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Concetti Chiave

  • Nel 1914, molti non comprendono appieno la natura della guerra imminente, immaginandola come un conflitto cavalleresco simile a quelli del passato.
  • La propaganda bellica sfrutta l'immaginario medievale, ritraendo i soldati come cavalieri in armature lucenti, alimentando visioni romantiche del combattimento.
  • La cultura occidentale è profondamente radicata nella guerra, con un immaginario costruito su testi storici e letterari che glorificano battaglie e massacri.
  • L'immagine dell'uomo combattente e della donna da proteggere è centrale nella mascolinità ottocentesca, influenzando la rappresentazione della guerra nei media.
  • Gli ideali nazional-patriottici spingono anche i socialisti riluttanti a sostenere la guerra, evidenziando il senso del dovere verso la patria e la comunità.

Indice

  1. L'inizio della guerra nel 1914
  2. L'immaginario bellico ottocentesco
  3. Imperativi nazional-patriottici

L'inizio della guerra nel 1914

Nell'agosto del 1914 non molti hanno chiaro che tipo di guerra sia quella che ci si sta apprestando a combattere. Sebbene le notizie della guerra anglo-boera e di quella russo-giapponese abbiano parlato di efferatezze inusitate e di nuove tecnologie enormemente distruttive, l'idea che a cosa ci si fa a guerra è quella di uno scontro cavalleresco, condotto con tecniche e strategie simili a quelle impiegate dagli eserciti di Napoleone I: attacchi all'arma bianca contro il fronte nemico, mentre un fuoco di copertura protegge gli eroici guerrieri.

L'immaginario bellico ottocentesco

La cultura ottocentesca aiuta a fantasticare in questo modo.

Il revival medievale di Ivanhoe e di Sigfrido, di Parsifal e di Lohengrin, fa pensare ai soldati come ad altrettanti paladini avvolti in lucenti armature, una fantasticheria che la grafica della propaganda bellica spesso di sfruttare con la massima efficacia possibile. Del resto, la cultura profonda dell'Occidente è una cultura bellica, una cultura che si è nutrita, e ancora si nutre, di letture che parlano, con naturalezza e ammirazione, di battaglie e massacri, dalla Bibbia a Omero, da Ariosto ai romanzi storici ottocenteschi. Inoltre la mascolinità ottocentesca si è costruita intorno alle immagine dell'uomo combattente e della donna da difendere. Queste le figure dell'immaginario che vengono ripetute una grande quantità di volte negli articoli, nelle immagini, nelle pitture e perfino nelle fotografie o nelle cartoline che accompagnano la vita di chi combatte come di chi resta a casa.

Imperativi nazional-patriottici

E poi, senza alcun dubbio ci sono gli imperativi nazional-patriottici, da cui gli stessi ideali della mascolinità bellica e del neomedievalismo cavalieresco traggono alimento. La difesa della patria, l'onore della nazione, l'obbligo di sacrificarsi per la comunità nazionale sono doveri a cui risulta difficile sottrarsi e che spiegano la strana conversione dei socialisti europei alla guerra, riluttanti certamente ma consapevoli dei loro obblighi bei confronti del proprio paese.

Domande da interrogazione

  1. Qual era la percezione comune della guerra nel 1914?
  2. Nel 1914, molti avevano una visione romantica e cavalleresca della guerra, influenzata dalla cultura ottocentesca e dalla propaganda, che la presentava come uno scontro eroico simile a quelli del passato.

  3. Come influenzava la cultura ottocentesca la visione della guerra?
  4. La cultura ottocentesca, con il suo revival medievale e la glorificazione delle battaglie, contribuiva a idealizzare la guerra, presentando i soldati come paladini in armature lucenti e alimentando l'immaginario bellico.

  5. Quali erano gli imperativi che spingevano alla partecipazione alla guerra?
  6. Gli imperativi nazional-patriottici, come la difesa della patria e l'onore della nazione, erano doveri difficili da ignorare e spiegavano anche la partecipazione riluttante dei socialisti europei alla guerra.

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