. Nelle trincee non solo alcuni imparavano a leggere e scrivere, ma nacque una nuova lingua italiana comune, da una mescolanza di tutti i dialetti regionali.
In quegli anni, a causa delle necessità belliche, milioni di persone lasciarono la propria terra per emigrare altrove, e la maggior parte si dirigeva negli Stati Uniti o in Australia.
La guerra cambiò le persone, e portò ogni individuo a pensare con la propria testa, infatti nel 1917 ci furono le prime proteste contro la fame e la guerra. Furono le donne ad avere l’iniziativa, sapendo che sarebbero potute essere punite con la fucilazione, perché le manifestazioni erano considerate tradimento. Nel 1918 anche gli uomini si unirono agli scioperi.
Una vera innovazione per l’epoca fu la nascita dei cinegiornali, che prima della proiezione dei film fornivano notizie dal fronte. La gente si recava in questi luoghi appositamente per vedere le notizie di guerra.
Tutti questi cambiamenti, e l’esempio di ciò che avvenne in Russia con la rivoluzione, portò il popolo ad immaginare una società perfetta, ossia senza proprietà privata, senza classi sociali e senza guerra, ideata da Marx.
Proletari e capitalisti sono i due nemici della classe media
La classe media era costituita dalla bassa borghesia (artigiani, piccoli commercianti, insegnanti…) e per loro la “società perfetta” che volevano i proletari era un inferno. Tuttavia, non avevano idee chiare su cosa farne dell’Italia. Quando l’Italia conquistò la Libia, la bassa borghesia si sentì particolarmente orgogliosa, sentimento che tramutò completamente dopo il trattato di Versailles. I gruppi nazionalisti iniziarono a parlare di vittoria mutilata, termine coniato dal poeta Gabriele D’Annunzio.Inoltre si sentivano frustrati di fronte alle vetrine piene di beni di consumo della seconda rivoluzione industriale, grazie alla produzione in serie, perché erano fuori dalla loro portata. Con la società di massa, la piccola borghesia era più vicina alla “popolino”, e questa non era una cosa gradita. Iniziarono a fingere di vivere una vita più agiata per dimostrare di avere una disponibilità economica buona. C’era solo un ostacolo tra loro e il raggiungimento dei loro obiettivi politici ed economici: la rivoluzione proletaria. Se i socialisti italiani avessero imitato la Russia, l’intera media-borghesia sarebbe stata travolta. Nei caffè tutti iniziarono a parlare male dei bolscevichi, descrivendoli come stupratori, assassini e ladri. Un altro grande nemico erano i “pescecani", coloro che durante la guerra si erano arricchiti illecitamente e ora avevano in mano grandi industrie, alzando i prezzi di ogni prodotto. La bassa borghesia ammirava l’aristocrazia, ma odiava il capitalismo tanto quanto odiava il proletariato. Dopo la guerra, tuttavia, anche la medio borghesia iniziò a subire la crisi a causa dell’inflazione e della disoccupazione, dato che tutti gli uomini si dovettero fermare dal lavoro per andare a combattere.
I partiti di massa vincono le elezioni: esplode il Biennio Rosso
Le prime elezioni del dopoguerra avvennero il 16 novembre 1919, e arrivarono con successo due nuovi partiti di massa: il partito socialista e il nuovo partito popolare di don Luigi Sturzo, un partito a base cattolica. Già con Giolitti i cattolici potevano candidarsi alle elezioni, però dovevano associarsi ad organizzazioni già esistenti.I proletari videro nel partito socialista una speranza di rivoluzione, e nacque il periodo che ricorderemo come Biennio Rosso (il colore richiama alla bandiera dell’URSS), che comprende gli anni 1919 e 1920. Nelle campagne del Lazio e della Sicilia, i popolani organizzarono le Leghe rosse, occuparono e lavorarono nelle terre incolte; in Toscana, Emilia Romagna, Lombardia e Puglia iniziarono a lottare per ottenere contratti collettivi, discussi dalle Leghe e non dai singoli lavoratori.
I sistemi che utilizzavano per arrivare ai loro obiettivi erano estremamente violenti, bruciando luoghi, minacciando fisicamente, e facendo manifestazioni rumorose nelle città. Lo scontro tra classi sociali si concluse con un bilancio di morti e feriti pesantissimo.
Per gli operai, il mito della rivoluzione russa era ancora più forte che per i braccianti delle campagne, e nelle loro case tutti avevano opuscoli socialisti ed il manifesto comunista di Marx. La loro ideologia li portò a formare uno sciopero generale, a cui parteciparono anche i lavoratori statali, che paralizzò l’economia italiana.. Quando gli imprenditori risposero con la “serrata” nel Nord Italia, gli operai iniziarono ad occupare le fabbriche, dichiarando che la produzione sarebbe andata avanti solo sotto il controllo dei soviet.
Gli imprenditori erano terrorizzati da questa chiedono l’aiuto dell’esercito, nel frattempo Giovanni Giolitti tornò alla guida del governo, chiedendo di mantenere la calma. La mediazione grazie al presidente del consiglio fece ottenere agli operai alcuni successi, quali una riduzione dell’orario del lavoro a 8 ore, un aumento dei salari, e il riconoscimento delle commissioni interne, ossia i sindacati, un gruppo che potesse rappresentare tutti i lavoratori all’interno delle aziende. Nei primi anni però quest’ultimo provvedimento rimane come morto, lasciando insoddisfatti gli operai, e spaventando i borghesi che non volevano accadesse una rivoluzione come in Russia.
Le sinistre sono indebolite dalle divisioni interne
Il partito socialista si dimostra incapace di gestire una tale situazione, infatti il movimento dei lavoratori era diviso in numerose tendenze:I massimalisti, erano a favore della violenza, avevano la stessa direzione del partito socialista e credevano nell’imminente crollo delle classi borghesi.
I riformisti, erano a capo del CGDL (confederazione generale del lavoro), e la loro ideologia non si basava sull’uso della violenza, ma secondo loro dovevano provare a cambiare l’Italia attraverso l’uso di riforme graduali. Il massimo esponente era Filippo Turati.
Il gruppo comunista, cui massimo esponente era Antonio Gramsci, aveva anche un giornale di riferimento chiamato “L’ordine nuovo". Loro vedevano nell’Italia la necessità di un partito disciplinato e pronto per una rivoluzione. Si basava sul modello dei soviet russi, sperimentando l’occupazione delle fabbriche con la creazione dei Consigli di Fabbrica.
Gli astensionisti, con a capo il leader napoletano Amedeo Bordiga, e avevano un atteggiamento di protesta nei confronti della borghesia, e tifava come i comunisti per l’espulsione dei riformisti, che giudicava sudditi dei borghesi.
I 156 deputati in parlamento del Partito Socialista Italiano (PSI) risultavano inutili I questa situazione, incapaci di fondere decisioni significative. Bisogna comunque tenere conto che il partito socialista in Italia, al contrario di quello russo formatosi nel 1905 durante una rivoluzione, non aveva alcuna esperienza rivoluzionaria, ma anzi nacque dalla legalità borghese. I numerosi iscritti al partito e al sindacato aveva causato problemi di gestione. Tutti questi problemi divennero chiari all’opinione pubblica quando, durante uno sciopero del 1920, gli imprenditori fecero resistenza, concludendo in polemiche. Adesso, gli agrari e gli imprenditori non avevano più paura, e reagirono: morì il movimento operaio.
Il partito socialista si scinde dal partito comunista
Durante il Congresso di Livorno nel 1921, l’ala parlamentare del PSI, guidata da Antonio Gramsci e Amedeo Bordiga, criticò gli accordi susseguiti allo sciopero del 1920, sostenendo che l’Italia aveva bisogno di una rivoluzione immediata, così mettendosi in contatto con Mosca per seguire le direttive emanate da Lenin, fondò il Partito Comunista Italiano. Quando però nel 1924 in Russia salì al potere Stalin, Gramsci si sentì tradito, perché non rivedeva in quel dittatore le idee Marxiste. Palmiro Togliatti invece vide in lui il primo vero leader comunista della storia.
Le destre individuano due obiettivi: il primo lo persegue D’Annunzio occupando Fiume
Mentre le sinistre erano occupate nella grande imminente rivoluzione, le destre si stringevano per due motivi, il primo era vendicare la vittoria mutilata, e il secondo era stroncare la violenza bolscevica.Al primo obiettivo si dedicò completamente lo scrittore Gabriele D’Annunzio, occupando, nel 1919, insieme ad un gruppo di ex arditi (soldati scelti e specializzati nell’assalto, fecero parte della prima guerra mondiale) la città di Fiume, in Croazia, per evitare che passasse alla Jugoslavia come venne prevedeva il trattato di pace. Nonostante il governo non fosse proprio d’accordo con questa occupazione, le forze armate di D’Annunzio tennero la loro posizione per 16 mesi. Ci pensò Giolitti a risolvere il problema, firmando nel 1920 un trattato con la Jugoslavia, secondo cui entrambi avrebbero rinunciato alla città di Fiume, dichiarandola Città Libera. Successivamente nel 1924 Fiume passò all'Italia grazie al Trattato di Roma.
Il secondo obiettivo ebbe la funzione di trampolino per la presa al potere di Benito Mussolini.
Il secondo lo realizza Mussolini fondando i Fasci di Combattimento
Benito Mussolini, al principio della sua vita politica, faceva parte del partito socialista, ma decise di abbandonarlo quando da neutralista si trasformò in interventista. Durante gli anni del Biennio Rosso, Mussolini dirigeva il giornale “Il Popolo d’Italia”, che gli assicurò alcuni sostenitori. Si rese conto che un’azione in favore della proprietà privata sarebbe piaciuto ai borghesi e capitalisti, anche se condotta in maniera illegale, e sapeva che le sue azioni sarebbero rimaste eventualmente incompiute perché la polizia e la magistratura non condividevano la tolleranza del governo nei confronti dei rivoluzionari.Nel 1919 Mussolini fondò i Fasci di Combattimento, un’organizzazione paramilitare, che aveva disciplina come un piccolo esercito, ed erano armati di manganelli e pugnali. Tutti coloro che ne facevano parte, chiamati fascisti, indossavano una camicia nera come uniforme, ed erano organizzati in squadre d’azione, dette anche “squadracce”, che avevano come obiettivo quello di colpire gli scioperanti, i sindacalisti, i socialisti e chiunque andasse contrario alle loro ideologie. Le parole d’ordine delle squadracce erano nazionalismo e antisocialismo. Tuttavia il programma dei fasci di combattimento era abbastanza contraddittorio, perché come disse Mussolini stesso, i fascisti si potevano permettere il lusso di essere aristocratici e democratici, conservatori e progressisti, legalitari e illegaritari allo stesso tempo, a seconda del contesto in cui si trovano. Mussolini cercava di attirare più alleati possibili.
Il fascismo, quando nacque, non aveva un'ideologia precisa, ma questa si formò nel tempo, ad ogni obiettivo che Mussolini raggiungeva; ma il suo vero obiettivo era quello di impadronirsi del potere, a qualunque costo e in qualunque modo.
Una spedizione punitiva segna la nascita del fascismo
Per mesi i fasci rimasero gruppi di nullafacenti, tutti attratti dall’anarchico Mussolini. Tutti credevano nella rivoluzione fascista, che avrebbe:- rovesciato il regime liberale in parlamento;
- posto fine alla monarchia, iniziando la Repubblica;
- abbattuto il capitalismo dei pescecani;
- eliminato il potere dei preti;
- creato un “uomo nuovo”, un corpo esercitato al combattimento, perfetto, con animo violento e pronto alla guerra.
Nel novembre del 1920, Mussolini condusse i fasci a Bologna, con l'intento di causare degli “incidenti” nella manifestazione di socialisti che festeggiavano la vittoria alle elezioni comunali. L’assalto si tramutò in uno scontro a fuoco con alcuni morti, questo episodio scatenò le spedizioni punitive contro le Leghe Rosse nella pianura padana da parte dei fascisti. Piano piano le spedizioni punitive si ampliarono in tutta Italia. Ciò che avvenne a Bologna nel ‘20 viene considerato dagli storici l’atto di nascita del fascismo, infatti proprio in quella occasione le camice nere individuarono i capitalisti come nemico, ma venivano offerti servizi solo agli agrari e agli industriali per organizzare spedizioni punitive.
Queste spedizioni cambiarono, le squadracce partivano dalle città sopra dei camion e si dirigevano verso le campagne e le periferie, puntando in particolare modo ai municipi, alle case dei dirigenti dei sindacati e le sedi delle Leghe rosse contadine. I socialisti venivano seguiti all’uscita dalla fabbrica, poi appena si trovavano da soli venivano picchiati a sangue, torturati, e costretti a bere litri di olio di ricino (questa sostanza disidrata pericolosamente il corpo in poco tempo), infine li lasciavano stesi per strada morenti.
L'illegalità diventa l’emblema della legge e dell’ordine
Se il fascismo ebbe tanto successo, la responsabilità va anche a Giolitti, che condannò solo a parole le azioni delle squadracce. La sua coalizione era sempre più debole, e pensava che sotto le minacce di Mussolini, i socialisti sarebbero stati più propensi a votarlo in parlamento. Le spedizioni punitive riuscirono a far diminuire gli scioperi nelle fabbriche e nei campi, solo ad un prezzo molto alto, infatti ci furono più di 1500 morti e ancora molti di più feriti.Un'altra importante conseguenza che ebbero i Fasci, era quella di risultare l’emblema delle legge e dell’ordine, nonostante avessero un’essenza puramente illegale, e questo avvenne perché lo stato era completamente cieco davanti alle loro azioni. L’Italia stava vivendo un rovesciamento dei valori.
La marcia su Roma induce il re a nominare Mussolini presidente del consiglio
Nel 1921 il movimento fascista partecipò alle nuove elezioni ed entrò in parlamento con 35 deputati. Successivamente il governo Giolitti e Mussolini trasformò i Fasci in un vero e proprio partito: il Partito Nazionale Fascista. Il partito aveva molti appoggi, e anche il favore da parte del re Vittorio Emanuele III, che aspettava un’iniziativa socialista che potesse rafforzare la sua posizione. Questa avvenne, il 1 agosto 1922 il CGDL proclamò uno sciopero generale, non tutti erano d’accordo dato che questo sciopero era privo di obiettivi concreti e perché avrebbe inflitto un altro colpo all'economia Italiana. Mussolini per il resto dell’estate scatenò le camicie nere contro gli scioperanti, presentando se stesso come un uomo forte e capace di ristabilire l’ordine. Poi, sull’onda del successo, effettuò una mossa decisiva, la Marcia su Roma: il suo obiettivo era quello di occupare la capitale in modo tale che il re gli assegnasse il governo. Questa mossa era senza precedenti, e sarebbe bastata una semplice mossa da parte del re per farla fallire, infatti Mussolini era così incerto dell’esito che se rimase chiuso nel suo ufficio a Milano, in modo tale che se fosse intervenuto l’esercito lui sarebbe scappato in Svizzera.Furono 30.000 i fascisti che marciarono verso Roma, divisi in quattro colonne perché provenienti da quattro città italiane diverse, e arrivarono alla capitale il 28 ottobre 1922. Inizialmente le truppe sbarrarono tutte le strade d’accesso per Roma, però il re chiese personalmente all’esercito di ritirarsi. Gli unici che decisero di opporsi erano alcuni operai del quartiere di San Lorenzo, che spararono alcuni colpi alla colonna proveniente da Tivoli, non ferendo nessuno. Il giorno dopo, 500 fascisti fecero irruzione a San Lorenzo, uccidendo 13 operai e procurando danni permanenti ad altre 200 persone buttandoli giù dalle finestre delle loro abitazioni.
Il 30 ottobre 1922 il re nominò Mussolini presidente del consiglio. In questo modo il potere politico, militare ed economico, di cui la monarchia era rappresentante, passò al fascismo: la nuova forza capace di contrastare il proletariato.
Lo Stato parlamentare viene trasformato in Stato Autoritario
Una volta diventato presidente del consiglio, Mussolini disse queste parole:“Mi sono rifiutato di stravincere, e potevo stravincere […]. Con 300.000 giovani armati di tutto punto, decisi a tutto e quasi misticamente pronti ad un mio ordine, io potevo castigare tutti coloro che hanno diffamato e tentato di infangare il Fascismo. Potevo fare di questa Aula sorda e grigia un bivacco di manipoli: potevo sprangare il Parlamento e costruire un governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto”
Nel frattempo, Mussolini iniziò a prendere alcuni provvedimenti che trasformarono lo stato in autoritario, infatti:
ridusse il numero di ministeri, con la scusante di ridurre la burocrazia, in realtà voleva liberarsi dei funzionari fedeli alla democrazia;
formò il Gran Consiglio del Fascismo, che aveva funzioni proprie del parlamento. Uno dei suoi compiti era quello di studiare e modificare lo Statuto Albertino, cioè quindi alla costituzione;
i fasci di combattimento divennero squadre d'azione ufficiali chiamate Milizie;
fondò la CEKA, una banda di assassini che aspirava a diventare la polizia segreta italiana. Essendo un ex-socialista, Mussolini decise di chiamare questo gruppo come la polizia segreta russa;
modificò la legge elettorale, stabilendo un premio al partito che sarebbe uscito primo alle elezioni, ovviamente quello fascista;
iniziò a farsi chiamare Duce (dal latino Dux, capo).
L’assassinio di Matteotti
Nel 1924 gli italiani furono richiamati a votare, ed il fascismo vinse con il 65% dei voti, tuttavia questo risultato venne ottenuto compiendo gravi irregolarità durante le elezioni. Queste irregolarità vennero scoperte e denunciate pubblicamente dal deputato socialista unitario Giacomo Matteotti, infatti lui aveva una forte moralità ed in parlamento fece un discorso dove chiedeva l’annullamento dei voti. Solo dopo alcuni giorni, Matteotti sparì. Il suo cadavere venne ritrovato solo due mesi più tardi, con segni di bastonature tanto brutali da causargli la morte. Il paese si indignò alla rinvenuta del suo cadavere, e tutti sapevano che erano stati i fascisti, con Mussolini stesso come mandante. Alcuni voci messe in giro dai fascisti dicevano che alcuni estremisti avevano agito di loro spontanea volontà dopo una discussione con il duce, cosa che poteva essere veritiera data la fama negativa che si guadagnò dopo il ritrovamento del corpo, tanto da fare arrestare il capo della CEKA e responsabile del rapimento. Alcuni oggi pensavo che Mussolini decise di correre il rischio e uccidere Matteotti perché questo voleva denunciare il partito per una somma miliardaria che si era intascato il fratello di Mussolini dalle casse del Parlamento, in cambio di un accordo petrolifero tra l’Italia e gli Stati Uniti.Circa sei mesi dopo l’omicidio Matteotti, nel 1924, Mussolini sembra essersi liquidato, gli oppositori hanno ripreso piede, i giornali “Corriere della Sera” e “Il Mondo” scatenano una campagna violenta contro gli abusi fascisti. Tuttavia, nel gennaio 1925, Mussolini fa ritorno in parlamento, ogni suo indumento era di colore nero, alcuni si aspettano le dimissioni del duce. Al contrario, Mussolini inizia un discorso, che già dalle prime parole rompe il protocollo, iniziando con “signori” anziché “onorevoli colleghi”. Si assunse la responsabilità politica, morale, storica del delitto Matteotti. Si assunse tutte le colpe di ciò che il fascismo commise negli anni precedenti, dichiarando che se il fascismo è un’associazione a delinquere, a lui la responsabilità. È proprio con questo episodio che si afferma la vera dittatura fascista.
L’Italia prima di indigna, poi si adegua; la posizione del duce si rafforza
Probabilmente se, prima del discorso di Mussolini del gennaio 1925, l’opposizione avesse organizzato un’iniziativa antifascista, sarebbero riusciti a fermarlo. Ma ciò non avvenne, tutti i partiti erano impauriti. Molti deputati si limitarono ad abbandonare il parlamento per rifugiarsi sull’Avellino. La stampa rappresentava Mussolini come un gangster, oppure seduto sulla bara di Matteotti. I borghesi invece erano convinti che sarebbe stato il re a ribellarsi a Mussolini, ma nemmeno stavolta Vittorio Emanuele III prese posizione. Il parlamento non aveva più funzioni, perché l’opposizione non era presente, quindi palazzo Montecitorio venne chiuso, ma di questo Mussolini ne approfittò. Decise di sua iniziativa di riaprire le camere per pronunciare il suo famosissimo discorso. Successivamente, attraverso alcuni atti legislativi, annullo tutti i poteri che lo Statuto Albertino concedeva al Parlamento, e nessuno protestò: il delitto Matteotti non segnò la fine della discesa definitiva del fascismo, ma bensì la aiutò.
Il duce vara le leggi fascistissime e fonda il regime
Quando si rese conto che nessuno ormai lo poteva più contrastare, Mussolini nel 1926 costituì il regime (con regime si intende un governo che si impadronisce di tutti i poteri ed impedisce ai cittadini l’esercizio della democrazia), attraverso la pubblicazione delle leggi fascistissime. Definì alcune norme:- diede a se stesso dei poteri, quali quello esecutivo, il potere legislativo che spettava al parlamento, il potere giudiziario che spettava ai giudici, abolendo così l’esistenza della democrazia;
- abolì tutti i partiti, lasciando in piedi ovviamente solo quello fascista;
- lo stato doveva essere fascista così come tutti coloro che lo abitavano, perciò ogni funzionario pubblico (come gli insegnanti) doveva giurare fedeltà al fascismo, ed ogni cittadino doveva tesserarsi al partito. Infatti per candidarsi ad un - impiego pubblico, tutti dovevano presentare la tessera che doveva essere rigorosamente rinnovata annualmente;
- sciolse tutte le associazioni libere e private, come quelle culturali, i liberi professionisti, e le rifondò in statali, quindi sotto il suo controllo;
- definì antifascisti tutti gli oppositori, e per loro previde la pena di morte, il carcere o il confino, cioè l’esilio;
- trasformò la CEKA in OVRA, una forte polizia autorizzata ad effettuare perquisizioni, arresti e torture senza avere il mandato del giudice;
- abolì la libertà di stampa, trasformando tutte le fonti di notizie come strumenti di propaganda.
Un’ondata di repressioni colpisce gli antifascisti
Grazie alle leggi fascistissime, Mussolini poteva contrastare i suoi avversari alla luce del sole, picchiandoli tanto da farli morire. Ci fu un’incredibile ondata di arresti, come quello di Antonio Gramsci, che morirà in seguito in carcere a causa della miseria in cui soggiornava e dalle ferite riportate; non solo venivano arrestati gli oppositori politici, ma anche gli omosessuali. Alcuni riuscivano a scappare, come fece il socialista Sandro Pertini (futuro presidente della repubblica dal 1978 al 1985). A chi si rifiutava di tesserarsi veniva tolto il lavoro e qualsiasi futuro accesso ai ruoli pubblici. Anche chi veniva condannato al confino non se la viveva bene, perché i luoghi scelti come residenza obbligatoria erano privi di tutto, anche luce elettrica, ma anche comunicare era impossibile, e l’igiene era sconosciuta: se ci si ammala al confine, non ci si poteva curare.Quando anche i borghesi non potevano più sopportare la violenza delle squadracce, Mussolini decise di apparire come il buon padre ma severo, così “condannò” la violenza, perché tanti ormai l'Italia era nelle sue mani. Così decise di porre fine alle squadracce, perché lui voleva essere Mussolini il Duce, non Mussolini il capo dei fasci di combattimento.
Con i Patti Lateranensi finisce l'ostilità della chiesa verso lo Stato
Nel 1929 Mussolini creò un’alleanza tra lo stato Italiano e il Vaticano attraverso i Patti Lateranensi, chiamati così perché vennero firmati nel Palazzo di San Giovanni in Laterano, noti anche come concordato. Mussolini in questo modo risolve un problema che si trascinava dal 1871, però così facendo rinunciò alla laicità dello stato, difeso fortemente dalla destra e dalla sinistra storica. Con questo patto, tutte le religioni erano inferiori a quella cristiana, e la promozione al cattolicesimo era compito dell’istruzione pubblica, ed in cambio di queste concessioni, il Vaticano riconobbe la legittimità del Regno d’Italia. E nonostante Mussolini fosse un anticlericale, con questi accordi vinse anche il consenso dei cattolici.
La costruzione del consenso
Dopo aver ottenuto l’appoggio del Vaticano, i consensi per il fascismo crebbero a dismisura, specialmente negli anni trenta. L’opposizione non esisteva più ormai, ma c’era solo il partito unico. Chiunque dicesse qualcosa contro il duce o il regime, veniva messo a tacere dall’OVRA. Inoltre Mussolini fu il primo tra i dittatori europei a ritenere essenziale la propaganda, e per farla si servì della pubblicità, della radio e del cinema. Creò anche delle associazioni di massa che avevano come obiettivo quello di organizzare il tempo libero degli italiani, utilizzando anche termini riconoscitivi: I Figli della Lupa (tra i 6 e gli 8 anni), i Balilla (tra gli 8 e i 14 anni), gli Avanguardisti (tra i 14 e i 18 anni). Diede vita a nuove competizioni, per chi svolgeva meglio il proprio lavoro.Uno dei pilastri del regime era il movimento che raccoglieva le donne contadine, che in questo modo per la prima volta le donne ebbero l’opportunità di avvicinarsi alla politica. Tuttavia non potevano avere una vita attiva in questo ambito, ed uno dei cardini della propaganda fascista era evidenziare che il ruolo della donna era quello di essere subordinate agli uomini.
Per avere qualche consenso in più, il duce inviò dei pacchi natalizi con all’interno dei dolci o qualche giocattolo per i bambini.
Successi e insuccessi della politica economica di Mussolini
Mussolini ebbe la fortuna di prendere potere in un momento di ripresa per l’economia mondiale, dopo la crisi del dopoguerra. Il suo governo nel 1925 conquistò una rateizzazione a 25 anni del debito contratto nei confronti di Stati Uniti e Gran Bretagna per gli aiuti ricevuti in guerra. Non fu un successo invece la battaglia del grano, lanciata nel 1925, secondo la quale chi poteva prodursi pane era un paese indipendente. I frutteti, gli agrumeti, le vigne e gli uliveti vennero sradicati per dare spazio ai campi di grano, nonostante l’Italia, essendo scarsa di pianure, non fosse un paese da grano.La politica agraria avrebbe dovuto continuare con la bonifica delle paludi, costruzioni di nuove strade che potessero collegare grandi città, e l’utilizzo di acque di scolo per produrre energia elettrica. L’unica intenzione che ebbe successo, di queste, fu la bonifica delle paludi.
Riuscì positivamente nella creazione dell’Imi, Istituto mobiliare italiano, che rendeva lo stato indipendente dalle banche nel finanziamento di grandi imprese. Lo fece per evitare che le banche fallissero come avvenne negli Stati Uniti nel 1929. Successivamente fondò l’Iri, Istituto per la ricostruzione industriale, con il compiti di comprare azioni dalle aziende in crisi e risanarle. Questo fenomeno venne denominato Stato-imprenditore, perché tutto ciò che era privato passò alla gestione pubblica. Non ebbe successo il corporativismo, che prevedeva la collaborazione forzata di tutte le classi sociali, per far riavvicinare il capitalismo con il comunismo.
La politica agricola si fonda su una vasta campagna demografica
Mussolini nutriva passione per l’agricoltura, e in un paese povero di pianure come l’Italia, per far andare avanti l’agricoltura è necessario di quante più braccia possibili, così attuò una campagna demografica: una famiglia contadina non otteneva contratti di mezzadria se non aveva almeno 6 o 7 figli, specialmente maschi, perché se erano di meno il padrone del terreno non guadagnava. La politica demografica venne espressa in diversi modi:- esaltazione della visione della famiglia e della maternità
- istituzione della giornata della madre e del fanciullo
- condizione di priorità per i padri di famiglie numerose negli impieghi pubblici
- riduzione degli impieghi femminile negli impieghi pubblici
- istituzione degli assegni familiari ai dipendenti pubblici
- imposta sui celibi
- lotta contro gli anticoncezionali, anti l’aborto, l’infaticidio è l’omosessualità
Il regime fascista riuscì a creare una politica demografica solida, anche grazie all’aiuto religioso, infatti la popolazione italiana aumentò da 38 milioni nel 1922, a 47 milioni nel 1940. Mussolini utilizzò questi dati per dimostrare che, per sfamare tutte queste nuove bocche, doveva conquistare nuove colonie.
La conquista dell’Etiopia: nasce l’impero
A fine anno venti Mussolini constatò un calo dei consensi nei confronti dei suoi gerarchi, in quanto questi erano incapaci di risolvere i problemi di fondo del Paese. Così decise di attuare un atto che riprendesse la vocazione fascista iniziale: la guerra e la creazione di un nuovo impero coloniale. Nel 1932 inizia a rivendicare l’egemonia italiana sul Mediterraneo, chiamandolo Mare nostrum, e tre anni dopo decise di invadere l’Etiopia, che era l’unico paese oltre la Libia a non essere ancora stato colonizzato. L’invasione venne condannata dalle nazioni unite, definendo l’Italia come un paese aggressore, e la punì bloccando i rifornimenti di materiali bellici. Tuttavia questi blocchi non recarono veri danni all’economia italiana, al contrario mussolini riuscì a mettere il popolo contro queste sanzioni, che iniziò a fare campagne patriottiche e nazionaliste. Mussolini infatti ne approfittò per promuovere sempre di più i prodotti italiani: orzo al posto del caffè, sughero invece del cuoio, e così via. Decise anche di tradurre tutte le parole straniere in italiano: flirt divenne amoretto, goal divenne rete, cognac divenne arzente. La guerra d’Etiopia avvenne tra il 1935 e il 1936, e si concluse con la vittoria italiana, vittoria ottenuta con gas e lanciafiamme. Nel 1936, quindi, venne proclamato l’Impero Coloniale Italiano, costituito da Libia, Etiopia, Eritrea e una parte della Somalia, e Vittorio Emanuele III era l’imperatore. Per Mussolini fu un momento di massima popolarità, ma anche quello che segnerà la sua fine, infatti tutti i paesi europei iniziarono ad ignorare l’Italia, e questa si avvicini sempre di più alla Germania, dove dopo una crisi economica, si era ristabilita seguendo il modello fascista.Domande da interrogazione
- Qual è il significato del Milite Ignoto in Italia?
- Quali furono le trasformazioni sociali in Italia tra il 1917 e il 1924?
- Come si sviluppò il fascismo in Italia?
- Quali furono le conseguenze dell'assassinio di Matteotti?
- Qual è stato l'impatto dei Patti Lateranensi?
Il Milite Ignoto rappresenta tutti i soldati caduti durante la prima guerra mondiale. Il 4 novembre 1921, il corpo di un soldato sconosciuto fu portato a Roma e deposto all'Altare della Patria, simboleggiando il sacrificio di tutti i militari.
Durante questo periodo, l'Italia visse profonde trasformazioni sociali, tra cui l'emancipazione delle donne, la riduzione dell'analfabetismo e la nascita di una lingua italiana comune. Questi cambiamenti furono influenzati dalla rivoluzione russa e dalle necessità belliche.
Il fascismo nacque con la fondazione dei Fasci di Combattimento da parte di Mussolini nel 1919. Attraverso azioni violente e spedizioni punitive, i fascisti riuscirono a imporsi come simbolo di legge e ordine, culminando nella marcia su Roma che portò Mussolini al potere.
L'assassinio di Matteotti nel 1924 suscitò indignazione in Italia, ma non fermò Mussolini. Al contrario, il duce sfruttò la situazione per consolidare il suo potere, portando alla fondazione del regime fascista e all'emanazione delle leggi fascistissime.
I Patti Lateranensi del 1929 posero fine all'ostilità tra la Chiesa e lo Stato italiano, riconoscendo la legittimità del Regno d'Italia e promuovendo il cattolicesimo come religione principale. Questo accordo aumentò il consenso per il fascismo, specialmente tra i cattolici.