Concetti Chiave
- Il Settecento è dominato dall'Illuminismo, una corrente di pensiero che promuove la ragione come guida per superare ignoranza e dogmi, influenzando diverse discipline, dall'arte alla scienza.
- L'arte neoclassica, alimentata dall'Illuminismo, cerca l'equilibrio e la chiarezza, con un forte interesse per la matematica e la geometria, spinta anche dalle scoperte archeologiche di Ercolano e Pompei.
- Il secolo vede trasformazioni politiche rivoluzionarie, come l'Indipendenza Americana e la Rivoluzione Francese, che portano a cambiamenti sociali e riconoscimenti di diritti fondamentali.
- La Rivoluzione Industriale inizia in Inghilterra, modificando radicalmente i sistemi produttivi, la vita lavorativa e i consumi, con l'introduzione di macchine motorizzate.
- Il periodo napoleonico conclude il secolo, diffondendo acquisizioni politiche della Rivoluzione Francese in Europa, ma anche riaffermando un potere autoritario, preludio all'Età della Restaurazione.
Indice
- L'illuminismo e il neoclassicismo
- Le scoperte archeologiche e il Grand Tour
- Rivoluzioni e diritti umani
- Rivoluzione industriale e Napoleone
- Critica alla schiavitù e uguaglianza
- Bougainville e il libero amore
- Autorità e potere secondo Rousseau
- Allegorie e simboli nell'arte
- Fragonard e l'arte illuminista
- Voltaire e Emilie du Chatelet
- Newton e l'arte
- Mezzatinta e stampa a colori
- Tiepolo e il quadraturismo
- Tiepolo e il Banchetto di Cleopatra
- Martirio di San Bartolomeo
- Algarotti e la professionalizzazione
- Paolo Veronese e l'Ultima Cena
- Tiepolo e Piazzetta a Parma
- Tiepolo e i quattro continenti
- Chardin e la pittura di genere
- Caravaggio e la scena di genere
- Bamboccianti e pittura di genere
- Watteau e le feste galanti
- Chardin e la pittura sentimentale
- Ceruti e il naturalismo
- Condorcet e i diritti delle donne
- Vien e il classicismo
- Winckelmann e il neoclassicismo
- David e il neoclassicismo
- David e il Belisario
- David e gli Orazi
- David e il giuramento della pallacorda
- David e la morte di Marat
L'illuminismo e il neoclassicismo
Il Settecento fu un secolo che, dovendo definire con una sola parola, si definirebbe innovativo.
Un secolo che ricevette le influenze di una nuova corrente di pensiero, l’Illuminismo, che poneva l’uomo al centro della sua visione del mondo e fondato sulla scoperta della ragione (concetto che si riassume nella celebre frase di Cartesio: cogito, ergo sum), la quale veniva vista non solo come colei che è in grado di guidare l’uomo per liberarsi dalle catene dell’ ignoranza e dell’oscurantismo (individuato nei dogmi religiosi e nelle autorità assolute) grazie al progresso, ma anche come l’elemento che accomuna tutti gli esseri umani, indipendentemente da qualsiasi fattore come il ceto di appartenenza.
Del resto, anche la corrente neoclassica è alimentata dal pensiero illuminista e gli artisti neoclassici condividono la volontà di indirizzare l'arte verso un'indagine scientifica della realtà, che aveva già preso avvio nel secolo precedente con Galileo e Newton.
Ci si concentra sui valori del rigore, equilibrio, chiarezza, e di conseguenza l’interesse viene rivolto principalmente a discipline come la matematica, la scienza e la geometria, cge vengono applicate anche in ambito artistico, dove le proporzioni e il calcolo anche nel dosaggio dei colori e dei toni chiaroscurali soppiantano la visione spensierata e le frivolezze del rococò.
Le scoperte archeologiche e il Grand Tour
Le scoperte archeologiche di Ercolano, nel 1738 e di Pompei nel 1748, insieme al crescente interesse per le testimonianze del mondo classico rappresentano la spinta fondamentale alla formazione dello stile, e i modelli figurativi greci e romani sono stati i punti di riferimento costanti per tutti i gli artisti neoclassici.
Queste, insieme a Roma, Firenze, Venezia e Napoli, erano le principali mete del Grand Tour, ovvero un viaggio di istruzione, nonchè di piacere, che portava gli intellettuali settecenteschi ad entrare in contatto con i modelli dell’Antichità.
Nel 1751 si diffonde l’Enciclopedia, diretta da Diderot e d’Alembert.
Rivoluzioni e diritti umani
Le prime ondate rivoluzionarie apparvero in America, dove la Dichiarazione d’indipendenza del 4 luglio 1776 sancisce la separazione delle colonie americane dalla Gran Bretagna.
La Rivoluzione Francese (1789-1799) segnò la liquidazione definitiva dell’Ancien Régime, il regime politico e sociale vigente in Francia dal XVI secolo e contraddistinto dall’assolutismo monarchico e da una struttura sociale rigida e gerarchica.
Una delle tante cause della Rivoluzione fu la proibizione dell’Enciclopedia da parte delle autorità, che si rifiutavano di governare come dispotici illuminati e continuando a regnare in maniera assolutista.
Con la Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino (1789) si ebbe il riconoscimento delle libertà fondamentali (libertà di pensiero, di parola e di stampa), dell'eguaglianza dei diritti di tutti i cittadini di fronte alla legge e dei principi di fondo dei moderni ordinamenti liberali e democratici.
Rivoluzione industriale e Napoleone
Le profonde innovazioni in campo scientifico e tecnologico ebbero ripercussioni in ambito economico e portarono alla trasformazione dei sistemi produttivi.
Il fenomeno, denominato Rivoluzione industriale, si affermò dapprima in Inghilterra: un forte sviluppo tecnologico e la conseguente introduzione nel ciclo produttivo di macchine motorizzate modificarono profondamente non solo il ritmo e l'organizzazione del lavoro, ma anche la vita dei lavoratori, i rapporti sociali e i consumi.
Il secolo si concluse con il periodo napoleonico, durante il quale Napoleone diffuse in altri Paesi europei alcune acquisizioni politiche e civili della Rivoluzione francese, ma al contempo riportò in auge anche un potere autoritario, culminato con l'incoronazione a imperatore nel 1800. Gli ideali di democrazia e libertà che avevano innervato i movimenti rivoluzionari in Europa andavano spegnendosi: la caduta di Napoleone e il congresso di Vienna (1815) avrebbero dato avvio all'Età della Restaurazione.
Critica alla schiavitù e uguaglianza
Analizziamo questo testo perché emerge il concetto di uguaglianza tra gli uomini.
Il testo afferma che ridurre gli esseri umani in schiavitù, rappresenta un crimine grave, addirittura peggiore del furto. Si sottolinea che lo schiavo viene privato di qualsiasi cosa. Si critica la tolleranza della legge e dell'opinione pubblica nei confronti di questi crimini, sottolineando che anche se fossero accettati da tutti, resterebbero comunque dei crimini.
Questo concetto deriva dalla diffusione di un testo di Kant, la Critica alla Ragion Pratica, e infatti viene in questo caso ripreso l’imperativo categorico (i principi razionalistici prevalgono sulla sensibilità)--> ciò influenza anche il gusto estetico, che si manifesta nell’arte = la bellezza è un concetto universale
Il passaggio menziona che quando la donna diventa la proprietà dell'uomo e il piacere sessuale è considerato come un furto, nascono virtù e vizi immaginari. Si indicano delle barriere tra i sessi, dando un'accusa alla creazione di queste divisioni come origine della maggior parte delle sofferenze umane. Si sostiene che l'introduzione dell'uomo artificiale all'interno dell'uomo naturale ha scatenato una guerra perpetua all'interno della società, portando a una vita di conflitto continuo.
Bougainville e il libero amore
La realizzazione di questo passaggio si deve al fatto che Bougainville fosse un ammiraglio: viaggiò in nuova Citera (isola sacra a Venere). In quest’isola ebbe modo di osservare il concetto di libero amore, e a constatare in ultima istanza che si vive meglio dove non ci sono famiglie, perchè appunto nel momento in cui si creano famiglie, la donna diventa proprietà dell’uomo
Autorità e potere secondo Rousseau
La patria potestà è l’unica autorità che caratterizza l’uomo nello stato DI NATURA; di conseguenza, qualsiasi altra autorità è innaturale (rimando a Rousseau, creazione dello stato democratico)
L’origine dell’autorità viene individuata in due fonti:
Potere ottenuto con la violenza (Ancien Regime)= il diritto di autorità del monarca viene conquistato con la violenza (monarchia francese)
Chi utilizza la violenza per prendere il potere deve aspettarsi che i sottomessi abbiano lo stesso diritto di usare la stessa violenza per ribellarsi
Autorità per delega= si sceglie consapevolmente di delegare l'autorità a una determinata persona (moderna democrazia)
Si crea uno Stato fondato sul diritto. Tutti i cittadini rispettano la costituzione e le leggi. Il potere deve essere utile alla società
Allegorie e simboli nell'arte
-tonalità pastellate (ispirazione al Rococò)
-uso dell’allegoria (ispirazione al Neoclassicismo)
-Personaggi:
donna a sinistra: catene spezzate, corona, colori→ simboleggia la Francia liberata
a destra: donna che tiene uno scettro, occhio raggiante (in questo caso non ha un significato spirituale, ma allude alla ragione = l’esercizio del potere si serve della ragione). Anche la scelta di aggiungere delle ali alla donna è di gusto neoclassico, e sembra quasi una Nike
-tavola divisa in due→ dieci comandamenti di Mosè, quindi è un dittico (altri esempi di dittici: dittici consolari)
-fascio che separa in due le tavole
-berretto frigio, che veniva indossato dagli schiavi che erano stati liberati
Alcuni dei punti che emergono nell’opera: Principio di uguaglianza tra tutti gli esseri umani, Principio di legalità (stato di diritto), Principio di separazione dei poteri, principio di sovranità democratica, Libertà della persona, Proprietà, Sicurezza, Resistenza all'oppressione, Libertà di opinione, di espressione e di culto.
Manca un riconoscimento esplicito dell’uguaglianza tra uomini e donne (e quello della libertà sessuale)
- Rococò.
- Naturalismo.
- Classicismo.
Fragonard e l'arte illuminista
I fortunati casi dell’altalena, Jean-Honorè Fragonard, 1766.
Rappresenta una testimonianza della sua visita a Roma.
-scenario erotico: agitarsi delle vesti, uomini che osservano la donna, il fatto che questa perda la scarpa in volo… questo è in linea con ciò che afferma Diderot, e cioè che l’arte debba insegnare qualcosa
-pittura a corpo, di influenza manierista: le pennellate sono grosse e distinguibili solo a distanza ravvicinata
-I colori sono schiariti, opachi, luminosi… si tratta di una tecnica molto difficile da eseguire, che però lui sceglie per dare prova della sua bravura= elemento illuminista—> ciascuno, per dimostrare di essere un buon cittadino, deve fare bene il proprio lavoro, in modo tale che il benessere ottenuto non sia solo per l’individuo, ma per l’intera società (art.24 della costituzione italiana)
-altri elementi del rococò sono la cura per l’estetica è la ricchezza di dettagli
-pose eleganti, sinuose e plastiche—> W.Hogarth (colori tenui, complessità che va smorzata, non bisogna eccedere)
-luminosità, che risulta quasi inverosimile, essendo che l’ambiente e quell di in bosco
—> collegamento: diffusione delle porcellane orientali, dai colori luminosi e chiarissimi. Essendo che avevano un grandissimo valore, si iniziò a produrle anche in Europa (una delle fabbriche si trovava a Parma)
-vivacità cromatica, data dalla scelta di coloro complementari
—> collegamento: la teoria dei colori di Newton: Supportato da una lunga serie di esperimenti Newton giunse alla conclusione che la luce bianca era una miscela di luci colorate che lui pensò essere corpuscoli di diverso spessore, e che tali corpuscoli quando incontravano un materiale diverso dall'aria venivano deviati (diffratti) in misura maggiore via via che si andava dal violetto al rosso, per questa ragione facendo passare la luce attraverso un prisma apparivano sulla parete i colori dello spettro.
A partire dell'osservazione dei colori dello spettro Newton disegnò il cerchio dei colori sul quale i colori dello spettro venivano riportati in settori la cui larghezza era in relazione a quella osservata nello spettro. La posizione dei colori sul cerchio definiva le relazioni di qualità tra i colori stessi, Newton immaginò che tra i colori potessero esserci delle relazioni armoniche come tra le sette note musicali, e che i colori vicini tra di loro (adiacenti) sviluppassero rapporti armonici, mentre i colori che si trovavano in opposizione (complementari) avessero tra loro una relazione dinamica.
In quest’opera la protagonista è una giovane dama che stringe un mazzolin di fiori che probabilmente provengono da un suo spasimante, dal quale ha ricevuto una lettera d’amore
-l’arredamento e i vestiti sono in linea con la moda aristocratica del tempo
-l’atmosfera è leggera, dolce e quasi scherzosa
Voltaire e Emilie du Chatelet
Si forma come architetto da Carlo Lodoli, un funzionalista= corrispondenza tra forme architettoniche e le loro funzioni (aspetto comune nell’Illuminismo, che vuole che le opere siano funzionali)
Viaggia a Parigi, dove incontra Voltaire e la sua amante, Emilie du Chatelet, una scienziata
In realtà, molti scritti che conosciamo a nome di Voltaire furono realizzati proprio da Emilie, solo che non potevano passare sotto il suo nome in quanto, essendo donna, non poteva avere voce in capitolo
Scrive un’opera simile a quella di Newton, che infatti si chiamerà “Newtonianesimo per le dame”: si tratta di un’opera molto più semplice e comprensibile, il che viene apprezzato anche dagli artisti
Fu l’amante di
Ci dice che cosa può ricavare l’artista dall’opera di Newton
Newton e l'arte
Egli spiega che la comprensione scientifica della luce e dei colori, come descritto dalle teorie di Newton sull’ottica, può essere sfruttata dagli artisti per migliorare le loro opere (rappresentare la luce e i colori in modo più realistico e accurato).
Capire come la luce si riflette e si diffonde può aiutare gli artisti a dipingere effetti luminosi più convincenti e a rendere le ombre con maggiore precisione.
L’analisi di Newton sull’ottica spiega la scomposizione della luce bianca nei suoi colori componenti attraverso il prisma, concetto noto come spettro luminoso. Questo può essere applicato dagli artisti per comprendere meglio la natura dei colori e la loro interazione sulla tela, permettendo loro di creare effetti cromatici più vivaci e naturali.
Inoltre, Algarotti suggerisce che l’artista, mediante la comprensione delle leggi ottiche, possa padroneggiare la prospettiva e la profondità nelle proprie opere, sfruttando la conoscenza sulla rifrazione e sulla riflessione della luce per rappresentare correttamente gli oggetti in varie condizioni di illuminazione.
Ci parla anche delle stampe a tricromia, dove l’utilizzo sapiente dei tre colori primari può consentire di creare immagini più realistiche e dettagliate. La diffusione di questa tecnica diede la possibilità a persone meno agiate di possedere delle stampe anche in casa, che fino ad ora era riservata solo ai benestanti, essendo che la realizzazione di queste stampe richiedeva l’utilizzo di strumenti pittorici professionali
Mezzatinta e stampa a colori
La parola mezzatinta deriva dall'italiano; mezzo, che significa metà, e tinta che significa tono.
La mezzatinta è una tecnica di incisione utilizzata per la produzione di stampe artistiche. È stata sviluppata intorno al 1642, ma è stato Jacob Christoph Le Blon a perfezionarla ulteriormente nel XVIII secolo.
Consiste nel preparare una lastra di rame a forma di mezzaluna, sulla cui matrice viene steso dell’inchiostro grasso, ottenendo un foglio nero.
Successivamente l’artista può disegnare sopra la matrice esportando le barbe, quindi dove incide non c’è più il nero, ma il bianco, e in questo modo può ottenere i chiaroscuri
Le Blon è noto per aver introdotto il concetto di stampa a colori usando tre matrici separate per rappresentare i colori primari (giallo, rosso e blu) per ottenere una gamma più ampia di colori attraverso sovrapposizioni.
L’introduzione dell’uso dei colori primari è dovuta all’analisi dell’opera di Newton, sapendo che i pigmenti all’interno dell’olio si lasciano attraversare dalla luce, diventando trasparenti
Se sotto c’è il bianco, i colori saranno molto luminosi; se sotto c’è il nero, i colori saranno più smorzati
Tiepolo e il quadraturismo
Nasce a Venezia nel 1696 e fin da subito si differenzia per lo scostarsi dai suoi contemporanei per prediligere i temi della luce e la prospettiva, il che lo porterà ad essere definito come lo Chardin italiano.
Per quanto riguarda la prospettiva, in quegli anni era molto diffuso il quadraturismo, che consiste nella rigorosa rappresentazione pittorica di forme architettoniche, resa possibile dalle nuove conoscenze matematiche e scientifiche settecentesche.
Di fatto, anche Tiepolo si avvale della collaborazione di un quadraturista: Gerolamo Mengozzi Colonna.
Tuttavia, negli ultimi anni della sua vita, trascorsi a Madrid, si renderà conto che la sua arte è ormai in declino, per lasciare spazio al nuovo gusto neoclassico.
Muore a Madrid nel 1762.
Questo confronto evidenzia come le opere di uno stesso artista siano così diverse; questo perché nel contesto in cui Tiepolo si ritrova vi erano due diverse correnti:
-da una parte i chiaristi, che si ispiravano al rococò, il cui maggior esponente fu sebastiano ricci. Si tratta di un personaggio luminoso e gioioso, infatti gemme mandato a Parma per una condanna a morte per aver ingravidato due ragazze
-dall’altra i tenebrosi, che si ispiravano al barocco, il cui maggior esponente fu piazzetta
È l’esempio più riuscito della collaborazione tra Tiepolo e Mengozzi Colonna, ed è una delle decorazioni del Salone delle Feste di Palazzo Labia, a Venezia.
Gli venne commissionato da Algarotti, che avendo stretti rapporti con Federico Augusto di Sassonia, inizialmente lo esportò a Dresda. Infatti era solito esportare le opere del nostro patrimonio all’estero, ed esportò anche la Madonna Sistina di Raffaello. Fortunatamente dopo questo avvenimento il re Filippo Borbone emanò una legge che tutelava l’esportazione di opere; attualmente si trova a Melbourne.
Tiepolo e il Banchetto di Cleopatra
Questo dipinto raffigura un momento di lusso e sontuosità, in cui Marco Aurelio e Cleopatra sono al centro dell’attenzione. I due protagonisti avevano fatto una scommessa per verificare chi dei due avrebbe realizzato il banchetto più sontuoso.
L’ambientazione è ricca di dettagli, come la disposizione degli ospiti, i colori vibranti e le atmosfere festose.
-colori zonali, meno plasticismo; colori complementari che danno luce
-pose serpentinate
-bizzarria dei vestiti: Cleopatra indossa un abito da dama veneziana settecentesca, non certamente tipico dell’Antico Egitto. Ciò significa che a Tiepolo non interessava eseguire una rappresentazione realistica, bensì incontrare il gusto e l’estetica
-due punti di fuga: uno all’altezza dei quattro gradini in primo piano, l’altro, molto più in basso, all’altezza delle cornici architettoniche e del portico retrostante
Martirio di San Bartolomeo
In contrasto con il banchetto, questo dipinto rappresenta un tema completamente diverso. Qui, l’attenzione è sul martirio di San Bartolomeo, che viene raffigurato in un momento di sofferenza e sacrificio. Tiepolo utilizza un’atmosfera più cupa e drammatica, con toni più scuri e una rappresentazione intensa del dolore e del sacrificio.
Questi tema venne interpretato anche da Piazzetta, che realizzò il Martirio di S.Giacomo
-colori tonali, più plasticismo
-due diagonali compositive su cui è collocato il protagonista
-maggiore emotività
Algarotti e la professionalizzazione
Tra le tante opere, Algarotti tratta del Banchetto di Marcantonio e Cleopatra, evidenziando come in questo periodo le figure del quadraturista e del pittore siano distinte: in questo caso, il quadraturista fu Gerolamo Mengozzi Colonna, e il pittore chiaramente Giacomo Tiepolo.
Questo ci dà un indizio di come stesse assumendo importanza il concetto di professionalizzazione, che dava modo di specializzarsi in un determinato ambito ed essere più abili in quello.
Paolo Veronese e l'Ultima Cena
Paolo di Gabriele Caliari nasce a Verona nel 1528. Il soprannome Veronese gli verrà dato quando si trasferirà nel 1533 a Venezia.
Amante dell'antico, ha conosciuto gli esempi di Mantegna e Giulio Romano. La sua originalità sta nell'accostamento di colori, di solito complementari, luminosi e squillanti. Evita invece il nero e limita il bianco. I suoi colori sono energici ma in equilibrio dinamico; creano un'armonia che ci diletta.
Muore nel 1588 a Venezia.
-tema dell’Ultima Cena rappresentato in maniera non sacra
-numerosissimi elementi puramente decorativi, come la presenza di animali e di moltissimi personaggi
-presenza di diversi punti di fuga
-scena sacra rappresentata in modo blasfemo, che portò il committente dell’opera (un priore) a rifiutarla
-quadrettatura più classicista
Tiepolo e Piazzetta a Parma
Giovan Battista Tiepolo, I santi Fedele da Sigmaringen e Giuseppe da Leonessa che calpestano l’eresia, 1752-58
Giovan Battista Piazzetta, Immacolata Concezione con angeli, 1745
-entrambe furono conservate a Parma
-abbiamo descritto Piazzetta come un tenebroso: in quest’opera in realtà è più chiarista
-nell’opera del Tiepolo i colori sono abbastanza moderati, quasi tonali, dovuto al fatto che rappresentare degli ordini mendicanti imponeva l’uso di colori più scuri e spenti
Tiepolo e i quattro continenti
Tiepolo viene incaricato di realizzare un ciclo di dipinti per la sala imperiale, coaudivato dal figlio Giandomenico, grazie alla trasmissione del suo nome da parte di Algarotti. Proprio grazie a quest’opera arriverà ad essere conosciuto anche a livello internazionale.
La scala di questo palazzo gioca un ruolo molto importante. Si tratta di una scala a tre rampe, che ha la funzione di valorizzare l'interezza e di guidare lo spettatore, che è portato a seguire l’ordine che suggerisce la scala
L’Olimpo e i quattro continenti fu dipinto da Tiepolo sul soffitto dello Scalone d’onore della residenza di Würzburg. Fu il figlio Giandomenico Tiepolo ad aiutare il padre nella realizzazione di questa decorazione. Il dipinto è un’allegoria che rappresenta i quattro continenti che rendono omaggio al principe vescovo. La commissione per Palazzo Würzburg fu fatta a Tiepolo dal principe vescovo nel 1750 e terminata tre anni dopo.
L’America è raffigurata dalla figura di una donna, sotto forma di idolo circondato da indiani che le porgono dei doni. La nudità sottolinea la mancanza di civilizzazione, e di conseguenza l’inferiorità di questa civiltà rispetto a quella europea.
Per rappresentare il nuovo continente, l’artista fa tesoro delle immagini a stampa e dei resoconti di viaggio di missionari, geografi o conquistatori e perciò combina elementi molto diversi tra loro. Tiepolo non disdegna di inserire elementi ironici nelle sue rappresentazioni: difatti, nell’angolo è presente un disegnatore che indossa abiti europei e che sembra scivolare dal cornicione.
-presenza di varietà faunistica del continente.
L’allegoria dell’America stende poi un braccio verso sinistra indicando il continente africano. Come animale rappresentativo dell’Africa viene scelto il cammello che trasporta una donna, dalla carnagione scura e dai vestiti candidi, che riceve un gran numero di doni. Completa la scena una stupefacente parata di personaggi: pappagalli che prendono il volo, una scimmia e uno struzzo ammaestrati sono coinvolti in un duetto e altri personaggi sono intenti in mansioni quotidiane, come il conteggio di merci o il carico e scarico delle stesse.
-anche in questo caso la nudità ha lo stesso significato
-capiamo quindi che la prospettiva presentata e eurocentrica
Di fronte, sul lato lungo, troviamo la personificazione dell’Asia raffigurata su un maestoso elefante.
-come per l’Europa, i personaggi dell’Asia vengono rappresentati vestiti
-la donna ha uno scettro in mano, il che fa pensare che si trattasse di una sovrana (cosa non ancora accettata dall’ambiente illuminista, che credeva nella sola presenza di un sovrano illuminato)
Il continente europeo
il continente Europeo viene rappresentato nelle vesti della fanciulla omonima che la mitologia greca annovera tra gli amori di Zeus; la Fama e la Gloria portano in trionfo il medaglione con il ritratto del principe vescovo Carl Philipp von Greiffenklau, committente dell’opera; accanto ad Europa vi sono l’allegoria della pittura e un paggio che porta la croce e il pastorale. Seguono le allegorie delle altre arti.
-tra le arti rappresentate vi sono la musica, l’architettura (ritratto di Neumann), la scultura (ritratto di Antonio Bossi), la pittura (allegorizzata da una donna)
L’assolutismo illuminato del principe vescovo viene allegorizzato dalla figura di Apollo (simbolo della ragione e delle arti), al cospetto di cui viene glorificato il committente
Chardin e la pittura di genere
Chardin si occupa di pittura di genere, cioè di tutto quello che non è pittura di storia (come personaggi non significativi, natura morta…)
-La scena di genere si sviluppa nel Medioevo come manifestazione della forte spiritualità che caratterizzava la vita quotidiana (lavoro-redenzione)
Esempi:
-Nel Rinascimento la scena di genere è trattata in modo accessorio all’interno di realizzazioni più ampie dal significato allegorico, religioso o astrologico
-Nelle Fiandre, nel corso del Cinquecento, avviene una progressiva secolarizzazione dei temi sacri. Si relega così la scena sacra sul fondo, portando in primo piano la vita popolare, in cui l’elemento simbolico e moraleggiante riveste ancora un ruolo centrale.
Un episodio biblico molto ricorrente in questo genere di composizioni è quello della visita di Gesù nella casa di Marta e Maria di Betania.
I primi padri della Chiesa interpretarono questo passaggio come l’affermazione della superiorità della vita contemplativa sulla vita attiva, del nutrimento dell’anima su quello del corpo.
Raffigura la natura morta, ma vi è comunque una porta dove viene rappresentata una scena sacra
-Marta cura la parte fisica di Cristo; Maria cura la parte spirituale
-il pane azzimo, che ha un garofano inciso, è allegoria
-il maiale “martirizzato” simboleggia il fatto che un essere vivente viene ucciso per nutrire la parte fisica dell’uomo, esattamente come Cristo viene ucciso per alimentare la l’arte spirituale dell’uomo
Nel Cristo nella casa di Marta e Maria,1563, notiamo come i personaggi sono sempre più amalgamati alla natura morta
In quest’opera sono ritratti dei contadini intenti a mangiare, con ingordigia e avidità, della ricotta fresca. La scena è intrisa di una sensualità grottesca: la scollatura voluttuosa della donna e il suo sguardo provocante, strettamente collegata alla ricotta, il ghigno dell’uomo che le sta accanto (forse un autoritratto del pittore) e la mosca posatasi sulla forma di ricotta. E poi il volto del contadino con la berretta rossa, che ingurgita voracemente grandi bocconi della pietanza, quasi soffocato per la sua famelicità.
-Nel dipinto vengono trattati due vizi, entrambi sintetizzati nella figura della donna: gola e lussuria
—> allusione ad Adamo, che a causa di una donna ha perso la sua immortalità
-la ricotta è resa parzialmente in forma di teschio= allusione alla morte
-la collana rossa della donna allude al martirio
-donna tentatrice e anziana, che esprime il massimo della perversione
-il cane e l’uomo vestito da Bacco rappresentano la gola e la lussuria
-i due schiavi africani sono accomunati con il cane dal colore della pelle e dalla lingua di fuori: ciò vuole alludere al fatto che gli africani sono delle bestie
-la natura morta è in primo piano: pane e vino sono in prossimità degli europei, mentre i fichi, che alludono agli organi sessuali, in prossimità degli africani
Caravaggio e la scena di genere
Sulla falsariga della letteratura picaresca, Caravaggio laicizza la scena di genere rendendola espressione di più generiche indicazioni etiche. Alla sua fama si deve la definitiva affermazione del “genere”
Il committente di quest’opera è il Cardinal del Monte, di cui Caravaggio fu ospite
-forti contrasti chiaroscurali, tonalismo cromatico
Bamboccianti e pittura di genere
Sul modello di Caravaggio, nacque una compagnia di artisti chiamata Schildersbent, o bamboccianti (il nome deriva dal fatto che un certo Van Laer veniva chiamato appunto bamboccio per la sua stazza)
Solo il titolo di questa opera ci da una chiara visione di come i bamboccianti percepivano il cosiddetto quarto stato.
La pittura di genere inizia ad evolversi: il committente diventa acquirente, non essendo prodotti dedicati alla commissione.
Solitamente erano quadretti di piccole dimensioni abbastanza simili tra di loro.
Erano venduti in luoghi molto frequentati (es. barbiere)
Nacquero delle congregazioni, come i Virtuosi del Pantheon o la Congregazione di San Giuseppe, che allestivano mostre e che divennero luoghi di commercio
Fu rettore dell’Accademia, e proprio per questa posizione rese esplicita la considerazione che avevano gli accademici rispetto alla produzione artistica
Infatti criticava i bamboccianti sostenendo che la loro produzione non era in grado di suscitare meraviglia, bensì solo risate.
Queste opere, nonostante fossero di piccolo formato, riuscivano ad arrivare nelle collezioni di importanti aristocratici (come quella del Cardinal Del Monte), e ciò infastidiva particolarmente Passeri.
Era dell’idea che l'arte dovesse insegnare qualcosa, cosa che chiaramente la produzione non riusciva a fare, inserendo, ad esempio, la plebe nelle proprie composizioni
Watteau e le feste galanti
Prediligeva i temi relazionati alle feste galanti, dove le occupazioni principali erano la musica, la danza e le galanterie amorose.
La sua produzione si caratterizza per la grazia e la leggiadria.
Fu il dipinto che Watteau presentò per essere ammesso all’Accademia Reale di Pittura.
L'ambientazione è situata nell’isola di Citera, l’isola sacra a Venere, nonché l’isola dell’amore, che si presta perfettamente alla scelta del tema della festa galante.
Vi è una moltitudine di personaggi intenti a corteggiarsi e di amorini in un’atmosfera lieta e primaverile.
Chardin e la pittura sentimentale
•Si forma presso lo studio pittorico di
•Anche dopo essere entrato in Accademia reale (nel 1728 come “pittore di animali e frutta”), malgrado lo scherno di alcuni colleghi pittori di storia, continua a calcare gli stessi temi
•Nel 1743 viene eletto consigliere e nel 1755 tesoriere dell’Accademia reale.
•Nel 1761 diventa curatore del Salon (dal 1725 nel Salon Carré), nato nel 1667 in risposta ad un crescente interesse verso le arti visive da parte della società francese. Rappresenta per lui un'occasione di incontrare il pubblico, e di farsi conoscere da personalità influenti come Diderot.
•Intorno al 1732 si avvicina alle scene di genere, che raffigurano azioni quotidiane indugiando su un’attenta descrizione degli oggetti propria della natura morta.
Dimostra come anche la pittura di genere abbia la capacità di dare degli insegnamenti esattamente come le arti più nobili
•Rispetto alle scene di genere tradizionali di matrice olandese, i suoi protagonisti appaiono più dignitosi e riflessivi
•L’artista sostiene che “si usano i colori, ma si dipinge coi sentimenti”, mettendo in luce le ragioni del successo dei dipinti con soggetti di genere fra tutte le classi sociali, nonostante la scarsa considerazione che viene riservata loro dall’Acadèmie Royale.
Raffigura un fanciullo (probabilmente uno dei suoi figli) vestito secondo la moda aristocratica del tempo che, seduto a un tavolino, sembra intento a costruire un castello con delle carte.
Nel complesso il dipinto risulta intimo e tenero
I colori sono prevalentemente dalle tonalità brune, e la fonte di luce proviene da sinistra
-notiamo come i chiaroscuri sono meno marcati
-se nelle immagini bamboccianti vediamo una moltitudine di elementi, in queste produzioni ve ne sono molti pochi, giusto quelli essenziali
-le composizioni sono piramidali, simmetriche, chiuse e unitarie, in quanto il loro scopo era quello di trasmettere degli specifici messaggi, e per farlo era necessaria la semplicità
-entrambi i personaggi stanno riflettendo, il che fa capire che ci troviamo nel periodo dell’Illuminismo, dove il pensiero viene visto come quell'elemento che ci rende tutti uguali, a prescindere dal ceto sociale di appartenenza
-tutte queste caratteristiche fecero sì che Chardin venisse ampiamente apprezzato da Diderot
Ceruti e il naturalismo
Ragazze che lavorano al tombolo (Ciclo Salvadego di Padernello), cm 194 x 170,5
-la donna in primo piano è un’aristocratica, probabilmente fa parte della famiglia che ha commissionato il ciclo di quadri. Ha un abito più ricercato, composto da un corpetto di un rosso molto acceso che ha una funzione fatica (attira l’attenzione)
-la composizione è chiusa, articolata e armonica, e le donne sembrano formare una losanga
-l’opera è caratterizzata da un chiaro naturalismo, che però non nega l’utilità compositiva
-si tratta di un’opera di grande formato, che intendeva essere esonera solo nelle grandi sale, in modo tale da creare una dignità tra poveri e ricchi, in linea con le idee illuministiche e la diffusione del giansenismo
Nella pinacoteca Tosio-Martinengo spicca un nucleo di opere di Giacomo Ceruti (Ciclo di Padernello), di origine milanese che però visse per la maggior parte a Brescia.
In un primo momento le sue opere furono quasi dimenticate, ma nel 900 vennero riscoperte.
La riscoperta dell’ attenzione verso il naturalismo non avvenne tanto con il fascismo, quanto durante il Dopoguerra, e ciò si deve a Roberto Longhi, che riportò in prima istanza la riscoperta di Caravaggio dopo secoli di oblio.
Ceruti mette in scena un interno disadorno, entro il quale si nascondono alcune figure.
Incontrava l'interesse della committenza del periodo bresciano di Ceruti: molti degli aristocratici che gli commissionavano le opere facevano infatti parte di attività di beneficenza.
La diffusione delle opere pie in area bresciana di deve in parte al giansenismo (abbracciato anche da Manzoni):
-inizia con Sant’Agostino, che nella sua filosofia trasmette il concetto di predestinazione= chi si salva lo fa per via della Grazia
-nel Rinascimento si pensa che l’uomo ha la possibilità di sbagliare essendo dotato di libero arbitrio
-Martin Lutero fu un agostiniano; anche lui credeva che l’uomo fosse predestinato
-arriviamo quindi a Giansenio, fondatore del giansenismo: era un agostiniano ortodosso, che credeva che quando l’uomo fa del bene è sostanzialmente perché ha ricevuto la Grazia divina.
Questo documento descrive la situazione delle congregazioni di carità nell’800, come l’Ospedale degli Innocenti, il Convento delle Francescane o la scuola per ragazze, dov’è queste hanno la possibilità di imparare a leggere, a scrivere e a comunicare.
Capiamo che, a differenza dei periodi precedenti, la donna non viene formata solo in prossimità del lavoro, ma anche a livello culturale.
Viene menzionato anche l’Ospizio delle Arti, dove i bambini imparavano a leggere, scrivere, lavorare la lana, suonare uno strumento…
Successivamente i bambini vennero trasferiti al Convento di San Carmine, dove c’era anche una scuola di canto: questo fatto si ricollega al tema della specializzazione del lavoro propria dell’Illuminismo.
I fatti l’Ospizio divenne una vera e propria scuola di canto, che negli anni 80 diventerà il Conservatorio di Parma.
Condorcet e i diritti delle donne
In questo testo, Condorcet affronta la questione dei diritti delle donne, sostenendo l’uguaglianza di genere e difendendo l’idea che le donne dovrebbero godere degli stessi diritti civili e politici degli uomini.
Ci spiega cosa c’è alla base della subordinazione dell’uomo rispetto alla donna:
-alla base c’è l'istituzionalizzazione di un rapporto di forza tra uomo e donna Condorcet sostiene che la disuguaglianza e la subordinazione delle donne sono il frutto di un sistema sociale che limita le opportunità delle donne piuttosto che di una reale superiorità o inferiorità basata sul genere.
-il fatto di concepire la donna come possesso rappresenta un vincolo a cui è soggetta quest’ultima, ma, se si creassero famiglie più ampie, la cessione di questo vincolo sarebbe molto facilitata
-nel 700 non si era ancora realizzata una vera e propria parità di genere: pensiamo ad esempio a come l’istruzione veniva garantita molto di più ai ragazzi che alle ragazze.
Tale fatto è giustificabile da due possibili strade: o si dichiara che la donna è diversa dall’uomo (e quindi è giustificata la sua mancanza di diritti) o che vi sia ancora una certa incapacità nel gestire i diritti
Secondo Condorcet, le restrizioni poste alle donne nella società e nella politica non sono giustificate da differenze innate, ma piuttosto sono il prodotto di convenzioni culturali e sociali create per mantenere un sistema di potere che favorisce gli uomini. Egli sostiene che donne e uomini dovrebbero essere trattati alla pari in termini di accesso all’educazione, alle opportunità lavorative e alla partecipazione politica, in quanto entrambi hanno la stessa capacità di contribuire alla società.
Si inizia ad aspirare a un’arte che non sia più espressione della contemporaneità.
Vien e il classicismo
Dopo essersi formato in Accademia, passa un periodo a Romaper aver vinto un concorso di giovani pittori.
Durante il suo soggiorno a Roma, Vien ebbe l’opportunità di studiare da vicino le opere classiche dell’antichità, come le sculture greche e romane.
Le gipsoteche, o gallerie di gesso, erano istituzioni in cui venivano conservati calchi in gesso di sculture antiche. Queste collezioni fornivano agli artisti dell’epoca l’opportunità di studiare e copiare le opere d’arte dell’antichità, apprendendo dagli antichi maestri e utilizzando queste conoscenze per il proprio lavoro.
Vien, durante il suo periodo a Roma, frequentò le gipsoteche per studiare le sculture classiche in gesso. Queste esperienze influenzarono il suo approccio artistico e la sua concezione dell’arte.
Giusto in questo periodo assistiamo a un cambiamento anche nell’allestimento delle gallerie private: infatti il marchese Gregorio Capponi decise di disporre le opere secondo criteri didattici e di collocarle su pareti con decorazioni classiche, così da restituire il più possibile un ambiente originale.
Prima invece i dipinti davano l'impressione di essere appiccicati l’uno con l’altro, e la disposizione veniva eseguita tenendo conto di criteri esclusivamente estetici; il risultato era che l’intenzione comunicativa non risultava affatto valorizzata.
Relativi a questo cambiamento menzioniamo anche l’inserimento di epigrafi, la cui funzione era didattica, e l’invenzione del catalogo.
Ritornando a Vien, ebbe la possibilità di studiare l’antico anche grazie alla visita dei Musei Capitolini.
Nella seconda metà del 700 moltissime persone viaggeranno in Italia per ammirare queste collezioni. Il motivo: Carlo borbone re di Napoli scopre il teatro dell’antica città di Ercolano,e fa realizzare il Palazzo dei Portici per esporre dipinti e statue ricavate dall'area vesuviana
In quest’opera, commissionata dal re di Francia Luigi XIV, vediamo Marco Aurelio coinvolto in un atto di Liberalitas, che prende spunti da altri soggetti già presenti in antichità.
Nella seconda metà del ‘700, la scelta di soggetti tratti dalla storia antica precede la formazione di un linguaggio classico ad essi coerente. Il dipinto resta infatti formalmente legato a stilemi Rococò.
Notiamo come sono presenti sia aspetti priori del Rococò (posa leggiadra, accostamenti di colori complementari, presenza di numerosi personaggi, valore estetico subordinato al contenuto) che del Neoclassicismo (attenzione per la corretta rappresentazione del contesto storico; un esempio è la donna con il seno nudo, che non è una forma di eroticismo, bensì una rappresentazione della caritas)
Il tema della Caritas deriva da Cimone, che viene allattati da sua figlia Pero per sopravvivere; viene ripreso anche da Raffaello, nella Carità di Pala Baglioni. L’idea era che attraverso la Caritas di potesse raggiungere la salvezza eterna.
Anche in questo caso sono presenti sia elementi Rococò che neoclassici:
-di per se l’opera non dice nulla di evocativo, perché si tratta di una copia, e non di un'imitazione
-tuttavia il modello è classico,: viene riprese l'iconografia da un affresco affiorato negli scavi archeologici di Gragnano (presso Stabia) nel 1759, conosciuto attraverso l'incisione realizzata da Carlo Nolli nel terzo volume de Le antichità di Ercolano esposte.
L’intento di Vien era quello di capovolgere l’immagine al fine di differenziarsi da quella originale e di non far pensare a una copia: in realtà, l’immagine inserita da Nolli era già stata invertita, quindi sostanzialmente Vien realizza una pura copia dell’originale
Inoltre la composizione risulta molto più semplificata.
Winckelmann e il neoclassicismo
Fu uno storico e un bibliotecario del 700 che portò avanti un approccio metodologico basato sull’individuazione del metodo storico e artistico al fine di definire gli elementi variabili.
Studio dapprima teologia, medicina e matematica, e successivamente lavoro come bibliotecario, prima per il Cardinale Domenico Passionei, poi per Alessandro Albani.
Per questo motivo produsse due testi:
I principi sull'imitazione dell’arte greca: in questo testo, considerato il manifesto del neoclassicismo, definisce qual è il compito che deve svolgere l’artista contemporaneo, e cioè non quello di limitarsi a copiare i modelli di arte classica, in particolare modo di quella greca, ma di imitarli.
-tutto ciò che si scosta dal modello classico si scosta, allo steso tempo, dalla perfezione→ ne deriva la critica verso il Barocco e il Rococò
- La bellezza ideale definita come "nobile semplicità e calma grandezza", riferendosi alla "grazia" delle opere antiche. l'
- Sublime: bellezza come forma pura dell'intelletto, piacere intellettuale, astratto. Indica una bellezza indeterminata, priva il più possibile di particolarità individuali.
Di conseguenza tutto ciò che è sensuale e passionale viene disprezzato.
- Grazia: intesa come "grazia piacevole secondo ragione". Implica una concezione di razionalità, equilibrio, compostezza, ritorno all'ordine e al rispetto delle regole. Le nuove regole dell'arte moderna vanno riprese dai canoni classici.
Emerge anche il concetto di universalismo, e cioè esiste una sola bellezza, che è ideale ed eterna, così come i principi etici.
La storia dell’arte presso gli antichi: si tratta di un testo storico, tipologia che Winckelmann sceglie in quanto non in grado di realizzare una biografia, non conoscendo i nomi degli antichi artisti. Definisce lo stile classico (che ha modo di osservare a Roma) come bello, e lo stile di imitazione come negativo, un’accozzaglia di elementi.
Nel testo ci viene detto come già altri personaggi si interessarono al tema della bellezza:
-Platone pensava che la bellezza suprema fosse in Dio
-Raffaello crede che ci siano una bellezza terrena (i frammenti già presenti e rintracciabili sulla Terra) e una divina (che consiste nell’unione di tali frammenti per creare qualcosa che sulla Terra non esiste)
-Secondo Michelangelo la bellezza è un’idea, e può essere raggiunta tramite la filosofia
David e il neoclassicismo
Fu il maggior allievo di Vien.
Sin da subito si rivela molto attento all’idea di classicismo, e ciò lo rende incompreso dai suoi contemporanei.
Si forma inizialmente a Parigi, nell’Academie dex Beaux Arts.
Dopo ripetuti insuccessi, David vince nel 1774 il Prix de Rome, che gli permette di soggiornare a Roma fino al 1780.
Vi si reca al seguito del maestro Vien, novello direttore dell’Accademia di Francia.
A Roma l’artista approfondisce la conoscenza delle arte classica, ma anche di Caravaggio e dei grandi maestri del “classicismo” rinascimentale e seicentesco (Michelangelo, Raffaello, Poussin, ecc.)
Ha anche l’occasione di visitare gli scavi “vesuviani” e le rovine di Paestum in compagnia di Quatremère de Quincy.
Una volta rientrato in Francia, ricevette numerosi incarichi e partecipò attivamente nella Rivoluzione del 1789, dove appoggiò Robespierre e venne incarcerato nel 1974.
Quando Napoleone fece la sua comparsa in Francia, ne fu affascinato e divenne suo sostenitore, diventando Primo Pittore dell’Imperatore.
Dopo la caduta di Napoleone, fu esiliato a Bruxelles, dove morì nel 1825.
Si distingue per le sue opere molto semplificate e naturalistiche, per il rimpiego del colore liquido, e quindi l’abbandono della pennellata a corpo
David e il Belisario
Dipinge il “Belisario” al suo rientro a Parigi e lo espone al Salon del 1781
Il dipinto non indugia su toni melodrammatici, contenendo la gestualità dei personaggi e conferendo così dignità al vecchio generale abbandonato da tutti e costretto a chiedere l’elemosina (eroicizzazione del Belisario, ispirata da Winckelmann)
Il bambino che lo guarda è simbolo della nuova generazione che si sostituirà alla vecchia, rappresentata da un anziano a cui il bambino prende l’elmo in modo tale da fare l’elemosina al suo posto.
Per dare sobrietà e chiarezza alla scena, riduce al minimo il numero di personaggi, collocandoli su uno sfondo essenziale, stilisticamente classico.
La coincidenza di contenuto e forma porta alla maturazione di un nuovo stile classico: David riesce così a trasformare un aneddoto lacrimevole e teatrale (desunto dal romanzo Bélisaire di Jean-François Marmontel, 1767) in un insegnamento universale sulla cieca repressione operata dai regimi monarchici assolutisti e sulla caducità della gloria umana.
David e gli Orazi
La definitiva consacrazione di David a maestro di prim’ordine avvenne grazie agli “Orazi”, la sua opera più nota
L’opera è stata dipinta in undici mesi durante un secondo soggiorno romano nel 1784
Il dipinto ricevette valutazioni entusiastiche sia quando fu esposto per una decina di giorni nello studio del pittore in Piazza del Popolo a Roma che al Salon del 1785.
Nonostante fosse stato commissionato dal conte d’Angiviller, per conto del re di Francia Luigi XIV, il dipinto divenne, allo scoppio della rivoluzione francese, un vero e proprio manifesto dell’eroismo rivoluzionario e dell’amor patrio che ispirava le rivendicazioni del Terzo Stato → gli Orazi rappresenterebbero i rivoluzionari.
Il tema scelto dal committente era:”Orazio vincitore dei tre Curiazi condannato a morte per l’omicidio di Camilla, sua sorella, difeso da suo padre, nel momento in cui i littori lo conducono al supplizio e assolto dal popolo toccato da questo spettacolo e dal grande servizio appena reso alla sua patria”
Si ispira a Horace di Corneille: negli anni di governo di Tullio Ostilio, Roma (Orazi) era in guerra con Albalonga (Curiazi), e decisero di far combattere i tre uomini più potenti per ogni parte.
David ritenne però poco edificante la scelta di rappresentare le debolezze dell’eroe. Preferì perciò inventare un’iconografia priva di riscontri letterari ma capace di evidenziare con chiarezza l’epicità della vicenda. Questo ci dimostra quanto fosse importante la posizione di David, ma soprattutto quella dell’artista. Infatti, nel secolo successivo, l’artista inizierà a fare ciò che vuole con le sue produzioni.
A tal fine non rispettò neppure le dimensioni indicate dal committente; un formato più grande (3,30 x 4,25 m) gli permise infatti di monumentalizzare i personaggi
David dispone paratatticamente i tre gruppi di personaggi, inquadrandoli con degli archi per distinguerli più chiaramente e monumentalizzandoli per dare loro un maggiore naturalismo (non potendo contare su espressioni violente per via del principio della quieta grandezza).
Sui personaggi maschili si osserva una prevalenza della linea retta, simbolo delle loro inossidabili virtù e dell’attaccamento alla patria.
Il gruppo femminile (madre degli Orazi che copre con il suo velo i due figli piccoli, Sabina e Camilla) è invece reso utilizzando linee curve simbolo di un’afflizione dovuta all’imminente tragedia familiare. Gli affetti privati fanno da contrappeso al più importante interesse nazionale.
Il vecchio padre, isolato dagli altri due gruppi, è collocato al centro della scena, e indossa un mantello rosso che ha una funzione fatica, quindi attira ulteriormente su di lui l’attenzione.
La mano che impugna le spade dell’eroico duello, su cui converge l’attenzione dei protagonisti, è anche il centro prospettico della rappresentazione; David non sceglie di focalizzare l’attenzione al centro per non far risultare l’opera troppo rigida
I personaggi vengono disposti di profilo per evocare la pittura vascolare e i rilievi classici e per conferire ulteriore chiarezza alla scena.
Vi è la presenza dell’opus spicatum nella decorazione del pavimento, così come dell’ordine ionico e tuscano, ovvero i più semplici.
David e il giuramento della pallacorda
Si tratta di un disegno preparatorio, che non venne mai realizzato perchè non piacque.
Il disegno attirò molte critiche per la composizione innaturale e per l’eccessiva quantità di dettagli che disintegra il significato simbolico
Molti personaggi ripetono il famoso gesto degli Orazi denunciando così la ferma convinzione con cui porteranno avanti le istanze rivoluzionarie
Il disegno doveva anticipare un dipinto mai finito a causa del continuo mutare degli assetti politici nell’Assemblea Nazionale che resero sconvenienti alcuni dei personaggi ritratti (primo tra tutti Bailly)
L’iconografia è appunto il giuramento della pallacorda della Rivoluzione, dove i rivoluzionari giurarono di rimanere uniti fino a quando non avrebbero dato alla Francia una nuova Costituzione.
Le critiche mosse contro il realismo aneddotico del “Giuramento della Pallacorda” rafforzarono in David la consapevolezza della maggior efficacia di uno stile“classico”, forte di una composizione più chiara ed equilibrata.
David e la morte di Marat
Marat fu un rivoluzionario che il 13 luglio 1793 venne assassinato dalla Corday, e David venne subito incaricato di realizzare un quadro che gli rendesse onore. La realizzazione di questo dipinto durò 4 mesi.
Marat si trova in una vasca da bagno, che sembra quasi un sarcofago.
David elimina volontariamente i segni della lebbra di cui era affetto Marat e del sangue per idealizzarne la figura
La carta da parati che decorava la stanza di Marat, viene sostituita da uno sfondo neutro che sacralizza la scena
La scena, priva di elementi decorativi, conserva soltanto dettagli “significativi”: il coltello, la penna, la cassa di legno, la supplica, l’assegno e il biglietto con il destinatario dell’offerta
Lo squarcio sul costato e l’iconografia del personaggio alludono simbolicamente al martirio di Cristo, per intendere che Marat fosse superiore agli altri uomini.
Circa 70 anni dopo, un artista francese, Baudry, attraverso un’attenta analisi dei testi storici, riuscì a ricostruire in maniera più analitica e veritiera l’ambiente: è qui che vediamo Marat trafitto da un coltello che giace in una vasca, e la figura della Corday presentata come un’eroina, colnsapevole della portata dell’azione da lei appena commessa.
Domande da interrogazione
- Quali sono le principali influenze culturali e artistiche del Settecento?
- Come viene rappresentata la schiavitù nel testo di Condorcet?
- Qual è il ruolo dell'Enciclopedia di Diderot nel contesto politico del Settecento?
- Quali sono le caratteristiche distintive del Rococò e del Neoclassicismo nell'arte del Settecento?
- Come viene rappresentata l'uguaglianza nella Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino?
Il Settecento è caratterizzato dall'Illuminismo, che pone l'uomo al centro della visione del mondo, e dal Neoclassicismo, che si ispira ai modelli greci e romani. Le scoperte archeologiche e l'Enciclopedia di Diderot e d'Alembert sono influenze chiave.
Condorcet critica la schiavitù come un crimine grave, peggiore del furto, e sottolinea l'uguaglianza tra gli uomini, influenzato dall'imperativo categorico di Kant.
L'Enciclopedia promuove l'idea di uno Stato fondato sul diritto e la democrazia, criticando l'autorità ottenuta con la violenza e sostenendo l'autorità per delega, influenzando le rivoluzioni del periodo.
Il Rococò è caratterizzato da eleganza, dettagli ricchi e colori vivaci, mentre il Neoclassicismo si concentra su rigore, equilibrio e chiarezza, ispirandosi all'arte classica e alle scoperte scientifiche.
La Dichiarazione sancisce l'uguaglianza dei diritti di tutti i cittadini di fronte alla legge, la libertà di pensiero, parola e stampa, ma manca un riconoscimento esplicito dell'uguaglianza tra uomini e donne.