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PREMESSA STORICO-ARTISTICA
Durante gli anni del fascismo, in Italia, si contraddistinsero diverse correnti artistiche; tra
queste l'architettura razionalista si configurava come il movimento più moderno, all'
avanguardia, in contatto con le tendenze europee del funzionalismo.
Il fascismo si definisce come una dittatura e un regime totalitario. Con il primo termine si
sottolinea la concentrazione dei poteri dello Stato nelle mani di un uomo solo; con il
secondo si pone l’accento sul controllo da parte dello Stato fascista di tutti gli aspetti della
vita della nazione e dei singoli cittadini.
Il Partito Nazionale Fascista (PNF) stabilì ufficialmente il suo potere nel 1922, con la
marcia su Roma di Mussolini e i suoi seguaci. Negli anni che seguirono, soprattutto a
partire dal delitto Matteotti del 1924 e dalle successive leggi dittatoriali, il regime intraprese
la costruzione della città fascista, espressione dell'architettura razionalista e della nuova
organizzazione ideologica del territorio.
Si instaurò un clima di fibrillazione culturale, dentro il
quale si fecero avanti istanze spesso contraddittorie,
che spinsero da un lato verso un'arte popolare e
privata (Strapaese), dall'altro verso la creazione di
uno stile fascista, magniloquente e statista (Stracittà).
Agli artisti vennero offerte molte committenze
pubbliche, tutte volte ad esaltare retoricamente il
nuovo regime prima, le colonie conquistate poi, e
infine il risorto impero romano: era l'arte del consenso
sostenuta da artisti convinti assertori dell'ideologia
fascista. Agli oppositori non rimase altra possibilità
che tacere.
Dopo la promulgazione delle leggi razziali in Italia
(1938), il governo fascista decise di mettere ordine
anche nel campo dell'arte figurativa. Sull'esempio
della Germania, si cercò di predisporre una lista per
l'arte "degenerata", relativa a pittori dell'avanguardia
Arte di regime: il volto di Mussolini sorge dagli italiana, esaltando nel contempo quell'arte "sana" che
sventramenti di via dell'Impero.
avrebbe dovuto rappresentare i valori della razza italica. Alcuni artisti ne pagarono
direttamente le conseguenze, perché furono di fatto estromessi dai circuiti ufficiali con
operazioni di vera e propria "pulizia etnica". Tuttavia i risultati furono molto contradditori e
molti si opposero a questa divisione, non in termini antifascisti, ma solo per la difesa di
opere importanti. Del resto all'interno del regime si potevano individuare due tendenze: la
campagna per un'arte fascista "pura" portò da un lato alla nascita nel 1939 del premio
Cremona, con le finalità di sostenere e di promuovere un'arte fascista vera e propria con
iconografie ed elementi di esplicita propaganda; per contro, sempre nel 1939 si istituì il
Premio Bergamo, voluto e sostenuto dal ministro della cultura Giuseppe Bottai. Secondo
quest’ultimo, che era contro un'idea di arte di regime, lo Stato non poteva dettare le norme
relative ai temi e al linguaggio dell'arte, che per essere tale, doveva essere
necessariamente libera. 2
L' ARCHITETTURA RAZIONALISTA ITALIANA
L'architettura fu forse la manifestazione artistica in cui il rapporto con il regime fascista fu
più contraddittorio e meno lineare. Grandi edifici e complessi caratterizzarono il ventennio
e Mussolini ne fece uno spietato uso propagandistico. Ma il contenuto architettonico delle
opere di allora non può essere ridotto a questo. Il movimento culturale che circondava e
attraversava i giovani architetti italiani degli anni Venti e Trenta, era in aperta rottura con la
tradizione conservatrice e totalmente interno alle correnti più moderne .
Le vicende architettoniche in Italia nel ventennio fascista sono molto complesse e lo
stesso si può dire per quelle politiche. La questione ruota attorno al rapporto fra
architettura razionale o moderna e identità del fascio, cioè al rapporto che l’architettura
stabilisce con la politica. Le differenze più marcate si fanno sentire quando si mettono a
confronto la nuova generazione di “assalto” (i giovani razionalisti, Terragni, Libera, Figini,
Pollini) e la generazione più legata all’accademia, più saldamente prossima al potere
politico.
Ma al di là dei problemi legati al potere, sono anni in cui appare difficoltoso stabilire in
modo univoco il significato dei termini “architettura razionale”, “architettura moderna”,
“legame con la tradizione” e “spirito classico”, cioè i temi principali della ricerca più colta.
Nell'architettura europea, il razionalismo trovava dal 1920 al 1940 grande diffusione.
Questo movimento cercava una soluzione alla questione del rapporto tra individuo e
società moderna, nata dall' industrializzazione e dall' urbanizzazione. Il problema fu
analizzato inizialmente dal tedesco Walter Gropius, fondatore del Bauhaus, le cui soluzioni
restarono al centro del movimento insieme a quelle del belga Mies van der Rohe e del
francese Le Corbusier. Questi cercarono di dare vita ad un' architettura che si
diversificasse da quella classicista e da quella romantica grazie alla priorità della
funzionalità rispetto al decorativismo. L' opera architettonica doveva essere funzionale,
avere cioè un rapporto razionale con le tecniche della produzione industriale e con le
esigenze della società moderna. In Italia il razionalismo convergeva nel futurismo, nell'
intento di modernizzare l' architettura italiana.
Le prime tendenze razionaliste si erano mostrate con il
"Gruppo 7"(Luigi Figini, Guido Frette, Sebastiano
Larco, Gino Pollini, Carlo Enrico Rava, Giuseppe
Terragni e Ubaldo Castagnola, sostituito l'anno dopo
da Adalberto Libera), operante a Milano negli anni
1926/27 con lo scopo di elaborare un linguaggio
Adalberto Libera-Palazzo delle poste, comune per rinnovare l' architettura; nel giro di poco
Mormorata.
tempo nacque il MIAR (Movimento Italiano Architettura
Razionale), a cui aderirono molti tra i maggiori architetti italiani
del tempo, che proponevano le stesse idee base della
contemporanea architettura europea: semplificazione,
essenzialità delle strutture, analisi logica delle funzioni, estrema
razionalità. La prima esposizione del MIAR ebbe luogo a Roma
nel 1928 (qui a lato possiamo vedere l’immagine del manifesto
che la pubblicizzò), ma già in precedenza c' era stata la
partecipazione alle mostre italiane più importanti con progetti
spesso audaci che erano andati incontro a forti critiche; critiche
lanciate dai classicisti che non accettavano le idee
architettoniche di questo nuovo movimento. È importante
considerare che le progettazioni razionaliste spesso non
comprendevano solo l' esterno, ma anche l' arredamento
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interno, in modo che ogni singolo particolare dell' edificio garantisse la massima
funzionalità all' individuo secondo le sue necessità (e secondo la funzione dell' edificio).
Il razionalismo tentava di occupare il posto d' onore nell' arte dell' epoca, come del resto gli
altri movimenti del tempo che aspiravano tutti a diventare "arte di regime", per legittimare
così la loro superiorità in Italia. Gli architetti razionalisti credevano di avere questo diritto in
virtù della novità, del rivoluzionamento che rappresentavano nel panorama italiano, e che
sarebbero dovuti andare di pari passo con la novità del fascismo, in lotta con le tendenze
classiciste, espressione della mentalità più conservatrice, che i razionalisti contestavano.
In realtà il comportamento del regime fu comunque quello di assecondare un po' tutti gli
indirizzi, i cui rappresentanti si poterono trovare fianco a fianco in progetti commissionati
dallo Stato.
Non si può comunque dire che i razionalisti non si ponessero in modo problematico di
fronte al regime. La loro adesione era data soltanto dalla ricerca di riconoscimenti per la
loro arte. Il loro scopo era quello di migliorare la società e la vita delle persone attraverso
un' architettura più moderna e funzionale, sfruttando gli spazi messi a disposizione dal
regime, all' incirca fino al 1936. È significativo, però, il loro progressivo allontanamento dal
fascismo a partire dal '37; si schierarono sempre più decisamente con l' opposizione, e
quasi tutti presero parte alla Resistenza; molti persero la vita, alcuni furono addirittura
deportati in Austria, a Mathausen, dove morirono.
Nel dopoguerra, le teorie razionaliste manterranno la loro grande influenza, ma saranno
spesso sfruttate all' eccesso e impoverite fino alla speculazione edilizia. In ogni caso, il
suo permanere anche dopo la sconfitta politica del fascismo che l' aveva sostenuto ma
non influenzato, è la dimostrazione della grande validità di questa corrente architettonica.
Il MIAR si sciolse comunque nel 1931 a causa
di dissidi interni. Ma l'opera dei razionalisti
continuò, anche se per strade diverse; anzi,
furono proprio gli anni tra il '32 e il '36 ad essere
tra i più fecondi. L' architettura era in Italia al
centro delle attenzioni di Stato e cittadini,
proprio per la sua importanza nella vita
quotidiana, e per la sua funzione
rappresentativa dello Stato, per gli edifici
pubblici, o delle personalità più importanti, per
le abitazioni private. Molti furono i progetti ideati
in quegli anni, anche se quelli che furono attuati
furono una piccola parte rispetto al loro numero
e al panorama globale italiano, di cui il
Casa Littoria, in provincia di Frosinone. razionalismo rappresentò una delle componenti più
valide.
Uno dei rischi a questo punto, a cui una parte del
movimento non seppe sottrarsi, fu quello di cadere
nel formalismo, nella banalizzazione delle teorie
ormai stabilite e accettate; come già detto, questo
accadde soprattutto dopo la Seconda Guerra
Mondiale, anche se i disaccordi tra i vari razionalisti
iniziarono verso il 1933.
I razionalisti trovarono modo di esprimersi sia
attraverso la committenza pubblica che quella
privata. Una parte della borghesia commissionò
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progetti per abitazioni molto moderne, anche se in generale i singoli interventi razionalisti
non poterono concorrere a cambiare i volti delle città, poiché insieme a loro operavano
molte tendenze; un'altra parte consistente della borghesia, più conservatrice, prediligeva l'
architettura tradizionalista. Sono numerose comunque le abitazioni costruite con criteri
razionalisti nelle città italiane (Roma, Milano); i migliori risultati si ebbero comunque con l'
edificazione di ville in zone isolate, dove alla fantasia dell' architetto erano concesse molte
più possibilità.
I razionalisti erano altrettanto impegnati nel settore pubblico, dove meglio potevano
mettere in pratica il loro dichiarato impegno sociale. Nel Nord si ebbero soprattutto
realizzazioni per la grande imprenditoria, sempre secondo i criteri della massima
modernità e funzionalità al servizio della tecnologia, mentre nel Sud, più arretrato, lo Stato
intervenne massicciamente per garantire i suoi servizi con la costruzione di numerosi
edifici (scuole, uffici, ospedali, caserme, strutture assistenziali di ogni tipo), che erano
sempre improntati a dare un' idea di efficienza, igiene e modernità.
Non sempre l' inserimento dei nuovi edifici nel tessuto urbano fu studiato, e spesso si
ebbero forti contrasti tra la nuova architettura e quella preesistente. Un' eccezione a
questo comportamento è costituita dalla stazione ferroviaria di Santa Maria Novella a
Firenze, progettata da Giovanni Michelucci, che riuscì a dare una continuità alla struttura
della stazione rispetto agli edifici presenti nella piazza (in particolare il convento e la
chiesa di Santa Maria Novella), senza bruschi contrasti. Durante il fascismo, però, era
fondamentale per l' architettura la realizzazione delle diverse "Case del Fascio", che
rappresentavano nelle città e nei paesi il regime stesso. Fu soprattutto in questo campo
che si ebbero le più aspre contese tra architetti, particolarmente in occasione del concorso
per la costruzione di Palazzo Littorio a Roma (1933).
Casa del fascio di Varese, 1932.
Palazzo del Littorio, Roma. 5
TERRAGNI E LA CASA DEL FASCIO DI COMO
L' opera sicuramente più significativa del razionalismo italiano fu la Casa del Fascio a