Concetti Chiave
- Nel 1989, il presidente Menem introdusse riforme economiche che ridussero l'inflazione al 2% e portarono prosperità temporanea all'Argentina.
- Dal 1995, l'Argentina iniziò ad accumulare debiti, portando a una recessione nel 1999 con alti tassi di disoccupazione e povertà.
- Le misure di austerità del presidente De la Rua nel 2001 provocarono proteste di massa, portando alla sua eventuale dimissione e a una crisi economica e sociale.
- Nel 2002, il governo di Duhalde svalutò il peso e dichiarò la moratoria sul debito estero per affrontare la crisi economica e la povertà diffusa.
- Nel 2003, il presidente Kirchner riaffermò il ruolo dello Stato nell'economia e cercò alleanze più forti con i paesi del Mercosur, nonostante l'opposizione delle istituzioni finanziarie internazionali.
Indice
L'ascesa di Menem e le riforme economiche
Quando, nel 1989, Carlo Saúl Memem Akil diventò presidente, l’Argentina aveva un’enorme inflazione che si aggirava intorno al 3600%. Egli introdusse diverse misure che ebbero dei risultati molto positivi per l’economia del paese: diverse aziende statali furono privatizzate e avviò un processo di sburocratizzazione in modo tale che la libertà economica del paese ne risultò molto avvantaggiata. Grazie a questi interventi, l’inflazione scese al 2% su base annua, facendo dell’Argentina il paese più ricco dell’America del Sud di quel tempo.
La crisi economica e sociale degli anni '90
Tuttavia, a partire dal 1995, il Governo argentino cominciò ad indebitarsi per cui il deficit crebbe notevolmente. Nel 1999, alla fine della presidenza di Menem, l’Argentina si trovava di nuovo in piena recessione con un enorme debito estero, un sistema economico fatto a pezzi dalle privatizzazioni e da una liberalizzazione selvaggia a cui si aggiungeva uno stato sociale sostanzialmente smantellato. Inoltre, i pochi che si erano arricchiti avevano trasferito enormi capitali all’estero, mentre la disoccupazione era salita al 20% e il 30% degli abitanti viveva al di sotto della soglia di povertà. Per far fronte alla crisi e per ottenere un prestito dal Fondo Monetario internazionale (FMI), il nuovo presidente De la Rua, seguendo il suggerimento della finanza internazionale, decise di tagliare la spesa pubblica e questa misura ebbe come conseguenza uno sciopero di protesta che paralizzò il paese. Per fortuna, il Fondo Internazionale Monetario intervenne tempestivamente e la bancarotta fu evitata, mentre il disagio sociale aumentava.
Il crollo del 2001 e le proteste
Nel 2001 fu nominato ministro dell’Economia Domingo Cavallo che, per risanare la situazione, tagliò stipendi e pensioni. Nel settembre dello stesso anno, le entrate fiscali nelle casse dello Stato diminuirono del 14% e la produzione industriale, i consumi interni e le esportazioni crollarono vertiginosamente. Allo stesso tempo, la situazione complessiva, a livello di opinione pubblica, si aggravò perché si scoprì che l’ex presidente Menem aveva venduto delle armi alla Croazia e all’Ecuador nonostante l’embargo dell’ONU. Nel mese di dicembre, la situazione precipitò ulteriormente a tal punto che l’Argentina fu costretta a sospendere il pagamento dei rimborsi alle istituzioni finanziarie internazionali e il Fondo Monetario rispose bloccando ogni ulteriore ed eventuale prestito. Il Governo reagì bloccando i conti correnti bancari, un provvedimento che colpì soprattutto i piccoli e medi risparmiatori, il che innestò dei vasti movimenti di protesta in tutto il paese. Il presidente De La Rua, decretò lo stato d’assedio mentre stavano dilagando manifestazioni spontanee ovunque con cui gli Argentini chiedevano le dimissioni del Governo. Molti supermercati furono presi d’assalto e saccheggiati. La polizia rispose in modo brutale provocando 35 morti in un solo giorno e il governo, alla fine, dette le dimissioni.
La ripresa sotto Duhalde e Kirchner
Dopo un periodo di incertezza, nel 2002, salì alla Casa Rosada, Eduardo Duhalde, appartenente al partito giustizialista-peronista che formò un governo di unità nazionale. Fu annunciata la moratoria sul debito estero, l’abbandono della parità fra il peso e il dollaro statunitense che era la prima causa della povertà diffusa fra la popolazione. La moneta fu svalutata del 30% e fu aumentato il tetto massimo che poteva essere prelevato dai conti correnti bancari. Nel corso del 2002, si rese addirittura necessaria la distribuzione alla popolazione di generi di prima necessità, tanta era la miseria dilagante; inoltre, nei primi tre mesi del 2002, si ebbe una forte caduta del Prodotto Interno Lordo, una crescita dell’inflazione che passò al 42% e della disoccupazione che raggiunse il 24%. Tenuto conto delle ricadute sociali della bancarotta che aveva bruciato anche gli investimenti esteri in titoli di stato argentini, il FMI posticipò i termini di scadenza del pagamento degli interessi del debito argentino prorogandolo fino al 2003. Nel 2003, fu eletto presidente Néstor Kirchner, appartenente al partito giustizialista che riaffermò il ruolo dello Stato nell’economia, cosa che provocò l’ostilità delle istituzioni finanziarie internazionali. Nonostante questo, nel 2004, il Governo raggiunse un nuovo accordo col FMI per un nuovo finanziamento. Inoltre, Kirchner si allontanò progressivamente dagli USA per stringere rapporti più significativi con i paesi del Mercosur (= mercato comune dell’America del Sud). L’inflazione e la disoccupazione restarono ancora alti e tutt’ora la ripresa procede fra alti e bassi e quindi molto incerta.
Nel complesso si può dire che la crisi dell’Argentina, rappresentò la crisi del modello di liberismo economico adottato nei paesi dell’America Latina.
Domande da interrogazione
- Quali furono le misure economiche introdotte da Carlo Saúl Menem per combattere l'inflazione in Argentina?
- Quali furono le conseguenze della crisi economica argentina alla fine degli anni '90?
- Come reagì il governo di De la Rua alla crisi economica e quali furono le conseguenze delle sue azioni?
- Quali misure furono adottate da Eduardo Duhalde per affrontare la crisi economica nel 2002?
- Quali furono le politiche economiche di Néstor Kirchner e come influirono sui rapporti internazionali dell'Argentina?
Menem introdusse la privatizzazione di diverse aziende statali e un processo di sburocratizzazione, che portarono l'inflazione al 2% annuo e resero l'Argentina il paese più ricco del Sud America in quel periodo.
Alla fine degli anni '90, l'Argentina si trovò in recessione con un enorme debito estero, un sistema economico danneggiato dalle privatizzazioni e una disoccupazione al 20%, con il 30% della popolazione sotto la soglia di povertà.
De la Rua tagliò la spesa pubblica per ottenere un prestito dal FMI, provocando uno sciopero di protesta. Successivamente, il blocco dei conti correnti bancari scatenò proteste diffuse e il governo fu costretto a dimettersi.
Duhalde annunciò la moratoria sul debito estero, abbandonò la parità peso-dollaro, svalutò la moneta del 30% e aumentò il tetto massimo di prelievo dai conti correnti bancari.
Kirchner riaffermò il ruolo dello Stato nell'economia, provocando l'ostilità delle istituzioni finanziarie internazionali, ma riuscì a raggiungere un nuovo accordo col FMI e si avvicinò ai paesi del Mercosur, allontanandosi dagli USA.