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Politica coloniale italiana
Il 1882 è l’origine, una compagnia di armatori genovesi, i Rubattino, attaccano la Baia di Assab nell’area ci sono anche delle colonia inglesi. Questa colonia serve per i commerci. La vende al governo italiano avendo un forte guadagno. Gli inglesi e i francesi sono nell’area, la Germania si interessa alla creazione di colonie. La corte, l’esercito e alcune frange della borghesia sono favorevoli alle colonie, le vedono come soluzione per dei problemi dati dall’unità. Possono dare terra ai contadini che la vogliono. Si volevano aprire i commerci per i prodotti meridionali ma è un’illusione. I cattolici sono ostili perché sono opere di un governo che il papa non aveva ancora riconosciuto. Contraria all’espansione coloniale è la borghesia settentrionale che vede i territori come non strettamente collegati con le loro tradizioni commerciali. Dopo la presa del porto di Massaua hanno l’appoggio degli inglesi che non vogliono che si piantino nel meridione i francesi, è meglio se rimangono gli italiani. Non concorda la massa con gli alleati della triplice alleanza con Austria e Germania, non un’alleanza difensiva ma prevedeva che le colonie conquistate da una dovevano aiutare le altre alleate a conquistare colonie. Si decide di fare un’alleanza con un capo tribù, il ras Menelik, si firma ad Uccialli e l’Italia proclama la colonia d’Eritrea nel 1890. Il ras per problemi di traduzione capisce una cosa diversa rispetto agli italiani. Il ras capiva un protettorato italiano non un possedimento italiano. Crispi è convinto che non debba mollare questa politica coloniale. 1896 6000 soldati italiani vengono uccisi ad Adua da qui Crispi si dimette. Anche alle elezioni la sinistra socialista stava perdendo posizione.