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Sintesi
Latino: la costituzione e il costituzionalismo della Roma repubblicana

Greco: Polibio

Storia: la Costituzione italiana del 1948
Estratto del documento

2

“ciò che si chiama fare una costituzione non è mai

accaduto nella storia; come non si è mai fatto un

codice: una costituzione si è soltanto svolta dallo

spirito” G. W. F. Hegel

Enciclopedia delle scienze filosofiche

3

Indice

INTRODUZIONE 4

LA COSTITUZIONE E IL COSTITUZIONALISMO 6

LA COSTITUZIONE DELLA ROMA REPUBBLICANA 7

I consoli 7

Il Senato 8

Il popolo 9

Le magistrature 10

IL COSTITUZIONALISMO DELLA ROMA REPUBBLICANA 11

Il costituzionalismo istituzionale 11

Lo spirito costituzionalista della res publica 13

APPROFONDIMENTO: POLIBIO 14

Vita e Opere 14

Il metodo storiografico 15

La teoria delle costituzioni 17

LA COSTITUZIONE ITALIANA 18

Le Costituzioni dell’Italia preunitaria 18

Lo Statuto Albertino del 1848 18

Dalla Liberazione alla Costituente 20

L’Assemblea Costituente 21

La Costituzione: struttura e ideologia 22

Caratteri “costituzionalisti” della Costituzione italiana 24

Un articolo controverso, l’articolo 7 26

I lavori della Sottocommissione 26

Il colpo di scena dei comunisti 27

Chi ha vinto? 28

CONCLUSIONI 30

BIBLIOGRAFIA 31

SITOGRAFIA 32

FONTI 32

4

Introduzione

Parlare di Costituzione, in un momento storico quotidianamente segnato da polemiche politiche e

dalla messa in discussione dei principi formali e valoriali della nostra Repubblica, è quanto mai

attuale. Il cittadino, lo studente, che sente queste polemiche può reagire in modo diverso: spesso le

ignora, oppure si cristallizza sulle proprie idee, molte volte figlie del contesto familiare e culturale

in cui è cresciuto più che di una riflessione individuale.

L’alternativa, che ho deciso di seguire, è informarsi personalmente, approfondendo l’argomento

per poter giudicare sulla base di dati oggettivi. Questa ricerca, che durante la stesura ha finito per

ampliare di molto l’ambito di lavoro cha avevo stabilito, scaturisce inizialmente da una riflessione e

da un approfondimento sulla Costituzione italiana, sulla sua storia e sui principi che la reggono.

Cominciando ad informarmi sul tema scelto, leggendo saggi e articoli sull’argomento, mi sono

imbattuto a più riprese nell’idea di costituzionalismo, da tutti gli studiosi posta alla base non solo

della Costituzione italiana, ma dell’organizzazione legittima del potere in senso lato. Le definizioni

di questo concetto che ho incontrato sono molte e non univoche: ho deciso di attenermi a quelle più

efficaci ai fini dell’argomento che intendo trattare.

Dalla “scoperta” del costituzionalismo alla scelta ampliare l’orizzonte di questa tesina,

estendendolo, oltre che al nostro Paese, alla Roma repubblicana il passo è stato breve. Grazie anche

alla partecipazione ad alcuni incontri organizzati dalla scuola incentrati su questo tema, aventi

come relatori diversi tra i più autorevoli studiosi dell’argomento, come Andrea Giardina e Massimo

Brutti, credo di essere riuscito a trovare tratti comuni tra il pensiero costituzionalista, alla base

della nostra Costituzione, e l’organizzazione dello Stato romano al tempo della Repubblica. Le

origini romane del costituzionalismo sono un problema aperto e dibattuto: le idee espresse in

questa tesina sono il frutto di una elaborazione personale di temi approfonditi con la lettura di testi

diversi tra loro e non intendono, né del resto potrebbero, fornire una soluzione a tale problema.

L’approfondimento su Polibio, concepito per ultimo in una tesina che mancava di argomenti

prettamente “scolastici”, è stata la naturale conseguenza della decisione di trattare l’organizzazione

della res publica romana. La sua puntuale descrizione delle istituzioni romane e delle loro

rispettive funzioni sta alla base di tutta la prima parte della mia tesina. Trattare l’autore in modo

approfondito, non limitandomi alla sua idea di costituzione, mi è parsa scelta obbligata, oltre che

del tutto coerente con le intenzioni iniziali di questo lavoro. 5

Convinto che l’osservazione dei contesti storici nei quali sono venuti a maturare gli eventi è

prerogativa essenziale per una loro corretta comprensione, ho ritenuto di trattare, con un certo

livello di approfondimento, la storia delle costituzioni precedenti a quella del 1948 e la vicenda

dell’Assemblea costituente. Ho creduto interessante, per comprendere le dinamiche che hanno

portato alla definitiva redazione della nostra Carta, inserire la cronaca del processo di approvazione

di uno degli articoli più discussi, l’articolo 7, che regola i rapporti tra Stato e Chiesa cattolica. 6

La Costituzione e il costituzionalismo

Introduzione e definizioni del problema

Il termine “costituzione” e ancor più quello di “costituzionalismo” pongono un problema di

definizione che va affrontato prima di procedere alla trattazione dell’argomento che mi propongo di

analizzare: le istituzioni della Roma repubblicana e dell’Italia del secondo dopoguerra, disegnate

dalla Costituzione del 1948.

La parola “costituzione” è evidentemente polisensa , può indicare diversi significati al variare del

1

contesto in cui è utilizzata. Nell’ambito politico, sul quale intendo soffermarmi, il termine può

essere usato prevalentemente in riferimento a tre accezioni :

2

 Organizzazione del potere, ovvero il suo ordinamento.

 Regolamentazione del potere, nel senso del suo limite per chi lo gestisce e delle garanzie

di libertà per chi è gestito.

 Legge fondamentale dello Stato, come nel senso delle moderne Costituzioni.

La prima parte della trattazione, riguardante Roma repubblicana, verterà sui primi due significati

qui riportati (non avendo avuto Roma come è noto una Costituzione formale,scritta, nel senso

moderno), mentre la seconda sezione, che analizzerà la Carta del 1948 si occuperà prevalentemente

del terzo.

Riguardo al “costituzionalismo” il discorso si fa, se possibile, più complesso. Come tutti gli

-ismi esso rappresenta ad un primo livello la teorizzazione di una dottrina, in questo caso quella

della costituzione, riferendosi dunque alla fase più matura di essa. Storicamente quindi il “vero

3

costituzionalismo” compare sulla scena politica relativamente tardi, realizzandosi compiutamente

solo a partire dal XX secolo, con l’inserimento nelle Costituzioni di quelli che sono i “principi

fondamentali” dello Stato (come avviene nella prima parte della nostra Carta).

Una ulteriore definizione, più funzionale al fine di questo lavoro, può essere data sulla base di ciò

che il costituzionalismo, a differenza della “costituzione” in senso stretto, indica ad un livello più

prettamente politico. Infatti mentre con costituzione si intende l’organizzazione e l’ordinamento

materiale dello Stato, la sua forma di governo e l’equilibrio dei suoi poteri, la nozione di

G.Ferrara, La Costituzione, pag. 11

1 Per le prime due accezioni del termine: M.Pani, Il costituzionalismo di Roma antica, pag.3

2 ibidem

3 7

costituzionalismo è venuta a indicare più propriamente i limiti di quell’ordinamento, gli organismi

che tutelano i cittadini dagli eccessi e dalle prevaricazioni del potere, impedendo ogni forma di

dittatura, non solo personale ma anche maggioritaria. Per semplificare si potrebbe dire che, mentre

i destinatari della “costituzione” sono tutti i cittadini, rappresentando essa “il sistema generale

secondo il quale la comunità ha accettato di essere governata ” il “costituzionalismo” si rivolge al

4

potere, ponendo e definendo i limiti del suo esercizio, oltre i quali esso perde la sua legittimità.

Un’esemplificazione di questo concetto è facilmente ravvisabile nella Costituzione italiana: nella

sua prima parte (e laddove istituisce gli organismi di controllo, come la Corte costituzionale) essa è

ispirata al costituzionalismo (in particolare all’articolo 2, il quale riconosce i diritti come

antecedenti e preesistenti allo Stato, e quindi da esso inviolabili ), nella seconda sezione viene

5

messa in atto l’intenzione più propriamente “costituzionale”, definendo l’assetto istituzionale della

Repubblica.

Ma in quale misura si può parlare di “costituzione” per Roma antica? E di “costituzionalismo”? Se

la soluzione alla prima domanda è relativamente semplice (si può, laddove si intenda per

costituzione, come si è detto, l’assetto istituzionale dello Stato) la seconda pone interrogativi più

difficili, che richiamano lo spirito stesso sul quale si fondò la società romana, ai quali cercherò, più

avanti, di dare risposta.

La costituzione della Roma repubblicana

L’ordinamento delle istituzioni repubblicane non ebbe ai suoi inizi un carattere definito e subì nel

corso degli anni numerosi cambiamenti. Essendo impossibile ricostruire qui una storia esauriente

dei molti organismi che detenevano il potere a Roma, cercherò di delineare l’assetto istituzionale

dello Stato così come si presentava “quando raggiunse l’apice della perfezione” , ovvero al tempo

6

della guerra Annibalica.

I consoli

Caduta la monarchia, il governo dello stato venne affidato a due consoli, nominati per elezione, i

quali ereditavano dal re l’imperium (il supremo comando, trasmesso direttamente da Giove) e il

diritto di trarre gli auspici (cioè di consultare la volontà degli dei). I consoli divennero magistrati

eponimi: con il loro nome era infatti contrassegnato l’anno in cui erano in carica. Il potere

consolare fu regolamentato in maniera definitiva nel 367 a.c. quando, con le Leges Liciniae Sextiae,

C. McIlwain, Costituzionalismo antico e moderno, pag.29

4 “La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo, sia nelle formazioni

5

sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà

politica, economica e sociale.”

Polibio, Storie, VI, 11

6 8

fu stabilito che uno dei due consoli dovesse essere di ceto plebeo. Il consolato era certamente la

carica più importante di Roma repubblicana e costituiva il punto d’arrivo del cursus honorum, la

carriera degli uomini politici romani. I molti poteri che esercitavano sono elencati da Polibio nelle

sue Storie , e si possono così riassumere:

7

 Hanno il comando militare, guidano le legioni in tempi di guerra.

 Hanno autorità su tutte le altre magistrature, ad eccezione dei tribuni.

 Propongono al Senato gli affari urgenti per la discussione e fanno eseguire i senatus

consulta, le delibere del Senato.

 Convocano i comizi (le assemblee popolari).

 Propongono leggi da sottoporre al Senato.

 Sono autorizzati a spendere il denaro pubblico.

Il Senato

Al fianco dei consoli vi era il

Senato, presente sin dai tempi

della monarchia. Il Senato,

che fu fondato secondo la

tradizione da Romolo stesso,

non ebbe composizione

costante nella storia di Roma

ma subì nel corso degli anni

numerose variazioni del Cicerone pronuncia nel 63 a. C. la prima orazione contro Catilina

numero dei suoi componenti: nel senato romano.

inizialmente composto da cento Dipinto di Cesare Maccari 1880

patres, fu portato prima a

trecento e poi, in età imperiale, a oltre mille membri. Nonostante la grande importanza che esso

rivestì nella storia di Roma, almeno fino all’avvento del principato, quando fu di fatto esautorato di

gran parte delle sue funzioni, il Senato era titolare dal punto di vista formale del solo potere

consultivo, ovvero il diritto di essere consultato prima di emanare una legge. Il potere senatorio era

dunque derivato, prendendo in prestito le parole di Ottaviano, più che dalla sua potestas, dalla sua

auctoritas, essendo espressione dell’influente ceto patrizio. Per entrare a far parte del Senato in età

repubblicana bisognava avere ricoperto una delle molte magistrature del cursus honorum, delle

Polibio, Storie, VI, 12

7 9

quali si parlerà più avanti. I poteri effettivi del Senato, così come sono delineati da Polibio sono i

8

seguenti:

 Controlla l’aerarium, avendo competenza su tutte le entrate e le uscite.

 Controlla in particolare il fondo destinato ai lavori pubblici, stabilito dai questori.

 Ha competenza sui reati gravi commessi in Italia, come i tradimenti, le cospirazioni, gli

assassinii.

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