Concetti Chiave
- Durante gli anni '20, gli Stati Uniti vissero un periodo di grande prosperità economica grazie al taylorismo e alla crescita del mercato finanziario, che rese il dollaro la valuta più importante al mondo.
- Il crollo di Wall Street nel 1929 segnò l'inizio di una devastante crisi economica, con il crollo dei titoli azionari che portò alla perdita di ricchezza e al blocco dell'economia globale.
- La crisi si estese all'Europa, causando il collasso del sistema bancario in Germania e Austria, e portando a svalutazioni valutarie e aumento della disoccupazione in vari paesi.
- Con il New Deal, Roosevelt introdusse interventi statali nell'economia per rilanciare investimenti e consumi, pur affrontando l'opposizione della Corte Suprema e risultati non sempre brillanti.
- Il New Deal rappresentò una fusione tra liberalismo e democrazia, promuovendo la libertà individuale e i diritti alla proprietà, ma con un impegno dello stato a migliorare la qualità della vita dei cittadini.
Indice
- L'isolazionismo americano e la Prima Guerra Mondiale
- La Conferenza di Pace e il Trattato di Versailles
- La Società delle Nazioni e il ritorno all'isolazionismo
- L'ascesa economica degli Stati Uniti nel dopoguerra
- Il taylorismo e la disoccupazione tecnologica
- Il capitalismo americano e la concentrazione industriale
- L'industrializzazione e i cambiamenti sociali
- La cultura e il benessere negli anni '20
- Il Partito Repubblicano e la politica economica
- La xenofobia e le tensioni sociali
- La borsa di Wall Street e la crisi del 1929
- Le conseguenze globali della crisi economica
- La crisi in Europa e le risposte politiche
- L'ascesa di Roosevelt e il New Deal
- Le riforme del New Deal e i loro effetti
- Il lascito del New Deal e la Seconda Guerra Mondiale
L'isolazionismo americano e la Prima Guerra Mondiale
Gli Stati Uniti erano sempre stati caratterizzati da una politica isolazionistica. Nel 1915 però erano entrati nella Prima Guerra Mondiale, accanto a Francia, Inghilterra e Italia nella Triplice Intesa e aveva dato un contributo significativo per la vittoria.
La Conferenza di Pace e il Trattato di Versailles
Durante la Conferenza di Pace del 1919 i presidenti degli stati vincitori si erano riuniti a Versailles per ridisegnare l’assetto geopolitico europeo, stravolto dalla grande guerra e dal crollo contemporaneo di quattro imperi (tedesco, austro-ungarico, russo e turco).
Il presidente americano democratico Wilson aveva proposto un pace democratica, contro quella punitiva francese, che prevedeva 14 punti. Essi erano basati principalmente sul principio di nazionalità e sul principio di autodeterminazione dei popoli. Questi principi però erano difficili da attuare perchè:
Erano presenti molti gruppi etnici intrecciati tra loro e quindi si rischiava di far nascere nuove lotte.
Quei principi non sempre concordavano con l’esigenza di punire gli sconfitti, considerati responsabili della guerra, e di premiare i vincitori.
Alla fine prevalse la pace punitiva di Clemanceau, ministro francese, che si tradusse nel Trattato di Versailles.
La Società delle Nazioni e il ritorno all'isolazionismo
Alla fine della guerra nacque la Società delle Nazione ma gli Stati Uniti decisero di non prenderne parte, riprendendo la loro politica isolazionistica. Gli unici rapporti internazionali erano legati ai prestiti che gli Stati Uniti facevano alla Germania per la ricostruzione territoriale (piano Dewas); per il resto gli interessi americani erano tutti rivolti verso il Pacifico.
L'ascesa economica degli Stati Uniti nel dopoguerra
Durante la Prima Guerra Mondiale, gli Stati Uniti avevano confermato la loro posizione di primo paese produttore; inoltre avevano concesso ingenti prestiti ai paesi europei alleati, diventando il più grande esportatore di capitali. Alla fine della guerra, il dollaro era la moneta più importante a livello mondiale e il mercato finanziario di New York stava acquisendo sempre più importanza.
Gli Stati Uniti avevano affrontato un biennio di crisi durante il dopoguerra, tra il 1920 e il 1921, in seguito era iniziato un periodo di grande prosperità che durò fino al 1928 —> Hoover diceva “la prosperità è dietro l’angolo”
Il taylorismo e la disoccupazione tecnologica
La produzione aumentò notevolmente (circa del 72%) grazie ai principi del taylorismo.
Taylorismo = era una teoria, ideata dall’ingegnere Taylor, che consisteva nell’aumentare il rendimento del lavoro mediante una sua razionalizzazione ottenuta dalla divisione del lavoro in tante piccole fasi in cui bisognava compiere sempre il medesimo gesto. I principali fondamenti del taylorismo
Erano la catena di montaggio e il lavoro a catena.
Tuttavia il numero degli occupati all’interno delle fabbriche calò in modo radicale a causa della disoccupazione tecnologica —> gli sviluppi della tecnica diminuivano la quantità di lavoro necessaria a ottenere un determinato prodotto e quindi molte persone venivano licenziate
Il capitalismo americano e la concentrazione industriale
L’America divenne lo stato capitalista più potente al mondo, sopratutto grazie all’alto livello che aveva raggiunto il processo di concentrazione industriale e finanziaria:
- poche banche controllavano la maggior parte del credito
- poche grandi compagnie dominavano interi settori economici (soprattutto produzione di acciaio, energia elettrica e estrazione del petrolio).
Nello stesso tempo aumentarono le funzioni organizzative e burocratiche, comportando una maggiore occupazione del settore dei servizi.
L'industrializzazione e i cambiamenti sociali
L’industrializzazione portò un enorme cambiamento anche nella quotidianità di tutti gli statunitensi:
- circolava un’automobile ogni cinque abitanti, mentre prima l’automobile era considerato un bene di lusso destinato solo alle persone più abbienti
- venivano impiegati diversi elettrodomestici, come radio, frigorifero e aspirapolvere, anche grazie ai sistemi di vendita rateali che permettevano di fare acquisti anche alle persone meno abbienti
- nacquero i grandi magazzini in cui era possibile acquistare i prodotti che venivano fabbricati su larga scala a prezzi bassi
- si diffonde l’elettricità che permetteva di volgere attività anche la sera e di mantenere le fabbriche e i posti di lavoro aperti più a lungo
La cultura e il benessere negli anni '20
Inoltre si diffusero il cinema, il jazz, nuovi tipi di ballo, caffè, ristoranti, night club che divennero simbolo del benessere delle persone e dell’entusiasmo tutti colori che tornavano vivere e a godersi la vita dopo la guerra.
Nacque anche la pubblicità, che venne elaborata in modo scientifico per ottenere il massimo effetto sul cliente e fu organizzata in campagne su scala nazionale. Inoltre migliora il settore delle comunicazioni, circolano le radio e i giornali e si diffonde l’opinione pubblica.
In questi anni cambia anche la cultura, infatti le persone leggono di più sono più istruite e vanno a teatro e quindi cambia anche il loro modo di pensare.
Il Partito Repubblicano e la politica economica
Dal punto di vista politico, durante gli anni ’20, gli Stati Uniti furono caratterizzati dalla prevalenza del Partito Repubblicano, che
1. sosteneva il liberismo economico ed erano convinti che l’accumulo di una (Harding) ricchezza privata fosse la condizione necessaria per la prosperità del paese e che non era necessario che lo stato intervenisse perchè l’economia si guidava da sè;
2. aveva un orientamento conservatoristico
Per questo motivo:
- ridussero le imposte dirette, aumentando quelle indirette —> vengono colpite di più le persone che guadagnavano di più
- mantennero la spesa pubblica a livelli molto bassi, rinunciando ad aiutare le classi più povere, gli anziani o i disoccupati —> mancava il Welfare State e lo stato sociale
- fecero cadere la legislazione antimonopolistica stipulata prima della Guerra Mondiale, favorendo la nascita delle corporazioni sia industriali che finanziarie
venne mantenuto molto basso il tasso di interesse favorendo le grandi imprese che potevano chiedere alle banche dei prestiti da investire e saldare in seguito i debiti che avevano contratto
Il Partito Repubblicano cercò quindi di arricchire sempre più il paese senza tenere in considerazione le richieste delle classi più povere e senza dare peso al sempre più grande squilibrio che si stava venendo a creare tra i vari ceti sociali.
La xenofobia e le tensioni sociali
A tutto questo si aggiunse anche una forte componente ideologica conservatoristica che ebbe ripercussioni sulle minoranze razziali e nazionali (si diffonde la xenofobia, ovvero l'intolleranza nei confronti del diverso):
- furono introdotte leggi sull’immigrazione per impedire l’intaccamento dell’etnia yankee e la diffusione di un’ideologia di origine europea di natura sovversiva —> Il punto culminante di questa reazione fu il processo di due anarchici italiani (Nicola Sacco e Bartolomeo Vanzetti) accusati di omicidio durante una rapina, nonostante in tribunale i loro avvocati riuscirono a dimostrare la loro completa innocenza. Nel 1927 i due italiani vennero condannati a morte perchè il semplice fatto di essere stranieri e anarchici li portava ad essere etichettati come delinquenti
- si inasprirono le pratiche discriminatorie verso la popolazione di colore
- la setta del Ku Klux Klan* raggiunse negli stati del Sud le dimensioni di un’organizzazione di massa
- molte persone si chiusero in un’ottica ottusa secondo cui andavano difesi tutti i valori della civiltà bianca e protestante, infatti vennero visti con diffidenza anche i cattolici e gli ebrei
- il proibizionismo* stesso scaturì da questa ideologia perchè l’alcolismo era considerato un vizio dei neri e proletari in genere
*Il Ku Klux Klan è un’organizzazione razzista degli Stati Uniti, costituita da uomini bianchi convinti di essere superiori a tutte le altre razze. Fu sciolto nel 1880. Nel 1915 nacque una nuova associazione che riprese il nome, e raccoglieva numerose somme di denaro per mantenere viva la tradizione americana intaccata dagli stranieri
*Il proibizionismo venne varato per impedire la vendita di bevande alcoliche. Tuttavia questo provvedimento non determinò un miglioramento nei costumi americani ma portò ad un aumento del contrabbando e della criminalità organizzata. Per questo motivo a questo motivo dovettero intervenire i funzionari di stato
Questa situazione non intaccò l’ottimismo della borghesia americana e la fiducia in una continua moltiplicazione della ricchezza.
La borsa di Wall Street e la crisi del 1929
La conseguenza fu la diffusione, non più unicamente della borsa merci ma anche della borsa valori, e dunque del capitalismo finanziario.
Un altro effetto fu la frenetica attività della Borsa di New York (nota come Wall Street dal nome della strada su cui era ed è attualmente situata) —> l’attività consisteva, in realtà, in pure operazioni speculative incoraggiate dalla illusione di arricchirsi facilmente grazie all’acquisto di azioni alla vendita di queste a prezzo maggiore. Tutto ciò faceva leva sulla continua ascesa dalla quotazioni sostenuta dalla crescente crescita dei titoli azionari
Questa attività però aveva fondamenta molto fragili. La domanda sostenuta di beni di consumo durevoli aveva fatto si che nel settore industriale si formasse una capacità produttiva sproporzionata alle possibilità di assorbimento del mercato intero. Questa possibilità era molto limitata a causa:
1. della natura dei beni durevoli, che in quanto tali, non venivano sostituiti di frequente e quindi portavano a saturare il mercato;
2. della crisi del settore agricolo che teneva bassi i redditi dei ceti rurali in quanto era in corso la riconversione economica perché bisognava produrre in proporzione alla domanda maggiore in tempo di guerra e minore in tempo di pace
Gli Stati Uniti erano riusciti, in parte, ad ovviare il problema grazie alle esportazioni all’estero, soprattutto sul mercato europeo, aumentando al contempo le barriere doganali in modo tale da proteggere sempre il marchio interno. Con il tempo il legame tra il mercato statunitense e quello europeo furono sempre più stretti, anche per il fatto che gli Stati uniti cercavano di aiutare la ricostruzione degli stati sconfitti attraverso prestiti economici.
Le conseguenze globali della crisi economica
Gli Stati Uniti però non avevano fatto una previsione corretta perchè non si poteva contare su una crescita economica infinita e i crediti prima o poi finirono e i soldi smisero di circolare. Si trattava solo in un’utopia che lo stato non dovesse mai intervenire per regolare l’economia e che essa si sviluppasse sempre.
La causa della crisi quindi non è da ricercarsi nel liberismo economico ma in una distorsione di esso.
Continuavano a esistere ampie fasce sociali in condizione di povertà e sofferenza:
- Nell’agricoltura, milioni di agricoltori dell’est si dovevano confrontare con un calo inarrestabile dei prezzi.
- l’American Federation of Labour (AFL) venne indebolita e per molti operai venne meno la possibilità di essere tutelati nelle rivendicazioni salariali.
- Ampie fasce di consumatori americani, avevano visto calare il loro potere di acquisto.
L’aumentata produttività portò quindi in breve a una saturazione del mercato. Molti segnali avrebbero dovuto far temere una crisi di sovrapproduzione per l’economia americana.
Il crollo dei titoli azionari di Wall Street raggiunse i livelli più elevati nel settembre del 1929. In seguito, iniziarono alcune settimane di incertezza durante le quali molti speculatori decisero di vendere i loro titoli azionari per aumentare i loro guadagni.
Il 24 ottobre, che in seguito venne chiamato il “giovedì nero”, vennero venduti 13 milioni di titoli.
La corsa alle vendite determinò una caduta del valore dei titoli azionari, distruggendo i sogni di ricchezza dei loro possessori. A metà novembre i valori si stabilizzarono su una quota equivalente a circa la metà di quella iniziale e questo comportò la perdita di molto denaro a parte delle persone.
Con il crollo del mercato azionario si bloccò tutta l’economia del paese e anche il mercato mondiale, strettamente legato a quello statunitense.
Gli USA però invece che cercare di continuare ad aiutare i paesi europei prendendosi le responsabilità dell’accaduto, optò per:
- un inasprimento del protezionismo
- fine della convertibilità del dollaro in oro così da svalutarlo
- una riduzione e successiva cessazione dei prestiti forniti agli europei
In risposta, anche i paesi europei furono costretti ad alzare le proprie barriere doganali.
I sintomi della crisi erano uguali in tutto il mondo:
Le banche non avevano più soldi —> le imprese non potevano accedere al prestito —> le industrie chiudevano perchè non avevano più operai o perchè licenziava i dipendenti —> I lavoratori erano disoccupati (crisi della manodopera salariata)—> riduzione dei consumi —> il mercato diventava sempre più asfittico —> crollo di altre imprese —> aggravamento della crisi agricola —> salari più bassi —> diminuisce il potere d’acquisto
I prezzi, inoltre, caddero bruscamente, molte persone si impoverirono e molti si ritrovarono senza un lavoro.
La crisi in Europa e le risposte politiche
In Europa al declino del mercato nazionale si sovrappose anche una crisi finanziaria molto pesante.
Essa ebbe inizio in Germania e in Austria dove, alla fine, si giunse al collasso del sistema bancario e ad una crisi monetaria.
Questo evento fu una sorta di allarme per l’Inghilterra sia per la solidità delle proprie finanze (infatti aveva investito in questi due paesi moltissimi capitali) sia per la tenuta della sterlina. I principali problemi che l’Inghilterra dovette affrontare furono:
- il ritiro dei capitali stranieri
- l’ingente conversione in oro delle sterline
Tuttavia, le riserve auree della Banca d’Inghilterra si esaurirono molto presto e quindi bisognò sospendere la convertibilità della sterlina, che, di conseguenza, venne svalutata.
La fine della convertibilità in oro venne adottata anche da molti altri paesi, nella speranza che la svalutazione favorisse le esportazioni e permettesse la circolazione delle merci.
In molti stati uno dei problemi era anche il sistema politico, impreparato a gestire una situazione di crisi di quella portata —> Tutti i governi dei paesi industrializzati speravano di potersi affidare ai principi del liberismo, e soprattutto sul pareggio del bilancio che consisteva nel diminuire la spesa pubblica (diminuendo al minimo tutti i salari) e nell’aumentare la tassazione. La
conseguenza fu una diminuzione ancora maggiore della domanda e un aumento della
disoccupazione
L’economia europea cominciò effettivamente a migliorare negli anni successivi al 1933, ma la crisi venne superata del tutto solo durante la guerra grazie alla frenetica attività delle industrie belliche.
In Germania, le conseguenza della crisi si sentirono più che in ogni altro stato in quanto la Germania godeva di numerosi prestiti da parte degli americani per la ricostruzione del paese (piano Dewas - Sresemann). La crisi mise in difficoltà il governo di coalizione guidato dai socialdemocratici. Nel 1930 salì al potere Bruning, del Centro-cattolico, il quale attuò una politica di sacrifici e riuscì nel 1932 a diminuire l’entità delle riparazioni e sospese il pagamento per tre anni. Tuttavia, i disoccupati erano sempre di più e iniziarono a guardare con assenso al Partito Nazista, più carismatico e pronto a superare la crisi.
In Francia la crisi giunse due anni dopo (1931) ma durò più a lungo a causa del fatto che i governi cercarono di ritardare il più a lungo possibile la svalutazione della moneta. La crisi economica si sovrappose ad una grave crisi politica, infatti nell’arco di pochi anni si succedettero 17 governi.
In Gran Bretagna, il ministero guidato dal laburista Mac Donald decise di tagliare drasticamente i sussidi dei disoccupati. A questa sua decisone si oppose la Trade Unions e, dunque, Mac Donald ruppe con questa e si accordò con i liberali e i conservatori per creare un nuovo governo nazionale da lui stesse presidenziato. La Gran Bretagna svalutò la sterlina e pose fine al liberismo economico, adottando un sistema tariffario che favoriva il commercio all’interno del Commonwealth. Tra il 1933 e il 1934, l’Inghilterra uscì dalla crisi.
L'ascesa di Roosevelt e il New Deal
Nel novembre del 1932 si tennero le nuove elezioni presidenziali —> Roosevelt, governatore dello stato di
New York
Il presidente uscente, Hoover, non aveva conseguito nessun successo nella lotta contro la crisi perchè era troppo vicino agli interessi della lobby industriale. Inoltre aveva diffuso un’aria di desolazione e apatia.
Roosevelt, quando presentò la sua candidatura, non aveva ancora un programma politico preciso da contrapporre a quello dei repubblicani ma fece leva sulla propria abilità comunicativa, in quanto aveva capito che il miglior modo per ottenere il consenso era instaurare un buon rapporto con le masse e infondere coraggio e speranza nella popolazione. Egli era solito anche fare comunicazione radiofoniche con tono familiare per illustrare agli americani la sua attività presidenziale.
Le riforme del New Deal e i loro effetti
Il nuovo presidente costituì innanzitutto un Brain Trust, ovvero un “consorzio dei cervelli”, cioè un gruppo di ricercatori e specialisti con il compito di stendere un programma politico e sociale utile a far uscire il paese dalla crisi.
Roosevelt seguì una linea politica di grande pragmatismo: di volta in volta vennero privilegiate le soluzioni che parevano più indicate in relazione ai diversi problemi, in modo tale da fare un’economia di poche parole per lasciare spazio a interventi pratici.
Nel discorso di accettazione della candidatura egli annunciò di voler iniziare un New Deal, ovvero un nuovo patto/nuovo corso, nella politica economica e sociale. Esso si sarebbe basato su:
Intervento dello stato nei processi economici da cui il liberismo l’aveva escluso credendo che il mercato si regolasse in modo autonomo
Associazione tra l’obbiettivo della riforma economica e quello della riforma sociale, infatti secondo questo piano l’obbiettivo primario dello stato divenne quello di dare lavoro ai cittadini
Rilanciare gli investimenti delle aziende e i consumi dei cittadini.
Il piano fu introdotto immediatamente e durante i “cento giorni” furono emanati una serie di provvedimenti:
fu ristrutturato il sistema creditizio—> venne svalutata la moneta per favorire l’esportazione con i mercati esteri e riavviare la macchina industriale così da raggiungere il pareggio del bilancio
- furono aumentati i sussidi di disoccupazione (Cassa di Integrazione)
- furono concessi prestiti ai cittadini per far si che potessero estinguere le ipoteche sulle case
- regolazione dell’accesso al lavoro per diminuire il lavoro nero e la manodopera infantile
- Agricultural Adjustment Act, per limitare la produzione del settore agricolo ed evitare una crisi di sovrapproduzione
- National Industrial Recovery Act, imponeva alle imprese un codice di comportamento che doveva essere tenuto in considerazione da tutti i dipendenti per evitare la concorrenza e per tutelare i diritti dei lavoratori
- Tennessee Valley Authority, che aveva il compito di sfruttare le risorse idroelettriche del bacino del Tennessee, di costruire altre sistemazioni nel territorio e di salvaguardare la natura
Quest’ultimo provvedimento ebbe un grande successo, mentre gli altri diedero un miglioramento molto lento e poco continuativo. Per porre rimedio, il governo potenziò l’iniziativa statale varando dei programmi di lavori pubblici e assorbendo così la disoccupazione e aumentando la spesa pubblica (Works Progress Administration).
Nel 1935 venne varata una riforma fiscale (tassazione progressiva sul reddito) e una legge sulla sicurezza, che garantì alla maggior parte delle persone la pensione e l’assistenza sociale per i bisognosi. Inoltre vennero favoriti i sindacati con il Wagner Act.
Il lascito del New Deal e la Seconda Guerra Mondiale
I risultati del New Deal non sempre furono brillanti e questo portò alla nascita di una forte opposizione all’interno della Corte Suprema che cercò di bloccare le riforme di Roosevelt —> vengono abolite la National Industrial Recovery Act e l’Agricoltural Adjustement Act
Roosevelt modificò di poco le leggi ma comunque le mantenne nonostante il New Deal avesse dimostrato dei limiti —> non riesce a dare slancio all’economia dei privati
Solo con lo scoppio della seconda guerra mondiale la grande depressione ebbe fine e si ebbe il rilancio dell’economia statunitense.
Il New Deal introdusse una rottura decisiva e una spinta a una revisione del sistema liberale.
Secondo Roosevelt ogni cittadino doveva godere di libertà individuale e di diritto alla proprietà, eppure lo stato liberale non doveva più limitarsi a rispettare i diritti dei cittadini ma doveva impegnarsi per migliorare la qualità della vita di ognuno, rinunciando all’idea che il mercato si regolasse in modo autonomo.
La politica si Roosevelt quindi segnò una conversione del liberalismo alla democrazia e una fusione dei valori di entrambi questi aspetti:
Liberalismo = è una dottrina politica secondo cui lo stato deve garantire i diritti dell’uomo ma si interessa soltanto a quei cittadini che possiedono dei beni
Democrazia = è una dottrina politica secondo cui lo stato deve garantire a tutti i cittadini uno stile di vita dignitoso e libertà individuale, in cui ognuno gode di libera espressione e di diritto alla proprietà
Domande da interrogazione
- Quali furono le cause principali della crisi finanziaria del 1929 negli Stati Uniti?
- Come reagirono gli Stati Uniti al crollo di Wall Street del 1929?
- Quali furono le principali misure del New Deal di Roosevelt?
- Quali furono le conseguenze della crisi del 1929 in Europa?
- In che modo il New Deal influenzò l'ideologia politica negli Stati Uniti?
La crisi fu causata da una distorsione del liberismo economico, con una sovrapproduzione industriale sproporzionata rispetto alla domanda, una crisi agricola e un'eccessiva attività speculativa a Wall Street.
Gli Stati Uniti aumentarono il protezionismo, terminarono la convertibilità del dollaro in oro e ridussero i prestiti agli europei, aggravando la crisi economica globale.
Il New Deal includeva la ristrutturazione del sistema creditizio, sussidi di disoccupazione, prestiti per estinguere ipoteche, regolazione del lavoro, e programmi di lavori pubblici per ridurre la disoccupazione.
La crisi portò al collasso del sistema bancario in Germania e Austria, svalutazione delle monete, e un aumento della disoccupazione e della povertà in vari paesi europei.
Il New Deal segnò una fusione tra liberalismo e democrazia, con lo stato che si impegnava a migliorare la qualità della vita dei cittadini, superando l'idea che il mercato si regolasse autonomamente.